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I Piffetti della camera delle meraviglie
Nel Salone delle tappezzerie cinesi dello splendido Museo di Arti Decorative della Fondazione Pietro Accorsi di Torino saranno esposti due inediti e straordinari mobili di Pietro Piffetti (1701-1777), uno dei maggiori ebanisti europei del Settecento.
Comunicato stampa
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I PIFFETTI DELLA CAMERA DELLE MERAVIGLIE
Dal 3 marzo al 3 maggio 2009
in mostra alla Fondazione Pietro Accorsi di Torino
due mobili inediti del “primo ebanista del Re”
provenienti dalla donazione Laura Volpi Ottolini
Nel Salone delle tappezzerie cinesi dello splendido Museo di Arti Decorative della Fondazione Pietro Accorsi di Torino saranno esposti a partire dal 3 marzo 2009 due inediti e straordinari mobili di Pietro Piffetti (1701-1777), uno dei maggiori ebanisti europei del Settecento.
I due mobili, di suntuosa e singolare tipologia, non hanno riscontro preciso con quanto fino ad oggi noto del sommo ebanista piemontese.
Si tratta infatti di sottili ed alti armadi completamente ricoperti da un fitto e ricchissimo apparato decorativo intarsiato in avorio e tartaruga la cui decodificazione ha permesso di ipotizzarne in modo molto plausibile anche l’uso.
Sulle quattro antine dei due stipi sono delineati in quattro medaglioni figure di putti alati intenti alle varie fasi della lavorazione dell’avorio: dalla riduzione delle zanne in segmenti più piccoli alle varie tipologie di tornitura. Al di sopra dei due medaglioni sono sospesi quattro sorte di “trofei” con compassi ed altri strumenti dell’arte della tornitura.
I lati lunghi ospitano quattro straordinari trionfi di oggetti d’avorio lavorati a traforo con tecnica virtuosistica: sono coppe, poliedri, urnette, tutte appoggiate su di un capitello ionico. Sopra agli oggetti sono sospesi a dei nastri altri strumenti da tornitore. Completa la decorazione un ricco e delicato ramage di rose e di elementi vegetali.
Arabella Cifani e Franco Monetti, rispettivamente Direttore e Consigliere della Fondazione, hanno scoperto che tutte le immagini utilizzate da Piffetti sono tratte da un raro e raffinato volume del Padre Charles Plumier intitolato “L'Art de tourner ”, stampato per la prima volta a Lione nel 1701. L’unica copia del volume presente in Piemonte si trova alla Biblioteca Reale di Torino ed ha una legatura alle armi in cuoio con lo stemma dei principi di Carignano impresso in oro sui piatti.
Il testo del Plumier, illustrato da molteplici tavole incise, per via della sua rarità e bellezza, non era certo opera comune e di facile accesso, anche sul piano economico. È pertanto probabile che le immagini siano state suggerite al Piffetti direttamente dal committente che, in questo caso – considerata la particolare preziosità dei due oggetti decorati anche con la costosissima tartaruga - potrebbe essere uno dei principi di Carignano, forse il raffinato collezionista Vittorio Amedeo (1714-1741) o suo figlio Luigi Vittorio (1721-1778).
Come sottolineato, i due mobili per via della loro forma, della singolare sottigliezza, del significativo ed originale programma iconografico che li decora, potevano contenere solo oggetti molto particolari di cui rispecchiavano all’esterno forme e tipologie; ipotizziamo pertanto che in essi fossero sistemate collezioni di avori traforati e lavorati del tipo di quelli che fra Seicento e primo Settecento si trovavano in molte Wunderkammern,Camere delle meraviglie, delle corti europee e ne costituivano uno dei maggiori vanti.
L’individuazione della nuova fonte iconografica usata dal Piffetti si allinea ad altre scoperte recentemente pubblicate da Cifani e Monetti che hanno consentito di decodificare il complesso apparato decorativo del celeberrimo cassettone con ribalta del Quirinale e di quello firmato dal Piffetti nel 1738 e posseduto dalla Fondazione Accorsi.
Piffetti risulta usare per i suoi lavori immagini dalla provenienza disparata, dalle incisioni fiamminghe a quelle francesi ed italiane fra Cinquecento e primo Settecento, che, con somma maestria, divide o riunisce, ricavandone disegni autonomi con cui poi intarsia i mobili.
In questo caso, però, per la prima volta, possiamo anche comprendere che egli non fu solo intarsiatore di avorio ma anche tornitore, come si evince da alcune parti scolpite a tutto tondo di suoi mobili.
I mobili fanno parte della donazione che con grande generosità la signora Laura Volpi (1908-2008) ha lasciato alla Fondazione Pietro Accorsi, tramite la nipote Laura Rinaldi. La donatrice ed il marito Ferruccio Ottolini furono raffinati collezionisti e clienti di Pietro Accorsi. Discreti come tanti collezionisti piemontesi, raccolsero per molti anni un prezioso tesoro d’arte, che, dopo essere stato ornamento della loro casa, ha oggi trovato una definitiva collocazione nel Museo di Arti Decorative di Torino.
Dal 3 marzo al 3 maggio 2009
in mostra alla Fondazione Pietro Accorsi di Torino
due mobili inediti del “primo ebanista del Re”
provenienti dalla donazione Laura Volpi Ottolini
Nel Salone delle tappezzerie cinesi dello splendido Museo di Arti Decorative della Fondazione Pietro Accorsi di Torino saranno esposti a partire dal 3 marzo 2009 due inediti e straordinari mobili di Pietro Piffetti (1701-1777), uno dei maggiori ebanisti europei del Settecento.
I due mobili, di suntuosa e singolare tipologia, non hanno riscontro preciso con quanto fino ad oggi noto del sommo ebanista piemontese.
Si tratta infatti di sottili ed alti armadi completamente ricoperti da un fitto e ricchissimo apparato decorativo intarsiato in avorio e tartaruga la cui decodificazione ha permesso di ipotizzarne in modo molto plausibile anche l’uso.
Sulle quattro antine dei due stipi sono delineati in quattro medaglioni figure di putti alati intenti alle varie fasi della lavorazione dell’avorio: dalla riduzione delle zanne in segmenti più piccoli alle varie tipologie di tornitura. Al di sopra dei due medaglioni sono sospesi quattro sorte di “trofei” con compassi ed altri strumenti dell’arte della tornitura.
I lati lunghi ospitano quattro straordinari trionfi di oggetti d’avorio lavorati a traforo con tecnica virtuosistica: sono coppe, poliedri, urnette, tutte appoggiate su di un capitello ionico. Sopra agli oggetti sono sospesi a dei nastri altri strumenti da tornitore. Completa la decorazione un ricco e delicato ramage di rose e di elementi vegetali.
Arabella Cifani e Franco Monetti, rispettivamente Direttore e Consigliere della Fondazione, hanno scoperto che tutte le immagini utilizzate da Piffetti sono tratte da un raro e raffinato volume del Padre Charles Plumier intitolato “L'Art de tourner ”, stampato per la prima volta a Lione nel 1701. L’unica copia del volume presente in Piemonte si trova alla Biblioteca Reale di Torino ed ha una legatura alle armi in cuoio con lo stemma dei principi di Carignano impresso in oro sui piatti.
Il testo del Plumier, illustrato da molteplici tavole incise, per via della sua rarità e bellezza, non era certo opera comune e di facile accesso, anche sul piano economico. È pertanto probabile che le immagini siano state suggerite al Piffetti direttamente dal committente che, in questo caso – considerata la particolare preziosità dei due oggetti decorati anche con la costosissima tartaruga - potrebbe essere uno dei principi di Carignano, forse il raffinato collezionista Vittorio Amedeo (1714-1741) o suo figlio Luigi Vittorio (1721-1778).
Come sottolineato, i due mobili per via della loro forma, della singolare sottigliezza, del significativo ed originale programma iconografico che li decora, potevano contenere solo oggetti molto particolari di cui rispecchiavano all’esterno forme e tipologie; ipotizziamo pertanto che in essi fossero sistemate collezioni di avori traforati e lavorati del tipo di quelli che fra Seicento e primo Settecento si trovavano in molte Wunderkammern,Camere delle meraviglie, delle corti europee e ne costituivano uno dei maggiori vanti.
L’individuazione della nuova fonte iconografica usata dal Piffetti si allinea ad altre scoperte recentemente pubblicate da Cifani e Monetti che hanno consentito di decodificare il complesso apparato decorativo del celeberrimo cassettone con ribalta del Quirinale e di quello firmato dal Piffetti nel 1738 e posseduto dalla Fondazione Accorsi.
Piffetti risulta usare per i suoi lavori immagini dalla provenienza disparata, dalle incisioni fiamminghe a quelle francesi ed italiane fra Cinquecento e primo Settecento, che, con somma maestria, divide o riunisce, ricavandone disegni autonomi con cui poi intarsia i mobili.
In questo caso, però, per la prima volta, possiamo anche comprendere che egli non fu solo intarsiatore di avorio ma anche tornitore, come si evince da alcune parti scolpite a tutto tondo di suoi mobili.
I mobili fanno parte della donazione che con grande generosità la signora Laura Volpi (1908-2008) ha lasciato alla Fondazione Pietro Accorsi, tramite la nipote Laura Rinaldi. La donatrice ed il marito Ferruccio Ottolini furono raffinati collezionisti e clienti di Pietro Accorsi. Discreti come tanti collezionisti piemontesi, raccolsero per molti anni un prezioso tesoro d’arte, che, dopo essere stato ornamento della loro casa, ha oggi trovato una definitiva collocazione nel Museo di Arti Decorative di Torino.
03
marzo 2009
I Piffetti della camera delle meraviglie
Dal 03 marzo al 03 maggio 2009
arti decorative e industriali
Location
FONDAZIONE ACCORSI – OMETTO MUSEO DI ARTI DECORATIVE
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Biglietti
Museo + Mostra: € 10,00 - ridotto € 7,00 gratuito Abbonamento Musei Mostra: € 3,00 - gratuito Abbonamento Musei
Orario di apertura
da martedì a domenica, dalle ore 10.00-13.00 visite guidate museo + mostra, dalle ore 14.00-18.30 visite guidate museo e accesso libero alla mostra, la biglietteria chiude alle ore 18.00 lunedì chiuso
Vernissage
3 Marzo 2009, ore 14
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore