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Hyun-Jin Kwak – Girls In Uniform
Il punto di partenza è l’incontro tra le origini estremo orientali della fotografa coreana con il mondo occidentale. L’uniforme da cui il progetto prende il titolo, tanto repressiva quanto protettiva, è una “seconda pelle” metafora della transizione dall’infanzia all’età adulta. Metafora che si amplia e si ricompone in un’analisi del passato, come comprensione del presente. La scelta delle location per gli scatti gioca un ruolo fondamentale: gli shoot si svolgono tutti in luoghi remoti e solitari o all’interno di costruzioni abbandonate, eterotopie che rappresentano mondi paralleli
Comunicato stampa
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La galleria UNO+UNO è lieta di annunciare la prima mostra personale italiana di Hyun-Jin Kwak in una galleria privata.
Girls In Uniform, realizzata in occasione di Fotografia Europea 2011 a Reggio Emilia, si sviluppa come un work in progress a lungo termine. Il punto di partenza è l’incontro tra le origini estremo orientali della fotografa coreana con il mondo occidentale. L’uniforme da cui il progetto prende il titolo, tanto repressiva quanto protettiva, è una “seconda pelle” metafora della transizione dall’infanzia all’età adulta. Metafora che si amplia e si ricompone in un’analisi del passato, come comprensione del presente. La scelta delle location per gli scatti gioca un ruolo fondamentale: gli shoot si svolgono tutti in luoghi remoti e solitari o all’interno di costruzioni abbandonate, eterotopie che rappresentano mondi paralleli. A Reggio Emilia gli scatti sono avvenuti all’interno dei Musei Civici, dell’ex ospedale psichiatrico OPG, del Teatro Valli, dei Chiostri della Ghiara, del Mercato Coperto prima del suo disallestimento ed anche in luoghi isolati nelle campagne circostanti la città.
Hyun-Jin Kwak è nata in Sud Corea nel 1974. Vive e lavora a Stoccolma.
UNO+UNO gallery is pleased to announce the first solo exhibition in Italy of Hyun-Jin Kwak in a private gallery.
Girls In Uniform is an ongoing long term project which includes a series of photographs, sculptures and video. The body of works for our exhibition is realized in occasion of Fotografia Europea 2011 in Reggio Emilia. The starting point of the project is the encounter between the East Asian origins of the Korean photographer with the western world. The uniform from which the project takes its title, as repressive as protective, is a "second skin" metaphor for the transition from childhood to adulthood. Metaphor that expands and reassembles in an analysis of the past, such as understanding the present. The choice of location for the shoot plays a crucial role: the shoot takes place all in remote places, solitary or in abandoned buildings, heterotopias that are parallel worlds.
In Reggio Emilia the shots took place in the Civic Museum, the former psychiatric hospital OPG, Teatro Valli, Chiostri della Ghiara, the Mercato Coperto before its dismantling, and even in isolated places in the countryside surrounding the city.
Hyun-Jin Kwak was born in South Korea in 1974. She lives and works in Stockholm, Sweden.
Girls In Uniform è un progetto in divenire di lunga durata, nel quale lavoro con staged photography,
sculture e opere video. Il punto di partenza è l'incontro con la cultura occidentale, un modo di analizzare
il passato per capire il nuovo. La serie crea un racconto sulla transizione, utilizzando come metafora lo
stato di trasformazione dall'infanzia all'età adulta e tutto ciò che forma un individuo in rapporto alla
società. Studentesse coreane e giovani ragazze in un paesaggio svedese o italiano. Il progetto si è
sviluppato attraverso studi di elementi in particolari ambientazioni in cui gli aspetti storici e architettonici
sono di fondamentale importanza.
L'uniforme ha qualità sia oppressive che di protezione. L'uniforme può essere vista come una "seconda
pelle" che rappresenta le norme, gli ordini e l'idea di collettività, ma anche come una protezione, un
riparo, un rifugio nell'anonimato. Questa duplicità rende possibile la creazione di storie di scostamento
dalle norme socialmente condivise e permette di creare identità individuali.
Le ragazze in uniforme sono messe in scena in contesti diversi: in stanze buie e arcane, all'interno di
paesaggi o di edifici abbandonati. In "Study of Elements" uso le immagini dell'ombra delle ragazze
rendendole concrete come lo sono i loro corpi; come fossero bambole in una postura “congelata”.
La scelta dell'ambientazione gioca un ruolo importante: le scene si svolgono in località isolate, remote,
eterotopie; spazi che esistono con il proprio set di termini, come universi paralleli. Si tratta di spazi di
alterità, che non sono né qui né là, che sono allo stesso tempo fisici e mentali.
Negli ultimi anni la scelta dell'ambientazione si è, in larga misura, basata sulla storia del luogo in
relazione al mio tema. A Reggio Emilia ho realizzato gli scatti nel Museo Civico, il museo di storia
naturale costruito dallo scienziato Lazzaro Spallanzani, che ha creato i suoi fanatastici animali ibridi, ed
all'interno del OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario), un ex istituto correzionale per i malati di mente.
Nella mia messa in scena fotografica dentro queste sedi, attraverso l'uso di modelli, degli oggetti di
scena e le situazioni che li hanno coinvolti, è come se la storia del luogo si fosse contemporaneamente
riattivata e accesa in una sfida.
Girls In Uniform is an ongoing and long-term project where I work with staged photography, sculptures
and video works. The point of departure is the encounter with western culture – a way of analyzing the
past in order to understand the new. The series forms a narrative about transition by using the
transformative state from childhood to adulthood as metaphor, and all that which shapes an individual in
relation to society – from the Korean schoolgirls via the young girls in a Swedish or Italian landscape.
The project has developed into studies of elements in settings where the historical and architectural
aspects are of considerable importance.
The uniform has repressive as well as protective qualities. The uniform can be viewed as a “second skin”
which represents the norms, orders and collectiveness as well as a protection, shelter and harbor of
anonymity. This doubleness makes it possible to create stories about deviation from norms and
communities and about creating individual identities.
The uniformed girls are staged in different settings: in dark and arcane rooms, in landscapes and
abandoned buildings. In "Study of Elements" I use shadow pictures of the girls being as visible as their
bodies; placed like dolls in frozen postures.
The choice of settings playing an important role: these events take place in isolated or remote localities,
or in heterotopias – spaces that exist with their own set of terms, as parallel universes. These are
spaces of otherness, which are neither here nor there, that are simultaneously physical and mental. In
the last few years, the decisions for the site were, to a great extent, based on the location’s history in
relation to my theme. In Reggio Emilia I staged shoots in the Civic-museum, the natural history museum
built by scientist Lazzaro Spallanzani, who created his own fantasy hybrid animals, as well as in OPG
(Psychiatric Judiciary Hospital), a former correctional institution for the mentally ill. In my photographic
staging at these locations, my use of models, props, and the situations they are involved in – the history
of the site is both reactivated and challenged.
Hyun-Jin Kwak
Girls In Uniform, realizzata in occasione di Fotografia Europea 2011 a Reggio Emilia, si sviluppa come un work in progress a lungo termine. Il punto di partenza è l’incontro tra le origini estremo orientali della fotografa coreana con il mondo occidentale. L’uniforme da cui il progetto prende il titolo, tanto repressiva quanto protettiva, è una “seconda pelle” metafora della transizione dall’infanzia all’età adulta. Metafora che si amplia e si ricompone in un’analisi del passato, come comprensione del presente. La scelta delle location per gli scatti gioca un ruolo fondamentale: gli shoot si svolgono tutti in luoghi remoti e solitari o all’interno di costruzioni abbandonate, eterotopie che rappresentano mondi paralleli. A Reggio Emilia gli scatti sono avvenuti all’interno dei Musei Civici, dell’ex ospedale psichiatrico OPG, del Teatro Valli, dei Chiostri della Ghiara, del Mercato Coperto prima del suo disallestimento ed anche in luoghi isolati nelle campagne circostanti la città.
Hyun-Jin Kwak è nata in Sud Corea nel 1974. Vive e lavora a Stoccolma.
UNO+UNO gallery is pleased to announce the first solo exhibition in Italy of Hyun-Jin Kwak in a private gallery.
Girls In Uniform is an ongoing long term project which includes a series of photographs, sculptures and video. The body of works for our exhibition is realized in occasion of Fotografia Europea 2011 in Reggio Emilia. The starting point of the project is the encounter between the East Asian origins of the Korean photographer with the western world. The uniform from which the project takes its title, as repressive as protective, is a "second skin" metaphor for the transition from childhood to adulthood. Metaphor that expands and reassembles in an analysis of the past, such as understanding the present. The choice of location for the shoot plays a crucial role: the shoot takes place all in remote places, solitary or in abandoned buildings, heterotopias that are parallel worlds.
In Reggio Emilia the shots took place in the Civic Museum, the former psychiatric hospital OPG, Teatro Valli, Chiostri della Ghiara, the Mercato Coperto before its dismantling, and even in isolated places in the countryside surrounding the city.
Hyun-Jin Kwak was born in South Korea in 1974. She lives and works in Stockholm, Sweden.
Girls In Uniform è un progetto in divenire di lunga durata, nel quale lavoro con staged photography,
sculture e opere video. Il punto di partenza è l'incontro con la cultura occidentale, un modo di analizzare
il passato per capire il nuovo. La serie crea un racconto sulla transizione, utilizzando come metafora lo
stato di trasformazione dall'infanzia all'età adulta e tutto ciò che forma un individuo in rapporto alla
società. Studentesse coreane e giovani ragazze in un paesaggio svedese o italiano. Il progetto si è
sviluppato attraverso studi di elementi in particolari ambientazioni in cui gli aspetti storici e architettonici
sono di fondamentale importanza.
L'uniforme ha qualità sia oppressive che di protezione. L'uniforme può essere vista come una "seconda
pelle" che rappresenta le norme, gli ordini e l'idea di collettività, ma anche come una protezione, un
riparo, un rifugio nell'anonimato. Questa duplicità rende possibile la creazione di storie di scostamento
dalle norme socialmente condivise e permette di creare identità individuali.
Le ragazze in uniforme sono messe in scena in contesti diversi: in stanze buie e arcane, all'interno di
paesaggi o di edifici abbandonati. In "Study of Elements" uso le immagini dell'ombra delle ragazze
rendendole concrete come lo sono i loro corpi; come fossero bambole in una postura “congelata”.
La scelta dell'ambientazione gioca un ruolo importante: le scene si svolgono in località isolate, remote,
eterotopie; spazi che esistono con il proprio set di termini, come universi paralleli. Si tratta di spazi di
alterità, che non sono né qui né là, che sono allo stesso tempo fisici e mentali.
Negli ultimi anni la scelta dell'ambientazione si è, in larga misura, basata sulla storia del luogo in
relazione al mio tema. A Reggio Emilia ho realizzato gli scatti nel Museo Civico, il museo di storia
naturale costruito dallo scienziato Lazzaro Spallanzani, che ha creato i suoi fanatastici animali ibridi, ed
all'interno del OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario), un ex istituto correzionale per i malati di mente.
Nella mia messa in scena fotografica dentro queste sedi, attraverso l'uso di modelli, degli oggetti di
scena e le situazioni che li hanno coinvolti, è come se la storia del luogo si fosse contemporaneamente
riattivata e accesa in una sfida.
Girls In Uniform is an ongoing and long-term project where I work with staged photography, sculptures
and video works. The point of departure is the encounter with western culture – a way of analyzing the
past in order to understand the new. The series forms a narrative about transition by using the
transformative state from childhood to adulthood as metaphor, and all that which shapes an individual in
relation to society – from the Korean schoolgirls via the young girls in a Swedish or Italian landscape.
The project has developed into studies of elements in settings where the historical and architectural
aspects are of considerable importance.
The uniform has repressive as well as protective qualities. The uniform can be viewed as a “second skin”
which represents the norms, orders and collectiveness as well as a protection, shelter and harbor of
anonymity. This doubleness makes it possible to create stories about deviation from norms and
communities and about creating individual identities.
The uniformed girls are staged in different settings: in dark and arcane rooms, in landscapes and
abandoned buildings. In "Study of Elements" I use shadow pictures of the girls being as visible as their
bodies; placed like dolls in frozen postures.
The choice of settings playing an important role: these events take place in isolated or remote localities,
or in heterotopias – spaces that exist with their own set of terms, as parallel universes. These are
spaces of otherness, which are neither here nor there, that are simultaneously physical and mental. In
the last few years, the decisions for the site were, to a great extent, based on the location’s history in
relation to my theme. In Reggio Emilia I staged shoots in the Civic-museum, the natural history museum
built by scientist Lazzaro Spallanzani, who created his own fantasy hybrid animals, as well as in OPG
(Psychiatric Judiciary Hospital), a former correctional institution for the mentally ill. In my photographic
staging at these locations, my use of models, props, and the situations they are involved in – the history
of the site is both reactivated and challenged.
Hyun-Jin Kwak
28
settembre 2011
Hyun-Jin Kwak – Girls In Uniform
Dal 28 settembre all'undici novembre 2011
arte contemporanea
Location
UNO+UNO
Milano, Via Ausonio, 18, (Milano)
Milano, Via Ausonio, 18, (Milano)
Orario di apertura
Lun/Ven 10-13 e 15-19. Sabato su appuntamento, domenica chiuso
Vernissage
28 Settembre 2011, ore 19
Autore