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Henrik Håkansson – A Tree with Roots
Henrik Håkansson presenta, per la sua quarta mostra personale alla Galleria Franco Noero di Torino, un articolato progetto che si sviluppa attorno alla ricerca di coesione tra lo storico edificio che ospita la galleria e l’ambiente naturale circostante, coinvolgendo il visitatore in una meticolosa osservazione della Natura che caratterizza il suo lavoro.
Comunicato stampa
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Henrik Håkansson presenta, per la sua quarta mostra personale alla Galleria Franco Noero di Torino, un articolato progetto che si sviluppa attorno alla ricerca di coesione tra lo storico edificio che ospita la galleria e l’ambiente naturale circostante, coinvolgendo il visitatore in una meticolosa osservazione della Natura che caratterizza il suo lavoro.
Il lavoro di Håkansson, che combina in sé un interesse per l’ambiente analizzato con un approccio quasi da biologo, antropologo e artista allo stesso tempo, ha come tema centrale il processo di attenta osservazione di quei "miracoli quotidiani" ai quali l'ambiente ci pone di fronte ogni giorno, utilizzando estranianti combinazioni di elementi naturali, tecnologia, quotidianità e riferimenti alla storia dell'arte.
L’artista descrive così il progetto: ‘In qualche modo ho come riferimenti il mio anno di nascita nel 1968 e dei movimenti artistici sorti a Torino proprio in quegli anni, come la più grande relazione con il valore simbolico de L'Albero della Vita. Cerco in questo caso la possibilità di creare una relazione tra Spazio e Tempo. L’opera può essere letta come un dipinto di un Albero con radici o come una scultura che si basa su un Albero con radici, citando Giuseppe Penone che afferma: «La scultura è un volume, e vive nello spazio, così come la pittura è superficie, bi-dimensionalità. La scultura è nata dall’impronta dei piedi nel fango, la pittura dall’impronta delle mani – sporche di fango – sui muri di una caverna». Ma può essere anche considerata come la rappresentazione della biomassa di un determinato Albero.
Un Albero con Radici che consiste in una quercia (Querqus rubra) spostata dall’esterno nei dintorni di Torino, per essere adattata all’interno di un edificio come La Fetta di Polenta, sede della Galleria. L'Albero è stato estirpato e sezionato in parti, poi completamente trasferite dentro lo spazio espositivo, dove è stata ricostruita la sua struttura generale. Il taglio e lo sradicamento sono stati eseguiti in modo da poterlo ricomporre e conservarlo diviso in parti. “Quando sarai stanco di star li’ cambierai idea!” gli grido’. “Non cambiero’ mai idea,” fece mio fratello, dal ramo. “Ti faro’ vedere io , appena scendi!”. “E io non scendero’ piu’.” E mantenne la parola (da Il barone rampante di Italo Calvino)’.
Il Mobile esposto nello spazio Site Specific di Piazza Santa Giulia 5, ha un dichiarato riferimento alla storia dell’arte, ispirandosi alle famose sculture di Alexander Calder. Håkansson realizza una scultura sostituendo agli elementi delle opere di Calder, uccelli impagliati di diverse origini e montati su una struttura mobile in ferro, creando così un nuovo mobile simbolo della perfetta sintesi di equilibrio e bilanciamento che caratterizza ogni evento naturale.
Henrik Håkansson (1968, Helsinborg, Svezia) vive e lavora tra Ullared (Svezia) e Berlino. Tra le mostre personali in istituzioni pubbliche internazionali: ‘Henrik Håkansson. Novelas de la selva’, Museo Tamayo Arte Contemporáneo, Mexico DF - ‘A travers bois pour trouver la forêt’ (2008); ‘Aug.26, 2003 - Aug.27,2003 (Vespa vulgaris)’, CAG, Vancouver, Canada (2007); ‘A travers bois pour trouver la forêt’, Palais de Tokyo, Paris (with Allora-Calzadilla and Sergio Vega) (2006); Moderna Museet c/o Riddarhuset, Stockholm (2003); Secession, Wien 2002. Tra le mostre collettive: ‘La Carte d’Apres Nature’, Nouveau Musée National de Monaco, Monaco (2010), ‘Radical Nature’. ‘Barbican Art Gallery, London (2008); ‘Silence. Listen to the show’, curated by Francesco Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2007). E la partecipazione alle Biennali: The 8th Sharjah Biennial, Sharjah, Emirati Arabi (2008), ‘Experiencing Duration’, Biennale d'Art Contemporain de Lyon, Lyon (2005), Sao Paulo Bienal, San Paolo (2004) e 'Utopia Station', 50th Mostra Internazionale d'Arte, Biennale di Venezia (2003), 'Naturally Artificial', Padiglione Nordico, Biennale di Venezia, Venezia (1997)
Il lavoro di Håkansson, che combina in sé un interesse per l’ambiente analizzato con un approccio quasi da biologo, antropologo e artista allo stesso tempo, ha come tema centrale il processo di attenta osservazione di quei "miracoli quotidiani" ai quali l'ambiente ci pone di fronte ogni giorno, utilizzando estranianti combinazioni di elementi naturali, tecnologia, quotidianità e riferimenti alla storia dell'arte.
L’artista descrive così il progetto: ‘In qualche modo ho come riferimenti il mio anno di nascita nel 1968 e dei movimenti artistici sorti a Torino proprio in quegli anni, come la più grande relazione con il valore simbolico de L'Albero della Vita. Cerco in questo caso la possibilità di creare una relazione tra Spazio e Tempo. L’opera può essere letta come un dipinto di un Albero con radici o come una scultura che si basa su un Albero con radici, citando Giuseppe Penone che afferma: «La scultura è un volume, e vive nello spazio, così come la pittura è superficie, bi-dimensionalità. La scultura è nata dall’impronta dei piedi nel fango, la pittura dall’impronta delle mani – sporche di fango – sui muri di una caverna». Ma può essere anche considerata come la rappresentazione della biomassa di un determinato Albero.
Un Albero con Radici che consiste in una quercia (Querqus rubra) spostata dall’esterno nei dintorni di Torino, per essere adattata all’interno di un edificio come La Fetta di Polenta, sede della Galleria. L'Albero è stato estirpato e sezionato in parti, poi completamente trasferite dentro lo spazio espositivo, dove è stata ricostruita la sua struttura generale. Il taglio e lo sradicamento sono stati eseguiti in modo da poterlo ricomporre e conservarlo diviso in parti. “Quando sarai stanco di star li’ cambierai idea!” gli grido’. “Non cambiero’ mai idea,” fece mio fratello, dal ramo. “Ti faro’ vedere io , appena scendi!”. “E io non scendero’ piu’.” E mantenne la parola (da Il barone rampante di Italo Calvino)’.
Il Mobile esposto nello spazio Site Specific di Piazza Santa Giulia 5, ha un dichiarato riferimento alla storia dell’arte, ispirandosi alle famose sculture di Alexander Calder. Håkansson realizza una scultura sostituendo agli elementi delle opere di Calder, uccelli impagliati di diverse origini e montati su una struttura mobile in ferro, creando così un nuovo mobile simbolo della perfetta sintesi di equilibrio e bilanciamento che caratterizza ogni evento naturale.
Henrik Håkansson (1968, Helsinborg, Svezia) vive e lavora tra Ullared (Svezia) e Berlino. Tra le mostre personali in istituzioni pubbliche internazionali: ‘Henrik Håkansson. Novelas de la selva’, Museo Tamayo Arte Contemporáneo, Mexico DF - ‘A travers bois pour trouver la forêt’ (2008); ‘Aug.26, 2003 - Aug.27,2003 (Vespa vulgaris)’, CAG, Vancouver, Canada (2007); ‘A travers bois pour trouver la forêt’, Palais de Tokyo, Paris (with Allora-Calzadilla and Sergio Vega) (2006); Moderna Museet c/o Riddarhuset, Stockholm (2003); Secession, Wien 2002. Tra le mostre collettive: ‘La Carte d’Apres Nature’, Nouveau Musée National de Monaco, Monaco (2010), ‘Radical Nature’. ‘Barbican Art Gallery, London (2008); ‘Silence. Listen to the show’, curated by Francesco Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2007). E la partecipazione alle Biennali: The 8th Sharjah Biennial, Sharjah, Emirati Arabi (2008), ‘Experiencing Duration’, Biennale d'Art Contemporain de Lyon, Lyon (2005), Sao Paulo Bienal, San Paolo (2004) e 'Utopia Station', 50th Mostra Internazionale d'Arte, Biennale di Venezia (2003), 'Naturally Artificial', Padiglione Nordico, Biennale di Venezia, Venezia (1997)
06
novembre 2010
Henrik Håkansson – A Tree with Roots
Dal 06 novembre 2010 al 28 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA FRANCO NOERO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 16/D, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 16/D, (Torino)
Orario di apertura
da giovedì a sabato 15 – 18, solo su prenotazione. Per facilitare l’accesso ai piani dell’edificio, l’ingresso è consentito a gruppi limitati di visitatori di non oltre 8 persone
Vernissage
6 Novembre 2010, solo su appuntamento
Autore