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I fumi della fornace – Aderenze: pratiche di avvicinamento
La rassegna re-immagina un territorio segnato dello sviluppo industriale e dall’abbandono proponendo un ripensamento della pratica curatoriale. Una riflessione sul tema della conversione, concepita come atto di trasformazione e mutamento, con performance, installazioni site specific, live set.
Comunicato stampa
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Aderenze: pratiche di avvicinamento è il progetto curatoriale di Diana Caponi e Giulia Pigliapoco per la VI edizione de “I fumi della fornace - Festa della poesia”, che si terrà il 22-23-24-25 agosto 2024 a Valle Cascia, in provincia di Macerata.
La VI edizione de “I fumi della fornace” ha come tema portante la Conversione. Il progetto curatoriale Aderenze: pratiche di avvicinamento tenta di abbracciare il tema in maniera ampia e trasversale, dando la possibilità a pratiche e linguaggi artistici differenti di interrogarlo da più punti di vista. Per conversione intendiamo un passaggio, una trasformazione e un mutamento di qualcosa che può essere visibile o invisibile. La conversione è concepita come una turbolenza di atti continui, come giustapposizione di relazioni, di prossimità, di campi di forze e di conflitti. I corpi, umani e non, sono corpi politici, sociali e culturali, esseri fatti di incastri che co-dipendono nello spazio, nel luogo e nel tempo. È necessario, per ragionare sul tema della conversione, avvicinarsi all’idea che tutto sia compenetrazione del tutto, che naturale e artificiale abbiano uguale legittimità d’esistenza e che facciamo parte di un dispositivo complesso e organizzato in cui il mutamento è divenuto il risultato di un processo culturale. I corpi si modellano, si costruiscono e si disfano. Il reale si inserisce nei corpi ricostruiti, manipolati, alterati. Il tempo e lo spazio, l’atmosfera, le plastiche, le pietre, le piante, l’elettricità, diventano il punto di partenza per ripensare a un mondo che si fondi sulla contaminazione. Siamo immersi in un campo di forze, come circuiti elettrici siamo costantemente in conflitto in un esistente in potenza. Siamo diventati captatori di suoni, volenterosi di processi. La Rassegna tenta di osservare la modalità attraverso cui i corpi sono invischiati, contaminati continuamente, appiccicati alle cose dell’attorno, e di come essi si depositino in somiglianze per contatto che decantano segni come impronte. In questo osservatorio, Segni come impronte è sperimentato come primo movimento dove cartografie-canovaccio pretendono sovrascritture. La mappa è stata donata alla cittadinanza per essere attraversata e registrarne i segni in un disegno dialettico che comprenda mondi tangibili e intangibili. Quello che emerge è un intermezzo tra sogni, ricordi e desideri di chi ha vissuto e di chi ha da venire. Il secondo movimento Atti fondamentali, parte da Valle Cascia - periferico vuoto significante che chiede la propria venuta al mondo - per tentarne l’occupazione. Qui è possibile rifondarsi simili a se stessi, in un’opera di cinque atti: alfabeto, fondazione, liturgia, erotismo e tanatosi. Ancestrale, la calce torna distillata dal latte dei sogni a prestarsi come inchiostro con cui riscriversi: una città effimera a una nuova chiesa. Per farlo, bisogna allenare il corpo e le nostre strutture percettive per poter considerare in maniera equivalente
corpi, spazi, architetture, paesaggi e luoghi. Considerarci come agenti che generano e mutano anche silenziosamente il circostante, lasciando che le nostre vibrazioni negozino con le vibrazioni della materia intorno a noi.
La conversione è un evento.
Con una programmazione multidisciplinare comprensiva di otto ospiti, la rassegna curatoriale invita a farsi spazio un nuovo movimento, per riabitare la frazione sempre in modo nuovo. Gli artisti e le artiste presenti in questa edizione operano con diversi linguaggi: Impero della Luce, duo di musica sperimentale, impiega i suoni dei campi elettromagnetici prodotti da oggetti del quotidiano. Gloria Dorliguzzo, danzatrice e coreografa, propone un lavoro che riflette sul corpo come processo di creazione e di nascita, creando pelli rassomiglianti a quelle umane attraverso la fermentazione del Kombucha, cultura simbiotica di lieviti e batteri chiamata Scoby o Madre. Gaetano Palermo e Michele Petrosino realizzano un progetto coreografico su musiche di Bach, basato sull’atto della corsa come pratica sportiva assunta a metafora di una paradossale condizione esistenziale. Margherita Morgantin propone un’installazione di maniche a vento, cucite dalla cittadinanza di Valle Cascia, dispositivi che si modificano in base ai corpi invisibili che li attraversano. Marzia Migliora, attraverso dei paesaggi visivi provenienti dal suo ciclo di opere Paradossi dell’abbondanza, esplora la relazione tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, analizzando le evoluzioni, i cambiamenti socio-politici e le contraddizioni socio-economiche del tardo capitalismo globalizzato. Daniele Pilla estrapola i resti del luogo di Valle Cascia, che richiamano a memoria la contrapposizione tra vita e morte, naturale e artificiale, rigenerazione e distruzione. Attraverso un’installazione propone una messa in scena della natura, di ciò che c’era e di ciò che è rimasto, ciò che è sopravvissuto. Esther Fantuzzi ragiona sul territorio attraverso una passeggiata performativa che comprende tecniche di proiezione, spoken words e una performance di cinema espanso, evidenziando l’interconnessione tra corpi, ambienti e strutture di potere, ripensando alla responsabilità del tempo e alle trasformazioni storiche, sociali ed economiche.
La VI edizione de “I fumi della fornace” ha come tema portante la Conversione. Il progetto curatoriale Aderenze: pratiche di avvicinamento tenta di abbracciare il tema in maniera ampia e trasversale, dando la possibilità a pratiche e linguaggi artistici differenti di interrogarlo da più punti di vista. Per conversione intendiamo un passaggio, una trasformazione e un mutamento di qualcosa che può essere visibile o invisibile. La conversione è concepita come una turbolenza di atti continui, come giustapposizione di relazioni, di prossimità, di campi di forze e di conflitti. I corpi, umani e non, sono corpi politici, sociali e culturali, esseri fatti di incastri che co-dipendono nello spazio, nel luogo e nel tempo. È necessario, per ragionare sul tema della conversione, avvicinarsi all’idea che tutto sia compenetrazione del tutto, che naturale e artificiale abbiano uguale legittimità d’esistenza e che facciamo parte di un dispositivo complesso e organizzato in cui il mutamento è divenuto il risultato di un processo culturale. I corpi si modellano, si costruiscono e si disfano. Il reale si inserisce nei corpi ricostruiti, manipolati, alterati. Il tempo e lo spazio, l’atmosfera, le plastiche, le pietre, le piante, l’elettricità, diventano il punto di partenza per ripensare a un mondo che si fondi sulla contaminazione. Siamo immersi in un campo di forze, come circuiti elettrici siamo costantemente in conflitto in un esistente in potenza. Siamo diventati captatori di suoni, volenterosi di processi. La Rassegna tenta di osservare la modalità attraverso cui i corpi sono invischiati, contaminati continuamente, appiccicati alle cose dell’attorno, e di come essi si depositino in somiglianze per contatto che decantano segni come impronte. In questo osservatorio, Segni come impronte è sperimentato come primo movimento dove cartografie-canovaccio pretendono sovrascritture. La mappa è stata donata alla cittadinanza per essere attraversata e registrarne i segni in un disegno dialettico che comprenda mondi tangibili e intangibili. Quello che emerge è un intermezzo tra sogni, ricordi e desideri di chi ha vissuto e di chi ha da venire. Il secondo movimento Atti fondamentali, parte da Valle Cascia - periferico vuoto significante che chiede la propria venuta al mondo - per tentarne l’occupazione. Qui è possibile rifondarsi simili a se stessi, in un’opera di cinque atti: alfabeto, fondazione, liturgia, erotismo e tanatosi. Ancestrale, la calce torna distillata dal latte dei sogni a prestarsi come inchiostro con cui riscriversi: una città effimera a una nuova chiesa. Per farlo, bisogna allenare il corpo e le nostre strutture percettive per poter considerare in maniera equivalente
corpi, spazi, architetture, paesaggi e luoghi. Considerarci come agenti che generano e mutano anche silenziosamente il circostante, lasciando che le nostre vibrazioni negozino con le vibrazioni della materia intorno a noi.
La conversione è un evento.
Con una programmazione multidisciplinare comprensiva di otto ospiti, la rassegna curatoriale invita a farsi spazio un nuovo movimento, per riabitare la frazione sempre in modo nuovo. Gli artisti e le artiste presenti in questa edizione operano con diversi linguaggi: Impero della Luce, duo di musica sperimentale, impiega i suoni dei campi elettromagnetici prodotti da oggetti del quotidiano. Gloria Dorliguzzo, danzatrice e coreografa, propone un lavoro che riflette sul corpo come processo di creazione e di nascita, creando pelli rassomiglianti a quelle umane attraverso la fermentazione del Kombucha, cultura simbiotica di lieviti e batteri chiamata Scoby o Madre. Gaetano Palermo e Michele Petrosino realizzano un progetto coreografico su musiche di Bach, basato sull’atto della corsa come pratica sportiva assunta a metafora di una paradossale condizione esistenziale. Margherita Morgantin propone un’installazione di maniche a vento, cucite dalla cittadinanza di Valle Cascia, dispositivi che si modificano in base ai corpi invisibili che li attraversano. Marzia Migliora, attraverso dei paesaggi visivi provenienti dal suo ciclo di opere Paradossi dell’abbondanza, esplora la relazione tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, analizzando le evoluzioni, i cambiamenti socio-politici e le contraddizioni socio-economiche del tardo capitalismo globalizzato. Daniele Pilla estrapola i resti del luogo di Valle Cascia, che richiamano a memoria la contrapposizione tra vita e morte, naturale e artificiale, rigenerazione e distruzione. Attraverso un’installazione propone una messa in scena della natura, di ciò che c’era e di ciò che è rimasto, ciò che è sopravvissuto. Esther Fantuzzi ragiona sul territorio attraverso una passeggiata performativa che comprende tecniche di proiezione, spoken words e una performance di cinema espanso, evidenziando l’interconnessione tra corpi, ambienti e strutture di potere, ripensando alla responsabilità del tempo e alle trasformazioni storiche, sociali ed economiche.
22
agosto 2024
I fumi della fornace – Aderenze: pratiche di avvicinamento
Dal 22 al 25 agosto 2024
arte contemporanea
arti performative
danza
incontri e conferenze
musica
teatro
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Biglietti
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Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 10-21
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