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I DONI DI SHAH ABBAS IL GRANDE ALLA SERENISSIMA Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Venezia e la Persia Safavide
Le relazioni diplomatiche con l’invio di delegazioni e doni reciproci hanno rappresentato una prassi strategica molto diffusa nei rapporti tra Venezia e le grandi potenze, soprattutto quelle dell’Oriente, con le quali la Serenissima – pur nell’evolversi degli scenari, dei conflitti e delle mutevoli alleanze – era stabilmente in contatto o in lotta per il predominio sul Mediterraneo.
Comunicato stampa
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Le relazioni diplomatiche con l’invio di delegazioni e doni reciproci hanno rappresentato una prassi strategica molto diffusa nei rapporti tra Venezia e le grandi potenze, soprattutto quelle dell’Oriente, con le quali la Serenissima - pur nell’evolversi degli scenari, dei conflitti e delle mutevoli alleanze - era stabilmente in contatto o in lotta per il predominio sul Mediterraneo.
In molti casi la “giustificazione” del rapporto diplomatico e delle ambascerie celava a tutti gli effetti una vera e propria finalità commerciale, attraverso la quale si riusciva spesso ad evitare eventi bellici assai più dannosi.
Un esempio emblematico in tal senso è rappresentato dagli scambi intercorsi in età moderna tra la Repubblica e una delle più importanti potenze dell’epoca, la Persia Safavide, al tempo di Shah Abbas il Grande (r. 1587-1629).
Durante il regno di Shah Abbas, a partire dal 1600, sono almeno tre i periodi durante i quali i doni e le contropartite per i medesimi fanno intravedere un vero e proprio commercio avviato grazie al rapporto diplomatico.
È questo il tema della mostra, inedita ed evocativa, allestita dal 28 settembre 2013 al 12 gennaio 2014 nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, che, prendendo spunto dalla grande tela di Gabriele Caliari, raffigurante Il doge Marino Grimani che riceve gli Ambasciatori persiani (1603), esposta nella Sala delle Quattro Porte, illustra i rapporti amichevoli e proficui tra le due potenze, unite dal comune obiettivo di contrastare la minacciosa espansione ottomana.
A cura di Elisa Gagliardi Mangilli, con il coordinamento di Camillo Tonini, l’esposizione riunisce i doni inviati dallo Shah insieme a lettere di presentazione e documenti, con i quali sono giunti in Laguna, conservati nelle collezioni di diverse istituzioni veneziane, tra cui lo stesso Palazzo Ducale, il Museo Correr e Palazzo Mocenigo (Fondazione Musei Civici di Venezia), la Procuratoria di San Marco e l’Archivio di Stato di Venezia; vi sono, inoltre, incisioni, mappe, portolani, monete e manufatti, per un totale di una trentina di opere.
Alla mostra, che si realizza con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, della Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica e dell’Università degli Studi di Udine, è accompagnato un catalogo edito da Marsilio (Venezia, 2013) che raccoglie interventi di Elisa Gagliardi Mangilli, Camillo Tonini, Giampiero Bellingeri, Diana Cristante, Alessandra Schiavon e Cristina Crisafulli.
>>>
Il percorso espositivo si apre, nell’intento di ripetere il dialogo a distanza tra Venezia e la Persia, con alcune incisioni, provenienti dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe e dalla Biblioteca del Museo Correr, in cui sono illustrati i volti dei protagonisti dell’epoca, dettagliatamente ritratti da artisti europei. La cura dei particolari, degni di un trattato di fisiognomica, permettono di comprendere quali fossero i costumi presso la corte Safavide e di apprezzare preziosi dettagli quali la foggia delle vesti, la qualità dei tessuti impiegati e dei gioielli.
Un sezione dedicata alla rappresentazione cartografica della Persia presenta invece mappe e portolani utilizzati dai viaggiatori per orientarsi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente, la cui qualità rivela la straordinaria capacità tecnico-scientifica dei cartografi di tracciare, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, i profili di territori della cui esistenza ben pochi all’epoca erano a conoscenza. Significativa è la presenza in mostra della variante “ridotta in forma piccola” del Theatrum orbis terrarum di Abramo Ortelio, il primo atlante di moderna concezione in formato tascabile.
A testimonianza delle buone relazioni intercorse tra Venezia e la Persia Safavide vengono poi presentati i documenti del XVII secolo, tra i quali spiccano i firmani originali col sigillo dello Shah conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, nei quali viene costantemente rinnovata la promessa di collaborazione ed amicizia, suggellata dall’invio di doni diplomatici e dalla richiesta dettagliata da parte persiana della fornitura di alcuni manufatti veneziani, sia di grande pregio, sia destinati all’uso quotidiano.
Importante esempio della sontuosità e preziosità di queste regalie sono il tappeto in seta, broccato in oro con motivi floreali a nastro, conservato al Museo di San Marco, ed il velluto, anch’esso di seta broccato in oro con raffigurati La Vergine e il Bambino, quasi sicuramente prodotto da maestranze specializzate armene nei laboratori di Nuova Giulfa ad Isfahan, conservato a Palazzo Mocenigo.
Entrambe le opere sono state offerte al doge Marino Grimani, in occasione dell’ambasceria persiana del 5 marzo 1603, proprio nella Sala del Collegio attigua a quella dello Scrutinio nella quale in questo periodo sono esposte.
Venezia, per motivi politici ed economici, ha contribuito attivamente alla diffusione in Occidente di un’immagine della Persia, e dei sui abitanti, caratterizzata da un “alone” di nobiltà e prestigio.
Lo stesso esercito persiano viene descritto dai viaggiatori dell’epoca, tra i quali Pietro della Valle, di cui è in mostra l’edizione a stampa dei suoi “Viaggi”, anche questa in “formato piccolo”, come composto da cavalieri e gentiluomini più che da pericolosi e spietati guerrieri.
Eppure l’esercito dello Shah raccolse molte vittorie sul campo e fu proprio anche grazie alle numerose conquiste che il nome di Abbas fu per sempre glorificato dall’appellativo “il Grande”.
Il gusto raffinato per la decorazione minuta e la preziosità degli ornamenti sono evidenti anche nelle armi; di particolare interesse lo scudo e il bracciale (parte dell’armatura che protegge l’avambraccio), esposti in mostra, giunti fino a noi purtroppo incompleti, ovvero senza la incastonatura di gemme e turchesi che in passato è stata rimossa, ma della quale rimane testimonianza nel disegno acquerellato da Giovanni Grevembroch.
L’esposizione continua con un percorso guidato attraverso le sale di Palazzo Ducale, indirizzando il visitatore all’Armeria e alla Sala delle Mappe, in una sorta di “caccia la tesoro”, dove si possono ammirare le opere relative alla Persia presenti nella collezione permanente.
In molti casi la “giustificazione” del rapporto diplomatico e delle ambascerie celava a tutti gli effetti una vera e propria finalità commerciale, attraverso la quale si riusciva spesso ad evitare eventi bellici assai più dannosi.
Un esempio emblematico in tal senso è rappresentato dagli scambi intercorsi in età moderna tra la Repubblica e una delle più importanti potenze dell’epoca, la Persia Safavide, al tempo di Shah Abbas il Grande (r. 1587-1629).
Durante il regno di Shah Abbas, a partire dal 1600, sono almeno tre i periodi durante i quali i doni e le contropartite per i medesimi fanno intravedere un vero e proprio commercio avviato grazie al rapporto diplomatico.
È questo il tema della mostra, inedita ed evocativa, allestita dal 28 settembre 2013 al 12 gennaio 2014 nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, che, prendendo spunto dalla grande tela di Gabriele Caliari, raffigurante Il doge Marino Grimani che riceve gli Ambasciatori persiani (1603), esposta nella Sala delle Quattro Porte, illustra i rapporti amichevoli e proficui tra le due potenze, unite dal comune obiettivo di contrastare la minacciosa espansione ottomana.
A cura di Elisa Gagliardi Mangilli, con il coordinamento di Camillo Tonini, l’esposizione riunisce i doni inviati dallo Shah insieme a lettere di presentazione e documenti, con i quali sono giunti in Laguna, conservati nelle collezioni di diverse istituzioni veneziane, tra cui lo stesso Palazzo Ducale, il Museo Correr e Palazzo Mocenigo (Fondazione Musei Civici di Venezia), la Procuratoria di San Marco e l’Archivio di Stato di Venezia; vi sono, inoltre, incisioni, mappe, portolani, monete e manufatti, per un totale di una trentina di opere.
Alla mostra, che si realizza con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, della Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica e dell’Università degli Studi di Udine, è accompagnato un catalogo edito da Marsilio (Venezia, 2013) che raccoglie interventi di Elisa Gagliardi Mangilli, Camillo Tonini, Giampiero Bellingeri, Diana Cristante, Alessandra Schiavon e Cristina Crisafulli.
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Il percorso espositivo si apre, nell’intento di ripetere il dialogo a distanza tra Venezia e la Persia, con alcune incisioni, provenienti dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe e dalla Biblioteca del Museo Correr, in cui sono illustrati i volti dei protagonisti dell’epoca, dettagliatamente ritratti da artisti europei. La cura dei particolari, degni di un trattato di fisiognomica, permettono di comprendere quali fossero i costumi presso la corte Safavide e di apprezzare preziosi dettagli quali la foggia delle vesti, la qualità dei tessuti impiegati e dei gioielli.
Un sezione dedicata alla rappresentazione cartografica della Persia presenta invece mappe e portolani utilizzati dai viaggiatori per orientarsi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente, la cui qualità rivela la straordinaria capacità tecnico-scientifica dei cartografi di tracciare, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, i profili di territori della cui esistenza ben pochi all’epoca erano a conoscenza. Significativa è la presenza in mostra della variante “ridotta in forma piccola” del Theatrum orbis terrarum di Abramo Ortelio, il primo atlante di moderna concezione in formato tascabile.
A testimonianza delle buone relazioni intercorse tra Venezia e la Persia Safavide vengono poi presentati i documenti del XVII secolo, tra i quali spiccano i firmani originali col sigillo dello Shah conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, nei quali viene costantemente rinnovata la promessa di collaborazione ed amicizia, suggellata dall’invio di doni diplomatici e dalla richiesta dettagliata da parte persiana della fornitura di alcuni manufatti veneziani, sia di grande pregio, sia destinati all’uso quotidiano.
Importante esempio della sontuosità e preziosità di queste regalie sono il tappeto in seta, broccato in oro con motivi floreali a nastro, conservato al Museo di San Marco, ed il velluto, anch’esso di seta broccato in oro con raffigurati La Vergine e il Bambino, quasi sicuramente prodotto da maestranze specializzate armene nei laboratori di Nuova Giulfa ad Isfahan, conservato a Palazzo Mocenigo.
Entrambe le opere sono state offerte al doge Marino Grimani, in occasione dell’ambasceria persiana del 5 marzo 1603, proprio nella Sala del Collegio attigua a quella dello Scrutinio nella quale in questo periodo sono esposte.
Venezia, per motivi politici ed economici, ha contribuito attivamente alla diffusione in Occidente di un’immagine della Persia, e dei sui abitanti, caratterizzata da un “alone” di nobiltà e prestigio.
Lo stesso esercito persiano viene descritto dai viaggiatori dell’epoca, tra i quali Pietro della Valle, di cui è in mostra l’edizione a stampa dei suoi “Viaggi”, anche questa in “formato piccolo”, come composto da cavalieri e gentiluomini più che da pericolosi e spietati guerrieri.
Eppure l’esercito dello Shah raccolse molte vittorie sul campo e fu proprio anche grazie alle numerose conquiste che il nome di Abbas fu per sempre glorificato dall’appellativo “il Grande”.
Il gusto raffinato per la decorazione minuta e la preziosità degli ornamenti sono evidenti anche nelle armi; di particolare interesse lo scudo e il bracciale (parte dell’armatura che protegge l’avambraccio), esposti in mostra, giunti fino a noi purtroppo incompleti, ovvero senza la incastonatura di gemme e turchesi che in passato è stata rimossa, ma della quale rimane testimonianza nel disegno acquerellato da Giovanni Grevembroch.
L’esposizione continua con un percorso guidato attraverso le sale di Palazzo Ducale, indirizzando il visitatore all’Armeria e alla Sala delle Mappe, in una sorta di “caccia la tesoro”, dove si possono ammirare le opere relative alla Persia presenti nella collezione permanente.
27
settembre 2013
I DONI DI SHAH ABBAS IL GRANDE ALLA SERENISSIMA Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Venezia e la Persia Safavide
Dal 27 settembre 2013 al 12 gennaio 2014
arte antica
Location
PALAZZO DUCALE
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Biglietti
Un unico biglietto valido per Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo Archeologico Nazionale* e Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana**
Intero: 16 euro
Ridotto: 8,00 euro
Orario di apertura
fino al 31 ottobre: 8.30 – 19.00 (ingresso fino alle 18.00)
dall’1 novembre: 8.30 – 17.30 (ingresso fino alle 16.30)
Vernissage
27 Settembre 2013, ore 17.30
(su invito, fino a esaurimento dei posti disponibili)
Editore
MARSILIO
Curatore