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I colori del nero
una mostra di disegni e di opere grafiche degli artisti della galleria
Comunicato stampa
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L'ultimo appuntamento della stagione espositiva è un'ampia rassegna dedicata al disegno, articolata in due sezioni: l'una, dal titolo Omaggio a Horst Janssen, è una personale dedicata ad uno dei più grandi eredi della tradizione grafica tedesca. L'altra sezione, intitolata I colori del nero, è una mostra di disegni e di opere grafiche di artisti della galleria, fra cui Dino Boschi, André Barelier, Andrea Boyer, Philippe Garel, Quentin Garel, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Isabella Molard, Alessandro Papetti, Giorgio Tonelli e poi Andrea Barin, Paola Canè, Omar Galliani e gli ormai scomparsi Gianfranco Ferrroni e Riccardo Tommasi Ferroni.
HORST JANSSEN (Amburgo 1929-1995) ha esposto in tutto il mondo e ha vinto il primo premio per la grafica alla Biennale di Venezia nel '68. Il suo interesse per la letteratura e la musica influenza profondamente il suo lavoro, e numerosi sono i ritratti di letterati e musicisti. Sue opere si trovano nei più grandi musei internazionali.
Dino Boschi nasce nel 1923 a Bologna. Terminato il Liceo Artistico, si iscrive nel 1942 all’Accademia di Belle Arti che riprenderà a frequentare dopo l’interruzione della guerra diplomandosi nel 1947. Un’intensa attività espositiva lo vede protagonista di rassegne e mostre personali nelle più importanti gallerie italiane e nelle maggiori manifestazioni fieristiche all’estero. Musei italiani e stranieri hanno ospitato le sue opere e, in particolare, due grandi mostre antologiche sono state dedicate al suo lavoro dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1981 e dalla Galleria d’Arte Moderna di Ferrara nel 1987. Fra i soggetti che predilige, oltre alle spiagge, vi sono gli interni dall’atmosfera molto intimista, le periferie e in particolare le ferrovie spesso realizzate con la tecnica dell’acquerello e, più raramente, le nature morte. La banalità del quotidiano e l’inquietudine che ne deriva sembra essere il filo conduttore della ricerca di Boschi. Il suo occhio indagatore non lascia spazio all’immaginazione, rappresenta la realtà con un linguaggio scarno esprimendone tutta la durezza: spaccati di vita quotidiana apparentemente senza importanza, fotogrammi di momenti vissuti da tutti ma ricordati da nessuno esprimono una profonda inquietudine che pervade gran parte delle sue opere. Eppure alcuni lavori, più rassicuranti, rivelano una grande poesia e, precisamente, quando la luce sapientemente dosata avvolge gli oggetti e le persone disperdendone i contorni.
Andrea Boyer Di lontane origini nizzarde ma nato a Milano nel 1956, Andrea Boyer approda alla pittura dopo aver studiato scenografia all’Accademia di Brera e dopo aver intrapreso la carriera professionale di fotografo, prevalentemente still life per la pubblicità. Ed è proprio dalle fotografie di nature morte che ha origine quella passione per il dettaglio che caratterizzerà il suo percorso pittorico. La matita su carta (o meglio, su cartoncino Schoeller) è il mezzo espressivo che Boyer predilige. Concepiti con un’attenzione particolare al dettaglio, i suoi disegni raffigurano porzioni di figure, particolari di interni o di paesaggi esterni, architetture, giardini, porticati. Sempre e comunque piccoli frammenti rigorosamente in bianco e nero ed esclusivamente eseguiti a matita.
Gianfranco Ferroni Considerato tra i più importanti pittori figurativi italiani del dopoguerra, e tra i massimi incisori, Gianfranco Ferroni è nato a Livorno il 22 febbraio 1927, ma ha trascorso gran parte della sua vita a Milano. Nel capoluogo lombardo, dopo una formazione autodidatta, ha aderito negli anni Cinquanta al gruppo del “Realismo esistenziale”. Fra le numerose presenze in mostre in Italia e all’estero si ricordano: le Biennali di Venezia del 1950, ’58, ’64, ’68, ’82, le Quadriennali di Roma del ’59, del ’72 e del ’99; a quest’ultima edizione gli è stato assegnato il premio per la pittura. Una grande mostra antologica (olona, Galleria Civica d’Arte Moderna, 1994) ha recentemente riproposto l’intero percorso dell’artista morto a Bergamo nel 2001.
Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954) Un mondo mistico-ancestrale pervade l’intera produzione dell’artista: personaggi che, secondo quanto dichiara Galliani stesso, “nascono dai giornali trovati per caso su un treno o in un bar”, sono i volti senza niente di sacrale che emergono dai grandi cartelloni pubblicitari stradali e che, grazie alle sue elaborazioni “arrivano a partecipare di una sacralità, di una saggezza, che è completamente fuori dal tempo”. Incisioni e graffiti tracciano sulle tavole figure geometriche, simboli antichi, immagini di costellazioni e consegnano le opere ad uno spazio sospeso e senza tempo, nel quale il presente si ricongiunge con l’eternità. Le immagini, cariche di visioni e atmosfere da sogno, testimoniano un modo di percepire tempo e cultura come un flusso continuo, nel quale tutti gli elementi del tempo sono presenti come in un eterno ritorno. Anche la cultura, intesa come unica e complessiva, è piena degli antichi insegnamenti indiani, elementi di un unico patrimonio che accomuna il genere umano. In un mondo sempre più globalizzato l’opera di Omar Galliani si inserisce perfettamente e, nel dibattito culturale del nostro tempo, ci invita a fermarci e a riflettere.
Giovanni Iudice nasce nel 1970 a Gela, dove vive e lavora.
Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, matita o olio, i lavori di Iudice rivelano un realismo preciso e meticoloso volto ad esprimere tutta la durezza della realtà. I soggetti dei suoi lavori, prevalentemente ritratti, nudi femminili, ma anche paesaggi e interni, vengono scansionati da un occhio indagatore che non lascia certo spazio all’immaginazione. Eppure dando visibilità ad innumerevoli particolari suggerisce sorprendenti percezioni di verità nascoste. Come egli stesso afferma “quasi sempre fotografo il soggetto che mi interessa e da esso traggo tutte le peculiarità per far affiorare forme imperscrutabili della realtà”.
Giovanni La Cognata Nato nel 1954 a Comiso (Ragusa), dove tuttora risiede, fa della Sicilia la sua musa ispiratrice. I soggetti, siano essi paesaggi o figure, rivelano l'inconfondibile luce e atmosfera della sua terra natale. Tutte eseguite ad olio, le opere di La Cognata, raffigurano paesaggi dell'entroterra siciliano, scorci del centro storico di Comiso con i suoi palazzi barocchi che fanno da cornice ad una dimensione scenica in cui domina il silenzio, la quiete.
Isabella Molard (Strasburgo, 1957) dopo aver trascorso l’infanzia in Marocco, ritorna nella città natale per studiare arte all’università. La sua vita rimane a lungo legata al mondo accademico, come docente di disegno e arti plastiche, dapprima nella stessa Strasburgo, poi in altri atenei francesi ed in Germania. È solo dal 2000 che si dedica esclusivamente al disegno e alla pittura, prevalentemente opere a matita, pastelli ed acquerelli, raffiguranti scorci di interni ed esterni realizzati con una particolare attenzione per i dettagli: piccoli giardini con alberi carichi di fronde, vedute della costa mediterranea e intimi spazi privi di figure ove il silenzio sembra regnare incontrastato. L’atmosfera che si respira è quella di un luogo privilegiato, pieno di pace e di profonda intimità. Un grande rigore compositivo e un’indubbia maestria le permettono di guidare la luce all’interno della scena, per sottolineare o nascondere alla vista porzioni di realtà.
Alessandro Papetti nasce a Milano nel 1958 e si dedica ala pittura dopo aver concluso gli studi classici. I temi sono inizialmente interni e figure e, successivamente, l’indagine di Papetti si estende a scenari di archeologia industriale ed interni di ville settecentesche, uniti a vedute di strade di Parigi, città nella quale lavora periodicamente a partire dal 1995. Dal 1995 al 1999 prosegue la ricerca su interni e ritratti aggiungendo uno studio approfondito sul tema del nudo. Nel 1999 fa la sua comparsa il tema dell’acqua, con precisi richiami al Film Blu di Kieslowski. Il nucleo di opere dedicate a questo tema vieni poi presentato in una grande mostra dal titolo “Acqua”. Nel panorama della pittura italiana Alessandro Papetti ha sempre conferito al mezzo pittorico un valore particolare, etico, al di là delle tendenze che gli ha sempre consentito di sviluppare accenti autonomi di grande forza. Impresse su tele di grandi dimensioni, corpi femminili che affiorano dall’oscurità, bacini di carenaggio, interni di fabbriche abbandonate, questi alcuni dei temi affrontati da Alessandro Papetti la cui ricerca scandaglia ogni angolo del reale, utilizzando un linguaggio materico, non privo di accenti espressionistici. L’intento dell’artista sembra quello di esplorare ogni aspetto della realtà al fine di svelare i misteri dell’esistenza. Le tele di grandi dimensioni, l’uso del colore disteso a grandi pennellate e contenuto nelle tonalità del grigio e sabbia, fino al blu e viola dei suggestivi notturni, sono gli ingredienti delle opere quasi monocromatiche di Papetti. I riflessi e i giochi chiaroscurali si impadroniscono di ogni elemento, trasfigurandone la consistenza materica. I cantieri, le strade, le case, ritratti alternativamente di giorno e di notte, sono luoghi di memorie, dove ogni singolo oggetto reca evidenti le tracce lasciate dal tempo.
Giorgio Tonelli Nato a Brescia nel 1942, trasforma fabbriche, periferie e campi deserti in scenari metafisici fuori dal tempo e dallo spazio. Pittore aristocratico e dal carattere appartato, Giorgio Tonelli è ormai celebre per le sue vedute altere, a volte algide, altre riscaldate da luci dosate con sapienza. Il suo vedutismo, precisionistico e maniacale, è sempre supportato da una sapienza tecnica sorprendente e affascinante. Vedute newyorkesi, colte nelle diverse declinazioni della luce e del giorno, periferie industriali, città ideali di estremo silenzio e le più recenti e riuscitissime prove dei nudi femminili, rivelano una tecnica impeccabile. Protagonista assoluto è il silenzio, protagonista non solo dei paesaggi urbani ma anche delle ampie vedute della pianura emiliana, campagne soleggiate dopo la mietitura, folti filari di alberi allineati lungo l’ampio corso del fiume Po. Particolari i formati lunghi e stretti, che sembrano enfatizzare l’orizzontalità del paeaggio, l’infinita ampiezza dell’orizzonte padano in cui egli racchiude una singolare poetica della luce e del silenzio.
HORST JANSSEN (Amburgo 1929-1995) ha esposto in tutto il mondo e ha vinto il primo premio per la grafica alla Biennale di Venezia nel '68. Il suo interesse per la letteratura e la musica influenza profondamente il suo lavoro, e numerosi sono i ritratti di letterati e musicisti. Sue opere si trovano nei più grandi musei internazionali.
Dino Boschi nasce nel 1923 a Bologna. Terminato il Liceo Artistico, si iscrive nel 1942 all’Accademia di Belle Arti che riprenderà a frequentare dopo l’interruzione della guerra diplomandosi nel 1947. Un’intensa attività espositiva lo vede protagonista di rassegne e mostre personali nelle più importanti gallerie italiane e nelle maggiori manifestazioni fieristiche all’estero. Musei italiani e stranieri hanno ospitato le sue opere e, in particolare, due grandi mostre antologiche sono state dedicate al suo lavoro dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1981 e dalla Galleria d’Arte Moderna di Ferrara nel 1987. Fra i soggetti che predilige, oltre alle spiagge, vi sono gli interni dall’atmosfera molto intimista, le periferie e in particolare le ferrovie spesso realizzate con la tecnica dell’acquerello e, più raramente, le nature morte. La banalità del quotidiano e l’inquietudine che ne deriva sembra essere il filo conduttore della ricerca di Boschi. Il suo occhio indagatore non lascia spazio all’immaginazione, rappresenta la realtà con un linguaggio scarno esprimendone tutta la durezza: spaccati di vita quotidiana apparentemente senza importanza, fotogrammi di momenti vissuti da tutti ma ricordati da nessuno esprimono una profonda inquietudine che pervade gran parte delle sue opere. Eppure alcuni lavori, più rassicuranti, rivelano una grande poesia e, precisamente, quando la luce sapientemente dosata avvolge gli oggetti e le persone disperdendone i contorni.
Andrea Boyer Di lontane origini nizzarde ma nato a Milano nel 1956, Andrea Boyer approda alla pittura dopo aver studiato scenografia all’Accademia di Brera e dopo aver intrapreso la carriera professionale di fotografo, prevalentemente still life per la pubblicità. Ed è proprio dalle fotografie di nature morte che ha origine quella passione per il dettaglio che caratterizzerà il suo percorso pittorico. La matita su carta (o meglio, su cartoncino Schoeller) è il mezzo espressivo che Boyer predilige. Concepiti con un’attenzione particolare al dettaglio, i suoi disegni raffigurano porzioni di figure, particolari di interni o di paesaggi esterni, architetture, giardini, porticati. Sempre e comunque piccoli frammenti rigorosamente in bianco e nero ed esclusivamente eseguiti a matita.
Gianfranco Ferroni Considerato tra i più importanti pittori figurativi italiani del dopoguerra, e tra i massimi incisori, Gianfranco Ferroni è nato a Livorno il 22 febbraio 1927, ma ha trascorso gran parte della sua vita a Milano. Nel capoluogo lombardo, dopo una formazione autodidatta, ha aderito negli anni Cinquanta al gruppo del “Realismo esistenziale”. Fra le numerose presenze in mostre in Italia e all’estero si ricordano: le Biennali di Venezia del 1950, ’58, ’64, ’68, ’82, le Quadriennali di Roma del ’59, del ’72 e del ’99; a quest’ultima edizione gli è stato assegnato il premio per la pittura. Una grande mostra antologica (olona, Galleria Civica d’Arte Moderna, 1994) ha recentemente riproposto l’intero percorso dell’artista morto a Bergamo nel 2001.
Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954) Un mondo mistico-ancestrale pervade l’intera produzione dell’artista: personaggi che, secondo quanto dichiara Galliani stesso, “nascono dai giornali trovati per caso su un treno o in un bar”, sono i volti senza niente di sacrale che emergono dai grandi cartelloni pubblicitari stradali e che, grazie alle sue elaborazioni “arrivano a partecipare di una sacralità, di una saggezza, che è completamente fuori dal tempo”. Incisioni e graffiti tracciano sulle tavole figure geometriche, simboli antichi, immagini di costellazioni e consegnano le opere ad uno spazio sospeso e senza tempo, nel quale il presente si ricongiunge con l’eternità. Le immagini, cariche di visioni e atmosfere da sogno, testimoniano un modo di percepire tempo e cultura come un flusso continuo, nel quale tutti gli elementi del tempo sono presenti come in un eterno ritorno. Anche la cultura, intesa come unica e complessiva, è piena degli antichi insegnamenti indiani, elementi di un unico patrimonio che accomuna il genere umano. In un mondo sempre più globalizzato l’opera di Omar Galliani si inserisce perfettamente e, nel dibattito culturale del nostro tempo, ci invita a fermarci e a riflettere.
Giovanni Iudice nasce nel 1970 a Gela, dove vive e lavora.
Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, matita o olio, i lavori di Iudice rivelano un realismo preciso e meticoloso volto ad esprimere tutta la durezza della realtà. I soggetti dei suoi lavori, prevalentemente ritratti, nudi femminili, ma anche paesaggi e interni, vengono scansionati da un occhio indagatore che non lascia certo spazio all’immaginazione. Eppure dando visibilità ad innumerevoli particolari suggerisce sorprendenti percezioni di verità nascoste. Come egli stesso afferma “quasi sempre fotografo il soggetto che mi interessa e da esso traggo tutte le peculiarità per far affiorare forme imperscrutabili della realtà”.
Giovanni La Cognata Nato nel 1954 a Comiso (Ragusa), dove tuttora risiede, fa della Sicilia la sua musa ispiratrice. I soggetti, siano essi paesaggi o figure, rivelano l'inconfondibile luce e atmosfera della sua terra natale. Tutte eseguite ad olio, le opere di La Cognata, raffigurano paesaggi dell'entroterra siciliano, scorci del centro storico di Comiso con i suoi palazzi barocchi che fanno da cornice ad una dimensione scenica in cui domina il silenzio, la quiete.
Isabella Molard (Strasburgo, 1957) dopo aver trascorso l’infanzia in Marocco, ritorna nella città natale per studiare arte all’università. La sua vita rimane a lungo legata al mondo accademico, come docente di disegno e arti plastiche, dapprima nella stessa Strasburgo, poi in altri atenei francesi ed in Germania. È solo dal 2000 che si dedica esclusivamente al disegno e alla pittura, prevalentemente opere a matita, pastelli ed acquerelli, raffiguranti scorci di interni ed esterni realizzati con una particolare attenzione per i dettagli: piccoli giardini con alberi carichi di fronde, vedute della costa mediterranea e intimi spazi privi di figure ove il silenzio sembra regnare incontrastato. L’atmosfera che si respira è quella di un luogo privilegiato, pieno di pace e di profonda intimità. Un grande rigore compositivo e un’indubbia maestria le permettono di guidare la luce all’interno della scena, per sottolineare o nascondere alla vista porzioni di realtà.
Alessandro Papetti nasce a Milano nel 1958 e si dedica ala pittura dopo aver concluso gli studi classici. I temi sono inizialmente interni e figure e, successivamente, l’indagine di Papetti si estende a scenari di archeologia industriale ed interni di ville settecentesche, uniti a vedute di strade di Parigi, città nella quale lavora periodicamente a partire dal 1995. Dal 1995 al 1999 prosegue la ricerca su interni e ritratti aggiungendo uno studio approfondito sul tema del nudo. Nel 1999 fa la sua comparsa il tema dell’acqua, con precisi richiami al Film Blu di Kieslowski. Il nucleo di opere dedicate a questo tema vieni poi presentato in una grande mostra dal titolo “Acqua”. Nel panorama della pittura italiana Alessandro Papetti ha sempre conferito al mezzo pittorico un valore particolare, etico, al di là delle tendenze che gli ha sempre consentito di sviluppare accenti autonomi di grande forza. Impresse su tele di grandi dimensioni, corpi femminili che affiorano dall’oscurità, bacini di carenaggio, interni di fabbriche abbandonate, questi alcuni dei temi affrontati da Alessandro Papetti la cui ricerca scandaglia ogni angolo del reale, utilizzando un linguaggio materico, non privo di accenti espressionistici. L’intento dell’artista sembra quello di esplorare ogni aspetto della realtà al fine di svelare i misteri dell’esistenza. Le tele di grandi dimensioni, l’uso del colore disteso a grandi pennellate e contenuto nelle tonalità del grigio e sabbia, fino al blu e viola dei suggestivi notturni, sono gli ingredienti delle opere quasi monocromatiche di Papetti. I riflessi e i giochi chiaroscurali si impadroniscono di ogni elemento, trasfigurandone la consistenza materica. I cantieri, le strade, le case, ritratti alternativamente di giorno e di notte, sono luoghi di memorie, dove ogni singolo oggetto reca evidenti le tracce lasciate dal tempo.
Giorgio Tonelli Nato a Brescia nel 1942, trasforma fabbriche, periferie e campi deserti in scenari metafisici fuori dal tempo e dallo spazio. Pittore aristocratico e dal carattere appartato, Giorgio Tonelli è ormai celebre per le sue vedute altere, a volte algide, altre riscaldate da luci dosate con sapienza. Il suo vedutismo, precisionistico e maniacale, è sempre supportato da una sapienza tecnica sorprendente e affascinante. Vedute newyorkesi, colte nelle diverse declinazioni della luce e del giorno, periferie industriali, città ideali di estremo silenzio e le più recenti e riuscitissime prove dei nudi femminili, rivelano una tecnica impeccabile. Protagonista assoluto è il silenzio, protagonista non solo dei paesaggi urbani ma anche delle ampie vedute della pianura emiliana, campagne soleggiate dopo la mietitura, folti filari di alberi allineati lungo l’ampio corso del fiume Po. Particolari i formati lunghi e stretti, che sembrano enfatizzare l’orizzontalità del paeaggio, l’infinita ampiezza dell’orizzonte padano in cui egli racchiude una singolare poetica della luce e del silenzio.
19
maggio 2005
I colori del nero
Dal 19 maggio al 22 giugno 2005
disegno e grafica
Location
GALLERIA FORNI
Bologna, Via Farini, 26, (Bologna)
Bologna, Via Farini, 26, (Bologna)
Orario di apertura
9,30-13 e 16-19,30. Chiuso lunedì mattina e festivi
Vernissage
19 Maggio 2005, ore 18
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