Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I Macchiaioli. Il sentimento del vero
Un itinerario di oltre cento opere, articolato in otto sezioni, volto a studiare l’originale e rigoroso rapporto dei Macchiaioli con “i principi del vero
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A cinquant’anni dalla grande mostra della Galleria nazionale d’arte moderna, tornano a Roma i Macchiaioli.
La mostra, curata da Francesca Dini per la Fondazione Bricherasio di Torino e per il Dart Chiostro del Bramante di Roma, e ulteriormente arricchita per l’edizione romana di splendidi capolavori quali “La scolarina” di Giovanni Fattori, “Il rio a Riomaggiore” di Telemaco Signorini esposto per la prima volta, “Carro e bovi nella Maremma toscana” di Giuseppe Abbati, propone un itinerario di oltre cento opere, articolato in otto sezioni, volto a studiare l’originale e rigoroso rapporto dei Macchiaioli con “i principi del vero”.
La “macchia” non fu un’invenzione dei pittori progressisti che, convenuti a Firenze da diversi luoghi della penisola, nel 1856 si costituirono in gruppo di lavoro, dando vita ad una delle più originali avanguardie del tempo; derivata dall’antico modo di colorire “alla prima” e “dal vero” (Giorgione, Tiziano), la “macchia” si caricò di nuovi significati non solo artistici e divenne lo strumento prescelto per esprimere le tensioni morali, civili, sociali di un gruppo di giovani - pittori e intellettuali - profondamente coinvolti nella realtà del loro tempo.
La prima sezione (Origine e affermazione della “macchia”) esemplifica con noti capolavori di Telemaco Signorini (Pascoli a Castiglioncello, Ritorno dalla capitale e Giovani pescatori), di Serafino De Tivoli (Campagna toscana), di Vito D’Ancona, di Giovanni Fattori (Contadina nel bosco), di Raffaello Sernesi (Pastura in montagna, Ladruncoli di fichi), di Vincenzo Cabianca (Ingresso di Villa il Barone a Montemurlo e Le filatrici) l’invenzione della “macchia”, strumento ed emblema del movimento dei realisti toscani.
La seconda sezione (Castiglioncello e Piagentina, realtà e lirica del paesaggio) introduce al momento più poetico della storia dei Macchiaioli come movimento unitario. Nel corso degli anni sessanta infatti tali artisti alternarono la loro presenza tra la villa del critico e mecenate Diego Martelli a Castiglioncello e la campagna fiorentina di Piagentina: le splendide predelle di Odoardo Borrani, di Raffaello Sernesi, di Giuseppe Abbati, straordinari capolavori di Fattori (Criniere al vento, Pasture in Maremma, Diego Martelli a Castiglioncello), di Signorini (I renaioli sull’Arno), di Silvestro Lega (La visita in Villa, Orti a Piagentina), attestano un nuovo modo di rapportarsi con il paesaggio.
La terza sezione (L’epica del quotidiano) raggruppa splendidi dipinti (di Fattori, Le macchiaiole e Raccolta del fieno in Maremma, di Borrani Cucitrici di camicie rosse, di Abbati L’orazione e Carro e bovi nella maremma toscana, di Lega Educazione al lavoro) esemplificativi di quella sublimazione del tema del lavoro e della realtà della vita quotidiana italiana del tempo, che è dimensione primaria di questi pittori.
La quarta sezione (Presagi di Naturalismo nella pittura dei Macchiaioli) si raccoglie attorno al magnifico Ave Maria di Fattori, attestando l’insinuarsi nella poetica dei Nostri di inevitabili influenze internazionali, che contemperano da un lato la pittura dei campi di Jules Breton (Cristiano Banti, Confidenze e Filatrici di paglia della Valdelsa), e dall’altro il caldo olandesismo degli interni di Alfred Stevens e di James Tissot (Signorini, Non potendo aspettare, Borrani, Una visita al mio studio, D’Ancona, La lezione di pianoforte, Lega, Visita alla balia e La pittura).
La quinta sezione (La declinazione “gentile” del vero) documenta l’impegno di artisti macchiaioli della seconda generazione ad una trascrizione “oggettiva” del vero che, depotenziando i valori di sintesi e di tensione etica della precedente produzione macchiaiola approda dopo il 1870 ad un fare più piacevolmente narrativo. Sono esposte le opere di Francesco Gioli (Il Monte di Pietà e Boscaiole di San Rossore), di Niccolò Cannicci (La prova di canto e Primi raggi), di Egisto Ferroni.
A partire dagli anni Ottanta i capiscuola macchiaioli, pur rimanendo fedeli ai temi precipui del Realismo, tendono a sviluppare percorsi individuali, Fattori esprimendo con rigore nel verismo integrale dei grandi quadri maremmani, il sentimento di appartenenza alla civiltà della sua terra (Sesta sezione: La “verità” di Fattori) Signorini privilegiando il “carattere” nella tipizzazione delle case e dei volti di Riomaggiore (Settima sezione: Il “carattere” di Signorini); Lega accentuando la spiritualità delle sue donne del Gabbro, (Ottava sezione: Il “sentimento” di Lega). E’ attraverso questi tre grandi maestri che l’eredità dei Macchiaioli si consegna al Novecento.
La mostra che si avvale di un prestigioso comitato scientifico, è realizzata con la collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze e si fregia di importanti prestiti istituzionali. La peculiarità è data tuttavia dalla cospicua presenza di opere difficilmente accessibili, che consentono inediti accostamenti e rendono finalmente percepibili le molteplici sfaccettature di questa pittura originale e rivoluzionaria.
Il catalogo, con i saggi di Luciano Alberti, Silvio Balloni, Zeffiro Ciuffoletti, Nicoletta Colombo e Daniela Magnetti e le schede di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana, è edito dalla Silvana Editoriale.
La mostra, curata da Francesca Dini per la Fondazione Bricherasio di Torino e per il Dart Chiostro del Bramante di Roma, e ulteriormente arricchita per l’edizione romana di splendidi capolavori quali “La scolarina” di Giovanni Fattori, “Il rio a Riomaggiore” di Telemaco Signorini esposto per la prima volta, “Carro e bovi nella Maremma toscana” di Giuseppe Abbati, propone un itinerario di oltre cento opere, articolato in otto sezioni, volto a studiare l’originale e rigoroso rapporto dei Macchiaioli con “i principi del vero”.
La “macchia” non fu un’invenzione dei pittori progressisti che, convenuti a Firenze da diversi luoghi della penisola, nel 1856 si costituirono in gruppo di lavoro, dando vita ad una delle più originali avanguardie del tempo; derivata dall’antico modo di colorire “alla prima” e “dal vero” (Giorgione, Tiziano), la “macchia” si caricò di nuovi significati non solo artistici e divenne lo strumento prescelto per esprimere le tensioni morali, civili, sociali di un gruppo di giovani - pittori e intellettuali - profondamente coinvolti nella realtà del loro tempo.
La prima sezione (Origine e affermazione della “macchia”) esemplifica con noti capolavori di Telemaco Signorini (Pascoli a Castiglioncello, Ritorno dalla capitale e Giovani pescatori), di Serafino De Tivoli (Campagna toscana), di Vito D’Ancona, di Giovanni Fattori (Contadina nel bosco), di Raffaello Sernesi (Pastura in montagna, Ladruncoli di fichi), di Vincenzo Cabianca (Ingresso di Villa il Barone a Montemurlo e Le filatrici) l’invenzione della “macchia”, strumento ed emblema del movimento dei realisti toscani.
La seconda sezione (Castiglioncello e Piagentina, realtà e lirica del paesaggio) introduce al momento più poetico della storia dei Macchiaioli come movimento unitario. Nel corso degli anni sessanta infatti tali artisti alternarono la loro presenza tra la villa del critico e mecenate Diego Martelli a Castiglioncello e la campagna fiorentina di Piagentina: le splendide predelle di Odoardo Borrani, di Raffaello Sernesi, di Giuseppe Abbati, straordinari capolavori di Fattori (Criniere al vento, Pasture in Maremma, Diego Martelli a Castiglioncello), di Signorini (I renaioli sull’Arno), di Silvestro Lega (La visita in Villa, Orti a Piagentina), attestano un nuovo modo di rapportarsi con il paesaggio.
La terza sezione (L’epica del quotidiano) raggruppa splendidi dipinti (di Fattori, Le macchiaiole e Raccolta del fieno in Maremma, di Borrani Cucitrici di camicie rosse, di Abbati L’orazione e Carro e bovi nella maremma toscana, di Lega Educazione al lavoro) esemplificativi di quella sublimazione del tema del lavoro e della realtà della vita quotidiana italiana del tempo, che è dimensione primaria di questi pittori.
La quarta sezione (Presagi di Naturalismo nella pittura dei Macchiaioli) si raccoglie attorno al magnifico Ave Maria di Fattori, attestando l’insinuarsi nella poetica dei Nostri di inevitabili influenze internazionali, che contemperano da un lato la pittura dei campi di Jules Breton (Cristiano Banti, Confidenze e Filatrici di paglia della Valdelsa), e dall’altro il caldo olandesismo degli interni di Alfred Stevens e di James Tissot (Signorini, Non potendo aspettare, Borrani, Una visita al mio studio, D’Ancona, La lezione di pianoforte, Lega, Visita alla balia e La pittura).
La quinta sezione (La declinazione “gentile” del vero) documenta l’impegno di artisti macchiaioli della seconda generazione ad una trascrizione “oggettiva” del vero che, depotenziando i valori di sintesi e di tensione etica della precedente produzione macchiaiola approda dopo il 1870 ad un fare più piacevolmente narrativo. Sono esposte le opere di Francesco Gioli (Il Monte di Pietà e Boscaiole di San Rossore), di Niccolò Cannicci (La prova di canto e Primi raggi), di Egisto Ferroni.
A partire dagli anni Ottanta i capiscuola macchiaioli, pur rimanendo fedeli ai temi precipui del Realismo, tendono a sviluppare percorsi individuali, Fattori esprimendo con rigore nel verismo integrale dei grandi quadri maremmani, il sentimento di appartenenza alla civiltà della sua terra (Sesta sezione: La “verità” di Fattori) Signorini privilegiando il “carattere” nella tipizzazione delle case e dei volti di Riomaggiore (Settima sezione: Il “carattere” di Signorini); Lega accentuando la spiritualità delle sue donne del Gabbro, (Ottava sezione: Il “sentimento” di Lega). E’ attraverso questi tre grandi maestri che l’eredità dei Macchiaioli si consegna al Novecento.
La mostra che si avvale di un prestigioso comitato scientifico, è realizzata con la collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze e si fregia di importanti prestiti istituzionali. La peculiarità è data tuttavia dalla cospicua presenza di opere difficilmente accessibili, che consentono inediti accostamenti e rendono finalmente percepibili le molteplici sfaccettature di questa pittura originale e rivoluzionaria.
Il catalogo, con i saggi di Luciano Alberti, Silvio Balloni, Zeffiro Ciuffoletti, Nicoletta Colombo e Daniela Magnetti e le schede di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana, è edito dalla Silvana Editoriale.
10
ottobre 2007
I Macchiaioli. Il sentimento del vero
Dal 10 ottobre 2007 al 24 febbraio 2008
arte moderna
Location
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Biglietti
Martedì (ridotto per tutti) €. 7,00
Mercoledì-Giovedì-Venerdì €. 9,00
Sabato e Domenica €. 10,00
Ridotto €. 7,00
Scuole €. 4,50
Orario di apertura
Tutti i giorni 10.00-20.00
Sabato 10.00-23.00
Domenica 10.00-21.00
Lunedì chiuso
Vernissage
10 Ottobre 2007, ore 18.30
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Autore
Curatore