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I colori del racconto
La Galleria Senesi Arte è lieta di ospitare, Sabato 9 febbraio, alle ore 17,00 l’inaugurazione della mostra collettiva: “I colori del racconto”. La rassegna, curata da Piero Senesi, con la presentazione di Paolo Infossi, propone una cinquantina di opere tra dipinti e installazioni.
Paola Rattazzi, Michela Riba, Mery Rigo, sono tre artiste molto eterogenee nella varietà dei temi trattati, ma sensibili nel condividere una filosofia comune: affidarsi all’essenzialità del colore.
Comunicato stampa
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SAVIGLIANO. La Galleria Senesi Arte è lieta di ospitare, Sabato 9 febbraio, alle ore 17,00 l’inaugurazione della mostra collettiva: “I colori del racconto”. La rassegna, curata da Piero Senesi, con la presentazione di Paolo Infossi, propone una cinquantina di opere tra dipinti e installazioni.
Paola Rattazzi, Michela Riba, Mery Rigo, sono tre artiste molto eterogenee nella varietà dei temi trattati, ma sensibili nel condividere una filosofia comune: affidarsi all’essenzialità del colore.
Colori pensati, scelti, non iconici, perché la scelta non è mai affidata al caso, neppure quando attiene alla pura trasposizione della realtà.
Il colore, come strumento. La suggestione psichica suggerita dal colore associato alla condizione narrativa. Immagini mentali, con le quali evidenziano le loro intuizioni, un modo di raccontarsi o di rapportarsi con la loro personale visione della realtà, del tempo, dei pensieri, dei ricordi, dei sogni e delle emozioni.
“I colori del racconto”, è una mostra di pittura, di creazioni-scultura, di alchimie di luce e colore, di poesia. Materia, segni e forme, che sorprendono per la loro carica di interiorità e per la straordinaria capacità di raccontare per toni cromatici. Un alfabeto avvincente e misterioso per descrivere figure femminili, elementi paesaggistici o semplici oggetti della quotidianità. Sequenze limpide e lievi, seducenti, immagini che possono disvelarsi anche come simboli.
Paola Rattazzi. I suoi paesaggi sono un delicato impasto di colori e di sentimenti. Una visione soggettiva, intima e mutevole, che non può prescindere dalle esperienze vissute, dall’intensità della tensione interiore e dall’immaginario, che le elabora, le trasforma e le interpreta.
Sono luoghi reali od immaginari, indissolubilmente legati all’esistenza. Frammenti di vita, gioie e nostalgie, ricordi, descritti in un tempo sospeso, in uno spazio indefinito, in una dimensione di sogno.
Paesaggio ed anima: colline, alberi, fiori e grandi aperture di cielo, di nuvole, di aria. Composizioni, talvolta articolate e complesse, altre volte minimaliste, ma narrate sempre con un tratto lirico e leggero, in un profondo senso di libertà. Un fantastico viaggio alla riscoperta dei valori più importanti: la natura, la terra, la memoria, le sue radici, atmosfere che ci riportano alle indimenticabili sensazioni dell’infanzia.
Michela Riba. Le sue figure, le sue installazioni o “Bambole”, dall’aria superficiale ed assente, rappresentano il desiderio di vivere, di conoscere. Vivere equivale a desiderare. I suoi personaggi, come nella serie Psiche, ad esempio, soffrono per la loro condizione. Sono tormentate da conflitti interiori: tra quello che sono e quello che vorrebbero essere. Desiderano, e quindi avvertono la sofferenza dell’attesa, ma temono anche la noia che si presenterà puntualmente quando avranno raggiunto i loro obiettivi. Sanno che torneranno a soffrire, dopo i primi momenti di un piacere illusorio, perché l’appagamento è soltanto temporaneo.
Realtà ed apparenza. Le sue storie si rifanno ai concetti filosofici dell’era moderna: la crisi dei valori, la relatività di una verità assoluta, l’adeguamento dell’individuo ai canoni formali imposti dalla società, la tendenza ad assumere una “maschera” o un profilo ideale per essere accettati.
Mery Rigo. Scompone in “frammenti” la realtà per catturarne i particolari. Osserva le nature “immobili”, ossia gli oggetti della quotidianità che la circondano: un comunissimo frutto, come la mela, una tazzina colorata, una sedia, oppure lo stillicidio di una goccia d’acqua che scivola da un rubinetto, come il bagliore della fiamma.
Estrae gli oggetti dal loro contesto, per esaminarli in primo piano, per coglierne gli aspetti più inconsueti, l’essenza. Li descrive attentamente nei toni e semitoni, luminosità, per elevarli ad una dimensione superiore, valorizzandone i dettagli per nobilitarli al rango di opera d’arte. Il risultato ottenuto è la trasfigurazione del soggetto, in un perfetto esempio di contaminazione tra pittura e fotografia. Mery è stata la fondatrice del Movimento “Estrattista” nel 2005, anno in cui curò anche la redazione del Manifesto.
I suoi lavori ci invitano a destare più attenzione ai particolari, a guardarci intorno con altri occhi, per “scoprire” le cose che ci circondano, anche all’interno delle mura domestiche.
Paola Rattazzi, Michela Riba e Mery Rigo, non intendono rappresentare esclusivamente una visione soggettiva della realtà, come fredde e distaccate croniste del nostro tempo, ma guardare piuttosto al senso più profondo delle cose.
Sono artiste che, anche nei momenti di incertezza o di insicurezza, intendono mediare queste fasi per tornare ad un mondo in cui ci si può ritrovare, mirando a sensazioni che pensavamo di aver perso.
Paola Rattazzi, Michela Riba, Mery Rigo, sono tre artiste molto eterogenee nella varietà dei temi trattati, ma sensibili nel condividere una filosofia comune: affidarsi all’essenzialità del colore.
Colori pensati, scelti, non iconici, perché la scelta non è mai affidata al caso, neppure quando attiene alla pura trasposizione della realtà.
Il colore, come strumento. La suggestione psichica suggerita dal colore associato alla condizione narrativa. Immagini mentali, con le quali evidenziano le loro intuizioni, un modo di raccontarsi o di rapportarsi con la loro personale visione della realtà, del tempo, dei pensieri, dei ricordi, dei sogni e delle emozioni.
“I colori del racconto”, è una mostra di pittura, di creazioni-scultura, di alchimie di luce e colore, di poesia. Materia, segni e forme, che sorprendono per la loro carica di interiorità e per la straordinaria capacità di raccontare per toni cromatici. Un alfabeto avvincente e misterioso per descrivere figure femminili, elementi paesaggistici o semplici oggetti della quotidianità. Sequenze limpide e lievi, seducenti, immagini che possono disvelarsi anche come simboli.
Paola Rattazzi. I suoi paesaggi sono un delicato impasto di colori e di sentimenti. Una visione soggettiva, intima e mutevole, che non può prescindere dalle esperienze vissute, dall’intensità della tensione interiore e dall’immaginario, che le elabora, le trasforma e le interpreta.
Sono luoghi reali od immaginari, indissolubilmente legati all’esistenza. Frammenti di vita, gioie e nostalgie, ricordi, descritti in un tempo sospeso, in uno spazio indefinito, in una dimensione di sogno.
Paesaggio ed anima: colline, alberi, fiori e grandi aperture di cielo, di nuvole, di aria. Composizioni, talvolta articolate e complesse, altre volte minimaliste, ma narrate sempre con un tratto lirico e leggero, in un profondo senso di libertà. Un fantastico viaggio alla riscoperta dei valori più importanti: la natura, la terra, la memoria, le sue radici, atmosfere che ci riportano alle indimenticabili sensazioni dell’infanzia.
Michela Riba. Le sue figure, le sue installazioni o “Bambole”, dall’aria superficiale ed assente, rappresentano il desiderio di vivere, di conoscere. Vivere equivale a desiderare. I suoi personaggi, come nella serie Psiche, ad esempio, soffrono per la loro condizione. Sono tormentate da conflitti interiori: tra quello che sono e quello che vorrebbero essere. Desiderano, e quindi avvertono la sofferenza dell’attesa, ma temono anche la noia che si presenterà puntualmente quando avranno raggiunto i loro obiettivi. Sanno che torneranno a soffrire, dopo i primi momenti di un piacere illusorio, perché l’appagamento è soltanto temporaneo.
Realtà ed apparenza. Le sue storie si rifanno ai concetti filosofici dell’era moderna: la crisi dei valori, la relatività di una verità assoluta, l’adeguamento dell’individuo ai canoni formali imposti dalla società, la tendenza ad assumere una “maschera” o un profilo ideale per essere accettati.
Mery Rigo. Scompone in “frammenti” la realtà per catturarne i particolari. Osserva le nature “immobili”, ossia gli oggetti della quotidianità che la circondano: un comunissimo frutto, come la mela, una tazzina colorata, una sedia, oppure lo stillicidio di una goccia d’acqua che scivola da un rubinetto, come il bagliore della fiamma.
Estrae gli oggetti dal loro contesto, per esaminarli in primo piano, per coglierne gli aspetti più inconsueti, l’essenza. Li descrive attentamente nei toni e semitoni, luminosità, per elevarli ad una dimensione superiore, valorizzandone i dettagli per nobilitarli al rango di opera d’arte. Il risultato ottenuto è la trasfigurazione del soggetto, in un perfetto esempio di contaminazione tra pittura e fotografia. Mery è stata la fondatrice del Movimento “Estrattista” nel 2005, anno in cui curò anche la redazione del Manifesto.
I suoi lavori ci invitano a destare più attenzione ai particolari, a guardarci intorno con altri occhi, per “scoprire” le cose che ci circondano, anche all’interno delle mura domestiche.
Paola Rattazzi, Michela Riba e Mery Rigo, non intendono rappresentare esclusivamente una visione soggettiva della realtà, come fredde e distaccate croniste del nostro tempo, ma guardare piuttosto al senso più profondo delle cose.
Sono artiste che, anche nei momenti di incertezza o di insicurezza, intendono mediare queste fasi per tornare ad un mondo in cui ci si può ritrovare, mirando a sensazioni che pensavamo di aver perso.
09
febbraio 2013
I colori del racconto
Dal 09 al 24 febbraio 2013
arte contemporanea
Location
SENESI ARTE
Savigliano, Via Cernaia, 19, (Cuneo)
Savigliano, Via Cernaia, 19, (Cuneo)
Orario di apertura
Feriali: 9,00–12,30 15,30-18,30
Festivi: 15,30-18,30
(Chiuso il lunedì)
Autore