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Hermann’s grid
Il dilemma, l’ambivalenza, l’illusione, l’eccezione che conferma la regola, il gioco delle strutture che si scompongono e si ricompongono. L’artista James gioca con la pratica curatoriale come strumento della sua opera, come pretesto di creazione artistica che si manifesta non attraverso un manufatto, ma attraverso la composizione delle opere di altri artisti.
Comunicato stampa
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Gareth James, inglese di nascita (Londra 1970) ma americano d’adozione (vive e lavora a New York dal 1997), divide la sua ricerca tra la produzione artistica e la riflessione teorica.
Nel 2006 è stato protagonista di un progetto alla galleria Franco Soffiantino con un lavoro performativo a quattro mani con Cesare Pietroiusti. Oggi è in veste di teorico e curatore.
Proprio l’ambivalenza, il “dilemma” come lui preferisce definirlo, fa da filo conduttore e da collante tra le due attività.
Più precisamente: l’analisi del dilemma, come costruzione linguistica e non come ricerca di contenuti, sfocia nei suoi due possibili risvolti, si manifesta attraverso due attività ambivalenti.
Nella mostra precedentemente citata (11 Novembre 2006), l’artista James, attento conoscitore della teoria lachaniana, ha dichiarato: “Il problema di disegnare su un pezzo di carta non è cosa disegnare, bensì il fatto che il foglio ha due facce”.
Ora come allora, anche per il curatore James, l’accento è spostato sulle manifestazioni ambigue della forma più che sui contenuti del messaggio. Sul gioco degli incastri linguistici i cui elementi, a seconda di come vengono incastrati, possono dare letture diverse, anche contraddittorie.
Il dilemma diventa soggetto, opportunità da ricercare, possibilità di esperienza, e non ostacolo con cui confrontarsi al fine di trovare una soluzione univoca, la migliore possibile. Non c’è una ricerca valoriale, ma l’analisi delle strutture che sono alla base dei contenuti e che opportunamente scomposte possono dare adito ad interpretazioni molteplici.
La griglia di Hermann è un reticolo bianco e nero, è uno schema fisso, bidimensionale, che per definizione non dovrebbe lasciare adito a nessuna digressione. Esso però, per un effetto ottico, pare muoversi, sfumarsi in raggi luminosi che si proiettano all’interno del nero dei riquadri.
Ciò nonostante l’occhio umano non può fissare quello che per costruzione è statico, da qui l’illusione ottica di una griglia composta di luci vibranti.
Anche l’idea curatoriale emerge soltanto per scomparire, lasciando il posto ad un’illusione in cui ogni artista diventa curatore inconsapevole della mostra per la quale è stato selezionato:
Gareth James invita artisti che hanno esercitato un potere sulla scelta, imponendosi a lui per la loro testardaggine ed indipendenza. Scegliendo quindi, ma passivamente.
Il concetto stesso di scelta è linguisticamente scomposto, la ricerca dei contenuti è sostituita da un dialogo in cui i soggetti che ne prendono parte hanno funzione ed acquisiscono valore solo all’interno del dialogo stesso. Confermandolo e al contempo contraddicendolo.
Il curatore James crea dei principi di selezione ai quali tutti gli artisti selezionati rispondono.
Tutti meno uno per ognuna delle categorie create.
Il dilemma, l’ambivalenza, l’illusione, l’eccezione che conferma la regola, il gioco delle strutture che si scompongono e si ricompongono.
L’artista James gioca con la pratica curatoriale come strumento della sua opera, come pretesto di creazione artistica che si manifesta non attraverso un manufatto, ma attraverso la composizione delle opere di altri artisti.
Le opere, osservate singolarmente, dimostrano di soffermarsi, più che sul loro contenuto, sul valore linguistico che esse acquisiscono nel dialogo intrapreso con lo spazio che le ospita e tra loro stesse.
Ogni opera acquisisce valore all’interno del dialogo, ma potrebbe completamente perderlo in un contesto differente.
Nel 2006 è stato protagonista di un progetto alla galleria Franco Soffiantino con un lavoro performativo a quattro mani con Cesare Pietroiusti. Oggi è in veste di teorico e curatore.
Proprio l’ambivalenza, il “dilemma” come lui preferisce definirlo, fa da filo conduttore e da collante tra le due attività.
Più precisamente: l’analisi del dilemma, come costruzione linguistica e non come ricerca di contenuti, sfocia nei suoi due possibili risvolti, si manifesta attraverso due attività ambivalenti.
Nella mostra precedentemente citata (11 Novembre 2006), l’artista James, attento conoscitore della teoria lachaniana, ha dichiarato: “Il problema di disegnare su un pezzo di carta non è cosa disegnare, bensì il fatto che il foglio ha due facce”.
Ora come allora, anche per il curatore James, l’accento è spostato sulle manifestazioni ambigue della forma più che sui contenuti del messaggio. Sul gioco degli incastri linguistici i cui elementi, a seconda di come vengono incastrati, possono dare letture diverse, anche contraddittorie.
Il dilemma diventa soggetto, opportunità da ricercare, possibilità di esperienza, e non ostacolo con cui confrontarsi al fine di trovare una soluzione univoca, la migliore possibile. Non c’è una ricerca valoriale, ma l’analisi delle strutture che sono alla base dei contenuti e che opportunamente scomposte possono dare adito ad interpretazioni molteplici.
La griglia di Hermann è un reticolo bianco e nero, è uno schema fisso, bidimensionale, che per definizione non dovrebbe lasciare adito a nessuna digressione. Esso però, per un effetto ottico, pare muoversi, sfumarsi in raggi luminosi che si proiettano all’interno del nero dei riquadri.
Ciò nonostante l’occhio umano non può fissare quello che per costruzione è statico, da qui l’illusione ottica di una griglia composta di luci vibranti.
Anche l’idea curatoriale emerge soltanto per scomparire, lasciando il posto ad un’illusione in cui ogni artista diventa curatore inconsapevole della mostra per la quale è stato selezionato:
Gareth James invita artisti che hanno esercitato un potere sulla scelta, imponendosi a lui per la loro testardaggine ed indipendenza. Scegliendo quindi, ma passivamente.
Il concetto stesso di scelta è linguisticamente scomposto, la ricerca dei contenuti è sostituita da un dialogo in cui i soggetti che ne prendono parte hanno funzione ed acquisiscono valore solo all’interno del dialogo stesso. Confermandolo e al contempo contraddicendolo.
Il curatore James crea dei principi di selezione ai quali tutti gli artisti selezionati rispondono.
Tutti meno uno per ognuna delle categorie create.
Il dilemma, l’ambivalenza, l’illusione, l’eccezione che conferma la regola, il gioco delle strutture che si scompongono e si ricompongono.
L’artista James gioca con la pratica curatoriale come strumento della sua opera, come pretesto di creazione artistica che si manifesta non attraverso un manufatto, ma attraverso la composizione delle opere di altri artisti.
Le opere, osservate singolarmente, dimostrano di soffermarsi, più che sul loro contenuto, sul valore linguistico che esse acquisiscono nel dialogo intrapreso con lo spazio che le ospita e tra loro stesse.
Ogni opera acquisisce valore all’interno del dialogo, ma potrebbe completamente perderlo in un contesto differente.
25
settembre 2008
Hermann’s grid
Dal 25 settembre al 31 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA FRANCO SOFFIANTINO
Torino, Via Gioachino Rossini, 23, (Torino)
Torino, Via Gioachino Rossini, 23, (Torino)
Orario di apertura
mar-sab 11-19
Vernissage
25 Settembre 2008, ore 19
Ufficio stampa
EFFEGI
Autore
Curatore