Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I Pittori del Rinascimento a Sanseverino
Bernardino di Mariotto, Luca Signorelli, Pinturicchio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Città d’arte e prestigiosa location negli anni di importanti eventi artistici, San Severino Marche rinnova l’appuntamento con le grandi mostre in occasione di “I Pittori del Rinascimento a San Severino. Bernardino di Mariotto, Luca Signorelli, Pinturicchio”, dal 25 marzo al 31 agosto, a cura di Vittorio Sgarbi. La mostra, attesa e annunciata da tempo, è promossa dal Comune di San Severino Marche in collaborazione con la Regione e la Provincia di Macerata e grazie al contributo della Fondazione Salimbeni e della Fondazione Carima. Il comitato scientifico della mostra, resa preziosa da importanti interventi di restauro sulle opere presentate, è composto da: Antonio Paolucci, Lorenza Mochi Onori, Vittoria Garibaldi, Stefano Papetti, Giampiero Donnini, Maria Giannatiempo Lopez, Raoul Paciaroni.
La mostra, allestita al piano nobile dell’antico Palazzo Servanzi Confidati, con 60 opere esposte è la più grande rassegna sul Rinascimento umbro-marchigiano ai primi del Cinquecento, per la prima volta studiato in maniera sistematica. Cuore della mostra la figura del pittore Bernardino di Mariotto che si rivela un “nuovo” protagonista del Cinquecento: attraverso trenta opere esposte e un itinerario tra affreschi e opere sul territorio si ricostruisce tutta la sua carriera che conclude il grande ciclo di attività della scuola marchigiana.
Emerge un pittore dai toni fortemente espressivi e passionali, talvolta grotteschi: i moti sentimentali, accorati e patetici della sua arte sono recitati da personaggi fragili, quasi paradossali, rigidamente caratterizzati, “come i personaggi di Walt Disney” - disse Federico Zeri - che rasentano volutamente la farsa. E’ lui il pittore degli angeli in lacrime, immagine forte e di straordinaria inquetudine. Azzardando potremmo definirlo un espressionista ante litteram, con una pittura fatta di “lacrime e sangue” decisamente alternativa allo stile etereo e soave di un Perugino.
Bernardino brilla in tutta la patetica e travolgente espressività della sua arte, tra nostalgie gotiche e intense suggestioni di devozione popolare: è un attento interprete di una complessa temperie culturale, che vibra con una sensibilità moderna in una dimensione quasi domestica, di “amico di famiglia”.
In questa prima monografica sono raccolti i lavori pittorici più rappresentativi del suo percorso artistico, accompagnati da quelli degli altri esponenti della cultura figurativa tra Umbria e Marche all’inizio del Cinquecento (v.COMUNICATO STAMPA 2) e da esempi di scultura lignea di artisti intagliatori che dal nord Europa scendevano nelle valli dell’Appennino influenzando le maestranze locali. Un’occasione imperdibile per uno sguardo d’insieme sulla temperie artistica di un Rinascimento dagli esiti suggestivi anche se meno noto al grande pubblico. La mostra promuove la conoscenza degli artisti che furono i veri animatori della vita culturale di ricche province. Un panorama variegato che rende San Severino e tutta l’area appenninica un luogo fondamentale per capire la diffusione del “Rinascimento Umbratile” o nascosto.
Bernardino è importante esempio di questa cultura rinascimentale “alternativa” che si sviluppa tra Umbria e Marche a cavallo del XV e XVI secolo: a torto ritenuto un Rinascimento “minore”, in realtà una via diversa rispetto alle correnti dei grandi centri e dagli esiti peculiari. Chiamato da Longhi “Rinascimento Umbratile” e “Rinascimento Eccentrico” da Castelnuovo, la produzione artistica di Umbria e Marche all’inizio del Cinquecento, è un Rinascimento “nascosto”, un’arte alternativa, diversa, e per questo poco raffrontabile. Un linguaggio visivo consapevole, differente di centro in centro, pari per dignità a quello dei centri maggiori.
Originario di Perugia, dopo un soggiorno a Fabriano, dove è attestata la sua presenza negli ultimi anni del Quattrocento, Bernardino di Mariotto è a San Severino dal 1502 al 1521: sono i vent’anni in cui il suo linguaggio artistico si sintetizza, si fa più certo e si fortifica, anni in cui è il principale pittore della città e l’erede della grande tradizione e della bottega di Lorenzo d’Alessandro (importantissimo pittore di fine Quattrocento a San Severino, considerato da Berenson secondo solo a Gentile da Fabriano).
Bernardino di Mariotto è esempio di quel “geniale travisamento” dell’insegnamento dei fiorentini, come dice Zeri. La sua cultura pittorica si rivela assai vasta: dai perugini ai sanseverinati, un gran repertorio di annotazioni, temi e spunti viene reso secondo una scrittura “iper caratterizzata” che sembra voler anticipare di quattro secoli gli aspetti della comic strip, dei cartoons e della produzione visiva di massa. Lungo il percorso espositivo, la mostra racconta l’evoluzione della personalità pittorica di Bernardino, a partire dagli esordi con uno stile accordato su toni molto espressivi che uniscono la teatralità di Niccolò Alunno di Foligno alla spinta tragica di Crivelli. Non dimentichiamo che Giorgio Vasari sottolineava il fatto che i suoi angeli piangessero come in nessun altro pittore.
La pittura espressiva e quasi grottesca risponde alla necessità, in un periodo di profonda crisi sociale e inquetudine, di un’arte che parli alla gente con il suo stesso linguaggio in sintonia con la stessa spiritualità popolare. Un senso di inquietudine religiosa che addirittura porta i fedeli a graffiare le superfici delle predelle nelle chiese, nel tentativo di esorcizare il maligno: “sfregiato” come se si volesse farlo sanguinare è il Demonio della “Madonna del Soccorso” di Bernardino, opera esposta in mostra.
La mostra è anche la “summa” di una serie di appassionanti scoperte scientifiche: non più attribuzioni erronee bensì definitiva sistemazione filologica del corpus delle opere. Quindi, potremmo dire, una mostra “coraggiosa” che aggiunge finalmente qualcosa di nuovo alla storia dell’arte regalando al visitatore suggestioni e spunti intriganti. Il velo della paternità incerta viene a cadere e opere di pregevole fattura si ammantano di nuovo lustro e si lasciano guardare con occhi nuovi grazie alla ritrovata firma “d’autore”. Non più l’etichetta di “anonimo marchigiano” ma finalmente personalità e profili d’artisti riconoscibili.
Il fascino, quindi, della mostra sta proprio nell’inedito: tra le opere più significative esposte, molte si rivelano agli occhi del pubblico per la prima volta, alcune sono fresche di restauro, altre tornano eccezionalmente in Italia dopo una lunga assenza. Di Bernardino ammiriamo la tavola della “Madonna col Bambino, San Domenico e San Severino” dei Musei Vaticani, mai vista fin’ora, e il “Cristo Risorto” da Ca’ d’Oro di Venezia che, riunite per la prima volta, ricompongono uno stendardo processionale finora smembrato. La “Trinità in trono tra San Cristoforo e Sant’Antonio” del Museo Bardini di Firenze, restaurata per la mostra, è una novità per il pubblico. La “Trinità” del Museo Nazionale di Budapest, invece, torna in Italia dopo almeno un secolo e mezzo di assenza.
Tra i pezzi più significativi si distinguono altri inediti mai esposti prima, come i cinque pilastrini di polittico raffiguranti cinque santi appartenenti alla collezione Saibene di Milano e il tabellone processionale effigiante “Due Santi” dalla Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, raramente visibili. Le due tavole della “Madonna col Bambino e Santi” e della “Incoronazione della Vergine” provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, restaurate per l’occasione, sono anch’esse ignote al pubblico.
La mostra è infine l’occasione per risolvere il “giallo” della paternità della “Madonna col Bambino e Angeli” del Musée du Petit Palais di Avignone, finora attribuita a Bernardino ma in maniera non unanime. L’eccezionale esposizione in Italia e il confronto con le altre opere potrà finalmente fare luce su questa tavola tanto bella quanto misteriosa che affascina gli studiosi. La discussione è aperta: alla fine della mostra ne sapremo sicuramente di più…
La mostra, allestita al piano nobile dell’antico Palazzo Servanzi Confidati, con 60 opere esposte è la più grande rassegna sul Rinascimento umbro-marchigiano ai primi del Cinquecento, per la prima volta studiato in maniera sistematica. Cuore della mostra la figura del pittore Bernardino di Mariotto che si rivela un “nuovo” protagonista del Cinquecento: attraverso trenta opere esposte e un itinerario tra affreschi e opere sul territorio si ricostruisce tutta la sua carriera che conclude il grande ciclo di attività della scuola marchigiana.
Emerge un pittore dai toni fortemente espressivi e passionali, talvolta grotteschi: i moti sentimentali, accorati e patetici della sua arte sono recitati da personaggi fragili, quasi paradossali, rigidamente caratterizzati, “come i personaggi di Walt Disney” - disse Federico Zeri - che rasentano volutamente la farsa. E’ lui il pittore degli angeli in lacrime, immagine forte e di straordinaria inquetudine. Azzardando potremmo definirlo un espressionista ante litteram, con una pittura fatta di “lacrime e sangue” decisamente alternativa allo stile etereo e soave di un Perugino.
Bernardino brilla in tutta la patetica e travolgente espressività della sua arte, tra nostalgie gotiche e intense suggestioni di devozione popolare: è un attento interprete di una complessa temperie culturale, che vibra con una sensibilità moderna in una dimensione quasi domestica, di “amico di famiglia”.
In questa prima monografica sono raccolti i lavori pittorici più rappresentativi del suo percorso artistico, accompagnati da quelli degli altri esponenti della cultura figurativa tra Umbria e Marche all’inizio del Cinquecento (v.COMUNICATO STAMPA 2) e da esempi di scultura lignea di artisti intagliatori che dal nord Europa scendevano nelle valli dell’Appennino influenzando le maestranze locali. Un’occasione imperdibile per uno sguardo d’insieme sulla temperie artistica di un Rinascimento dagli esiti suggestivi anche se meno noto al grande pubblico. La mostra promuove la conoscenza degli artisti che furono i veri animatori della vita culturale di ricche province. Un panorama variegato che rende San Severino e tutta l’area appenninica un luogo fondamentale per capire la diffusione del “Rinascimento Umbratile” o nascosto.
Bernardino è importante esempio di questa cultura rinascimentale “alternativa” che si sviluppa tra Umbria e Marche a cavallo del XV e XVI secolo: a torto ritenuto un Rinascimento “minore”, in realtà una via diversa rispetto alle correnti dei grandi centri e dagli esiti peculiari. Chiamato da Longhi “Rinascimento Umbratile” e “Rinascimento Eccentrico” da Castelnuovo, la produzione artistica di Umbria e Marche all’inizio del Cinquecento, è un Rinascimento “nascosto”, un’arte alternativa, diversa, e per questo poco raffrontabile. Un linguaggio visivo consapevole, differente di centro in centro, pari per dignità a quello dei centri maggiori.
Originario di Perugia, dopo un soggiorno a Fabriano, dove è attestata la sua presenza negli ultimi anni del Quattrocento, Bernardino di Mariotto è a San Severino dal 1502 al 1521: sono i vent’anni in cui il suo linguaggio artistico si sintetizza, si fa più certo e si fortifica, anni in cui è il principale pittore della città e l’erede della grande tradizione e della bottega di Lorenzo d’Alessandro (importantissimo pittore di fine Quattrocento a San Severino, considerato da Berenson secondo solo a Gentile da Fabriano).
Bernardino di Mariotto è esempio di quel “geniale travisamento” dell’insegnamento dei fiorentini, come dice Zeri. La sua cultura pittorica si rivela assai vasta: dai perugini ai sanseverinati, un gran repertorio di annotazioni, temi e spunti viene reso secondo una scrittura “iper caratterizzata” che sembra voler anticipare di quattro secoli gli aspetti della comic strip, dei cartoons e della produzione visiva di massa. Lungo il percorso espositivo, la mostra racconta l’evoluzione della personalità pittorica di Bernardino, a partire dagli esordi con uno stile accordato su toni molto espressivi che uniscono la teatralità di Niccolò Alunno di Foligno alla spinta tragica di Crivelli. Non dimentichiamo che Giorgio Vasari sottolineava il fatto che i suoi angeli piangessero come in nessun altro pittore.
La pittura espressiva e quasi grottesca risponde alla necessità, in un periodo di profonda crisi sociale e inquetudine, di un’arte che parli alla gente con il suo stesso linguaggio in sintonia con la stessa spiritualità popolare. Un senso di inquietudine religiosa che addirittura porta i fedeli a graffiare le superfici delle predelle nelle chiese, nel tentativo di esorcizare il maligno: “sfregiato” come se si volesse farlo sanguinare è il Demonio della “Madonna del Soccorso” di Bernardino, opera esposta in mostra.
La mostra è anche la “summa” di una serie di appassionanti scoperte scientifiche: non più attribuzioni erronee bensì definitiva sistemazione filologica del corpus delle opere. Quindi, potremmo dire, una mostra “coraggiosa” che aggiunge finalmente qualcosa di nuovo alla storia dell’arte regalando al visitatore suggestioni e spunti intriganti. Il velo della paternità incerta viene a cadere e opere di pregevole fattura si ammantano di nuovo lustro e si lasciano guardare con occhi nuovi grazie alla ritrovata firma “d’autore”. Non più l’etichetta di “anonimo marchigiano” ma finalmente personalità e profili d’artisti riconoscibili.
Il fascino, quindi, della mostra sta proprio nell’inedito: tra le opere più significative esposte, molte si rivelano agli occhi del pubblico per la prima volta, alcune sono fresche di restauro, altre tornano eccezionalmente in Italia dopo una lunga assenza. Di Bernardino ammiriamo la tavola della “Madonna col Bambino, San Domenico e San Severino” dei Musei Vaticani, mai vista fin’ora, e il “Cristo Risorto” da Ca’ d’Oro di Venezia che, riunite per la prima volta, ricompongono uno stendardo processionale finora smembrato. La “Trinità in trono tra San Cristoforo e Sant’Antonio” del Museo Bardini di Firenze, restaurata per la mostra, è una novità per il pubblico. La “Trinità” del Museo Nazionale di Budapest, invece, torna in Italia dopo almeno un secolo e mezzo di assenza.
Tra i pezzi più significativi si distinguono altri inediti mai esposti prima, come i cinque pilastrini di polittico raffiguranti cinque santi appartenenti alla collezione Saibene di Milano e il tabellone processionale effigiante “Due Santi” dalla Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, raramente visibili. Le due tavole della “Madonna col Bambino e Santi” e della “Incoronazione della Vergine” provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, restaurate per l’occasione, sono anch’esse ignote al pubblico.
La mostra è infine l’occasione per risolvere il “giallo” della paternità della “Madonna col Bambino e Angeli” del Musée du Petit Palais di Avignone, finora attribuita a Bernardino ma in maniera non unanime. L’eccezionale esposizione in Italia e il confronto con le altre opere potrà finalmente fare luce su questa tavola tanto bella quanto misteriosa che affascina gli studiosi. La discussione è aperta: alla fine della mostra ne sapremo sicuramente di più…
25
marzo 2006
I Pittori del Rinascimento a Sanseverino
Dal 25 marzo al 31 agosto 2006
arte antica
Location
PALAZZO SERVANZI CONFIDATI
San Severino Marche, Via Cesare Battisti, (Macerata)
San Severino Marche, Via Cesare Battisti, (Macerata)
Biglietti
Intero: 6 euro
Ridotto: 4 euro (sotto i 14 anni e sopra i 65; gruppi a partire dalle 15 persone)
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
LR COMUNICAZIONE
Autore
Curatore