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Horaçio Garçia Rossi – Couleur Lumière
Una selezione di opere di forte impatto, appartenenti alla grande stagione dei “Couleur lumière”, documentano anche questa volta la dedizione del maestro alla luce, al movimento, all’instabilità, attraverso cui si afferma la sua necessità interiore di confrontarsi costantemente con il mondo che lo circonda, individuando sempre nuovi confini estetici di estrema densità poetica.
Comunicato stampa
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Lo Studio F.22 Modern Art Gallery di Palazzolo s/Oglio (BS) inaugura sabato 8 maggio alle ore 18.30 la mostra personale del maestro argentino Horaçio Garçia Rossi “Couleur Lumière” che resterà aperta fino al 30 giugno negli spazi di P.zza Zamara 22.
È dal 1989, anno della prima personale allo Studio F.22, che la galleria di Franco e Laura Rossi include Garçia Rossi tra gli artisti di punta della sua scuderia, documentando con grande puntualità gli esiti della ricerca di quello che è riconosciuto come il Maestro del Cinetismo, e che è stato co-fondatore del GRAV, movimento che ha sintetizzato molte delle conquiste dell'arte del Novecento, e che ha individuato un terreno d’incontro fra Arte e Scienza, in cui pure il pubblico viene coinvolto attivamente nella vita dell'opera d'arte.
Una selezione di opere di forte impatto, appartenenti alla grande stagione dei “Couleur lumière”, documentano anche questa volta la dedizione del maestro alla luce, al movimento, all'instabilità, attraverso cui si afferma la sua necessità interiore di confrontarsi costantemente con il mondo che lo circonda, individuando sempre nuovi confini estetici di estrema densità poetica.
“Si chiede Lelia Mordoch – scrive Romualdo Inverardi nel testo che presenta la mostra - come si possa dare una dimensione poetica all'arte costruita ed un'anima all'arte geometrica. La risposta di Garçia Rossi è la luce. E' la luce che fa emergere le forme, che le fa danzare sulla tela al ritmo dei colori: quello che Garçia Rossi chiama con un paradosso “caos programmato”, ed egli stesso si augura “che questo caos altro non sia che un accidente provvisorio nel progresso dell'umanità: le mie opere attuali, a differenza delle mie creazioni precedenti, senza tradire i miei concetti sull'arte, hanno l'ambizione di testimoniare e manifestare questa situazione cruciale verso la quale si dirige l'umanità”.
Horaçio Garçia Rossi è nato a Buenos Aires, Argentina, il 24 luglio 1929. Dal 1950 al 1957 studia alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires.
Dal 1945 al 1958 partecipa a numerose esposizioni collettive in Argentina e in altri Paesi dell’America Latina.
Dal 1954 si stabilisce e lavora a Parigi.
I suoi primi lavori sono impostati sulla ricerca bidimensionale, sulla problematica dell’anonimato e della moltiplicazione della forma, del movimento virtuale, della programmazione e della sistemazione in bianco, nero e grigio e quindi sui problemi della sovrapposizione dei colori.
Nel 1960 è co-fondatore del Centre de Recherches d’Arts Visuel e, dopo, del GRAV (Group de Recherches d’Art Visuel). Interessato dall’analisi dei fenomeni visivi, a partire dal 1962 introduce nelle sue opere il movimento reale e la luce. Prime esperienze di forme geometriche su schermo. Contemporaneamente realizza opere che possono essere manipolate dal pubblico (Cilindri in rotazione) e inizia una ricerca continua sui problemi dell’instabilità con la luce e il movimento, quali le “Bȏite à la lumière instable” con colori e motivi da maneggiare, e delle strutture luminose a colori mutevoli. A partire dal 1966, prime esperienze con l’identificazione visuale della scrittura (Mouvement), che lo conducono verso un abbecedario in movimento (ritratto ambiguo dei membri del GRAV), poi, a partire dal 1967, a una ricerca sistematica di un alfabeto ambiguo che tenta di dotare di movimento ogni lettera secondo la forma e il significato. “In un primo accostamento per identificare la parola alla sua struttura formale ed al suo significato linguistico attraverso una comunicazione visiva, nel 1964-65 ha creato un’opera a luce instabile intitolata “Mouvement”. Questo lavoro è realizzato proiettando su uno schermo luminoso la parola “mouvement” ripetuta per dieci volte. Le lettere che compongono questa parola sono in movimento e si sovrappongono fra di loro creando una visione ambigua continuamente instabile. Verso il 1969 ha realizzato un alfabeto ambiguo tridimensionale; partendo dalla struttura stessa della lettera, realizzata in plexiglas trasparente, ha cercato di dare un movimento che corrisponda sia al suo volume che alla sua personalità come lettera in se stessa. Ha realizzato anche opere nelle quali utilizza come elemento base la grafia delle parole che identificano (nel linguaggio usuale) questi elementi plastici: quadrato, cerchio, triangolo, riflesso, colore, linea, volume, piccolo, grande, spazio, luce, niente, proponendo un’immagine visuale dove la stessa si identifica, talvolta contraddicendosi, con la parola e il suo significato. In questa linea di ricerca tra i rapporti tra la parola, la sua forma e il suo significato, cerca di realizzare il ritratto del nome di un artista-pittore, basandosi sulla sua opera: ad esempio i quadri che chiama “Ritratto del nome di Mondrian” attraverso le sue opere, oppure “Ritratto del nome di Malevich” attraverso le sue opere.
Questo lo porta a tentare il ritratto di una persona per mezzo del personaggio e le sue preferenze riguardo forme, colori, eccetera.
Questa ricerca è molto più rivolta all’aspetto visuale, perciò la ricerca plastica è predominante, la sua intenzione però, nel medesimo tempo, è che il ritratto di un nome sia il più possibile attinente al personaggio, quale risulta dalle sue caratteristiche psicologiche”.
Sul finire degli anni Sessanta si incrementano le ricerche condotte negli anni precedenti e si cimenta in un’esperienza realizzando su diapositive i ritratti di ogni membro del GRAV: “Portrait ambigu du GRAV”. Dal 1972 al 1978 compie ricerche sulla problematica linguistica in quanto soggetto dell’opera. Dal 1978 al 1999 indirizza le sue ricerche sulla problematica del colore-luce, mentre dal 1999 al 2002 amplia la ricerca realizzando opere cromatiche più aggressive o, come l’artista stesso afferma, più “arrabbiate”.
Nel periodo 2003-2005 applica alla ricerca colore-luce una nuova energia e una nuova potenza delle opere “Colore-luce”. Dal 2006 realizza una serie di opere dal titolo “Khaos programme”.
Horaçio Garçia Rossi vive e lavora a Parigi.
È dal 1989, anno della prima personale allo Studio F.22, che la galleria di Franco e Laura Rossi include Garçia Rossi tra gli artisti di punta della sua scuderia, documentando con grande puntualità gli esiti della ricerca di quello che è riconosciuto come il Maestro del Cinetismo, e che è stato co-fondatore del GRAV, movimento che ha sintetizzato molte delle conquiste dell'arte del Novecento, e che ha individuato un terreno d’incontro fra Arte e Scienza, in cui pure il pubblico viene coinvolto attivamente nella vita dell'opera d'arte.
Una selezione di opere di forte impatto, appartenenti alla grande stagione dei “Couleur lumière”, documentano anche questa volta la dedizione del maestro alla luce, al movimento, all'instabilità, attraverso cui si afferma la sua necessità interiore di confrontarsi costantemente con il mondo che lo circonda, individuando sempre nuovi confini estetici di estrema densità poetica.
“Si chiede Lelia Mordoch – scrive Romualdo Inverardi nel testo che presenta la mostra - come si possa dare una dimensione poetica all'arte costruita ed un'anima all'arte geometrica. La risposta di Garçia Rossi è la luce. E' la luce che fa emergere le forme, che le fa danzare sulla tela al ritmo dei colori: quello che Garçia Rossi chiama con un paradosso “caos programmato”, ed egli stesso si augura “che questo caos altro non sia che un accidente provvisorio nel progresso dell'umanità: le mie opere attuali, a differenza delle mie creazioni precedenti, senza tradire i miei concetti sull'arte, hanno l'ambizione di testimoniare e manifestare questa situazione cruciale verso la quale si dirige l'umanità”.
Horaçio Garçia Rossi è nato a Buenos Aires, Argentina, il 24 luglio 1929. Dal 1950 al 1957 studia alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires.
Dal 1945 al 1958 partecipa a numerose esposizioni collettive in Argentina e in altri Paesi dell’America Latina.
Dal 1954 si stabilisce e lavora a Parigi.
I suoi primi lavori sono impostati sulla ricerca bidimensionale, sulla problematica dell’anonimato e della moltiplicazione della forma, del movimento virtuale, della programmazione e della sistemazione in bianco, nero e grigio e quindi sui problemi della sovrapposizione dei colori.
Nel 1960 è co-fondatore del Centre de Recherches d’Arts Visuel e, dopo, del GRAV (Group de Recherches d’Art Visuel). Interessato dall’analisi dei fenomeni visivi, a partire dal 1962 introduce nelle sue opere il movimento reale e la luce. Prime esperienze di forme geometriche su schermo. Contemporaneamente realizza opere che possono essere manipolate dal pubblico (Cilindri in rotazione) e inizia una ricerca continua sui problemi dell’instabilità con la luce e il movimento, quali le “Bȏite à la lumière instable” con colori e motivi da maneggiare, e delle strutture luminose a colori mutevoli. A partire dal 1966, prime esperienze con l’identificazione visuale della scrittura (Mouvement), che lo conducono verso un abbecedario in movimento (ritratto ambiguo dei membri del GRAV), poi, a partire dal 1967, a una ricerca sistematica di un alfabeto ambiguo che tenta di dotare di movimento ogni lettera secondo la forma e il significato. “In un primo accostamento per identificare la parola alla sua struttura formale ed al suo significato linguistico attraverso una comunicazione visiva, nel 1964-65 ha creato un’opera a luce instabile intitolata “Mouvement”. Questo lavoro è realizzato proiettando su uno schermo luminoso la parola “mouvement” ripetuta per dieci volte. Le lettere che compongono questa parola sono in movimento e si sovrappongono fra di loro creando una visione ambigua continuamente instabile. Verso il 1969 ha realizzato un alfabeto ambiguo tridimensionale; partendo dalla struttura stessa della lettera, realizzata in plexiglas trasparente, ha cercato di dare un movimento che corrisponda sia al suo volume che alla sua personalità come lettera in se stessa. Ha realizzato anche opere nelle quali utilizza come elemento base la grafia delle parole che identificano (nel linguaggio usuale) questi elementi plastici: quadrato, cerchio, triangolo, riflesso, colore, linea, volume, piccolo, grande, spazio, luce, niente, proponendo un’immagine visuale dove la stessa si identifica, talvolta contraddicendosi, con la parola e il suo significato. In questa linea di ricerca tra i rapporti tra la parola, la sua forma e il suo significato, cerca di realizzare il ritratto del nome di un artista-pittore, basandosi sulla sua opera: ad esempio i quadri che chiama “Ritratto del nome di Mondrian” attraverso le sue opere, oppure “Ritratto del nome di Malevich” attraverso le sue opere.
Questo lo porta a tentare il ritratto di una persona per mezzo del personaggio e le sue preferenze riguardo forme, colori, eccetera.
Questa ricerca è molto più rivolta all’aspetto visuale, perciò la ricerca plastica è predominante, la sua intenzione però, nel medesimo tempo, è che il ritratto di un nome sia il più possibile attinente al personaggio, quale risulta dalle sue caratteristiche psicologiche”.
Sul finire degli anni Sessanta si incrementano le ricerche condotte negli anni precedenti e si cimenta in un’esperienza realizzando su diapositive i ritratti di ogni membro del GRAV: “Portrait ambigu du GRAV”. Dal 1972 al 1978 compie ricerche sulla problematica linguistica in quanto soggetto dell’opera. Dal 1978 al 1999 indirizza le sue ricerche sulla problematica del colore-luce, mentre dal 1999 al 2002 amplia la ricerca realizzando opere cromatiche più aggressive o, come l’artista stesso afferma, più “arrabbiate”.
Nel periodo 2003-2005 applica alla ricerca colore-luce una nuova energia e una nuova potenza delle opere “Colore-luce”. Dal 2006 realizza una serie di opere dal titolo “Khaos programme”.
Horaçio Garçia Rossi vive e lavora a Parigi.
08
maggio 2010
Horaçio Garçia Rossi – Couleur Lumière
Dall'otto maggio al 30 giugno 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO F22 – PALAZZO ZAMARA
Palazzolo Sull'oglio, Piazza Zamara, 22, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Piazza Zamara, 22, (Brescia)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle19
Vernissage
8 Maggio 2010, ore 18.30
Ufficio stampa
MARTE COMUNICAZIONE
Autore