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I figli del vento
gli Indiani delle praterie nelle collezioni Ottocentesche
Comunicato stampa
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Venerdì 29 giugno alle ore 17,30 alla Palazzina delle Arti della Spezia (Via del Prione 236) verrà inaugurata la mostra “I figli del vento: gli Indiani delle praterie nelle collezioni Ottocentesche”. L’esposizione è promossa da Comune della Spezia, Istituzione per i Servizi Culturali, Museo di Etnografia e Antropologia della Spezia “Giovanni Podenzana”, Musei Civici di Reggio Emilia, Siena e Genova e il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. La mostra resterà aperta sino al 16 settembre con i seguenti orari: dal mercoledì alla domenica ore 10-12 e ore 16-19, martedì solo pomeriggio, lunedì chiuso.
Saranno esposti materiali originali della metà dell’Ottocento dalle collezioni del Museo Etnografico spezzino e dei Musei Civici di Reggio Emilia e di Genova, fra cui una bellissima tunica Lakota con pittogrammi appartenente a un capo Sioux.
L’antichità, la bellezza e la rarità degli oggetti esposti, affiancati da immagini e da approfondimenti storici, non mancherà di interessare tutti gli studiosi e gli appassionati della storia delle popolazioni originarie americane. La mostra sarà successivamente esposta a Siena .
L’esposizione presenta la preziosa raccolta di oggetti della cultura dei nativi nord americani che il geologo spezzino Giovanni Capellini raccolse durante il suo viaggio di esplorazione e conoscenza scientifica lungo il fiume Missouri, nei territori dell’Oiwa, del Minnesota e del Nebraska, intrapreso nel 1863. Capellini inizialmente raccolse per sé tutto il materiale trasportato in casse in Italia. Successivamente gli eredi hanno voluto donare la preziosa e unica raccolta alle collezioni civiche della sua città d’origine.
Gli oggetti in mostra, in special modo i mocassini e le sporte, presentano caratteristiche raramente riscontrabili in altri manufatti degli stessi gruppi etnici conservati nei musei. Le conterie utilizzate, in particolare, contraddistinguono una transizione epocale che va dal 1830 a tutto il 1860. Essendo riscontrabili in tutti gli oggetti, testimoniano il rapidissimo cambiamento e la conseguente fine di una cultura: quella appunto dei Ponca e degli Omaha, gruppi che furono definitivamente rimossi dalle loro terre ancestrali pochi anni dopo la visita del geologo spezzino Giovanni Capellini. Analoghe raccolte, come quella di Antonio Spagni, conservata nei civici Musei di Reggio Emilia e esposta alla Spezia nella stessa mostra, di vent’anni precedente a quella di Capellini, ci permettono oggi di apprezzare e approfondire gli aspetti estetici, le tecniche di lavorazione dei manufatti, l’uso dei materiali attraverso i quali si ricostruiscono i rapporti con il mondo occidentale, delle popolazioni originarie dell’America del Nord-ovest, i “pellerossa delle Pianure”, prima che il declino indotto del loro mondo tradizionale snaturasse la loro cultura, sopravvissuta a fatica all’impatto con l’uomo bianco. Il valore etnografico di questi materiali è oggi altissimo, tenendo conto che si riferiscono a tribù che nel volgere di pochi anni, poco dopo la visita dello scienziato, si ridussero da migliaia di individui a poche centinaia.
Gli Omaha, il cui nome significa “quelli che camminano contro il vento”, facevano parte delle cinque tribù che J.O. Dorsey nel 1897 raccolse sotto il nome di Dhegiha, appartenenti alla famiglia Sioux, con i Kansa, Quapaw, Osage e Ponca. Erano soprattutto cacciatori di bisonti e abitavano la regione delle Grandi Pianure. Dopo una grande epidemia di vaiolo, che le decimò, queste tribù risultano insediate nel 1845 nel lato occidentale del Missouri. Gli Omaha, i Ponca e i Mandan erano fra le tribù meglio conosciute all'epoca di Capellini: già negli anni Trenta dell'Ottocento erano state descritte e studiate da George Catlin, che le aveva anche ritratte nei suoi famosi dipinti, e da Massimiliano di Wied.
Una mostra interessante per l’approfondimento dato all’analisi scientifica fatta nell’Ottocento, fondamentale per lo sviluppo della scienza delle etnie, che ha portato all’attuale restauro e recupero di materiali, oggi rarissimi e preziosi, finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Saranno esposti materiali originali della metà dell’Ottocento dalle collezioni del Museo Etnografico spezzino e dei Musei Civici di Reggio Emilia e di Genova, fra cui una bellissima tunica Lakota con pittogrammi appartenente a un capo Sioux.
L’antichità, la bellezza e la rarità degli oggetti esposti, affiancati da immagini e da approfondimenti storici, non mancherà di interessare tutti gli studiosi e gli appassionati della storia delle popolazioni originarie americane. La mostra sarà successivamente esposta a Siena .
L’esposizione presenta la preziosa raccolta di oggetti della cultura dei nativi nord americani che il geologo spezzino Giovanni Capellini raccolse durante il suo viaggio di esplorazione e conoscenza scientifica lungo il fiume Missouri, nei territori dell’Oiwa, del Minnesota e del Nebraska, intrapreso nel 1863. Capellini inizialmente raccolse per sé tutto il materiale trasportato in casse in Italia. Successivamente gli eredi hanno voluto donare la preziosa e unica raccolta alle collezioni civiche della sua città d’origine.
Gli oggetti in mostra, in special modo i mocassini e le sporte, presentano caratteristiche raramente riscontrabili in altri manufatti degli stessi gruppi etnici conservati nei musei. Le conterie utilizzate, in particolare, contraddistinguono una transizione epocale che va dal 1830 a tutto il 1860. Essendo riscontrabili in tutti gli oggetti, testimoniano il rapidissimo cambiamento e la conseguente fine di una cultura: quella appunto dei Ponca e degli Omaha, gruppi che furono definitivamente rimossi dalle loro terre ancestrali pochi anni dopo la visita del geologo spezzino Giovanni Capellini. Analoghe raccolte, come quella di Antonio Spagni, conservata nei civici Musei di Reggio Emilia e esposta alla Spezia nella stessa mostra, di vent’anni precedente a quella di Capellini, ci permettono oggi di apprezzare e approfondire gli aspetti estetici, le tecniche di lavorazione dei manufatti, l’uso dei materiali attraverso i quali si ricostruiscono i rapporti con il mondo occidentale, delle popolazioni originarie dell’America del Nord-ovest, i “pellerossa delle Pianure”, prima che il declino indotto del loro mondo tradizionale snaturasse la loro cultura, sopravvissuta a fatica all’impatto con l’uomo bianco. Il valore etnografico di questi materiali è oggi altissimo, tenendo conto che si riferiscono a tribù che nel volgere di pochi anni, poco dopo la visita dello scienziato, si ridussero da migliaia di individui a poche centinaia.
Gli Omaha, il cui nome significa “quelli che camminano contro il vento”, facevano parte delle cinque tribù che J.O. Dorsey nel 1897 raccolse sotto il nome di Dhegiha, appartenenti alla famiglia Sioux, con i Kansa, Quapaw, Osage e Ponca. Erano soprattutto cacciatori di bisonti e abitavano la regione delle Grandi Pianure. Dopo una grande epidemia di vaiolo, che le decimò, queste tribù risultano insediate nel 1845 nel lato occidentale del Missouri. Gli Omaha, i Ponca e i Mandan erano fra le tribù meglio conosciute all'epoca di Capellini: già negli anni Trenta dell'Ottocento erano state descritte e studiate da George Catlin, che le aveva anche ritratte nei suoi famosi dipinti, e da Massimiliano di Wied.
Una mostra interessante per l’approfondimento dato all’analisi scientifica fatta nell’Ottocento, fondamentale per lo sviluppo della scienza delle etnie, che ha portato all’attuale restauro e recupero di materiali, oggi rarissimi e preziosi, finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
29
giugno 2007
I figli del vento
Dal 29 giugno al 16 settembre 2007
arte etnica
Location
PALAZZINA DELLE ARTI
La Spezia, Via Del Prione, 236, (La Spezia)
La Spezia, Via Del Prione, 236, (La Spezia)
Orario di apertura
dal mercoledì alla domenica ore 10-12 e ore 16-19, martedì solo pomeriggio, lunedì chiuso
Vernissage
29 Giugno 2007, ore 17,30
Editore
SILVANA EDITORIALE
Curatore