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(Human) Signs
Fuori da ogni accademismo, sei giovani artisti italiani si confrontano con la figura umana e con le silhouettes dell’inconscio.
Comunicato stampa
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Atelier777 Contemporary Art è lieta di presentare, presso i propri spazi espositivi di Via Edmondo De Amicis n. 35 a Pescara, e in anteprima per l’Abruzzo, “(Human) SIGNS”, la mostra collettiva degli artisti Andreco (Firenze), Francesco Di Gregorio (Pescara), Leeza Hooper (Perugia), Dario Molinaro (Foggia), Cosimo Piediscalzi (Pavia) e Marco Rea (Roma), curata da Atelier777 Contemporary Art e dal critico Davide Walter Pairone.
“(Human) SIGNS” sarà visitabile dal 9 al 30 maggio p.v. e vedrà, nella serata d’inaugurazione, la presenza degli artisti in mostra.
“Fuori da ogni accademismo, sei giovani artisti italiani si confrontano con la figura umana e con le silhouettes dell'inconscio, volti e corpi frammentari come il mondo contemporaneo che abitano. Negli spazi dell'Atelier 777 di Pescara si sviluppa un percorso di vera e propria indagine fisiognomica. Stili, tecniche e formati diversi studiano le tracce di un'umanità residua, sepolta sotto il flusso rumoroso di informazioni e immagini. La distanza dalla rappresentazione canonica, dalla ritrattistica, è assoluta, e si preferisce inglobare elementi provenienti dalla grafica industriale, dall'illustrazione, dal fumetto. Ma non si resta mai sul limitare della retina, non si mira solo all'impatto quando l'ispirazione è introspettiva, quasi letteraria. L'attenzione si concentra invece sulla trasfigurazione ora poetica, ora ironica: deformazioni surreali, cancellature e dissolvenze, graffi, nel tentativo di ricomporre l'immagine dell'uomo contemporaneo senza ricorrere alla retorica del post-human e del dominio della tecnica. L'inizio, faticoso e disincantato, di un nuovo umanesimo rarefatto, perché questi artisti sembrano suggerire che l'uomo è ancora un continente in gran parte inesplorato.
L'universo di Andreco è popolato da figure zoomorfe, ancestrali ed inquietanti. Attinge indifferentemente all'iconografia mistica e mitologica del medioevo come ai simboli massonici dell'illuminismo esoterico o all'arte tribale con uno stile che sarebbe piaciuto a Breton ed ai surrealisti.
Francesco Di Gregorio è selvaggio ed istintivo nell'uso del colore, ma controllato nello studio delle fisionomie. Ne risulta un compromesso nella composizione pianificata razionalmente, fra forme che esondano i confini e inserti polimaterici, al confine fra pittura e grafica.
Leeza Hooper nasconde i volti sotto spessi strati di materia-colore, con l'intento di negare le identità, solitamente rassicuranti perché riconoscibili. Sottraendo gli sguardi dai volti, Hooper destabilizza lo spettatore negandogli il rispecchiamento e creando enigmatici totem impersonali.
Dario Molinaro riesce a miscelare con virtuosismo la forza espressionistica del tratto e le atmosfere degradate della contemporaneità urbana. Narrazioni punk sgraziate e disturbanti che disturbano, ma che nascondono un raffinato gusto per la composizione e lo studio psicologico.
I lavori di Cosimo Piediscalzi possono evocare le decorazioni liberty, le fisionomie delle stampe giapponesi e i tormenti dei grandi ritrattisti moderni (da Van Gogh a Schiele) manifestando allo stesso tempo una cifra stilistica assolutamente personale e visionaria.
Infine Marco Rea lavora a suo modo con i fantasmi che emergono dall'inconscio e dall'ombra, ma che non fanno nulla per nascondersi. Al contrario invadono gli spazi, lasciando macchie (nello spazio pittorico) e riverberi (nell'ambiente fisico-psichico dell'atelier) di grande intensità emotiva.” (Davide W. Pairone)
“(Human) SIGNS” sarà visitabile dal 9 al 30 maggio p.v. e vedrà, nella serata d’inaugurazione, la presenza degli artisti in mostra.
“Fuori da ogni accademismo, sei giovani artisti italiani si confrontano con la figura umana e con le silhouettes dell'inconscio, volti e corpi frammentari come il mondo contemporaneo che abitano. Negli spazi dell'Atelier 777 di Pescara si sviluppa un percorso di vera e propria indagine fisiognomica. Stili, tecniche e formati diversi studiano le tracce di un'umanità residua, sepolta sotto il flusso rumoroso di informazioni e immagini. La distanza dalla rappresentazione canonica, dalla ritrattistica, è assoluta, e si preferisce inglobare elementi provenienti dalla grafica industriale, dall'illustrazione, dal fumetto. Ma non si resta mai sul limitare della retina, non si mira solo all'impatto quando l'ispirazione è introspettiva, quasi letteraria. L'attenzione si concentra invece sulla trasfigurazione ora poetica, ora ironica: deformazioni surreali, cancellature e dissolvenze, graffi, nel tentativo di ricomporre l'immagine dell'uomo contemporaneo senza ricorrere alla retorica del post-human e del dominio della tecnica. L'inizio, faticoso e disincantato, di un nuovo umanesimo rarefatto, perché questi artisti sembrano suggerire che l'uomo è ancora un continente in gran parte inesplorato.
L'universo di Andreco è popolato da figure zoomorfe, ancestrali ed inquietanti. Attinge indifferentemente all'iconografia mistica e mitologica del medioevo come ai simboli massonici dell'illuminismo esoterico o all'arte tribale con uno stile che sarebbe piaciuto a Breton ed ai surrealisti.
Francesco Di Gregorio è selvaggio ed istintivo nell'uso del colore, ma controllato nello studio delle fisionomie. Ne risulta un compromesso nella composizione pianificata razionalmente, fra forme che esondano i confini e inserti polimaterici, al confine fra pittura e grafica.
Leeza Hooper nasconde i volti sotto spessi strati di materia-colore, con l'intento di negare le identità, solitamente rassicuranti perché riconoscibili. Sottraendo gli sguardi dai volti, Hooper destabilizza lo spettatore negandogli il rispecchiamento e creando enigmatici totem impersonali.
Dario Molinaro riesce a miscelare con virtuosismo la forza espressionistica del tratto e le atmosfere degradate della contemporaneità urbana. Narrazioni punk sgraziate e disturbanti che disturbano, ma che nascondono un raffinato gusto per la composizione e lo studio psicologico.
I lavori di Cosimo Piediscalzi possono evocare le decorazioni liberty, le fisionomie delle stampe giapponesi e i tormenti dei grandi ritrattisti moderni (da Van Gogh a Schiele) manifestando allo stesso tempo una cifra stilistica assolutamente personale e visionaria.
Infine Marco Rea lavora a suo modo con i fantasmi che emergono dall'inconscio e dall'ombra, ma che non fanno nulla per nascondersi. Al contrario invadono gli spazi, lasciando macchie (nello spazio pittorico) e riverberi (nell'ambiente fisico-psichico dell'atelier) di grande intensità emotiva.” (Davide W. Pairone)
09
maggio 2009
(Human) Signs
Dal 09 al 30 maggio 2009
arte contemporanea
Location
ATELIER777
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
9 Maggio 2009, ore 19,00
Autore
Curatore