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Home
Gli artisti che propongono i loro interventi in questi
antichi spazi ci raccontano, conducendoci attraverso
un loro cammino, degli eventi straordinari vissuti o
subiti, per dolore e gioia in essi contenuti, semplici
ricordi di una quotidianità alterni ad immagini
incubiche.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ecco come Max Bottino presenta il proprio lavoro: “Il
gesto si esaurisce in se stesso, la quotidianità
archivia in ogni momento il nostro esserci e il nostro
nome, siamo banali e questa è una banalità.
Non credo nella biografia né mia né altrui, ma negli
spiriti immortali che ci attraversano. Non credo nella
storia ma nel mito. Cambiare nome. Cambiare case.
Vuotarmi della mia biografia almeno per un po’; farmi
attraversare da una memoria che non è mia, ma è
leggenda del mondo, farla essere di nuovo.
Immaginarmi presuntuoso e trasparente tramite del
“senso”di qualche cosa o di qualcuno, per poi
lasciarlo sparire, facendolo esistere e morire in un
nuovo accadimento che si consuma in se stesso.
Tutto in un attimo piu o meno lungo, in un luogo, in
un segno più o meno artistico e poi il Silenzio del
quotidiano inventario del banale: tutto torna a
galleggiare in tutti i giorni. Io per non aver paura
mi illudo che sono sempre gli altri a morire.
Carla Crosio: “casa mia, il mio dentro, interno del
mio confine, casa come il mio corpo…Alice… navigo
sospesa tra meraviglie perdute il mondo si è spento
c’è silenzio nella mia casa... dove sei? vivo in
attesa del mio rientro… yes at home!”
Eliana Frontini: “nel 2005 ho compiuto una lunga
ricerca, allo scopo di rientrare negli appartamenti
dove avevo abitato nella mia vita, circa una
quindicina, chiedendo semplicemente agli attuali
occupanti, che non conoscevo, di poter entrare a casa
loro e fare delle foto. Devo dire che le risposte sono
state tutte positive, e, dopo un momento di
perplessità, a volte addirittura entusiaste. Sono
stati fatti centinaia di scatti, cercando di cogliere
l’atmosfera degli appartamenti, cercando di capire
quanto, di me, era rimasto tra quelle mura. In tutte
le foto l’obbiettivo della macchina fotografica è
stato tenuto all’altezza degli occhi che avevo quando
abitavo in quella determinata casa. Le sorprese sono
state tante. Che cosa avevo dimenticato, cosa avevo
lasciato, che, ritrovandolo, mi avrebbe permesso di
ripartire? Avevo bisogno di un punto di partenza.
Questa è la chiave per leggere questa esposizione. Il
resto, sono solo foto.
Roberto Moroni presenta così la mostra: “il desiderio
continuo e fisiologicamente costituito di cumulare,
attraverso i nostri sensi e per mezzo di una parte più
complessa e intima, i ricordi quali unici elementi
capaci di restituire fisicamente la definizione del
tempo è fissato nella nostra memoria come elemento
imprescindibile .
Dissodare il gerbido campo della nostra mente segue
vie assai complesse, diverse e personali che vanno
dalle varie elaborazioni psicoanalitiche all’affidarsi
virgineo ad un senso mistico del proprio esistere alla
ricerca di una via da percorrere.
Gli artisti che propongono i loro interventi in questi
antichi spazi ci raccontano, conducendoci attraverso
un loro cammino, degli eventi straordinari vissuti o
subiti, per dolore e gioia in essi contenuti, semplici
ricordi di una quotidianità alterni ad immagini
incubiche. La via d’uscita pare dantescamente
complessa ed articolata in un sublimarsi dell’aspetto
orrorifico verso valori estetici a volte stridenti con
le logiche comuni ma che rappresentano l’unico
tentativo possibile di poter giungere ad una verità
insita nel gesto e nell’azione artistica.
E’ nell’agire estetico che Bottino, Crosio, Frontini
confrontano le loro identità in un dialogo appena
sussurrato fatto di vuoti meditativi che da spazio ad
un’intima mitologia personale divenuta strada di una
logica di autonomo ragionamento intorno al tempo,
sull’essere e l’agire in una contemporaneità capace di
fagocitare metabolizzando la nostra esistenza, il
pensiero e ogni altra cosa.
gesto si esaurisce in se stesso, la quotidianità
archivia in ogni momento il nostro esserci e il nostro
nome, siamo banali e questa è una banalità.
Non credo nella biografia né mia né altrui, ma negli
spiriti immortali che ci attraversano. Non credo nella
storia ma nel mito. Cambiare nome. Cambiare case.
Vuotarmi della mia biografia almeno per un po’; farmi
attraversare da una memoria che non è mia, ma è
leggenda del mondo, farla essere di nuovo.
Immaginarmi presuntuoso e trasparente tramite del
“senso”di qualche cosa o di qualcuno, per poi
lasciarlo sparire, facendolo esistere e morire in un
nuovo accadimento che si consuma in se stesso.
Tutto in un attimo piu o meno lungo, in un luogo, in
un segno più o meno artistico e poi il Silenzio del
quotidiano inventario del banale: tutto torna a
galleggiare in tutti i giorni. Io per non aver paura
mi illudo che sono sempre gli altri a morire.
Carla Crosio: “casa mia, il mio dentro, interno del
mio confine, casa come il mio corpo…Alice… navigo
sospesa tra meraviglie perdute il mondo si è spento
c’è silenzio nella mia casa... dove sei? vivo in
attesa del mio rientro… yes at home!”
Eliana Frontini: “nel 2005 ho compiuto una lunga
ricerca, allo scopo di rientrare negli appartamenti
dove avevo abitato nella mia vita, circa una
quindicina, chiedendo semplicemente agli attuali
occupanti, che non conoscevo, di poter entrare a casa
loro e fare delle foto. Devo dire che le risposte sono
state tutte positive, e, dopo un momento di
perplessità, a volte addirittura entusiaste. Sono
stati fatti centinaia di scatti, cercando di cogliere
l’atmosfera degli appartamenti, cercando di capire
quanto, di me, era rimasto tra quelle mura. In tutte
le foto l’obbiettivo della macchina fotografica è
stato tenuto all’altezza degli occhi che avevo quando
abitavo in quella determinata casa. Le sorprese sono
state tante. Che cosa avevo dimenticato, cosa avevo
lasciato, che, ritrovandolo, mi avrebbe permesso di
ripartire? Avevo bisogno di un punto di partenza.
Questa è la chiave per leggere questa esposizione. Il
resto, sono solo foto.
Roberto Moroni presenta così la mostra: “il desiderio
continuo e fisiologicamente costituito di cumulare,
attraverso i nostri sensi e per mezzo di una parte più
complessa e intima, i ricordi quali unici elementi
capaci di restituire fisicamente la definizione del
tempo è fissato nella nostra memoria come elemento
imprescindibile .
Dissodare il gerbido campo della nostra mente segue
vie assai complesse, diverse e personali che vanno
dalle varie elaborazioni psicoanalitiche all’affidarsi
virgineo ad un senso mistico del proprio esistere alla
ricerca di una via da percorrere.
Gli artisti che propongono i loro interventi in questi
antichi spazi ci raccontano, conducendoci attraverso
un loro cammino, degli eventi straordinari vissuti o
subiti, per dolore e gioia in essi contenuti, semplici
ricordi di una quotidianità alterni ad immagini
incubiche. La via d’uscita pare dantescamente
complessa ed articolata in un sublimarsi dell’aspetto
orrorifico verso valori estetici a volte stridenti con
le logiche comuni ma che rappresentano l’unico
tentativo possibile di poter giungere ad una verità
insita nel gesto e nell’azione artistica.
E’ nell’agire estetico che Bottino, Crosio, Frontini
confrontano le loro identità in un dialogo appena
sussurrato fatto di vuoti meditativi che da spazio ad
un’intima mitologia personale divenuta strada di una
logica di autonomo ragionamento intorno al tempo,
sull’essere e l’agire in una contemporaneità capace di
fagocitare metabolizzando la nostra esistenza, il
pensiero e ogni altra cosa.
15
marzo 2008
Home
Dal 15 marzo al 06 aprile 2008
arte contemporanea
Location
PINACOTECA COMUNALE – VILLA SORANZO
Varallo Pombia, Piazza Giuseppe Mazzini, 1, (Novara)
Varallo Pombia, Piazza Giuseppe Mazzini, 1, (Novara)
Orario di apertura
sabato dalle ore 17.00 alle
19.00, domenica dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle
19, da martedì a venerdì su appuntamento
Vernissage
15 Marzo 2008, ore 18.00
Autore
Curatore