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Histoire du Cheval – Storia del Cavallo
Un libro ‘mai visto’ contro la guerra e il militarismo, tratto dalla ‘Histoire du cheval’ di J. Prévert. Un progetto di Fabrizio M. Rossi e Sandra Antonelli.
Comunicato stampa
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Un libro ³mai visto² contro la guerra e il militarismo, tratto dalla ³Histoire du cheval² di J. Prévert .
Un progetto di Fabrizio M. Rossi (libera versione e tipografia) e Sandra Antonelli (illustrazioni). La mostra presenta il prototipo originale - un libro/giostra fatto di dodici ante - e gli ingrandimenti delle dodici tavole illustrate.
Con il patrocinio dell¹AIAP (Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva).Catalogo.
Presentazione di Mario Piazza, presidente dell¹AIAP
Tipografia equestre
I grafici lavorano con le lettere. Alcuni lo fanno con grande
consapevolezza, altri forse inconsciamente. Ma quello che sta emergendo, in
anni di rivoluzione digitale e forte accelerazione tecnologica, è che le
lettere, la loro forma e la loro composizione, rappresentano davvero il
cuore dei problemi visivi. Evitarle non si può, ma conoscerle richiede
impegno e studio.
Perché le lettere rappresentano la nostra storia (intendo la nostra civiltà)
e quindi una veloce infarinatura o scorciatoie facili-facili non servono,
anzi sono fuorvianti rispetto alla ricchezza dell¹evoluzione delle
scritture. Tutto ciò può risultare faticoso, alle volte apparire
estremamente specialistico, ma è il passaggio obbligato se ci si vuol
pregiare di essere considerato un grafico.
E per lavorare bene con le lettere, oltre a saperle usare, bisogna leggerle.
Sì, perché la grafica non è mai un semplice abbellimento, un decoro che
potrebbe anche non esserci. La grafica è un ³vestito su misura², e per
poterlo confezionare bisogna da un lato possedere le competenze
professionali e culturali, e dall¹altro, conoscere bene chi l¹indosserà,
capire come è fatto, leggerne la personalità, prefigurare l¹uso
dell¹artefatto da confezionare, porre attenzione al comfort e alle economie
da utilizzare. E quindi anche qui bisogna studiare, partendo innanzitutto
dall¹ascolto e dall¹osservazione e sapendo anche che la propria
³espressivitಠ(che tanto sta a cuore a chi pensa alla grafica come
³creatività²) è anch¹essa una variabile, che in alcuni casi deve essere
stemperata o usata con consapevolezza e ragione.
Tutte queste cose le possiamo leggere anche in quello che in apparenza può
sembrare un gioco, un esercizio divertito di ³tipografia equestre² messo in
atto da Fabrizio M. Rossi con la complicità di Sandra Antonelli. Ma sotto le
spoglie di un ³libro giocattolo², quel processo di consapevolezza
progettuale non solo si può intravedere, ma si attua in un messaggio di
pressante attualità, che ormai con tragica noncuranza riempie le prime
pagine dei nostri giornali.
E anche questa è una dote del nostro lavoro: la grafica non solo ci consente
di leggere, ma ci aiuta anche a pensare.
Mario Piazza
Prefazione di Fabrizio M. Rossi
Feluche e fanfaluche
³Fanfaluche arcidotate...² mi ripetevo dentro, divertendomi al suono mentale di quel modo di dire alla Rabelais. Ero appena sfuggito precipitevolmente ad un astioso e bellicoso comizio e camminavo, finalmente, per vie fuori mano di Grado, consolandomi con quell¹invenzione linguistica e con il silenzio della sera riguadagnato.
Era l¹estate del Œ95. A tratti, lusinghe e proclami della ³chiesa catodica² balenavano da qualche finestra aperta sul fresco di una piazzetta alberata; proiettavano nel buio la ben nota luce azzurrina di quel lontano ³perfect little world².
Ma il destino è quel che è, e un¹altra luce mi attirava: quasi un miraggio, quella di una libreria aperta fuori orario. Ed ecco che, in pieno miraggio, vengo catturato da una piccola, coloratissima copertina, e da un titolo promettente, nella sua arcidotata immensità: ³Histoire du Cheval².
Una Storia universale del cavallo, della cavallinità, dell'ente-cavallo? Oppure dell'Ente per la Tutela del Cavallo, dell¹equitazione, dell¹ippica? Una fenomenologia della sala corse, forse? Ma no. Un piccolo pezzo di bravura di Jacques Prévert: protagonista e voce narrante, un cavallo; un orfano di guerra, per la precisione, vessato da un verboso generale ³en retraite² (più in prudente ritirata, che in pensione) e inseguito dagli sguardi bramosi di borghesi famelici. Ma il nostro eroe avrà la meglio e riconquisterà, con un salto da cavallo, spaventevole e immenso, la libertà equina dei boschi: alla faccia del generale e della sua feluca.
³Poiché c'era la guerra, la guerra continuava².
Questi furono i versi che mi diedero il senso di quel testo: lapalissiano, verissimo e, dunque, atroce.
Il gioco mi prese, e mi divertii molto a restituire in rima e a illustrare con la forma delle parole il beffardo e surreale divertimento di Prévert. Ed altrettanto si divertì Sandra Antonelli ad istoriare quel gioco con le sue matite sospese per aria...
L¹ Histoire du Cheval mi sembrò in tutto appartenere a dispetto della sua data anagrafica, il 1949 al tempo della Prima guerra mondiale e a quel dopoguerra. Pensavo che, in quegli anni, fosse ancora possibile far poesia sulla guerra in tono grottesco e sarcastico (forse, sarebbe stato ancora possibile "fermarsi"). Mi lasciai portare da questa idea antistorica; scelsi un carattere dei nostri tempi che è un omaggio ad una lettera espressionista degli anni Venti e mi ispirai a modi di messa in pagina di quegli anni.
Costruimmo un bizzarro libro-giostra, con l¹aiuto prezioso di un ³inventore² iraniano, Rezakhan, e lo spedimmo - era il Œ98 - a quel simpatico caravanserraglio che è "Libri mai, mai visti", in quel di Russi. Lì si ambientò subito, circondato da altre pazzità.
Ai nostri giorni, in cui feluche e fanfaluche veleggiano di nuovo, libere e gioconde e arcidotate, ci è sembrato opportuno e beneaugurante far galoppare ancora il nostro cavallino pazzo e insofferente.
³Adesso che la guerra è ben conclusa,
il vecchio generale è dunque morto:
è morto nel suo letto, a Siracusa,
è morto senz¹avermi fatto torto.
Ma io sono ben vivo, e questo importa;
a tutti voi darò il mio ben servito:
buonanotte, gente d¹ogni sorta,
e al vecchio general, buon appetito!²
Fabrizio M. Rossi
Un progetto di Fabrizio M. Rossi (libera versione e tipografia) e Sandra Antonelli (illustrazioni). La mostra presenta il prototipo originale - un libro/giostra fatto di dodici ante - e gli ingrandimenti delle dodici tavole illustrate.
Con il patrocinio dell¹AIAP (Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva).Catalogo.
Presentazione di Mario Piazza, presidente dell¹AIAP
Tipografia equestre
I grafici lavorano con le lettere. Alcuni lo fanno con grande
consapevolezza, altri forse inconsciamente. Ma quello che sta emergendo, in
anni di rivoluzione digitale e forte accelerazione tecnologica, è che le
lettere, la loro forma e la loro composizione, rappresentano davvero il
cuore dei problemi visivi. Evitarle non si può, ma conoscerle richiede
impegno e studio.
Perché le lettere rappresentano la nostra storia (intendo la nostra civiltà)
e quindi una veloce infarinatura o scorciatoie facili-facili non servono,
anzi sono fuorvianti rispetto alla ricchezza dell¹evoluzione delle
scritture. Tutto ciò può risultare faticoso, alle volte apparire
estremamente specialistico, ma è il passaggio obbligato se ci si vuol
pregiare di essere considerato un grafico.
E per lavorare bene con le lettere, oltre a saperle usare, bisogna leggerle.
Sì, perché la grafica non è mai un semplice abbellimento, un decoro che
potrebbe anche non esserci. La grafica è un ³vestito su misura², e per
poterlo confezionare bisogna da un lato possedere le competenze
professionali e culturali, e dall¹altro, conoscere bene chi l¹indosserà,
capire come è fatto, leggerne la personalità, prefigurare l¹uso
dell¹artefatto da confezionare, porre attenzione al comfort e alle economie
da utilizzare. E quindi anche qui bisogna studiare, partendo innanzitutto
dall¹ascolto e dall¹osservazione e sapendo anche che la propria
³espressivitಠ(che tanto sta a cuore a chi pensa alla grafica come
³creatività²) è anch¹essa una variabile, che in alcuni casi deve essere
stemperata o usata con consapevolezza e ragione.
Tutte queste cose le possiamo leggere anche in quello che in apparenza può
sembrare un gioco, un esercizio divertito di ³tipografia equestre² messo in
atto da Fabrizio M. Rossi con la complicità di Sandra Antonelli. Ma sotto le
spoglie di un ³libro giocattolo², quel processo di consapevolezza
progettuale non solo si può intravedere, ma si attua in un messaggio di
pressante attualità, che ormai con tragica noncuranza riempie le prime
pagine dei nostri giornali.
E anche questa è una dote del nostro lavoro: la grafica non solo ci consente
di leggere, ma ci aiuta anche a pensare.
Mario Piazza
Prefazione di Fabrizio M. Rossi
Feluche e fanfaluche
³Fanfaluche arcidotate...² mi ripetevo dentro, divertendomi al suono mentale di quel modo di dire alla Rabelais. Ero appena sfuggito precipitevolmente ad un astioso e bellicoso comizio e camminavo, finalmente, per vie fuori mano di Grado, consolandomi con quell¹invenzione linguistica e con il silenzio della sera riguadagnato.
Era l¹estate del Œ95. A tratti, lusinghe e proclami della ³chiesa catodica² balenavano da qualche finestra aperta sul fresco di una piazzetta alberata; proiettavano nel buio la ben nota luce azzurrina di quel lontano ³perfect little world².
Ma il destino è quel che è, e un¹altra luce mi attirava: quasi un miraggio, quella di una libreria aperta fuori orario. Ed ecco che, in pieno miraggio, vengo catturato da una piccola, coloratissima copertina, e da un titolo promettente, nella sua arcidotata immensità: ³Histoire du Cheval².
Una Storia universale del cavallo, della cavallinità, dell'ente-cavallo? Oppure dell'Ente per la Tutela del Cavallo, dell¹equitazione, dell¹ippica? Una fenomenologia della sala corse, forse? Ma no. Un piccolo pezzo di bravura di Jacques Prévert: protagonista e voce narrante, un cavallo; un orfano di guerra, per la precisione, vessato da un verboso generale ³en retraite² (più in prudente ritirata, che in pensione) e inseguito dagli sguardi bramosi di borghesi famelici. Ma il nostro eroe avrà la meglio e riconquisterà, con un salto da cavallo, spaventevole e immenso, la libertà equina dei boschi: alla faccia del generale e della sua feluca.
³Poiché c'era la guerra, la guerra continuava².
Questi furono i versi che mi diedero il senso di quel testo: lapalissiano, verissimo e, dunque, atroce.
Il gioco mi prese, e mi divertii molto a restituire in rima e a illustrare con la forma delle parole il beffardo e surreale divertimento di Prévert. Ed altrettanto si divertì Sandra Antonelli ad istoriare quel gioco con le sue matite sospese per aria...
L¹ Histoire du Cheval mi sembrò in tutto appartenere a dispetto della sua data anagrafica, il 1949 al tempo della Prima guerra mondiale e a quel dopoguerra. Pensavo che, in quegli anni, fosse ancora possibile far poesia sulla guerra in tono grottesco e sarcastico (forse, sarebbe stato ancora possibile "fermarsi"). Mi lasciai portare da questa idea antistorica; scelsi un carattere dei nostri tempi che è un omaggio ad una lettera espressionista degli anni Venti e mi ispirai a modi di messa in pagina di quegli anni.
Costruimmo un bizzarro libro-giostra, con l¹aiuto prezioso di un ³inventore² iraniano, Rezakhan, e lo spedimmo - era il Œ98 - a quel simpatico caravanserraglio che è "Libri mai, mai visti", in quel di Russi. Lì si ambientò subito, circondato da altre pazzità.
Ai nostri giorni, in cui feluche e fanfaluche veleggiano di nuovo, libere e gioconde e arcidotate, ci è sembrato opportuno e beneaugurante far galoppare ancora il nostro cavallino pazzo e insofferente.
³Adesso che la guerra è ben conclusa,
il vecchio generale è dunque morto:
è morto nel suo letto, a Siracusa,
è morto senz¹avermi fatto torto.
Ma io sono ben vivo, e questo importa;
a tutti voi darò il mio ben servito:
buonanotte, gente d¹ogni sorta,
e al vecchio general, buon appetito!²
Fabrizio M. Rossi
06
dicembre 2003
Histoire du Cheval – Storia del Cavallo
Dal 06 al 31 dicembre 2003
disegno e grafica
Location
GALLERIA AL FERRO DI CAVALLO
Roma, Via Del Governo Vecchio, 7, (Roma)
Roma, Via Del Governo Vecchio, 7, (Roma)
Orario di apertura
h. 9.30 - 19.30
Vernissage
6 Dicembre 2003, h. 16.00
Sito web
www.ikona.it/mostra2.html