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Hôtel de la Lune – Dead line
Installazione ambientale
Comunicato stampa
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“In questi anni a Roma si sono succedute esperienze luminose per ciò che riguarda la produzione artistica o la creazione di un tessuto culturale vivo e vivificante. Nessuna di queste esperienze tuttavia è riuscita a sopravvivere nella sua forma originaria per più di qualche mese. Uomini ed energie sono stati costretti a trasferirsi, a cambiare città, cambiare posizione, cambiare forma d’interazione. In questo territorio non attecchisce nulla. Solo la vuota monumentalità di esoscheletri architettonici, come la copertura dell’Ara Pacis o l’Auditorium, preoccupano con la loro solidità temporale, come le carcasse essiccate degli animali nei deserti americani. Attorno a tutto questo, attorno ai mostri con cui dovremo continuare a fare i conti per decenni, i giardinieri sono sempre pronti ad estirpare ogni residuo, ogni focolaio di quello che può dirsi il “terzo paesaggio”.
Credo invece, fermamente, che proprio quei focolai, in cui s’incrociano, fuori controllo, razze e specie, siano i luoghi in cui possa generarsi una nuova forza e una nuova grazia.
Ho memoria di una città persa nella provincia dell’Est socialista. Dei suoi palazzi squadrati, tutti simili tra loro, divisi in blocchi, né più né meno di come lo sono i caseggiati popolari delle nostre periferie. E ricordo che una spaccatura inverosimilmente piccola nel marciapiede bastò perché un rampicante coprisse interamente uno di quei mostri di cemento armato, uno di quegli edifici-bara, rendendolo un’organismo mutante, un’albero enorme, respirante, vivificante, bello, in mezzo alla devastante costruttività.
Benedico, dunque, la solerzia dei giardinieri nell’estirpare ogni gemma, ogni arbusticino, giacché in questo modo fungono da agenti di mutazione perché gli incroci si rafforzino sempre di più, diventino più resistenti.
Le “infezioni” date dalle esperienze culturalemente più significative di questi anni si sono rivelate profonde. Se è sparito il ceppo, se è stato tagliato, la sua espansione ha creato pensiero, avanguardie. I muri sfondati non si possono ricostruire quand’anche si vinca su chi li ha abbattuti. Ecco una frattura. Ecco un passaggio.
Così sulle tracce di un nuovo muro voglio un rampicante di parole. Al centro dell’Angelo Mai c’è un muro che divide la città dei miracoli dalla città del potere. Al centro del muro c’è un cancello. E’ la soglia attraverso cui queste forze si slanciano l’una verso l’altra. Le mie parole coprono il triste simbolo di una barricata, gli cambiano segno, si fanno scale per superarla. Un muro eretto diventa la possibilità di una voce che si scrive. Iniziamo a cambiare la futura città costruendo sui suoi cantieri.
Il tema di questa istallazione è la riflessione dell’uomo di fronte alla morte, una soglia, attraverso cui, talvolta si può intravedere il senso della vita.
La mia opera si declina su una costruzione di non mia proprietà. Ed è perciò soggetta ad una temporalità dettata dal corso di azioni dipendenti da altri (la durata del cantiere e le sue fasi). Il motivo di questa scelta risiede nel fatto che non voglio costruire nuovi mausolei. La città che desidero è una città che sa abitare sé stessa. Com’è stato in questi mesi l’Angelo Mai, che per diventare un tempio, non ha avuto bisogno di venir sventrato, come invece accade oggi, giorno dopo giorno, dall’altra parte del muro.”
Gian Maria Tosatti
*Hôtel de la Lune è una formazione di ricerca che opera sulla sperimentazione di principi tecnici legati alle arti performative.
Nata all’interno del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera nel 2002, la squadra di lavoro risiede a Roma dal 2004, dove ha iniziato un percorso strettamente legato alla connessione tra arti visive e performative.
Ogni progetto di Hôtel de la Lune è diviso in due linee procedurali, una tecnica e una etica. Ciò significa che le creazioni del gruppo si pongono l’obiettivo compiere una sperimentazione scientifica su un determinato principio tecnico-performativo, e al contempo di realizzare, attraverso tale strumento metodologico, una indagine su una domanda legata al contesto socio-politico-culturale presente.
Credo invece, fermamente, che proprio quei focolai, in cui s’incrociano, fuori controllo, razze e specie, siano i luoghi in cui possa generarsi una nuova forza e una nuova grazia.
Ho memoria di una città persa nella provincia dell’Est socialista. Dei suoi palazzi squadrati, tutti simili tra loro, divisi in blocchi, né più né meno di come lo sono i caseggiati popolari delle nostre periferie. E ricordo che una spaccatura inverosimilmente piccola nel marciapiede bastò perché un rampicante coprisse interamente uno di quei mostri di cemento armato, uno di quegli edifici-bara, rendendolo un’organismo mutante, un’albero enorme, respirante, vivificante, bello, in mezzo alla devastante costruttività.
Benedico, dunque, la solerzia dei giardinieri nell’estirpare ogni gemma, ogni arbusticino, giacché in questo modo fungono da agenti di mutazione perché gli incroci si rafforzino sempre di più, diventino più resistenti.
Le “infezioni” date dalle esperienze culturalemente più significative di questi anni si sono rivelate profonde. Se è sparito il ceppo, se è stato tagliato, la sua espansione ha creato pensiero, avanguardie. I muri sfondati non si possono ricostruire quand’anche si vinca su chi li ha abbattuti. Ecco una frattura. Ecco un passaggio.
Così sulle tracce di un nuovo muro voglio un rampicante di parole. Al centro dell’Angelo Mai c’è un muro che divide la città dei miracoli dalla città del potere. Al centro del muro c’è un cancello. E’ la soglia attraverso cui queste forze si slanciano l’una verso l’altra. Le mie parole coprono il triste simbolo di una barricata, gli cambiano segno, si fanno scale per superarla. Un muro eretto diventa la possibilità di una voce che si scrive. Iniziamo a cambiare la futura città costruendo sui suoi cantieri.
Il tema di questa istallazione è la riflessione dell’uomo di fronte alla morte, una soglia, attraverso cui, talvolta si può intravedere il senso della vita.
La mia opera si declina su una costruzione di non mia proprietà. Ed è perciò soggetta ad una temporalità dettata dal corso di azioni dipendenti da altri (la durata del cantiere e le sue fasi). Il motivo di questa scelta risiede nel fatto che non voglio costruire nuovi mausolei. La città che desidero è una città che sa abitare sé stessa. Com’è stato in questi mesi l’Angelo Mai, che per diventare un tempio, non ha avuto bisogno di venir sventrato, come invece accade oggi, giorno dopo giorno, dall’altra parte del muro.”
Gian Maria Tosatti
*Hôtel de la Lune è una formazione di ricerca che opera sulla sperimentazione di principi tecnici legati alle arti performative.
Nata all’interno del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera nel 2002, la squadra di lavoro risiede a Roma dal 2004, dove ha iniziato un percorso strettamente legato alla connessione tra arti visive e performative.
Ogni progetto di Hôtel de la Lune è diviso in due linee procedurali, una tecnica e una etica. Ciò significa che le creazioni del gruppo si pongono l’obiettivo compiere una sperimentazione scientifica su un determinato principio tecnico-performativo, e al contempo di realizzare, attraverso tale strumento metodologico, una indagine su una domanda legata al contesto socio-politico-culturale presente.
26
settembre 2006
Hôtel de la Lune – Dead line
Dal 26 settembre al 26 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
ANGELO MAI
Roma, Viale Delle Terme Di Caracalla, 55/a, (Roma)
Roma, Viale Delle Terme Di Caracalla, 55/a, (Roma)
Sito web
www.hoteldelalune.tk
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