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Horst P. Horst
50 fotografie di Horst P. Horst: moda, ritratti e studi di nudo, tra cui alcune rarissime stampe vintage e stampe al platino inedite in Europa.
Comunicato stampa
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HORST P. HORST
“Horst P.Horst”
in collaborazione con Staley-Wise Gallery New York – U.S.A.
a cura di Enrico Stefanelli
La fotografia di moda è spesso vista come la più effimera e commerciale tra le espressioni di quest’arte. Ciò nonostante, è quella che nel passato ci ha regalato alcune delle figure più geniali e carismatiche, come – per citarne solo alcuni – Richard Avedon, Irving Penn, Norman Parkinson e Helmut Newton, che produssero la maggior parte della propria opera attorno alle mitiche redazioni di Vogue e Harper’s Bazaar.
Le paternità nell’arte sono sempre incerte e contraddittorie, ma di certo la figura che ha in un modo nell’altro fatto da riferimento a tutti questi grandi maestri è Horst P. Horst, il cui nome è ancora oggi sinonimo di creazione di immagini di eleganza, stile e glamour rarefatto.
Nato nel 1906 vicino a Weimar, Horst – al secolo Horst Paul Albert Bohrmann – si trasferì all’inizio degli anni trenta a Parigi per studiare architettura nello Studio Bauhaus di Le Corbusier. Ma il destino aveva in serbo per lui un incontro che gli cambiò la vita: nel 1930 conobbe il barone russo George Hoyningen-Huene, fotografo e capo dei fotografi di Vogue per la redazione parigina. I due divennero amanti (Horst stesso fu inizialmente il soggetto di bellissime fotografie di Hoyningen-Huene) e Huene prima lo introdusse nella elegante e stimolante società della Parigi fra le due guerre, e in seguito lo spinse ad iniziare la sua collaborazione quale fotografo con la prestigiosa rivista. Le sue prime immagini furono pubblicate da Vogue Francia nel 1931, e nell’anno successivo le sue fotografie apparvero anche sulle pagine dell’edizione inglese di Vogue. Il punto di partenza della carriera di Horst come fotografo è segnato dalla entusiastica recensione che la corrispondente del New Yorker, Janet Flanner, scrisse a proposito della prima esposizione del fotografo tenuta nel 1932 a Parigi nel seminterrato della Plume d’Or, una libreria di Passy.
Nel 1939 si trasferì a New York per lavorare alla Condé Nast, ma è l’esperienza parigina che è fondamentale per la sua formazione artistica. La conoscenza e la frequentazione degli esponenti del movimento surrealista, come Salvador Dalì e Man Ray, e al tempo stesso con il mondo della moda, gli avevano permesso di capire e di interpretare l’insieme di questi valori. Molte sue fotografie, come ad esempio “Electric Beauty” del 1939, mostrano lo stretto legame di Horst con gli ideali dei surrealisti.
Stilisticamente Horst già agli inizi della sua carriera si allontanava dalle pose classiche ogni qual volta riteneva che un nuovo allestimento scenico fosse più appropriato al carattere del vestito. In questo modo riusciva a documentare, mediante pose informali, quanto l’abito fosse comodo, e usava inoltre con grande maestria la luce per sottolineare solo alcuni elementi, anche se così rimaneva poi in ombra parte delle fotografia o della modella che prima era sembrato indispensabile illuminare.
Horst spesso si intestardiva – creando insormontabili difficoltà a redattori, stilisti, truccatori e modelle - fino a riuscire ad avere le condizioni necessarie per ottenere la fotografia esattamente così come l’aveva pensata. Nel 1937 per esempio, aveva pubblicato su Vogue una fotografia di Coco Chanel, in cui lei – a sua detta - si piaceva ma non si riconosceva. Horst le aveva risposto: “Come posso farle un ritratto se non la conosco?” Era stato allora invitato a cena e aveva potuto vedere come viveva. Ora sapeva come ritrarla! “Vicino al caminetto vi era un divano e lei ci si era raggomitolata” - Racconta Horst. “Qualche giorno dopo avevamo fissato una seduta allo studio di Vogue – qualche scultura in legno come sfondo, e avevo trovato il sofà. Lei era arrivata con la sua assistente che portava le borse e i gioielli d’oro. Io avevo preparato un tavolino per appoggiarvi i gioielli e vedere quali pezzi intendeva indossare. Questa volta non era preoccupata della fotografia; era tutta assorta nel suo amore con Iribe che stava finendo. Si vede benissimo che non presta attenzione a quello che la circonda – sta sognando e pensando”. Le fotografie scattate in questa seduta esprimevano perfettamente ciò che voleva Coco Chanel. Ne aveva ordinate a centinaia e da allora volle essere fotografata solo da lui.
Horst è stato un mago della trasformazione e del controllo delle luci, per mezzo delle quali riusciva a far sembrare le cose non come erano, ma come lui le voleva. E’ stato il maestro del chiaroscuro, capace di scolpire con la sua luce superfici di marmo che nelle sue immagini si fanno pelle, e che da pelle si trasformano in pietra in un gioco di illusioni e allusioni che rendono inconfondibile e inimitabile ogni sua immagine. Nella fotografia Barefoot Beauty ad esempio, egli dispone due mani che tengono insieme due piedi veri, intrecciati a due calchi di gesso di piedi, come se fossero fioriti da una stessa gamba tenuta dalle due mani. E’ una composizione che richiama immediatamente la bellezza classica dell’Ellenismo e della scultura antica. Lo sfondo chiaro fa si che le aree luminose evidenziano e incorniciano la forma essenzialmente triangolare della composizione messa anche in risalto dall’uniforme oscurità che avvolge l’intera composizione. Ciò nonostante non è una fotografia di una scultura. E’ una visione di Horst, in bilico fra sogno e realtà, tra corpo vivo e fredda pietra, è il suo “marchio di fabbrica” ovvero la sua capacità di fare magia con la sua macchina fotografica, creando illusioni.
Altra fotografia fondamentale è Mainbocher Corset, l’ultima fotografia realizzata a Parigi prima della guerra. Anche in questa immagine Horst dà un saggio della sua abilità nel creare illusioni. La figura, vista da dietro, sembra un torso perché l’area sotto la mensola su cui si regge, entra in simbiosi con lo sfondo. Inoltre la figura di spalle, e in particolare il busto, sembrano assolutamente immobili, pietrificati, ed i lacci, che sembrano disposti a caso, in effetti sono fissati con cura e sembrano parte di una scultura di marmo. Nell’arte francese il nudo di spalle è sempre stato un tema importante e Horst infatti lo ripropose in molte fotografie.
Divenuto cittadino americano nel 1940, nel 1943 venne chiamato sotto le armi e fu costretto ad abbandonare la redazione di Vogue: venne inviato a Washington a fare ritratti ai generali del Pentagono, e addirittura nel 1945 un assignment lo portò al cospetto del Presidente Truman, che ritrasse con la sua consueta maestria e di cui divenne amico.
Lasciato l’esercito al termine del conflitto, tornò a lavorare per Vogue, ma fu costretto a reinventarsi stilisticamente.
In quegli anni, infatti, alcuni nuovi fotografi - Richard Avedon tra i primi - avevano iniziato a scattare fotografie di moda en plain-air. Anche Horst contribuì a questa svolta rimanendo però fedele al suo stile e trattando gli edifici di Manhattan come quinte teatrali.
Horst non è famoso solo per le sue fotografie di moda. Negli anni Sessanta, infatti, grazie anche agli incoraggiamenti di Diana Vreeland, direttore di Vogue America, passò con grande successo alla fotografia di arredamento. Con il suo obiettivo ha immortalato - per Vogue prima e per House & Gardens poi - le dimore dei grandi con stile impeccabile e con una rigorosa concezione della composizione, acquisita durante i suoi studi al Bauhaus e al rapido passaggio all’atelier parigino di Le Corbusier.
La fotografia di Horst affonda le sue radici nella tradizione classica di Edward Steichen e rivela grandi affinità con l’opera di George Hoyningen-Huene. Tuttavia, egli era riuscito a trovare un proprio linguaggio espressivo, unendo la tradizione classica con elementi del surreale, senza lasciarsi troppo coinvolgere dallo stile di Dalì.
“E’ stato lui il ventesimo secolo…” ha detto di Horst il fotografo Eric Boman. Bruce Weber - uno dei tanti grandi fotografi influenzati dal lavoro di Horst - descrisse così, in un’intervista del 1992, il suo pensiero nei confronti del lavoro del grande maestro: “l’eleganza delle sue fotografie è capace di trasportarti in un altro luogo… è come vedere qualcuno da un altro mondo, e ti domandi chi sia quella persona, capisci che vuoi conoscerla, ed innamorarti di lei…”.
Enrico Stefanelli
Biografia
Horst P. Horst, il cui nome completo è Horst Paul Albert Bohrmann, nasce a Weissenfels-an-der-Saale, in Germania il 14 agosto 1906 da Klara and Max Bohrmann, ricco mercante. Alla fine degli anni ’20, dopo la formazione alla Kunstegewerbeschule di Amburgo, si trasferisce a Parigi per studiare con Le Corbusier. Nel 1930 incontra il Barone George Hoyningen-Huen, nobiluomo per metà baltico e per metà Americano, fotografo. Horst ne diviene il collaboratore, modello ed amante. Nel 1931 inizia a la collaborazione con Vogue pubblicandovi la sua prima foto nel nell’edizione francese del mese di novembre. Nel 1932 inaugura la sua prima mostra alla Plume D’Or a Parigi: la recensione che ne fa il critico del The New Yorker Janet Flanner, lo rende istantaneamente famoso. Nello stesso anno Horst realizza il ritratto di Bette Davis che sarà il primo di una interminabile serie di ritratti di celebrità scattati durante la sua vita d’artista.
Nell’arco dei due anni successive Horst fotografa Noel Coward, Yvonne Printemps, Lisa Fonssagrives, Natasha Paley, Cole Porter, e Elsa Schiaparelli. Nel 1937 si stabilisce a New York dove incontra Coco Chanel, che in seguito definirà la “regina di tutto”. Horst sarà il fotografo della maison per trent’anni e Coco stessa confesserà che lo stile tirolese di Horst fu la principale fonte di ispirazione per il suo inconfondibile tailleur. Nel 1940 Horst richiede la cittadinanza americana e il 2 luglio 1943 si arruola. Una delle ultime fotografie realizzate prima della guerra è una delle sue icone indiscusse: "Mainbocher Corset" che per decenni è stata ispirazione per stilisti di moda ed è stata rappresentata da Madonna nel video della canzone “Vogue”. Nell’ottobre dello stesso anno ottiene la cittadinanza degli Stati Uniti come Horst P. Horst. Diventa fotografo dell’esercito e il suo lavoro viene ampiamente pubblicato sulla rivista Belvoir Castle.
Nel 1945 fotografa il presidente Harry S. Truman con il quale instaura una buona amicizia. Da allora in poi fotograferà tutte le first ladies del periodo post bellico. Nel 1947 Horst si trasferisce all’ Oyster Bay, New York, in una casa bianca disegnata da lui stesso ispirandosi all’architettura tunisina. Nel 1960 è convinto da Diana Vreeland, editor di Vogue, a dedicare una serie di servizi fotografici allo stile di vita dell’high society internazionale.
Le foto sono illustrate dagli articoli dall’amica di una vita, Valentine Lawford, un ex diplomatica inglese. Continua instancabilmente a viaggiare e fotografare e a metà degli anni ’70 inizia a collaborare anche per House and Garden oltre che per Vogue. Il 18 novembre 1999 muore nella sua casa di Palm Beach all’età di 93 anni.
“Horst P.Horst”
in collaborazione con Staley-Wise Gallery New York – U.S.A.
a cura di Enrico Stefanelli
La fotografia di moda è spesso vista come la più effimera e commerciale tra le espressioni di quest’arte. Ciò nonostante, è quella che nel passato ci ha regalato alcune delle figure più geniali e carismatiche, come – per citarne solo alcuni – Richard Avedon, Irving Penn, Norman Parkinson e Helmut Newton, che produssero la maggior parte della propria opera attorno alle mitiche redazioni di Vogue e Harper’s Bazaar.
Le paternità nell’arte sono sempre incerte e contraddittorie, ma di certo la figura che ha in un modo nell’altro fatto da riferimento a tutti questi grandi maestri è Horst P. Horst, il cui nome è ancora oggi sinonimo di creazione di immagini di eleganza, stile e glamour rarefatto.
Nato nel 1906 vicino a Weimar, Horst – al secolo Horst Paul Albert Bohrmann – si trasferì all’inizio degli anni trenta a Parigi per studiare architettura nello Studio Bauhaus di Le Corbusier. Ma il destino aveva in serbo per lui un incontro che gli cambiò la vita: nel 1930 conobbe il barone russo George Hoyningen-Huene, fotografo e capo dei fotografi di Vogue per la redazione parigina. I due divennero amanti (Horst stesso fu inizialmente il soggetto di bellissime fotografie di Hoyningen-Huene) e Huene prima lo introdusse nella elegante e stimolante società della Parigi fra le due guerre, e in seguito lo spinse ad iniziare la sua collaborazione quale fotografo con la prestigiosa rivista. Le sue prime immagini furono pubblicate da Vogue Francia nel 1931, e nell’anno successivo le sue fotografie apparvero anche sulle pagine dell’edizione inglese di Vogue. Il punto di partenza della carriera di Horst come fotografo è segnato dalla entusiastica recensione che la corrispondente del New Yorker, Janet Flanner, scrisse a proposito della prima esposizione del fotografo tenuta nel 1932 a Parigi nel seminterrato della Plume d’Or, una libreria di Passy.
Nel 1939 si trasferì a New York per lavorare alla Condé Nast, ma è l’esperienza parigina che è fondamentale per la sua formazione artistica. La conoscenza e la frequentazione degli esponenti del movimento surrealista, come Salvador Dalì e Man Ray, e al tempo stesso con il mondo della moda, gli avevano permesso di capire e di interpretare l’insieme di questi valori. Molte sue fotografie, come ad esempio “Electric Beauty” del 1939, mostrano lo stretto legame di Horst con gli ideali dei surrealisti.
Stilisticamente Horst già agli inizi della sua carriera si allontanava dalle pose classiche ogni qual volta riteneva che un nuovo allestimento scenico fosse più appropriato al carattere del vestito. In questo modo riusciva a documentare, mediante pose informali, quanto l’abito fosse comodo, e usava inoltre con grande maestria la luce per sottolineare solo alcuni elementi, anche se così rimaneva poi in ombra parte delle fotografia o della modella che prima era sembrato indispensabile illuminare.
Horst spesso si intestardiva – creando insormontabili difficoltà a redattori, stilisti, truccatori e modelle - fino a riuscire ad avere le condizioni necessarie per ottenere la fotografia esattamente così come l’aveva pensata. Nel 1937 per esempio, aveva pubblicato su Vogue una fotografia di Coco Chanel, in cui lei – a sua detta - si piaceva ma non si riconosceva. Horst le aveva risposto: “Come posso farle un ritratto se non la conosco?” Era stato allora invitato a cena e aveva potuto vedere come viveva. Ora sapeva come ritrarla! “Vicino al caminetto vi era un divano e lei ci si era raggomitolata” - Racconta Horst. “Qualche giorno dopo avevamo fissato una seduta allo studio di Vogue – qualche scultura in legno come sfondo, e avevo trovato il sofà. Lei era arrivata con la sua assistente che portava le borse e i gioielli d’oro. Io avevo preparato un tavolino per appoggiarvi i gioielli e vedere quali pezzi intendeva indossare. Questa volta non era preoccupata della fotografia; era tutta assorta nel suo amore con Iribe che stava finendo. Si vede benissimo che non presta attenzione a quello che la circonda – sta sognando e pensando”. Le fotografie scattate in questa seduta esprimevano perfettamente ciò che voleva Coco Chanel. Ne aveva ordinate a centinaia e da allora volle essere fotografata solo da lui.
Horst è stato un mago della trasformazione e del controllo delle luci, per mezzo delle quali riusciva a far sembrare le cose non come erano, ma come lui le voleva. E’ stato il maestro del chiaroscuro, capace di scolpire con la sua luce superfici di marmo che nelle sue immagini si fanno pelle, e che da pelle si trasformano in pietra in un gioco di illusioni e allusioni che rendono inconfondibile e inimitabile ogni sua immagine. Nella fotografia Barefoot Beauty ad esempio, egli dispone due mani che tengono insieme due piedi veri, intrecciati a due calchi di gesso di piedi, come se fossero fioriti da una stessa gamba tenuta dalle due mani. E’ una composizione che richiama immediatamente la bellezza classica dell’Ellenismo e della scultura antica. Lo sfondo chiaro fa si che le aree luminose evidenziano e incorniciano la forma essenzialmente triangolare della composizione messa anche in risalto dall’uniforme oscurità che avvolge l’intera composizione. Ciò nonostante non è una fotografia di una scultura. E’ una visione di Horst, in bilico fra sogno e realtà, tra corpo vivo e fredda pietra, è il suo “marchio di fabbrica” ovvero la sua capacità di fare magia con la sua macchina fotografica, creando illusioni.
Altra fotografia fondamentale è Mainbocher Corset, l’ultima fotografia realizzata a Parigi prima della guerra. Anche in questa immagine Horst dà un saggio della sua abilità nel creare illusioni. La figura, vista da dietro, sembra un torso perché l’area sotto la mensola su cui si regge, entra in simbiosi con lo sfondo. Inoltre la figura di spalle, e in particolare il busto, sembrano assolutamente immobili, pietrificati, ed i lacci, che sembrano disposti a caso, in effetti sono fissati con cura e sembrano parte di una scultura di marmo. Nell’arte francese il nudo di spalle è sempre stato un tema importante e Horst infatti lo ripropose in molte fotografie.
Divenuto cittadino americano nel 1940, nel 1943 venne chiamato sotto le armi e fu costretto ad abbandonare la redazione di Vogue: venne inviato a Washington a fare ritratti ai generali del Pentagono, e addirittura nel 1945 un assignment lo portò al cospetto del Presidente Truman, che ritrasse con la sua consueta maestria e di cui divenne amico.
Lasciato l’esercito al termine del conflitto, tornò a lavorare per Vogue, ma fu costretto a reinventarsi stilisticamente.
In quegli anni, infatti, alcuni nuovi fotografi - Richard Avedon tra i primi - avevano iniziato a scattare fotografie di moda en plain-air. Anche Horst contribuì a questa svolta rimanendo però fedele al suo stile e trattando gli edifici di Manhattan come quinte teatrali.
Horst non è famoso solo per le sue fotografie di moda. Negli anni Sessanta, infatti, grazie anche agli incoraggiamenti di Diana Vreeland, direttore di Vogue America, passò con grande successo alla fotografia di arredamento. Con il suo obiettivo ha immortalato - per Vogue prima e per House & Gardens poi - le dimore dei grandi con stile impeccabile e con una rigorosa concezione della composizione, acquisita durante i suoi studi al Bauhaus e al rapido passaggio all’atelier parigino di Le Corbusier.
La fotografia di Horst affonda le sue radici nella tradizione classica di Edward Steichen e rivela grandi affinità con l’opera di George Hoyningen-Huene. Tuttavia, egli era riuscito a trovare un proprio linguaggio espressivo, unendo la tradizione classica con elementi del surreale, senza lasciarsi troppo coinvolgere dallo stile di Dalì.
“E’ stato lui il ventesimo secolo…” ha detto di Horst il fotografo Eric Boman. Bruce Weber - uno dei tanti grandi fotografi influenzati dal lavoro di Horst - descrisse così, in un’intervista del 1992, il suo pensiero nei confronti del lavoro del grande maestro: “l’eleganza delle sue fotografie è capace di trasportarti in un altro luogo… è come vedere qualcuno da un altro mondo, e ti domandi chi sia quella persona, capisci che vuoi conoscerla, ed innamorarti di lei…”.
Enrico Stefanelli
Biografia
Horst P. Horst, il cui nome completo è Horst Paul Albert Bohrmann, nasce a Weissenfels-an-der-Saale, in Germania il 14 agosto 1906 da Klara and Max Bohrmann, ricco mercante. Alla fine degli anni ’20, dopo la formazione alla Kunstegewerbeschule di Amburgo, si trasferisce a Parigi per studiare con Le Corbusier. Nel 1930 incontra il Barone George Hoyningen-Huen, nobiluomo per metà baltico e per metà Americano, fotografo. Horst ne diviene il collaboratore, modello ed amante. Nel 1931 inizia a la collaborazione con Vogue pubblicandovi la sua prima foto nel nell’edizione francese del mese di novembre. Nel 1932 inaugura la sua prima mostra alla Plume D’Or a Parigi: la recensione che ne fa il critico del The New Yorker Janet Flanner, lo rende istantaneamente famoso. Nello stesso anno Horst realizza il ritratto di Bette Davis che sarà il primo di una interminabile serie di ritratti di celebrità scattati durante la sua vita d’artista.
Nell’arco dei due anni successive Horst fotografa Noel Coward, Yvonne Printemps, Lisa Fonssagrives, Natasha Paley, Cole Porter, e Elsa Schiaparelli. Nel 1937 si stabilisce a New York dove incontra Coco Chanel, che in seguito definirà la “regina di tutto”. Horst sarà il fotografo della maison per trent’anni e Coco stessa confesserà che lo stile tirolese di Horst fu la principale fonte di ispirazione per il suo inconfondibile tailleur. Nel 1940 Horst richiede la cittadinanza americana e il 2 luglio 1943 si arruola. Una delle ultime fotografie realizzate prima della guerra è una delle sue icone indiscusse: "Mainbocher Corset" che per decenni è stata ispirazione per stilisti di moda ed è stata rappresentata da Madonna nel video della canzone “Vogue”. Nell’ottobre dello stesso anno ottiene la cittadinanza degli Stati Uniti come Horst P. Horst. Diventa fotografo dell’esercito e il suo lavoro viene ampiamente pubblicato sulla rivista Belvoir Castle.
Nel 1945 fotografa il presidente Harry S. Truman con il quale instaura una buona amicizia. Da allora in poi fotograferà tutte le first ladies del periodo post bellico. Nel 1947 Horst si trasferisce all’ Oyster Bay, New York, in una casa bianca disegnata da lui stesso ispirandosi all’architettura tunisina. Nel 1960 è convinto da Diana Vreeland, editor di Vogue, a dedicare una serie di servizi fotografici allo stile di vita dell’high society internazionale.
Le foto sono illustrate dagli articoli dall’amica di una vita, Valentine Lawford, un ex diplomatica inglese. Continua instancabilmente a viaggiare e fotografare e a metà degli anni ’70 inizia a collaborare anche per House and Garden oltre che per Vogue. Il 18 novembre 1999 muore nella sua casa di Palm Beach all’età di 93 anni.
19
novembre 2010
Horst P. Horst
Dal 19 novembre 2010 al 30 gennaio 2011
fotografia
Location
PALAZZO DUCALE
Lucca, Via Francesco Carrara, 1, (Lucca)
Lucca, Via Francesco Carrara, 1, (Lucca)
Orario di apertura
Apertura: 20 novembre – 12 dicembre 2010
Orari: lun – dom 10,00 – 19,30
Apertura: 13 dicembre 2010 – 30 gennaio 2011
Orari: lun – ven 15,00 – 19,30 / sab – dom 10,00 – 19,30
NB: 25 dicembre 2010 e 01 gennaio 2011 CHIUSO
Sito web
www.ldpf.it
Autore
Curatore