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Hierós
Mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si
confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto
prende forma e si unisce
Comunicato stampa
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Hieròs. Al di là della mente.
E’proprio di ogni cultura e di ogni tempo, il desiderio di sondare il sacro. Ad esso va attribuita una dimensione universale, eppure, definire il concetto di ‘sacro’ è cosa più che complessa. Altrettanto arduo è stabilire un senso del sacro. Si potrebbe asserire che sacro è ciò a cui si volge la propria attenzione, quando si avverte il limite tra il conoscere e l’essere. La certezza dell’esistenza genera paradossalmente l’incertezza dell’inesistenza. Misurarsi con tematiche quali la vita prima della vita,
il futuro, la morte, la vita dopo la morte significa affrontare l’inconoscibile. Queste speculazioni intellettuali tendono a destabilizzare la mente umana, per la quale è più semplice decifrare dati materiali, tangibili. Tratto comune ad ogni cultura è la consapevolezza di tale limite al di là del quale è posto l’insieme delle energie, delle forze che l’uomo percepisce come superiori a sé.
Quel limite è il luogo della trascendenza. Il sacro allora suggerisce una modalità per fronteggiare ciò che “è nella mente, ma non è della mente”1 dunque, l’ignoto, l’indeterminato. L’esperienza religiosa ed ogni forma di spiritualità rispondono ed ottimizzano questa esigenza con assoluta pertinenza; a sostegno di tale tesi si impone una considerazione: anche l’ateismo, presuppone la perdita di ciò che si può definire ‘esperienza del sacro’. Il rapporto dialogico tra la sfera naturale e la fera sopranaturale, si risolve attraverso un sistema di segni e simboli2 ai quali si attribuisce
un significato preciso. Va inoltre evidenziato che l’esperienza dell’oggetto sacro, sia nella
realizzazione che nella fruizione, non è mai solo estetica. In ugual misura l’esperienza dell’arte non lo è mai. Il codice simbolico segnico costituisce il sistema dei significanti sia nell’espressione del sacro sia nell’espressione dell’arte. Tale analogia spiega la necessità ancestrale di affidare all’arte la raffigurazione della sacralità poiché le si attribuisce “una funzione mediatrice, analoga[...]a quella
sacerdotale[...]la funzione cioè di portare il mondo divino all’uomo, a livello sensibile e mediante le sue vibrazioni sentimentali, per innalzare poi il mondo umano[...]al regno ineffabile di mistero, di bellezza, di vita”3. L’artista quindi è colui che si rende strumento mediante il quale si tenta l’unione tra ideale e reale e a cui si riconosce la capacità di elaborare quel codice simbolico segnico. L’iter
creativo è un rituale nel quale avviene un processo di sublimazione. In tal modo L’oggetto acquista un valore reale perché partecipe di una realtà che lo trascende e l’evento sacro diviene archetipo.
L’azione creativa altro non è che una inesauribile ripetizione archetipica. Queste brevi considerazioni introducono Hieròs, mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si
confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto prende forma e si unisce.
Daniela Garofalo
Storica dell’arte
Cd’A
1 Giuseppe Limone, Il sacro come la contraddizione che lo fonda. Il paradosso che salva www.unina.it/dipscienzegiuridiche/
interventi.
2 va doverosamente sottolineato, che, in questa sede, si fa riferimento ai simboli e ai segni solo in termini estetici e non dogmatici o
teologici; verso questi argomenti è tale il rispetto dell’autore da imporre il silenzio.
3 Papa Paolo VI, Pontificia Commissione per l’Arte Sacra.
E’proprio di ogni cultura e di ogni tempo, il desiderio di sondare il sacro. Ad esso va attribuita una dimensione universale, eppure, definire il concetto di ‘sacro’ è cosa più che complessa. Altrettanto arduo è stabilire un senso del sacro. Si potrebbe asserire che sacro è ciò a cui si volge la propria attenzione, quando si avverte il limite tra il conoscere e l’essere. La certezza dell’esistenza genera paradossalmente l’incertezza dell’inesistenza. Misurarsi con tematiche quali la vita prima della vita,
il futuro, la morte, la vita dopo la morte significa affrontare l’inconoscibile. Queste speculazioni intellettuali tendono a destabilizzare la mente umana, per la quale è più semplice decifrare dati materiali, tangibili. Tratto comune ad ogni cultura è la consapevolezza di tale limite al di là del quale è posto l’insieme delle energie, delle forze che l’uomo percepisce come superiori a sé.
Quel limite è il luogo della trascendenza. Il sacro allora suggerisce una modalità per fronteggiare ciò che “è nella mente, ma non è della mente”1 dunque, l’ignoto, l’indeterminato. L’esperienza religiosa ed ogni forma di spiritualità rispondono ed ottimizzano questa esigenza con assoluta pertinenza; a sostegno di tale tesi si impone una considerazione: anche l’ateismo, presuppone la perdita di ciò che si può definire ‘esperienza del sacro’. Il rapporto dialogico tra la sfera naturale e la fera sopranaturale, si risolve attraverso un sistema di segni e simboli2 ai quali si attribuisce
un significato preciso. Va inoltre evidenziato che l’esperienza dell’oggetto sacro, sia nella
realizzazione che nella fruizione, non è mai solo estetica. In ugual misura l’esperienza dell’arte non lo è mai. Il codice simbolico segnico costituisce il sistema dei significanti sia nell’espressione del sacro sia nell’espressione dell’arte. Tale analogia spiega la necessità ancestrale di affidare all’arte la raffigurazione della sacralità poiché le si attribuisce “una funzione mediatrice, analoga[...]a quella
sacerdotale[...]la funzione cioè di portare il mondo divino all’uomo, a livello sensibile e mediante le sue vibrazioni sentimentali, per innalzare poi il mondo umano[...]al regno ineffabile di mistero, di bellezza, di vita”3. L’artista quindi è colui che si rende strumento mediante il quale si tenta l’unione tra ideale e reale e a cui si riconosce la capacità di elaborare quel codice simbolico segnico. L’iter
creativo è un rituale nel quale avviene un processo di sublimazione. In tal modo L’oggetto acquista un valore reale perché partecipe di una realtà che lo trascende e l’evento sacro diviene archetipo.
L’azione creativa altro non è che una inesauribile ripetizione archetipica. Queste brevi considerazioni introducono Hieròs, mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si
confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto prende forma e si unisce.
Daniela Garofalo
Storica dell’arte
Cd’A
1 Giuseppe Limone, Il sacro come la contraddizione che lo fonda. Il paradosso che salva www.unina.it/dipscienzegiuridiche/
interventi.
2 va doverosamente sottolineato, che, in questa sede, si fa riferimento ai simboli e ai segni solo in termini estetici e non dogmatici o
teologici; verso questi argomenti è tale il rispetto dell’autore da imporre il silenzio.
3 Papa Paolo VI, Pontificia Commissione per l’Arte Sacra.
04
febbraio 2012
Hierós
Dal 04 febbraio al 04 marzo 2012
arte contemporanea
Location
MUMI – MUSEO MICHETTI
Francavilla Al Mare, Piazza San Domenico, 1, (Chieti)
Francavilla Al Mare, Piazza San Domenico, 1, (Chieti)
Orario di apertura
su appuntamento al +39 085815164, Ufficio Cultura
Vernissage
4 Febbraio 2012, ore 17
Autore
Curatore