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Hugo Marin – Mistero Coronato
una serie di dipinti e sculture della sua produzione piu’ recente
Comunicato stampa
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L'artista cileno Hugo Marin (Santiago de Chile, 1930) inaugura il 15 febbraio alla galleria San Carlo a Milano la mostra -Mistero Coronato-: una serie di dipinti e sculture della sua produzione piu' recente. Opere realizzate in un periodo di profonda sperimentazione e ricerca di nuovi materiali, forme e dimensioni. Conchiglie, cuoio, fibre vegetali, protesi dentarie e oculari, pietre e argille diventano materia prima della sua arte in continua evoluzione.
Il maestro cileno, professore di meditazione trascendentale, costruisce un ponte tra passato e presente avvicinando epoche tra loro lontane. Per lui l'energia creativa dell'arte consente la percezione magica del mondo, delle dinamiche celesti, della saggezza dei popoli originari. Nell'opera di Marin le culture precolombiane, come aymarà, maya, inca, mapuche si fondono con la cultura africana e quella tibetana, nei miti di Atlandide, Lemuria. Una rappresentazione reale e immaginaria che trova il suo nutrimento nell'intrinseco, invisibile legame tra la storia e il mito, tra la leggenda e le testimonianze visibili. Gabriele Florian
***
Pro-logos
Mi e' difficile parlare di un opera geniale. Sarebbe come dissertare su un cataclisma. Quando appare la morte i filosofi ammutoliscono. Quando appare la vita i poeti son tanti. Che si puo' dire delle sculture create dalle mani di una persona - tu, bello e umile Hugo Marín - che possono trovare il loro posto senza svalutarsi, bensi' con vanto, accanto a quelle nate della vasta civiltà precolombiana. Disgraziato Selvaggio! Hai saputo vincere il terrore del tempo. Da vero moderno che sei ti sei fatto antico. La storia scivola su di te come sacro serpente. Come il fior di loto sei emerso dalla palude nera del sesso assassino per sboccare sull -iridescenza e assorbire come fiore tutta la luce. Cio' che dico sembra tanto eppure non e' niente. Descrivo solo i tuoi talloni. Sei arrivato lontano, geniale fottuto coglione! Sei arrivato a dar nascita all'arte sudamericana, in vasto volo di mago tellurico, tu scopritore del vino nuovo che scola maestoso da vecchie otri, tu creatore di sculture che sono perle monumentali nell'ostrica insanguinata della terra. Che fortuna che l'arte, quella vera che fa piangere di vergogna gli accademici e quelli che si autocelebrano, sia sorto in te per noi che siamo tuoi amici. Hai semplicemente permesso a Dio di manifestarsi in quello che forse credi - con la cecità dei geni - solo opera umile e bellina. Pletorico furfante! Hai creato oggetti che davanti a noi muoino e vivono eternamente-!
Capisci, Hugo? Provo di parlar sincero e le parole mi si ritraggono, sfere in che tutto e' superficie e il centro non c'e'. Parlo, parlo pero' rimango muto. Non mi chiedere un prologo ma piuttosto un grido di entusiasmo. Il primo che lancio dopo tanti anni a percorrere musei e gallerie d'arte che si aprono come puttane per accendere falsi orgasmi, mostre che lasciano l'anima indifferente. Ecco il mio prologo: -GRAZIE-. Alejandro Jodorowski.
***
"In queste nuove opere troviamo anche lo sguardo misterioso e obliquo degli occhi di malachite e ossidiana, anteriori alla Conquista e agli Atlanti impenetrabili e vigili della Lemuria affondata nei buchi neri della memoria. Sguardi da palpebre di mezze conchiglie introspettivi ed ermetici, abitanti oceanici della memoria, scogliere di interminabili diluvi ancestrali.
Teste coronate da stelle e finimenti, acconciature protettive, tetti di cielo che comunicano con arterie stellari. Mistero incoronato da mistero, che e' anche mare decorato di schiume." Hugo Marin, Gennaio 2007
Il maestro cileno, professore di meditazione trascendentale, costruisce un ponte tra passato e presente avvicinando epoche tra loro lontane. Per lui l'energia creativa dell'arte consente la percezione magica del mondo, delle dinamiche celesti, della saggezza dei popoli originari. Nell'opera di Marin le culture precolombiane, come aymarà, maya, inca, mapuche si fondono con la cultura africana e quella tibetana, nei miti di Atlandide, Lemuria. Una rappresentazione reale e immaginaria che trova il suo nutrimento nell'intrinseco, invisibile legame tra la storia e il mito, tra la leggenda e le testimonianze visibili. Gabriele Florian
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Pro-logos
Mi e' difficile parlare di un opera geniale. Sarebbe come dissertare su un cataclisma. Quando appare la morte i filosofi ammutoliscono. Quando appare la vita i poeti son tanti. Che si puo' dire delle sculture create dalle mani di una persona - tu, bello e umile Hugo Marín - che possono trovare il loro posto senza svalutarsi, bensi' con vanto, accanto a quelle nate della vasta civiltà precolombiana. Disgraziato Selvaggio! Hai saputo vincere il terrore del tempo. Da vero moderno che sei ti sei fatto antico. La storia scivola su di te come sacro serpente. Come il fior di loto sei emerso dalla palude nera del sesso assassino per sboccare sull -iridescenza e assorbire come fiore tutta la luce. Cio' che dico sembra tanto eppure non e' niente. Descrivo solo i tuoi talloni. Sei arrivato lontano, geniale fottuto coglione! Sei arrivato a dar nascita all'arte sudamericana, in vasto volo di mago tellurico, tu scopritore del vino nuovo che scola maestoso da vecchie otri, tu creatore di sculture che sono perle monumentali nell'ostrica insanguinata della terra. Che fortuna che l'arte, quella vera che fa piangere di vergogna gli accademici e quelli che si autocelebrano, sia sorto in te per noi che siamo tuoi amici. Hai semplicemente permesso a Dio di manifestarsi in quello che forse credi - con la cecità dei geni - solo opera umile e bellina. Pletorico furfante! Hai creato oggetti che davanti a noi muoino e vivono eternamente-!
Capisci, Hugo? Provo di parlar sincero e le parole mi si ritraggono, sfere in che tutto e' superficie e il centro non c'e'. Parlo, parlo pero' rimango muto. Non mi chiedere un prologo ma piuttosto un grido di entusiasmo. Il primo che lancio dopo tanti anni a percorrere musei e gallerie d'arte che si aprono come puttane per accendere falsi orgasmi, mostre che lasciano l'anima indifferente. Ecco il mio prologo: -GRAZIE-. Alejandro Jodorowski.
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"In queste nuove opere troviamo anche lo sguardo misterioso e obliquo degli occhi di malachite e ossidiana, anteriori alla Conquista e agli Atlanti impenetrabili e vigili della Lemuria affondata nei buchi neri della memoria. Sguardi da palpebre di mezze conchiglie introspettivi ed ermetici, abitanti oceanici della memoria, scogliere di interminabili diluvi ancestrali.
Teste coronate da stelle e finimenti, acconciature protettive, tetti di cielo che comunicano con arterie stellari. Mistero incoronato da mistero, che e' anche mare decorato di schiume." Hugo Marin, Gennaio 2007
15
febbraio 2007
Hugo Marin – Mistero Coronato
Dal 15 febbraio al 15 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE SAN CARLO
Milano, Via Sant'Agnese, 18, (Milano)
Milano, Via Sant'Agnese, 18, (Milano)
Orario di apertura
10.30 - 12.30 – 14.30-19.30 (da lunedì a sabato – chiuso domenica)
Vernissage
15 Febbraio 2007, ore 18
Autore
Curatore