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Hemmes – Monochrome
La mostra propone un taglio preciso, enucleando dal corpus dell’artista opere monocromatiche nelle quali la materia viene governata con soluzioni che annullano il confine tra pittura e scultura.
Comunicato stampa
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Galleria 33 presenta nello spazio di via Garibaldi 33 ad Arezzo la personale “Monochrome” dedicata ad un maestro dell’arte informale, Hemmes.
Formatosi dapprima negli anni dello Spazialismo e a seguire dell’Arte Povera e del Nouveau Réalisme, l’artista di origine livornese ha sviluppato negli anni un suo linguaggio identificativo, improntato su di una ricerca nutrita di materia e colore. Un iter complesso, che parte dalla riflessione sul dato fenomenico per giungere a traslarlo nell’assoluta astrazione, un fare artistico di forte originalità e rara potenza espressiva. Attivo in Italia e all’estero, nel corso della sua lunga carriera è stato presentato nelle più importanti fiere di settore, ha esposto in prestigiosi spazi istituzionali e le sue opere fanno parte di collezioni di grande rilievo.
La mostra
La mostra, a cura di Tiziana Tommei, propone un taglio preciso, enucleando dal corpus dell’artista opere monocromatiche nelle quali la materia viene governata con soluzioni che annullano il confine tra pittura e scultura. Da un lato il colore, unico, forte e puro; dall’altro la materia, modellata, sovrapposta e aggettante: “Senza titolo” di medio e grande formato in cui i pigmenti su carta su multistrato virano dalle trasparenze del ghiaccio delle opere del 2003, ai “blu Klein” del 2005 fino ai “rossi” del 2009.
Non si vuole offrire un campione rappresentativo di un percorso tanto ampio e complesso – per questo è già in programma la grande retrospettiva che il Museo Piaggio dedicherà all’artista nel 2016 – ma fare luce su una parte della produzione del livornese che conta pochi e per questo rari esemplari nei quali è pienamente manifesta la specificità del suo segno.
Testo critico
Com'è fatto?
Pittura ad olio e carta su tela. Materia applicata con successive sovrapposizioni, strappata e dipinta.
Pura arte informale.
Questa è una risposta. Informazioni corrette certo, ma non sufficienti. Manca il nòcciolo del lavoro.
Hemmes, alias Maurizio Stiaffini, è un maestro. Livornese, classe 1945. Una figura che ti resta impressa nella memoria: smilzo, scattante e con uno sguardo sicuro. Si muove con disinvoltura tra le ingombranti e potenti opere accatastate nel suo studio. I suoi movimenti sono precisi, misurati e decisi. È consapevole di sé. Conosce il suo lavoro. Non teme nulla. Chiede opinioni e risponde ai giudizi con l'atteggiamento di chi non deve dimostrare nulla. E così è.
Direzionando una luce forte ma circoscritta sulle sue "tele" si nota immediatamente che i volumi e le profonde ombre determinate dalle increspature della materia non sono che il dato apparente. La prima cosa che noti, ma non quella fondamentale che si deve osservare.
Zolle cromatiche. Colore puro che si fa denso, consistente fino a divenire esso stesso componente materico ed elemento di costruzione spaziale a definire l'intera opera. Gli assemblaggi cartacei fungono da sonde che creano uno spazio ritmico e onde sonore misurare da un tempo fatto di note alte reiterate.
Se la superficie colpisce per il magma solido e il colore da tubetto di dinamite, è la scatola ideale che contiene il "quadro" a dare prova di cosa sia realmente quanto realizzato. La bidimensionalità della pittura è totalmente bypassata. La terza dimensione è sondata dalla carta che perde la sua consistenza: non è più fragile, leggera e malleabile ma solida e spessa, mima materiali diversi, divenendo forte e incorruttibile. Il colore è tutto. Resta il punto della ricerca. Non è semplicemente il punto di arrivo, ma il fulcro attorno al quale si costruisce l'intero pensiero e il successivo iter creativo. Costruzione è il temine calzante da usare per descrivere le architetture cromatiche di Hemmes: un alchimista che ridisegna la materia e suggerisce nuove coordinate spazio temporali nel perimetro e ancora più nell'area della sua pittura.
Biografia
Hemmes, pseudonimo di Maurizio Stiaffini, nasce a Livorno nel 1945.
Figlio d’arte, si dedica precocemente allo studio della tecnica pittorica. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Livorno ed entra in contatto con i movimenti artistici d’avanguardia tra gli anni Sessanta e Settanta.
Vive quella temperie artistica, ne condivide taluni ideali e crea il suo linguaggio personale.
Tra le esposizioni più recenti, si ricordano le personali presso le filiali livornesi della Cassa di Risparmio di Torino e della Unicredit (2002-03), alla Galleria L’Acquario di Roma (2004), alla Galerie Etienne de Causans di Parigi (2005) seguita, sempre nel 2005, dalla celebre “mostra di protesta”, allestita in occasione della cinquantunesima Biennale di Venezia, per il Padiglione Italia nella chiesetta di San Gallo – proseguita poi nella Galleria San Vidal.
Nel frattempo, tra il 2005 e il 2013 si registrano presenze a importanti fiere di settore, italiane ed estere (Verona, Padova, Reggio Emilia, Bergamo, Firenze, Roma, San Moritz, Salisburgo, Vienna, Graz, Ausburg, Genova, Milano), conteso tra le gallerie C.A.O.S. di Roma, Art Point Black di Padova, Granelli di Livorno, Erlebnis Galerie di Vienna, Azkenta Galerie di Graz, Galerie Due Fenser di Ausburg, Meggiato Arte di Milano, Galleria Athena di Livorno.
Del 2009 la celebre mostra presso le sale della Fondazione Giovanni Agnelli al Museo Piaggio di Pontedera e la proficua collaborazione con la casa di moda Peuterey, con la quale espone i suoi lavori negli atelier di Catania, Torino, Bologna, Roma, Milano, Vicenza – in Italia; e Düsseldorf, Monaco, Barcellona e Londra – nel resto dell’Europa, donandogli una visibilità assoluta. Nel 2010 a Firenze la Fondazione Enrico Coveri rende omaggio all’artista con un’importante personale, che riscuote ampio successo di critica e di pubblico.
Ultima in ordine di tempo è la presenza nelle Sale delle Esposizioni del Palazzo del Quirinale tra il luglio e l’agosto 2015.
Formatosi dapprima negli anni dello Spazialismo e a seguire dell’Arte Povera e del Nouveau Réalisme, l’artista di origine livornese ha sviluppato negli anni un suo linguaggio identificativo, improntato su di una ricerca nutrita di materia e colore. Un iter complesso, che parte dalla riflessione sul dato fenomenico per giungere a traslarlo nell’assoluta astrazione, un fare artistico di forte originalità e rara potenza espressiva. Attivo in Italia e all’estero, nel corso della sua lunga carriera è stato presentato nelle più importanti fiere di settore, ha esposto in prestigiosi spazi istituzionali e le sue opere fanno parte di collezioni di grande rilievo.
La mostra
La mostra, a cura di Tiziana Tommei, propone un taglio preciso, enucleando dal corpus dell’artista opere monocromatiche nelle quali la materia viene governata con soluzioni che annullano il confine tra pittura e scultura. Da un lato il colore, unico, forte e puro; dall’altro la materia, modellata, sovrapposta e aggettante: “Senza titolo” di medio e grande formato in cui i pigmenti su carta su multistrato virano dalle trasparenze del ghiaccio delle opere del 2003, ai “blu Klein” del 2005 fino ai “rossi” del 2009.
Non si vuole offrire un campione rappresentativo di un percorso tanto ampio e complesso – per questo è già in programma la grande retrospettiva che il Museo Piaggio dedicherà all’artista nel 2016 – ma fare luce su una parte della produzione del livornese che conta pochi e per questo rari esemplari nei quali è pienamente manifesta la specificità del suo segno.
Testo critico
Com'è fatto?
Pittura ad olio e carta su tela. Materia applicata con successive sovrapposizioni, strappata e dipinta.
Pura arte informale.
Questa è una risposta. Informazioni corrette certo, ma non sufficienti. Manca il nòcciolo del lavoro.
Hemmes, alias Maurizio Stiaffini, è un maestro. Livornese, classe 1945. Una figura che ti resta impressa nella memoria: smilzo, scattante e con uno sguardo sicuro. Si muove con disinvoltura tra le ingombranti e potenti opere accatastate nel suo studio. I suoi movimenti sono precisi, misurati e decisi. È consapevole di sé. Conosce il suo lavoro. Non teme nulla. Chiede opinioni e risponde ai giudizi con l'atteggiamento di chi non deve dimostrare nulla. E così è.
Direzionando una luce forte ma circoscritta sulle sue "tele" si nota immediatamente che i volumi e le profonde ombre determinate dalle increspature della materia non sono che il dato apparente. La prima cosa che noti, ma non quella fondamentale che si deve osservare.
Zolle cromatiche. Colore puro che si fa denso, consistente fino a divenire esso stesso componente materico ed elemento di costruzione spaziale a definire l'intera opera. Gli assemblaggi cartacei fungono da sonde che creano uno spazio ritmico e onde sonore misurare da un tempo fatto di note alte reiterate.
Se la superficie colpisce per il magma solido e il colore da tubetto di dinamite, è la scatola ideale che contiene il "quadro" a dare prova di cosa sia realmente quanto realizzato. La bidimensionalità della pittura è totalmente bypassata. La terza dimensione è sondata dalla carta che perde la sua consistenza: non è più fragile, leggera e malleabile ma solida e spessa, mima materiali diversi, divenendo forte e incorruttibile. Il colore è tutto. Resta il punto della ricerca. Non è semplicemente il punto di arrivo, ma il fulcro attorno al quale si costruisce l'intero pensiero e il successivo iter creativo. Costruzione è il temine calzante da usare per descrivere le architetture cromatiche di Hemmes: un alchimista che ridisegna la materia e suggerisce nuove coordinate spazio temporali nel perimetro e ancora più nell'area della sua pittura.
Biografia
Hemmes, pseudonimo di Maurizio Stiaffini, nasce a Livorno nel 1945.
Figlio d’arte, si dedica precocemente allo studio della tecnica pittorica. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Livorno ed entra in contatto con i movimenti artistici d’avanguardia tra gli anni Sessanta e Settanta.
Vive quella temperie artistica, ne condivide taluni ideali e crea il suo linguaggio personale.
Tra le esposizioni più recenti, si ricordano le personali presso le filiali livornesi della Cassa di Risparmio di Torino e della Unicredit (2002-03), alla Galleria L’Acquario di Roma (2004), alla Galerie Etienne de Causans di Parigi (2005) seguita, sempre nel 2005, dalla celebre “mostra di protesta”, allestita in occasione della cinquantunesima Biennale di Venezia, per il Padiglione Italia nella chiesetta di San Gallo – proseguita poi nella Galleria San Vidal.
Nel frattempo, tra il 2005 e il 2013 si registrano presenze a importanti fiere di settore, italiane ed estere (Verona, Padova, Reggio Emilia, Bergamo, Firenze, Roma, San Moritz, Salisburgo, Vienna, Graz, Ausburg, Genova, Milano), conteso tra le gallerie C.A.O.S. di Roma, Art Point Black di Padova, Granelli di Livorno, Erlebnis Galerie di Vienna, Azkenta Galerie di Graz, Galerie Due Fenser di Ausburg, Meggiato Arte di Milano, Galleria Athena di Livorno.
Del 2009 la celebre mostra presso le sale della Fondazione Giovanni Agnelli al Museo Piaggio di Pontedera e la proficua collaborazione con la casa di moda Peuterey, con la quale espone i suoi lavori negli atelier di Catania, Torino, Bologna, Roma, Milano, Vicenza – in Italia; e Düsseldorf, Monaco, Barcellona e Londra – nel resto dell’Europa, donandogli una visibilità assoluta. Nel 2010 a Firenze la Fondazione Enrico Coveri rende omaggio all’artista con un’importante personale, che riscuote ampio successo di critica e di pubblico.
Ultima in ordine di tempo è la presenza nelle Sale delle Esposizioni del Palazzo del Quirinale tra il luglio e l’agosto 2015.
17
ottobre 2015
Hemmes – Monochrome
Dal 17 ottobre al 14 novembre 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA33
Arezzo, Via Giuseppe Garibaldi, 33, (Arezzo)
Arezzo, Via Giuseppe Garibaldi, 33, (Arezzo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11.00 – 13.00 e 16.30 – 19.30
Vernissage
17 Ottobre 2015, ore 19.00
Autore
Curatore