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I Nobel a Villa Nobel. Carducci e Deledda: una terra un tempo un mondo
mostra nel centenario del Nobel a Giosuè Carducci e a 80 anni da quello conferito a Grazia Deledda, a Villa Nobel di Sanremo, ultima amatissima residenza di Alfred Nobel
Comunicato stampa
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Nel centenario del Nobel a Giosuè Carducci e a 80 anni da quello conferito a Grazia Deledda, Villa Nobel di Sanremo, ultima amatissima residenza di Alfred Nobel, ospita la mostra I Nobel a Villa Nobel. Carducci e Deledda: una terra un tempo un mondo che si inaugurerà il 14 dicembre 2006 e rimarrà aperta fino al 28 gennaio 2007.
La mostra rende omaggio ai due grandi protagonisti che per primi in Italia ebbero il prestigioso riconoscimento dell’Accademia di Svezia: Carducci alla sesta edizione del Premio, nel 1906, e Grazia Deledda nel 1926, l’ anno dopo Gorge Bernard Show, e l’anno prima di Henri Bergson. Il filo conduttore della mostra, la traccia che tiene insieme autografi, documenti rari, inediti, foto inedite, sarà rappresentato dalle loro figure forti, particolarissime, legate, seppur in maniera e in situazioni molto diverse, alla loro terra d’origine: la Maremma e la Barbagia.
La mostra viene organizzata con la collaborazione ed il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali e grazie all’aiuto e alla collaborazione, per Carducci, dell’Archiginnasio e Casa Carducci a Bologna, del Comune di Castagneto Carducci, l’Associazione Culturale Messidoro di Bolgheri, per Deledda dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro, Casa Deledda, l’Università di Cagliari.
Successivamente, la mostra si sposterà a Nuoro per poi passare a Castagneto Carducci.
Carducci e la Maremma
La terra di Carducci, è la Maremma delle sue “ricordanze tristi e pur care”, la terra dalla natura aspra e selvaggia, con le malattie, il lavoro a contatto con gli altri, i primi amori che spesso tornano nelle sue pagine.
Carducci scrisse “Andare in Maremma, allora, ci voleva coraggio: mio padre che v’andò con la moglie e due bambinelli, fu del tutto riputato pazzo”; infatti, nel 1838, il padre, Michele Carducci assunse la condotta chirurgica di Bolgheri, per uno stipendio annuo di 350 lire.
Terra “maledetta da Dio” e abbandonata dagli uomini, quella Maremma che costituiva comunque da secoli una fonte di lavoro per braccianti e contadini poveri che vi giungevano da gran parte d’Italia, quando “i mietitori lavorano circa dodici ore al giorno, dall’alba all’Ave Maria della sera, ricevendo da 3 a 5 paoli e il vitto consistente in un chilo e mezzo di pane scuro, novanta grammi di companatico, un boccale metà vino e metà acqua, agli, cipolle ed aceto a discrezione del padrone”.
E’ anche la Maremma rappresentata da Fattori, Lega, Silvestri, Signorini, Cabianca, Sernesi, Borrani, la Maremma trasfigurata, la Maremma dell’”idillio maremmano”, dei ricordi che tornano nei momenti di amarezza del poeta: “Meglio era sposar te, bionda Maria! Meglio ir lasciando per la sconsolata boscaglia al piano il bufalo disperso, che salta fra la macchia e sosta e guata” . E’ la Maremma del proverbio “in Maremma in un anno ci si arricchisce e in sei mesi si muore”.
Deledda e la Barbagia
Grazia Deledda, è stata una grande testimone del suo tempo e un’appassionata testimone e narratrice della sua terra, la Barbagia.
Brughiere aspre e solitarie, pascoli deserti e montagne che rinverdiscono a primavera e nell’inverno si ammantano di neve, simili a “file di colombi addormentati”, capanne di pastori e nere case di contadini o di rustici signorotti, con le loro usanze remote e patriarcali, albe e tramonti sempre nuove e diverse. In questo paesaggio emergono, con la loro naturalità, le creature della terra, e anche vi si confondono le figure umane, nobili e servi, preti e banditi, di cui risulta anzitutto il colore, il gesto pittoresco. E gli stessi moti di umanità, le violente ma irrigidite passioni, gli oscuri ingorghi sensuali, la selvatica fierezza paiono assimilarsi alle linee e alle tinte del paesaggio. Meglio che di un paesaggio o di un ambiente, si dovrebbe parlare soprattutto di una “atmosfera”.
“Tutto era mutato; il mondo s’allargava come la valle dopo l’uragano quando la nebbia sale su e scompare: il Castello sul cielo azzurro, le rovine su cui l’erba tremava piena di perle, la pianura laggiù con le macchie rugginose dei giuncheti, tutto aveva una dolcezza di ricordi infantili, di cose perdute da lungo tempo, da lungo tempo piante e desiderate e poi dimenticate e poi finalmente ritrovate quando non si ricordano e non si rimpiangono più.”
La Deledda raccontata da Sanna, Ballero, Biasi, Floris, Melis-Marini, o vista attraverso la pittura simbolista di Previati.
La mostra
La mostra, curata da Giuseppe Fusari e organizzata da Angela Tomasoni, vedrà esposti documenti, pubblicazioni, prime edizioni, fotografie, caricature, mappe, cartoline, oggetti personali e alcuni dipinti che raccontano “le terre” di Maremma e di Barbagia.
Per quanto riguarda Carducci si avranno manoscritti con testi di poesie dedicate alla Maremma, prime edizioni, documenti di viaggio, mappe, fotografie, cartoline con un Carducci “uomo immagine”, lettere, e, da casa Carducci, la copia dell’attestazione del Nobel.
Incisioni di Giovanni Fattori, e grandi riproduzioni di immagini note della Maremma, serviranno a mostrare “la terra”.
Per quanto riguarda Grazia Deledda anche qui testi manoscritti, prime edizioni, fotografie, documenti personali, mappe e certificati, fotografie, anche qui copia del Nobel.
I dipinti di Antonio Ballero per descriveranno la sua terra di Barbagia.
La mostra rende omaggio ai due grandi protagonisti che per primi in Italia ebbero il prestigioso riconoscimento dell’Accademia di Svezia: Carducci alla sesta edizione del Premio, nel 1906, e Grazia Deledda nel 1926, l’ anno dopo Gorge Bernard Show, e l’anno prima di Henri Bergson. Il filo conduttore della mostra, la traccia che tiene insieme autografi, documenti rari, inediti, foto inedite, sarà rappresentato dalle loro figure forti, particolarissime, legate, seppur in maniera e in situazioni molto diverse, alla loro terra d’origine: la Maremma e la Barbagia.
La mostra viene organizzata con la collaborazione ed il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali e grazie all’aiuto e alla collaborazione, per Carducci, dell’Archiginnasio e Casa Carducci a Bologna, del Comune di Castagneto Carducci, l’Associazione Culturale Messidoro di Bolgheri, per Deledda dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro, Casa Deledda, l’Università di Cagliari.
Successivamente, la mostra si sposterà a Nuoro per poi passare a Castagneto Carducci.
Carducci e la Maremma
La terra di Carducci, è la Maremma delle sue “ricordanze tristi e pur care”, la terra dalla natura aspra e selvaggia, con le malattie, il lavoro a contatto con gli altri, i primi amori che spesso tornano nelle sue pagine.
Carducci scrisse “Andare in Maremma, allora, ci voleva coraggio: mio padre che v’andò con la moglie e due bambinelli, fu del tutto riputato pazzo”; infatti, nel 1838, il padre, Michele Carducci assunse la condotta chirurgica di Bolgheri, per uno stipendio annuo di 350 lire.
Terra “maledetta da Dio” e abbandonata dagli uomini, quella Maremma che costituiva comunque da secoli una fonte di lavoro per braccianti e contadini poveri che vi giungevano da gran parte d’Italia, quando “i mietitori lavorano circa dodici ore al giorno, dall’alba all’Ave Maria della sera, ricevendo da 3 a 5 paoli e il vitto consistente in un chilo e mezzo di pane scuro, novanta grammi di companatico, un boccale metà vino e metà acqua, agli, cipolle ed aceto a discrezione del padrone”.
E’ anche la Maremma rappresentata da Fattori, Lega, Silvestri, Signorini, Cabianca, Sernesi, Borrani, la Maremma trasfigurata, la Maremma dell’”idillio maremmano”, dei ricordi che tornano nei momenti di amarezza del poeta: “Meglio era sposar te, bionda Maria! Meglio ir lasciando per la sconsolata boscaglia al piano il bufalo disperso, che salta fra la macchia e sosta e guata” . E’ la Maremma del proverbio “in Maremma in un anno ci si arricchisce e in sei mesi si muore”.
Deledda e la Barbagia
Grazia Deledda, è stata una grande testimone del suo tempo e un’appassionata testimone e narratrice della sua terra, la Barbagia.
Brughiere aspre e solitarie, pascoli deserti e montagne che rinverdiscono a primavera e nell’inverno si ammantano di neve, simili a “file di colombi addormentati”, capanne di pastori e nere case di contadini o di rustici signorotti, con le loro usanze remote e patriarcali, albe e tramonti sempre nuove e diverse. In questo paesaggio emergono, con la loro naturalità, le creature della terra, e anche vi si confondono le figure umane, nobili e servi, preti e banditi, di cui risulta anzitutto il colore, il gesto pittoresco. E gli stessi moti di umanità, le violente ma irrigidite passioni, gli oscuri ingorghi sensuali, la selvatica fierezza paiono assimilarsi alle linee e alle tinte del paesaggio. Meglio che di un paesaggio o di un ambiente, si dovrebbe parlare soprattutto di una “atmosfera”.
“Tutto era mutato; il mondo s’allargava come la valle dopo l’uragano quando la nebbia sale su e scompare: il Castello sul cielo azzurro, le rovine su cui l’erba tremava piena di perle, la pianura laggiù con le macchie rugginose dei giuncheti, tutto aveva una dolcezza di ricordi infantili, di cose perdute da lungo tempo, da lungo tempo piante e desiderate e poi dimenticate e poi finalmente ritrovate quando non si ricordano e non si rimpiangono più.”
La Deledda raccontata da Sanna, Ballero, Biasi, Floris, Melis-Marini, o vista attraverso la pittura simbolista di Previati.
La mostra
La mostra, curata da Giuseppe Fusari e organizzata da Angela Tomasoni, vedrà esposti documenti, pubblicazioni, prime edizioni, fotografie, caricature, mappe, cartoline, oggetti personali e alcuni dipinti che raccontano “le terre” di Maremma e di Barbagia.
Per quanto riguarda Carducci si avranno manoscritti con testi di poesie dedicate alla Maremma, prime edizioni, documenti di viaggio, mappe, fotografie, cartoline con un Carducci “uomo immagine”, lettere, e, da casa Carducci, la copia dell’attestazione del Nobel.
Incisioni di Giovanni Fattori, e grandi riproduzioni di immagini note della Maremma, serviranno a mostrare “la terra”.
Per quanto riguarda Grazia Deledda anche qui testi manoscritti, prime edizioni, fotografie, documenti personali, mappe e certificati, fotografie, anche qui copia del Nobel.
I dipinti di Antonio Ballero per descriveranno la sua terra di Barbagia.
14
dicembre 2006
I Nobel a Villa Nobel. Carducci e Deledda: una terra un tempo un mondo
Dal 14 dicembre 2006 al 28 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
VILLA NOBEL
San Remo, Corso Felice Cavallotti, 116, (Imperia)
San Remo, Corso Felice Cavallotti, 116, (Imperia)
Orario di apertura
la mattina dalle ore 10 alle 12 per le scuole e dalle 15 alle 18 per il pubblico
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore