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Henrik Olai Kaarstein – Mothers
l lavori di Henrik Olai Kaarstein per la mostra ‘Mothers’ presso T293 affrontano l’esigenza di regole correttive. Nelle opere, risorse potenti e forza di volontà sono usate per mettere a nudo e segnalare la presenza di informazioni nascoste.
Comunicato stampa
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Henrik Olai Kaarstein
‘Mothers’
16 novembre 2013 – 31 gennaio 2014
T293, Via Tribunali 293, Napoli
T: +39 (0)81 295882
info@t293.it
Un grande pensiero è difficile da affrontare. Un uomo che crea. Una piccola stanza che si colloca in uno spazio infinito. Una stanza piena di narrazioni anestetizzanti e arredata con oggetti consenzienti.
Il lavori di Henrik Olai Kaarstein per la mostra ‘Mothers’ presso T293 affrontano l’esigenza di regole correttive. Nelle opere, risorse potenti e forza di volontà sono usate per mettere a nudo e segnalare la presenza di informazioni nascoste.
Attraverso una sere di superfici tessili, le opere rivelano il carattere di qualcosa incapace di manifestarsi nella loro perfezione originale. Gli elementi sottostanti dominano ciò che può essere percepito nel lavoro finale e la manifestazione di queste informazioni è chiara e semplice. Configurazioni primitive, tratti netti, strati lucidi, macchie di colore e pieghe sono vissuti come strumenti raffinati e precisi.
I lavori su tessuto di Kaarstein possono essere visti come uno strumento di dialogo con ciò che c’è da cogliere. O forse, più precisamente, come un monologo che catalizza la ricerca e la selezione. Le opere esposte sono caratterizzate da semplici materiali di base - asciugamani e coprimaterassi sottili - ma i lavori finali spaziano da una quotidiana semplicità del materiale ad una vibrante e tremolante intimità. È proprio il modo in cui gli asciugamani vengono appesi a renderli più presenti e carichi di senso di molti degli oggetti presenti nelle stanze della vita quotidiana. Una volta aggiunto il paesaggio sulla superficie essi sono percepiti quasi come emotivamente seducenti. Le variazioni di intensità nell’espressione ne alterano le vibrazioni suggestive, senza però fissare obiettivi specifici o uno stile.
La materializzazione nelle opere si percepisce senza volontà di essere di disturbo nella composizione. Come il granello di sabbia prende il suo posto nel paesaggio del deserto, così gli elementi materiali ottengono il loro posto nelle opere. La superficie e i motivi si manifestano in una morfologia evolutiva e biologica ed esprimono la volontà di essere collegati. Non come frammenti visivi di una grafica superiore, ma come una ricerca di collegamenti sia con le origini che con l'eternità. La ricerca di superfici materiali che manifestino qualità comunicative oltre il visivo è sentita come importante e liberatoria, ed è determinante nei processi utilizzati per organizzare gli elementi dei lavori.
Le opere che Kaarstein crea su queste superfici limitate sono espressione di onnicomprensività, e ciò può essere visto come una dichiarazione di sintesi. L'opera è libera da ogni invadente contenuto ‘istruttivo’. La complessità esprime equilibrio e potente immobilità. Un'ampia informazione visiva vissuta come portatrice di un messaggio comprensibile di ricerca e desiderio.
L'attività in corso all'interno della piccola stanza è oscura e colma di nostalgie eluse.
A.H.
Inaugurano la stessa sera Juan Uslé e Victoria Civera presso la Galleria Alfonso Artiaco, Palazzo De Sangro, Piazzetta Nilo 7, Napoli
Henrik Olai Kaarstein
‘Mothers’
November 16 2013 – January 31 2014
T293, Via Tribunali 293, Naples
T: +39 (0)81 295882
info@t293.it
The big thought is hard to deal with. Man creates. A small room is established in infinite space. A room filled with anaesthetizing narrations and furnished with consenting objects.
Henrik Olai Kaarstein’s works for the exhibition ‘Mothers’ at T293 address needs for corrective guidelines. In the works, powerful resources and will are used to lay bare and point out the existence of repressed information.
The works conceive, in the various textile surfaces, character of something unable to be present in the original fresh perfection. Information in the underlying elements dominates what can be sensed in the final work and the manifestation of this underlying information is plain and simple. Primitive configurations, sharp strokes, shiny layers, spots of colour and folds are experienced as exquisite and precise tools.
Kaarstein’s textile works for the exhibition can be seen as dialogue medium for what to catch. Or maybe more precisely, monologue catalyst for seeking and selecting. The exhibited works have simple basic materials – towels and thin mattress protectors – but the final works span from everyday material simplicity via vibrating nearness to trembling intimacy. Just the way the towels hang make them more thoughtful and severely present than many of the surrounding objects in everyday rooms. When added the surface landscape they are perceived as almost emotionally seductive. Variations in the intensity of the expression make alteration in the suggestive vibrations and do not fixate specific goals or a style.
The materialization in the works perceives without disturbing will in the composition. As the grain of sand gets its place in the desert landscape, so the material elements get their place in the works. The surface and motifs appear with evolutionary and organic morphology and express the will to be connected. Not as visual fragments of super graphic, but as seeking out links both to basics and to eternity. This search for material surfaces with communicative qualities beyond the visual is felt as important and liberating, and is determinant for the processes used to arrange the works’ elements.
The works Kaarstein creates on these limited surfaces is an expression of all-embracingness and this can be seen as a summarizing statement. The work is free from obtrusive ‘instructive’ content. The complexity expresses balance and powerful stillness. The extensive visual information is experienced as bearing a comprehensible message for seeking and desiring.
The great activity going on inside the small room is obscure and full of prejudiced longings.
A.H.
Opening on the same night Juan Uslé and Victoria Civera at Galleria Alfonso Artiaco, Palazzo De Sangro, Piazzetta Nilo 7, Naples
‘Mothers’
16 novembre 2013 – 31 gennaio 2014
T293, Via Tribunali 293, Napoli
T: +39 (0)81 295882
info@t293.it
Un grande pensiero è difficile da affrontare. Un uomo che crea. Una piccola stanza che si colloca in uno spazio infinito. Una stanza piena di narrazioni anestetizzanti e arredata con oggetti consenzienti.
Il lavori di Henrik Olai Kaarstein per la mostra ‘Mothers’ presso T293 affrontano l’esigenza di regole correttive. Nelle opere, risorse potenti e forza di volontà sono usate per mettere a nudo e segnalare la presenza di informazioni nascoste.
Attraverso una sere di superfici tessili, le opere rivelano il carattere di qualcosa incapace di manifestarsi nella loro perfezione originale. Gli elementi sottostanti dominano ciò che può essere percepito nel lavoro finale e la manifestazione di queste informazioni è chiara e semplice. Configurazioni primitive, tratti netti, strati lucidi, macchie di colore e pieghe sono vissuti come strumenti raffinati e precisi.
I lavori su tessuto di Kaarstein possono essere visti come uno strumento di dialogo con ciò che c’è da cogliere. O forse, più precisamente, come un monologo che catalizza la ricerca e la selezione. Le opere esposte sono caratterizzate da semplici materiali di base - asciugamani e coprimaterassi sottili - ma i lavori finali spaziano da una quotidiana semplicità del materiale ad una vibrante e tremolante intimità. È proprio il modo in cui gli asciugamani vengono appesi a renderli più presenti e carichi di senso di molti degli oggetti presenti nelle stanze della vita quotidiana. Una volta aggiunto il paesaggio sulla superficie essi sono percepiti quasi come emotivamente seducenti. Le variazioni di intensità nell’espressione ne alterano le vibrazioni suggestive, senza però fissare obiettivi specifici o uno stile.
La materializzazione nelle opere si percepisce senza volontà di essere di disturbo nella composizione. Come il granello di sabbia prende il suo posto nel paesaggio del deserto, così gli elementi materiali ottengono il loro posto nelle opere. La superficie e i motivi si manifestano in una morfologia evolutiva e biologica ed esprimono la volontà di essere collegati. Non come frammenti visivi di una grafica superiore, ma come una ricerca di collegamenti sia con le origini che con l'eternità. La ricerca di superfici materiali che manifestino qualità comunicative oltre il visivo è sentita come importante e liberatoria, ed è determinante nei processi utilizzati per organizzare gli elementi dei lavori.
Le opere che Kaarstein crea su queste superfici limitate sono espressione di onnicomprensività, e ciò può essere visto come una dichiarazione di sintesi. L'opera è libera da ogni invadente contenuto ‘istruttivo’. La complessità esprime equilibrio e potente immobilità. Un'ampia informazione visiva vissuta come portatrice di un messaggio comprensibile di ricerca e desiderio.
L'attività in corso all'interno della piccola stanza è oscura e colma di nostalgie eluse.
A.H.
Inaugurano la stessa sera Juan Uslé e Victoria Civera presso la Galleria Alfonso Artiaco, Palazzo De Sangro, Piazzetta Nilo 7, Napoli
Henrik Olai Kaarstein
‘Mothers’
November 16 2013 – January 31 2014
T293, Via Tribunali 293, Naples
T: +39 (0)81 295882
info@t293.it
The big thought is hard to deal with. Man creates. A small room is established in infinite space. A room filled with anaesthetizing narrations and furnished with consenting objects.
Henrik Olai Kaarstein’s works for the exhibition ‘Mothers’ at T293 address needs for corrective guidelines. In the works, powerful resources and will are used to lay bare and point out the existence of repressed information.
The works conceive, in the various textile surfaces, character of something unable to be present in the original fresh perfection. Information in the underlying elements dominates what can be sensed in the final work and the manifestation of this underlying information is plain and simple. Primitive configurations, sharp strokes, shiny layers, spots of colour and folds are experienced as exquisite and precise tools.
Kaarstein’s textile works for the exhibition can be seen as dialogue medium for what to catch. Or maybe more precisely, monologue catalyst for seeking and selecting. The exhibited works have simple basic materials – towels and thin mattress protectors – but the final works span from everyday material simplicity via vibrating nearness to trembling intimacy. Just the way the towels hang make them more thoughtful and severely present than many of the surrounding objects in everyday rooms. When added the surface landscape they are perceived as almost emotionally seductive. Variations in the intensity of the expression make alteration in the suggestive vibrations and do not fixate specific goals or a style.
The materialization in the works perceives without disturbing will in the composition. As the grain of sand gets its place in the desert landscape, so the material elements get their place in the works. The surface and motifs appear with evolutionary and organic morphology and express the will to be connected. Not as visual fragments of super graphic, but as seeking out links both to basics and to eternity. This search for material surfaces with communicative qualities beyond the visual is felt as important and liberating, and is determinant for the processes used to arrange the works’ elements.
The works Kaarstein creates on these limited surfaces is an expression of all-embracingness and this can be seen as a summarizing statement. The work is free from obtrusive ‘instructive’ content. The complexity expresses balance and powerful stillness. The extensive visual information is experienced as bearing a comprehensible message for seeking and desiring.
The great activity going on inside the small room is obscure and full of prejudiced longings.
A.H.
Opening on the same night Juan Uslé and Victoria Civera at Galleria Alfonso Artiaco, Palazzo De Sangro, Piazzetta Nilo 7, Naples
16
novembre 2013
Henrik Olai Kaarstein – Mothers
Dal 16 novembre 2013 al 31 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
T293 [Sede definitivamente chiusa]
Napoli, Via Dei Tribunali, 293, (Napoli)
Napoli, Via Dei Tribunali, 293, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedi a venerdì ore 12-19
Vernissage
16 Novembre 2013, ore 19.00
Autore