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I paesaggi di Carrà 1921-1964
Curata da Elena Pontiggia e da Simone Soldini, in collaborazione con Chiara Gatti e Luca Carrà, si tratta della prima ampia retrospettiva allestita da un museo svizzero sull’opera di questo grande protagonista della pittura moderna europea
Comunicato stampa
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I PAESAGGI DI CARRÀ. 1921-1964
22 settembre 2013 – 19 gennaio 2014
Conferenza stampa: venerdì 20 settembre 2013, ore 11.00
Vernice: sabato 21 settembre 2013, ore 17.00
a cura di Simone Soldini e di Elena Pontiggia
comitato scientifico Elena Pontiggia, Luca Carrà, Chiara Gatti e Simone Soldini (direttore
Museo)
catalogo edito dal Museo d’arte Mendrisio, circa 150 pagine di testi e apparati e
riproduzione delle opere in mostra
Pino sul mare 1921, Crepuscolo 1922, L’attesa 1926, L’estate 1930 (Museo del Novecento di
Milano), I nuotatori 1932 (MART Museo di arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto),
Capanni al mare 1927 (GAM, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino), Canale a
Venezia 1926 (Kunsthaus di Zurigo), Lo Squero di San Trovaso 1938, I contadini della Versilia 1938
sono alcuni dei capolavori che costellano la mostra sui paesaggi di Carlo Carrà al Museo d’arte di Mendrisio.
Curata da Elena Pontiggia e da Simone Soldini, in collaborazione con Chiara Gatti e Luca Carrà, si
tratta della prima ampia retrospettiva allestita da un museo svizzero sull’opera di questo grande
protagonista della pittura moderna europea.
Figura di importanza capitale nella storia dell’arte moderna italiana, Carrà fu tra i fondatori del movimento futurista nei primissimi anni del ‘900. I viaggi nelle capitali europee, ma soprattutto a Parigi, dove frequentò tra gli altri Apollinaire e Picasso, lo misero in contatto con le altre avanguardie europee, facendolo conoscere internazionalmente. La prima guerra mondiale sancì la fine del Futurismo e determinò l’inizio di un breve, fecondo periodo metafisico in cui Carrà entrò in stretti rapporti con i fratelli De Chirico. Gli anni tra il 1915 e il 1920 furono un momento decisivo, di svolta, per l’uomo e per l’artista. Legatosi d’amicizia con Soffici e Papini, Carrà cominciò un intenso periodo di meditazione sulla pittura italiana del ‘300 e del ‘400 che sfociò nei sorprendenti scritti su Giotto, Paolo Uccello, Piero della Francesca e Masaccio. Il recupero in chiave moderna dei
“primitivi”, e in primo luogo di Giotto, lo condusse a una pittura – come ebbe a dire – di «forme primordiali», dove la natura si rivela in tutta la sua essenza spirituale. Sintesi, forza plastica, spazialità, architettura accordata a colori tonali: cominciava su queste basi la terza, più lunga e più intensa stagione, quella del «realismo mitico».
Essa si aprì con un capolavoro assoluto della storia dell’arte europea del ‘900, presente nella mostra di Mendrisio: Pino sul mare del 1921, dipinto da Carrà appena quarantenne e acquistato dal compositore Alfredo Casella, amico del pittore e figura di primo piano nella cultura europea del
‘900. «Con questo dipinto – scrisse Carrà nella sua autobiografia – io cercavo di ricreare una
rappresentazione mitica della natura». Al capolavoro del ’21 ne seguirono altri, una lunga serie di opere che scaturì in gran parte da un’immersione totale nel paesaggio: i monti della Valsesia, le marine di Forte dei Marmi, la laguna veneziana, le campagne e i laghi lombardi, le alpi apuane. Il paesaggio fu spunto continuo di sperimentazione; da una pittura di sintesi Carrà poteva passare a una forma mediata di impressionismo, da un’immagine realista a una visione onirica e surreale, sempre ottenendo risultati di straordinaria intensità.
In questo concetto di rappresentazione mitica della natura rientrò a partire dalle grandi
composizioni d’inizio anni ‘30 anche la figura: Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia sono alcuni capolavori di questo genere, ben documentato in mostra.
Grazie ai contributi dell’Archivio Carrà, degli Archivi del ‘900 del MART e del Gabinetto Vieusseux di Firenze si è potuto allestire per l’occasione una sezione dedicata alla figura – importantissima – del Carrà teorico e pubblicista (si ricordino solo i contributi a “Valori plastici” e “l’Ambrosiano”) attraverso un vasto e prezioso materiale documentario.
A margine della retrospettiva viene presentata una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il 1920 e il 1950, che intende gettare un po’ di luce sulla grande influenza esercitata da Carrà su un contesto locale, di provincia italiana del Nord come il Ticino; cioè, sul suo determinante ruolo nel passaggio da un’arte ancora ottocentesca ad una moderna.
Orari ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sa-do: 10.00 – 18.00
lunedì chiuso, tranne festivi
24/25.12.2013 e 1.1.2014 chiuso
Entrata Fr 10.- ridotto Fr 8.-
Info www.mendrisio.ch/museo
museo@mendrisio.ch
22 settembre 2013 – 19 gennaio 2014
Conferenza stampa: venerdì 20 settembre 2013, ore 11.00
Vernice: sabato 21 settembre 2013, ore 17.00
a cura di Simone Soldini e di Elena Pontiggia
comitato scientifico Elena Pontiggia, Luca Carrà, Chiara Gatti e Simone Soldini (direttore
Museo)
catalogo edito dal Museo d’arte Mendrisio, circa 150 pagine di testi e apparati e
riproduzione delle opere in mostra
Pino sul mare 1921, Crepuscolo 1922, L’attesa 1926, L’estate 1930 (Museo del Novecento di
Milano), I nuotatori 1932 (MART Museo di arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto),
Capanni al mare 1927 (GAM, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino), Canale a
Venezia 1926 (Kunsthaus di Zurigo), Lo Squero di San Trovaso 1938, I contadini della Versilia 1938
sono alcuni dei capolavori che costellano la mostra sui paesaggi di Carlo Carrà al Museo d’arte di Mendrisio.
Curata da Elena Pontiggia e da Simone Soldini, in collaborazione con Chiara Gatti e Luca Carrà, si
tratta della prima ampia retrospettiva allestita da un museo svizzero sull’opera di questo grande
protagonista della pittura moderna europea.
Figura di importanza capitale nella storia dell’arte moderna italiana, Carrà fu tra i fondatori del movimento futurista nei primissimi anni del ‘900. I viaggi nelle capitali europee, ma soprattutto a Parigi, dove frequentò tra gli altri Apollinaire e Picasso, lo misero in contatto con le altre avanguardie europee, facendolo conoscere internazionalmente. La prima guerra mondiale sancì la fine del Futurismo e determinò l’inizio di un breve, fecondo periodo metafisico in cui Carrà entrò in stretti rapporti con i fratelli De Chirico. Gli anni tra il 1915 e il 1920 furono un momento decisivo, di svolta, per l’uomo e per l’artista. Legatosi d’amicizia con Soffici e Papini, Carrà cominciò un intenso periodo di meditazione sulla pittura italiana del ‘300 e del ‘400 che sfociò nei sorprendenti scritti su Giotto, Paolo Uccello, Piero della Francesca e Masaccio. Il recupero in chiave moderna dei
“primitivi”, e in primo luogo di Giotto, lo condusse a una pittura – come ebbe a dire – di «forme primordiali», dove la natura si rivela in tutta la sua essenza spirituale. Sintesi, forza plastica, spazialità, architettura accordata a colori tonali: cominciava su queste basi la terza, più lunga e più intensa stagione, quella del «realismo mitico».
Essa si aprì con un capolavoro assoluto della storia dell’arte europea del ‘900, presente nella mostra di Mendrisio: Pino sul mare del 1921, dipinto da Carrà appena quarantenne e acquistato dal compositore Alfredo Casella, amico del pittore e figura di primo piano nella cultura europea del
‘900. «Con questo dipinto – scrisse Carrà nella sua autobiografia – io cercavo di ricreare una
rappresentazione mitica della natura». Al capolavoro del ’21 ne seguirono altri, una lunga serie di opere che scaturì in gran parte da un’immersione totale nel paesaggio: i monti della Valsesia, le marine di Forte dei Marmi, la laguna veneziana, le campagne e i laghi lombardi, le alpi apuane. Il paesaggio fu spunto continuo di sperimentazione; da una pittura di sintesi Carrà poteva passare a una forma mediata di impressionismo, da un’immagine realista a una visione onirica e surreale, sempre ottenendo risultati di straordinaria intensità.
In questo concetto di rappresentazione mitica della natura rientrò a partire dalle grandi
composizioni d’inizio anni ‘30 anche la figura: Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia sono alcuni capolavori di questo genere, ben documentato in mostra.
Grazie ai contributi dell’Archivio Carrà, degli Archivi del ‘900 del MART e del Gabinetto Vieusseux di Firenze si è potuto allestire per l’occasione una sezione dedicata alla figura – importantissima – del Carrà teorico e pubblicista (si ricordino solo i contributi a “Valori plastici” e “l’Ambrosiano”) attraverso un vasto e prezioso materiale documentario.
A margine della retrospettiva viene presentata una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il 1920 e il 1950, che intende gettare un po’ di luce sulla grande influenza esercitata da Carrà su un contesto locale, di provincia italiana del Nord come il Ticino; cioè, sul suo determinante ruolo nel passaggio da un’arte ancora ottocentesca ad una moderna.
Orari ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sa-do: 10.00 – 18.00
lunedì chiuso, tranne festivi
24/25.12.2013 e 1.1.2014 chiuso
Entrata Fr 10.- ridotto Fr 8.-
Info www.mendrisio.ch/museo
museo@mendrisio.ch
21
settembre 2013
I paesaggi di Carrà 1921-1964
Dal 21 settembre 2013 al 19 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Biglietti
Fr 10 - ridotto Fr 8
Orario di apertura
ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17. sa-do: 10.00 – 18. lunedì chiuso, tranne festivi, 24/25.12.2013 e 1.1.2014 chiuso
Vernissage
21 Settembre 2013, ore 17
Autore
Curatore