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Hicetnunc 2005
Scopo principale della rassegna è di dar conto di alcune forme della sperimentazione contemporanea mettendo in contatto le più significative espressioni artistiche di questa regione di confine con l’ambito nazionale e internazionale
Comunicato stampa
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La rassegna HICETNUNC, abitualmente, non si organizza per temi, per soggetti, e tanto meno per generi, proprio perché vuole essere uno sguardo allargato sul mondo dell’arte contemporanea, del Nord Est e oltre, senza pregiudizi né forzature strumentali o d’occasione.
E però chi abbia già visitato alcune delle precedenti edizioni certamente si sarà reso conto che spesso c’è qualche filo rosso che crea legami diretti o indiretti tra le opere esposte. A volerlo individuare è solo necessaria un po’ di attenzione in più, per saper vedere e magari andare oltre la superficie delle cose.
Ebbene, anche quest’anno ci sono due o tre fili rossi da rintracciare e seguire tra le opere per meglio intendere il carattere propositivo della rassegna.
Il primo filo rosso riguarda il tema dell’ambiente e del paesaggio, intesi in senso proprio ma anche metaforico. Nell’Antico Ospedale dei Battuti è allestita una sezione che si intitola “Paesaggi aforistici” e accoglie i lavori, molto diversi, di quattro artisti: quelli esposti sono in prevalenza paesaggi interiori, ma in ogni caso trovano un loro riflesso sublime o problematico dello spazio concreto del mondo che ci circonda. C’è poi una serie di interventi artistici in esterno (in due parchi urbani e in un giardino storico: Parco di Palazzo Altan, Parco e Giardino di Palazzo Rota) che si confrontano direttamente con la natura, sia pure regolata dall’uomo. Ma c’è di più: nell’ambito di Villa Casa Bianca, poco fuori dal centro storico, troviamo un vasto intervento ambientale del Gruppo Opla+ che interpreta il rapporto tra l’antico edificio e il territorio circostante, mentre all’interno della Villa sono esposte le fotografie di Alberto Cadin, che documentano con un che di metafisico l’infaticabile metamorfosi del paesaggio cittadino, e vengono fatte germogliare le strutture geometriche minimali di Valter Zavagno, che invece ci invitano a scoprire le coordinate stesse dello spazio che noi percepiamo e percorriamo.
Un altro filo rosso da rintracciare nella rassegna è certamente quello dell’arte al femminile, o meglio, quello di una certa sensibilità per il corpo e per l’anima di cui alcune artiste ci offrono significativa espressione con le opere esposte ancora nelle stanze della Villa Casa Bianca.
In verità altri legami tra le opere in mostra potrebbero essere facilmente rintracciati (ad esempio quello dell’identità nel mondo della globalizzazione, della salute/malattia, e perfino dell’ironia nell’arte). Però, a rivelarli tutti, si priverebbe il visitatore del gusto di saperli individuare e apprezzare come segni (magari minimi ma non trascurabili) della nostra epoca, del nostro essere qui e ora. Non rimane dunque che visitare la rassegna.
E però chi abbia già visitato alcune delle precedenti edizioni certamente si sarà reso conto che spesso c’è qualche filo rosso che crea legami diretti o indiretti tra le opere esposte. A volerlo individuare è solo necessaria un po’ di attenzione in più, per saper vedere e magari andare oltre la superficie delle cose.
Ebbene, anche quest’anno ci sono due o tre fili rossi da rintracciare e seguire tra le opere per meglio intendere il carattere propositivo della rassegna.
Il primo filo rosso riguarda il tema dell’ambiente e del paesaggio, intesi in senso proprio ma anche metaforico. Nell’Antico Ospedale dei Battuti è allestita una sezione che si intitola “Paesaggi aforistici” e accoglie i lavori, molto diversi, di quattro artisti: quelli esposti sono in prevalenza paesaggi interiori, ma in ogni caso trovano un loro riflesso sublime o problematico dello spazio concreto del mondo che ci circonda. C’è poi una serie di interventi artistici in esterno (in due parchi urbani e in un giardino storico: Parco di Palazzo Altan, Parco e Giardino di Palazzo Rota) che si confrontano direttamente con la natura, sia pure regolata dall’uomo. Ma c’è di più: nell’ambito di Villa Casa Bianca, poco fuori dal centro storico, troviamo un vasto intervento ambientale del Gruppo Opla+ che interpreta il rapporto tra l’antico edificio e il territorio circostante, mentre all’interno della Villa sono esposte le fotografie di Alberto Cadin, che documentano con un che di metafisico l’infaticabile metamorfosi del paesaggio cittadino, e vengono fatte germogliare le strutture geometriche minimali di Valter Zavagno, che invece ci invitano a scoprire le coordinate stesse dello spazio che noi percepiamo e percorriamo.
Un altro filo rosso da rintracciare nella rassegna è certamente quello dell’arte al femminile, o meglio, quello di una certa sensibilità per il corpo e per l’anima di cui alcune artiste ci offrono significativa espressione con le opere esposte ancora nelle stanze della Villa Casa Bianca.
In verità altri legami tra le opere in mostra potrebbero essere facilmente rintracciati (ad esempio quello dell’identità nel mondo della globalizzazione, della salute/malattia, e perfino dell’ironia nell’arte). Però, a rivelarli tutti, si priverebbe il visitatore del gusto di saperli individuare e apprezzare come segni (magari minimi ma non trascurabili) della nostra epoca, del nostro essere qui e ora. Non rimane dunque che visitare la rassegna.
11
giugno 2005
Hicetnunc 2005
Dall'undici giugno al 17 luglio 2005
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – San Vito Al Tagliamento
San Vito Al Tagliamento, (Pordenone)
San Vito Al Tagliamento, (Pordenone)
Orario di apertura
Le mostre rimarranno aperte al pubblico il venerdì e il sabato dalle ore 15.00 alle ore 20.00 e la domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 20.00
Vernissage
11 Giugno 2005, ore 17.00, presso l’Auditorium Civico di San Vito al Tagliamento
Sito web
www.hicetnunc.it
Curatore