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Hybris – Lydster
Guy Lydster sbarca nuovamente in Art City con il progetto ὕβρις / Hỳbris, a cura di Giuseppe Virelli.
Il progetto hỳbris nasce dalla riflessione dell’artista Guy Lydster sull’Antropocene.
Comunicato stampa
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Guy Lydster sbarca nuovamente in Art City con il progetto ὕβρις / Hỳbris, a cura di Giuseppe Virelli.
Il progetto hỳbris nasce dalla riflessione dell’artista Guy Lydster sull’Antropocene, ossia sull’attuale epoca geologica in cui per la prima volta nella storia della Terra l’attività umana ha inciso in maniera così radicale da provocare cambiamenti profondi e irreversibili su larga scala. Tali mutamenti ‘strutturali’, causati principalmente dalle attività industriali, dall’urbanizzazione selvaggia, dall’agricoltura intensiva e dalla estrazione delle risorse naturali, sono il frutto di un modello culturale egoico e miope, incapace di fermarsi persino davanti alla evidente deriva dissipatrice e autodistruttiva del suo agire.
Guy Lydster affronta tale tema proponendo una monumentale tetralogia sviluppata lungo un percorso segnato da quattro ‘stazioni’ strettamente legate fra di loro da un costrutto narratologico in cui il conflitto fra Uomo e Natura si reifica in uno scontro culturale fra passato, presente e futuro.
Nella prima stazione, infatti, un’ombra scura (il pittogramma dell’Uomo) saluta fiero il sopraggiungere di una minacciosa onda magmatica (la Natura), la quale avanza sui resti di una civiltà classica simbolo di una sorta di aurea aetas, un tempo mitico di prosperità e abbondanza in cui non esistevano né leggi, né proprietà privata, non c’era odio tra gli individui e in cui non esisteva la guerra.
Nella seconda, invece, un enorme volto induce al silenzio, a un atto di ipocrita omertà nei confronti dell’odierna opera di sfruttamento e devastazione compiuta dal novello Prometeo in preda a una sempre più avida volontà di potenza.
Nella terza stazione l’ombra scura tiene in mano il Mondo in segno di sfida nei confronti del magma divoratore sempre più incipiente. È questa la rappresentazione più drammatica della “tracotanza” dell’essere umano, l’hỳbris appunto, alla quale, però, non può che seguire una inevitabile sconfitta.
Nell’ultima stazione, infatti, l’uomo, vittima della sua stessa arroganza e della cieca fiducia nelle proprie forze, è sopraffatto dalla Natura la quale, dopo avere eliminato il suo ‘male’ fagocitandolo e buttandolo alla deriva di un deserto sterile, si riprende il suo posto pronta (forse) a ripartire.
Giuseppe Virelli
Il progetto hỳbris nasce dalla riflessione dell’artista Guy Lydster sull’Antropocene, ossia sull’attuale epoca geologica in cui per la prima volta nella storia della Terra l’attività umana ha inciso in maniera così radicale da provocare cambiamenti profondi e irreversibili su larga scala. Tali mutamenti ‘strutturali’, causati principalmente dalle attività industriali, dall’urbanizzazione selvaggia, dall’agricoltura intensiva e dalla estrazione delle risorse naturali, sono il frutto di un modello culturale egoico e miope, incapace di fermarsi persino davanti alla evidente deriva dissipatrice e autodistruttiva del suo agire.
Guy Lydster affronta tale tema proponendo una monumentale tetralogia sviluppata lungo un percorso segnato da quattro ‘stazioni’ strettamente legate fra di loro da un costrutto narratologico in cui il conflitto fra Uomo e Natura si reifica in uno scontro culturale fra passato, presente e futuro.
Nella prima stazione, infatti, un’ombra scura (il pittogramma dell’Uomo) saluta fiero il sopraggiungere di una minacciosa onda magmatica (la Natura), la quale avanza sui resti di una civiltà classica simbolo di una sorta di aurea aetas, un tempo mitico di prosperità e abbondanza in cui non esistevano né leggi, né proprietà privata, non c’era odio tra gli individui e in cui non esisteva la guerra.
Nella seconda, invece, un enorme volto induce al silenzio, a un atto di ipocrita omertà nei confronti dell’odierna opera di sfruttamento e devastazione compiuta dal novello Prometeo in preda a una sempre più avida volontà di potenza.
Nella terza stazione l’ombra scura tiene in mano il Mondo in segno di sfida nei confronti del magma divoratore sempre più incipiente. È questa la rappresentazione più drammatica della “tracotanza” dell’essere umano, l’hỳbris appunto, alla quale, però, non può che seguire una inevitabile sconfitta.
Nell’ultima stazione, infatti, l’uomo, vittima della sua stessa arroganza e della cieca fiducia nelle proprie forze, è sopraffatto dalla Natura la quale, dopo avere eliminato il suo ‘male’ fagocitandolo e buttandolo alla deriva di un deserto sterile, si riprende il suo posto pronta (forse) a ripartire.
Giuseppe Virelli
26
gennaio 2024
Hybris – Lydster
26 gennaio 2024
arte contemporanea
Location
VAAM ARCHITETTURA
Bologna, Via Libia, 20/2, (BO)
Bologna, Via Libia, 20/2, (BO)
Orario di apertura
dalle 15 alle 18
Vernissage
26 Gennaio 2024, dalle 18
Ufficio stampa
Sara Papini
Autore
Curatore
Media partner