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I due Imperi. Capolavori dell’antica Cina e dell’Impero Romano a confronto
Per la prima volta in Italia e al mondo una mostra darà l’opportunità di paragonare i due più importanti Imperi della storia, l’Impero Romano e le Dinastie cinesi Qin e Han nel periodo che va dal II sec. A.C. al II sec. D.C.
Comunicato stampa
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Risultato della cooperazione pluriennale tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana e lo State Administration for Cultural Heritage della Repubblica Popolare Cinese per la prima volta in Italia e al mondo una mostra darà l’opportunità di accostare i due più importanti Imperi della storia, l’Impero Romano e le dinastie cinesi Qin e Han nel periodo che va dal II sec. a.C. al IV sec. d.C.
L’assessorato alla Cultura del Comune di Milano presenta un’esposizione congiunta di oltre 450 capolavori italiani e cinesi, in cui saranno ricostruite le tappe e i momenti salienti del sorgere e dello sviluppo dei due imperi e verranno messi in luce aspetti della vita quotidiana, della società e della comunicazione sociale, del culto e dell’economia. Saranno messe a confronto, “in parallelo”, le testimonianze dei traguardi raggiunti nei vari settori dell’arte, della scienza e della tecnica.
Oltre agli ormai famosi guerrieri di terracotta, si potranno ammirare straordinarie statuette di ceramica che raccontano i costumi, la moda, le arti cavalleresche e militari della cultura cinese, affiancati a maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici, utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione artistica dell’impero romano.
“Non solo due Imperi: quello romano e quello cinese, ma anche due grandi mondi in un ampio e importante arco temporale – spiega Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano ‐. Perché porre in dialogo due culture che incarnano e simboleggiano Occidente e Oriente significa aprirsi alla storia dei popoli, alle usanze, i costumi, le leggi, l’economia, il pensiero, le arti. Attraverso un movimento che conduce all’archeologia all’antropologia. Per scoprire, con qualche sorpresa, che le tangenze fra civiltà apparentemente distanti non sono poche”.
La rassegna, che si svolgerà dal 16 aprile al 5 settembre 2010, a Palazzo Reale di Milano, è il risultato della cooperazione bilaterale tra Italia e Cina ed è organizzata da Palazzo Reale di Milano e da MondoMostre, ed è realizzata con il contributo di Credit Suisse. Un progetto che ha visto aprire la sua prima tappa a Pechino, al Beijing World Art Museum (29 luglio ‐ 4 ottobre 2009), per l’importante occasione delle celebrazioni per il 60° Anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e successivamente a Luoyang, al Luoyang Museum dal 29 ottobre 2009 al 15 gennaio 2010.
Dopo Milano la mostra inaugurerà l’Anno della Cina in Italia il prossimo 6 ottobre 2010 a Roma, alla Curia del Foro Romano e al Colosseo.
Unica nel suo genere, la mostra vede la partecipazione delle più importanti sedi museali di Cina e Italia con quasi 50 musei coinvolti e oltre 450 oggetti. La parte italiana della rassegna è curata dal Professor Stefano De Caro, Direttore Generale per i Beni Archeologici del MIBAC mentre la sezione cinese è curata dal Professor Xu Pingfang (Responsabile dell’Istituto di ricerca archeologica dell’Accademia Cinese di Studi sociali, Direttore della Società Cinese di Archeologia, capo editore del Yanjing Xuebao). Ben 36 sono i musei prestatori in Cina con opere provenienti dalle province dello Shaanxi, (sede della Capitale dell’Impero Chang’an), dello Henan, Hebei, Jiangsu, Liaoning, Hunan, Guandong, Guanxi e dal Gansu, che concedono reperti prestigiosi, alcuni dei quali classificati come tesori nazionali, e mai usciti prima dal territorio cinese. Per la parte Italia, saranno protagonisti i più importanti siti e musei archeologici nazionali.
La mostra. L’obiettivo della mostra, attraverso la visione dei capolavori dei due Imperi, è quello di accostare, per la prima volta a un livello così alto, le rispettive strutture sociali, investigare i rispettivi ambiti politici ed economici, e le influenze di entrambi sulle civiltà d’Oriente e Occidente. La rassegna intende proporre ai visitatori un confronto che, seppur mai avvenuto concretamente e direttamente nella storia, risulta estremamente affascinante ed interessante pur nella sua apparente impossibilità. Si vedrà come in condizioni storiche e geografiche del tutto peculiari, due grandi culture abbiano sviluppato esiti ora del tutto diversi, ora simili, differenti nelle forme esterne, ma affini nella struttura funzionale. I guerrieri di terracotta, una veste funeraria di giada, un sarcofago laccato con preziosi intarsi di giada, il prezioso stendardo in seta dipinta e il corredo funerario di Mawangdui, con lacche e bronzi, affreschi di epoca Han, modelli di case, utensili in bronzo e oro, testimoni di un florido impero cinese, e molti dei quali mai usciti fin ora dai confini nazionali, saranno affiancati da altrettanto maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici, utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione dell’impero romano. Seguendo un ideale percorso storico‐artistico realizzato per tappe tematiche, lʹesposizione presenterà, dunque, lʹevoluzione della civiltà cinese in quel periodo di grande complessità e splendore, in cui si plasmò e consolidò il primo grande impero e la capillare struttura amministrativa che ha avuto continuità per oltre ventuno secoli. Contemporaneamente, agli antipodi dellʹEurasia, Roma, nella sua epoca imperiale, rappresentava in assoluto la potenza dominante a livello politico, economico e militare nel mondo civilizzato occidentale, divenendo epicentro, altresì, della produzione artistica e culturale.
Impero romano e impero cinese: le radici del confronto. Le dinastie Qin e Han e l’Impero Romano, avendo avuto un ruolo di assoluta e indiscussa importanza nell’antichità, hanno gettato le basi di strutture politiche e sociali valide ancora oggi, stabilendo regole capaci di influenzare fortemente la storia dei secoli successivi. Agli inizi della nostra era, e per pressappoco i due secoli successivi, circa la metà dell’umanità si è venuta a trovare sotto il controllo di uno dei due grandi poteri: l’Impero Romano e l’Impero Han, ai poli opposti dell’Eurasia. Due Imperi di pari dimensione (controllavano direttamente circa quattro milioni di chilometri quadrati di territorio) e pari popolazione (circa 50‐60 milioni di abitanti) con burocrazie simili, divisi in un numero paragonabile di entità amministrative, con strutture militari enormi, capaci di imporre il rispetto ai vicini oppure di assoggettarli. Entrambi si consideravano al centro del mondo, di tutto il mondo, rispettivamente dell’Orbis Terrarum e del Tianxia (tutto quello che sta sotto il Cielo). Entrambi furono travolti da invasioni di popoli che consideravano “barbari”. La Storia della Dinastia Han Occidentale riporta i costumi di Da Qin, o ʺGrande Cinaʺ, un regno vicino alla estremità occidentale della terra. I suoi abitanti erano alti e avevano la testa rasata, indossavano abiti ricamati, piantavano alberi di gelso per i bachi da seta ed “il loro sovrano occupava cinque palazzi le cui colonne
erano realizzate in cristallo di vetro.” Il fatto che queste caratteristiche non abbiano alcuna somiglianza riconoscibile con lʹImpero romano come noi lo conosciamo potrebbe avere qualcosa a che fare con il fatto che lʹaccesso a questo paese remoto fosse bloccato da ʺ molti leoni e tigri feroci, che attaccavano i viaggiatori e sono sempre divorati se in numero inferiore ad un centinaio di uomini armatiʺ. Gli osservatori romani erano di fronte una situazione simile: per loro, l’estremità orientale dellʹAsia era ʺnon di facile accesso; pochi uomini vengono da lì, e raramente.ʺ Questo ha reso difficile per visitare quelli che Orazio chiamava i Seres o ʺUomini della Seta,ʺ che vivevano per più di duecento anni, che Plinio descrive occupati a raschiare la seta dagli alberi, avevano gli occhi azzurri e i capelli rossicci (rutulis comis, caeruluis oculis).
Il fatto straordinario è che, se non fosse stato per la difficoltà di comunicazione, lʹosservatore contemporaneo avrebbe potuto notare le numerose similitudini tra i due potenti imperi. E se realmente si fossero infittiti i rapporti, secoli di contatto prolungato avrebbero probabilmente consentito a storici e filosofi politici di entrambe le parti di notare le tendenze convergenti nel tempo: lo spostamento da città‐stato a sistemi politici territoriali; la trasformazione delle mobilitazioni di massa in eserciti professionali; la crescita di un servizio civile proto burocratico; differenze nelle organizzazioni provinciali eclissate dalla centralizzazione del controllo governativo; una massiccia espansione dellʹofferta di moneta tramite un conio controllato dallo Stato; il censimento della popolazione generale; la codifica del diritto; la progressiva concentrazione della ricchezza tra le élite e lo sviluppo del mercato della proprietà terriera; una trasformazione di piccoli proprietari in affittuari, unita alla crescente forza dei legami clientelari tesi a indebolire lʹautorità dello Stato; i falliti tentativi di riforma agraria ed i successivi disordini rurali; una unificazione ideologica attraverso progetti di architettura monumentale, riti religiosi; la creazione di una cultura di élite omogenea e di un corpus di classici; lʹemergere di una storiografia centrata sulla Corte Imperiale; ideologie e diritto imperiali sostenute da poteri trascendenti e, successivamente, trasformazioni religiose che portano alla formazione di Chiese autonome e all’emergere di concetti etici e di salvezza individuali rispetto ai valori della comunità. Ma essi avrebbero anche potuto riflettere sul significato delle differenze evidenti, come ad esempio lo sfondo repubblicano dello stato romano, il peso relativo dei proprietari terrieri e dei funzionari dipendenti dal governo imperiale, le funzioni e l’importanza del lavoro degli schiavi, il grado di autonomia del potere militare; lʹinesistenza, nell’impero Han, di un’equivalente del diritto civile romano ma anche l’assenza, a Roma, di una stabilità dinastica simile a quella cinese o di una filosofia confuciana legalista su cui fondare lʹautorità dello Stato e la sua legittimità.
Ma purtroppo le distanze erano troppo grandi per permettere questo tipo di confronti: la rotta terrestre da Changʹan alla costa mediterranea si snodava attraverso 7.000 km di steppe e montagne, mentre anche la via più diretta via mare dallʹEgitto al Vietnam misura quasi 12.000 km. Così alla fine per entrambi gli imperi, la conoscenza empirica della controparte rimase confinata alle merci che venivano portate da intrepidi intermediari: seta, giada e oggetti in ferro provenienti dalla Cina, biancheria, vetro, gesso dal Mediterraneo.
Il catalogo, curato da Stefano de Caro e Maurizio Scarpari, è pubblicato da 24ORE Motta Cultura.
L’assessorato alla Cultura del Comune di Milano presenta un’esposizione congiunta di oltre 450 capolavori italiani e cinesi, in cui saranno ricostruite le tappe e i momenti salienti del sorgere e dello sviluppo dei due imperi e verranno messi in luce aspetti della vita quotidiana, della società e della comunicazione sociale, del culto e dell’economia. Saranno messe a confronto, “in parallelo”, le testimonianze dei traguardi raggiunti nei vari settori dell’arte, della scienza e della tecnica.
Oltre agli ormai famosi guerrieri di terracotta, si potranno ammirare straordinarie statuette di ceramica che raccontano i costumi, la moda, le arti cavalleresche e militari della cultura cinese, affiancati a maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici, utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione artistica dell’impero romano.
“Non solo due Imperi: quello romano e quello cinese, ma anche due grandi mondi in un ampio e importante arco temporale – spiega Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano ‐. Perché porre in dialogo due culture che incarnano e simboleggiano Occidente e Oriente significa aprirsi alla storia dei popoli, alle usanze, i costumi, le leggi, l’economia, il pensiero, le arti. Attraverso un movimento che conduce all’archeologia all’antropologia. Per scoprire, con qualche sorpresa, che le tangenze fra civiltà apparentemente distanti non sono poche”.
La rassegna, che si svolgerà dal 16 aprile al 5 settembre 2010, a Palazzo Reale di Milano, è il risultato della cooperazione bilaterale tra Italia e Cina ed è organizzata da Palazzo Reale di Milano e da MondoMostre, ed è realizzata con il contributo di Credit Suisse. Un progetto che ha visto aprire la sua prima tappa a Pechino, al Beijing World Art Museum (29 luglio ‐ 4 ottobre 2009), per l’importante occasione delle celebrazioni per il 60° Anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e successivamente a Luoyang, al Luoyang Museum dal 29 ottobre 2009 al 15 gennaio 2010.
Dopo Milano la mostra inaugurerà l’Anno della Cina in Italia il prossimo 6 ottobre 2010 a Roma, alla Curia del Foro Romano e al Colosseo.
Unica nel suo genere, la mostra vede la partecipazione delle più importanti sedi museali di Cina e Italia con quasi 50 musei coinvolti e oltre 450 oggetti. La parte italiana della rassegna è curata dal Professor Stefano De Caro, Direttore Generale per i Beni Archeologici del MIBAC mentre la sezione cinese è curata dal Professor Xu Pingfang (Responsabile dell’Istituto di ricerca archeologica dell’Accademia Cinese di Studi sociali, Direttore della Società Cinese di Archeologia, capo editore del Yanjing Xuebao). Ben 36 sono i musei prestatori in Cina con opere provenienti dalle province dello Shaanxi, (sede della Capitale dell’Impero Chang’an), dello Henan, Hebei, Jiangsu, Liaoning, Hunan, Guandong, Guanxi e dal Gansu, che concedono reperti prestigiosi, alcuni dei quali classificati come tesori nazionali, e mai usciti prima dal territorio cinese. Per la parte Italia, saranno protagonisti i più importanti siti e musei archeologici nazionali.
La mostra. L’obiettivo della mostra, attraverso la visione dei capolavori dei due Imperi, è quello di accostare, per la prima volta a un livello così alto, le rispettive strutture sociali, investigare i rispettivi ambiti politici ed economici, e le influenze di entrambi sulle civiltà d’Oriente e Occidente. La rassegna intende proporre ai visitatori un confronto che, seppur mai avvenuto concretamente e direttamente nella storia, risulta estremamente affascinante ed interessante pur nella sua apparente impossibilità. Si vedrà come in condizioni storiche e geografiche del tutto peculiari, due grandi culture abbiano sviluppato esiti ora del tutto diversi, ora simili, differenti nelle forme esterne, ma affini nella struttura funzionale. I guerrieri di terracotta, una veste funeraria di giada, un sarcofago laccato con preziosi intarsi di giada, il prezioso stendardo in seta dipinta e il corredo funerario di Mawangdui, con lacche e bronzi, affreschi di epoca Han, modelli di case, utensili in bronzo e oro, testimoni di un florido impero cinese, e molti dei quali mai usciti fin ora dai confini nazionali, saranno affiancati da altrettanto maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici, utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione dell’impero romano. Seguendo un ideale percorso storico‐artistico realizzato per tappe tematiche, lʹesposizione presenterà, dunque, lʹevoluzione della civiltà cinese in quel periodo di grande complessità e splendore, in cui si plasmò e consolidò il primo grande impero e la capillare struttura amministrativa che ha avuto continuità per oltre ventuno secoli. Contemporaneamente, agli antipodi dellʹEurasia, Roma, nella sua epoca imperiale, rappresentava in assoluto la potenza dominante a livello politico, economico e militare nel mondo civilizzato occidentale, divenendo epicentro, altresì, della produzione artistica e culturale.
Impero romano e impero cinese: le radici del confronto. Le dinastie Qin e Han e l’Impero Romano, avendo avuto un ruolo di assoluta e indiscussa importanza nell’antichità, hanno gettato le basi di strutture politiche e sociali valide ancora oggi, stabilendo regole capaci di influenzare fortemente la storia dei secoli successivi. Agli inizi della nostra era, e per pressappoco i due secoli successivi, circa la metà dell’umanità si è venuta a trovare sotto il controllo di uno dei due grandi poteri: l’Impero Romano e l’Impero Han, ai poli opposti dell’Eurasia. Due Imperi di pari dimensione (controllavano direttamente circa quattro milioni di chilometri quadrati di territorio) e pari popolazione (circa 50‐60 milioni di abitanti) con burocrazie simili, divisi in un numero paragonabile di entità amministrative, con strutture militari enormi, capaci di imporre il rispetto ai vicini oppure di assoggettarli. Entrambi si consideravano al centro del mondo, di tutto il mondo, rispettivamente dell’Orbis Terrarum e del Tianxia (tutto quello che sta sotto il Cielo). Entrambi furono travolti da invasioni di popoli che consideravano “barbari”. La Storia della Dinastia Han Occidentale riporta i costumi di Da Qin, o ʺGrande Cinaʺ, un regno vicino alla estremità occidentale della terra. I suoi abitanti erano alti e avevano la testa rasata, indossavano abiti ricamati, piantavano alberi di gelso per i bachi da seta ed “il loro sovrano occupava cinque palazzi le cui colonne
erano realizzate in cristallo di vetro.” Il fatto che queste caratteristiche non abbiano alcuna somiglianza riconoscibile con lʹImpero romano come noi lo conosciamo potrebbe avere qualcosa a che fare con il fatto che lʹaccesso a questo paese remoto fosse bloccato da ʺ molti leoni e tigri feroci, che attaccavano i viaggiatori e sono sempre divorati se in numero inferiore ad un centinaio di uomini armatiʺ. Gli osservatori romani erano di fronte una situazione simile: per loro, l’estremità orientale dellʹAsia era ʺnon di facile accesso; pochi uomini vengono da lì, e raramente.ʺ Questo ha reso difficile per visitare quelli che Orazio chiamava i Seres o ʺUomini della Seta,ʺ che vivevano per più di duecento anni, che Plinio descrive occupati a raschiare la seta dagli alberi, avevano gli occhi azzurri e i capelli rossicci (rutulis comis, caeruluis oculis).
Il fatto straordinario è che, se non fosse stato per la difficoltà di comunicazione, lʹosservatore contemporaneo avrebbe potuto notare le numerose similitudini tra i due potenti imperi. E se realmente si fossero infittiti i rapporti, secoli di contatto prolungato avrebbero probabilmente consentito a storici e filosofi politici di entrambe le parti di notare le tendenze convergenti nel tempo: lo spostamento da città‐stato a sistemi politici territoriali; la trasformazione delle mobilitazioni di massa in eserciti professionali; la crescita di un servizio civile proto burocratico; differenze nelle organizzazioni provinciali eclissate dalla centralizzazione del controllo governativo; una massiccia espansione dellʹofferta di moneta tramite un conio controllato dallo Stato; il censimento della popolazione generale; la codifica del diritto; la progressiva concentrazione della ricchezza tra le élite e lo sviluppo del mercato della proprietà terriera; una trasformazione di piccoli proprietari in affittuari, unita alla crescente forza dei legami clientelari tesi a indebolire lʹautorità dello Stato; i falliti tentativi di riforma agraria ed i successivi disordini rurali; una unificazione ideologica attraverso progetti di architettura monumentale, riti religiosi; la creazione di una cultura di élite omogenea e di un corpus di classici; lʹemergere di una storiografia centrata sulla Corte Imperiale; ideologie e diritto imperiali sostenute da poteri trascendenti e, successivamente, trasformazioni religiose che portano alla formazione di Chiese autonome e all’emergere di concetti etici e di salvezza individuali rispetto ai valori della comunità. Ma essi avrebbero anche potuto riflettere sul significato delle differenze evidenti, come ad esempio lo sfondo repubblicano dello stato romano, il peso relativo dei proprietari terrieri e dei funzionari dipendenti dal governo imperiale, le funzioni e l’importanza del lavoro degli schiavi, il grado di autonomia del potere militare; lʹinesistenza, nell’impero Han, di un’equivalente del diritto civile romano ma anche l’assenza, a Roma, di una stabilità dinastica simile a quella cinese o di una filosofia confuciana legalista su cui fondare lʹautorità dello Stato e la sua legittimità.
Ma purtroppo le distanze erano troppo grandi per permettere questo tipo di confronti: la rotta terrestre da Changʹan alla costa mediterranea si snodava attraverso 7.000 km di steppe e montagne, mentre anche la via più diretta via mare dallʹEgitto al Vietnam misura quasi 12.000 km. Così alla fine per entrambi gli imperi, la conoscenza empirica della controparte rimase confinata alle merci che venivano portate da intrepidi intermediari: seta, giada e oggetti in ferro provenienti dalla Cina, biancheria, vetro, gesso dal Mediterraneo.
Il catalogo, curato da Stefano de Caro e Maurizio Scarpari, è pubblicato da 24ORE Motta Cultura.
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aprile 2010
I due Imperi. Capolavori dell’antica Cina e dell’Impero Romano a confronto
Dal 15 aprile al 05 settembre 2010
archeologia
Location
PALAZZO REALE DI MILANO
Milano, Piazza Del Duomo, 12, (Milano)
Milano, Piazza Del Duomo, 12, (Milano)
Biglietti
€ 9,00; Riduzioni: € 7,50; ridotto speciale € 4,50
Orario di apertura
lunedì, dalle ore 14.30 alle 19.30; da martedì, a domenica 9.30-19, giovedì chiuso
Vernissage
15 Aprile 2010, ore 19
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
MONDOMOSTRE
Curatore