Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Hortus conclusus
Hortus Conclusus, mostra a cura di Federico Piccari, celebra il decennale dell’attività espositiva. Una selezione di trenta artisti provenienti dalla scena internazionle, nella quale pittura, scultura, installazione, performance e fotografia dialogano per riflettere sulle complessità odierne.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fondazione 107 è lieta di annunciare Hortus Conclusus, mostra a cura di Federico Piccari per celebrare il decennale dell'attività espositiva. Una selezione di trenta artisti provenienti dalla scena internazionle, nella quale pittura, scultura, installazione, performance e fotografia dialogano tra loro.
Hortus Conclusus, l’espressione latina che definisce il giardino medievale di monasteri e conventi, diviene in questa sede la manifestazione dell'intimità del pensiero e allo stesso tempo il campo di lavoro che l’artista, lo scrittore, il poeta custodiscono gelosamente. In tal senso i protagonisti della mostra sono legati tra loro da un modus operandi comune che li conduce, attraverso le loro azioni, a trasformare una situazione consolidata che è entrata in crisi.
La parola crisi ha assunto il ruolo di protagonista del nostro tempo e del nostro quotidiano. Crisi economica, crisi personale, crisi emotiva, crisi di coscienza, crisi cardiaca, crisi isterica, crisi di nervi, crisi di pianto, crisi adolescenziale, crisi di identità, crisi religiosa, crisi dei valori, crisi della civiltà, crisi delle istituzioni, crisi della famiglia, crisi di coppia, crisi strutturale, crisi energetica, crisi parlamentare, crisi di governo. Essere in crisi, andare in crisi.
Con questo sentimento di valenza negativa il termine crisi si è diffuso nel contemporaneo: usciamo da una crisi per entrare in un’altra. L'abuso nell'utilizzo della parola stessa ne ha in qualche modo vanificato il senso e disperso il significato.
Ma è il senso etimologico originale - quello greco, che reca con sé il significato di "opportunità", momento decisionale – ad ispirare la mostra, a divenire apertura verso nuove possibilità e soluzioni. Ed è l'approccio adottato dagli artisti invitati nella costruzione della loro opera: non esiste alcuna regola se non il processo mentale, che unito alle tecniche processuali evidenzia la posizione con cui l’artista si pone nei confronti del mondo.
Così l'artista moscovita Nika Neelova asporta i mancorrenti dalle case in procinto di essere abbattute e li ripropone sotto forma di sculture, dando loro una nuova vita, mentre Roman Stanczak, che rappresenterà la Polonia a May You Live In Interesting Times, 58esima Biennale di Venezia curata da Rudolph Rugoff, agisce sui complementi di arredo che danno un volto alle nostre abitazioni: mobili, divani e sedie vengono sventrati con martello e scalpello, e nell’atto di strappare imbottiture e pellicce l’oggetto scarno rivela il vuoto di una condizione esistenziale.
Nella pratica di Angelo Candiano la luce interviene sulla carta fotografica vergine quale elemento esterno sollecitato dall'artista, di fatto impotente di fronte ad un processo da lui stesso attivato e infinito nel tempo; per il polacco Mateusz Choróbski l'atto di infrangere il vetro antiproiettile della vetrina di una banca è atto performativo e grido di ribellione al contempo. I frammenti dei vetri, fissati su tubi al neon che limitano simbolicamente l'uscita della luce, sono entità scultoree e metaforiche, il vessillo di una lotta quotidiana contro l’esercizio del potere sull’individuo nella società.
Nella pittura di Marcovinicio gli elementi costitutivi della realtà restano sospesi, in superficie, attendono un "tempo migliore" in attesa di un modello compiuto, appunti sparsi pronti ad essere ricomposti, mentre il tedesco David Jablonowski organizza complesse installazioni in cui strutture tecnologiche in alluminio trattengono e comprimono elementi organici prelevati dal mondo naturale, in un processo di ibridazione fascinoso e inedito.
Hortus Conclusus è la celebrazione del corto circuito e degli interstizi del reale, che nella consapevolezza attivano la dimensione di possibilità capace di rivelarsi unicamente nella pratica artistica.
#10yearsFondazione107
Hortus Conclusus, l’espressione latina che definisce il giardino medievale di monasteri e conventi, diviene in questa sede la manifestazione dell'intimità del pensiero e allo stesso tempo il campo di lavoro che l’artista, lo scrittore, il poeta custodiscono gelosamente. In tal senso i protagonisti della mostra sono legati tra loro da un modus operandi comune che li conduce, attraverso le loro azioni, a trasformare una situazione consolidata che è entrata in crisi.
La parola crisi ha assunto il ruolo di protagonista del nostro tempo e del nostro quotidiano. Crisi economica, crisi personale, crisi emotiva, crisi di coscienza, crisi cardiaca, crisi isterica, crisi di nervi, crisi di pianto, crisi adolescenziale, crisi di identità, crisi religiosa, crisi dei valori, crisi della civiltà, crisi delle istituzioni, crisi della famiglia, crisi di coppia, crisi strutturale, crisi energetica, crisi parlamentare, crisi di governo. Essere in crisi, andare in crisi.
Con questo sentimento di valenza negativa il termine crisi si è diffuso nel contemporaneo: usciamo da una crisi per entrare in un’altra. L'abuso nell'utilizzo della parola stessa ne ha in qualche modo vanificato il senso e disperso il significato.
Ma è il senso etimologico originale - quello greco, che reca con sé il significato di "opportunità", momento decisionale – ad ispirare la mostra, a divenire apertura verso nuove possibilità e soluzioni. Ed è l'approccio adottato dagli artisti invitati nella costruzione della loro opera: non esiste alcuna regola se non il processo mentale, che unito alle tecniche processuali evidenzia la posizione con cui l’artista si pone nei confronti del mondo.
Così l'artista moscovita Nika Neelova asporta i mancorrenti dalle case in procinto di essere abbattute e li ripropone sotto forma di sculture, dando loro una nuova vita, mentre Roman Stanczak, che rappresenterà la Polonia a May You Live In Interesting Times, 58esima Biennale di Venezia curata da Rudolph Rugoff, agisce sui complementi di arredo che danno un volto alle nostre abitazioni: mobili, divani e sedie vengono sventrati con martello e scalpello, e nell’atto di strappare imbottiture e pellicce l’oggetto scarno rivela il vuoto di una condizione esistenziale.
Nella pratica di Angelo Candiano la luce interviene sulla carta fotografica vergine quale elemento esterno sollecitato dall'artista, di fatto impotente di fronte ad un processo da lui stesso attivato e infinito nel tempo; per il polacco Mateusz Choróbski l'atto di infrangere il vetro antiproiettile della vetrina di una banca è atto performativo e grido di ribellione al contempo. I frammenti dei vetri, fissati su tubi al neon che limitano simbolicamente l'uscita della luce, sono entità scultoree e metaforiche, il vessillo di una lotta quotidiana contro l’esercizio del potere sull’individuo nella società.
Nella pittura di Marcovinicio gli elementi costitutivi della realtà restano sospesi, in superficie, attendono un "tempo migliore" in attesa di un modello compiuto, appunti sparsi pronti ad essere ricomposti, mentre il tedesco David Jablonowski organizza complesse installazioni in cui strutture tecnologiche in alluminio trattengono e comprimono elementi organici prelevati dal mondo naturale, in un processo di ibridazione fascinoso e inedito.
Hortus Conclusus è la celebrazione del corto circuito e degli interstizi del reale, che nella consapevolezza attivano la dimensione di possibilità capace di rivelarsi unicamente nella pratica artistica.
#10yearsFondazione107
13
aprile 2019
Hortus conclusus
Dal 13 aprile al 13 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE 107
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Biglietti
Intero 8 euro, ridotto 5 euro
Orario di apertura
Giovedì - Domenica 14 - 19
Vernissage
13 Aprile 2019, h 17.00
Autore
Curatore