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I popoli della Luna
Una mostra sul Ruwenzori a Torino e a Kampala
Comunicato stampa
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Una mostra sul Ruwenzori a Torino e a Kampala, per ricordare quanto avvenne cent’anni fa. Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi nel 1906 condusse una grande spedizione alpinistico-esplorativa sul grande massiccio africano, raggiungendo, primo in assoluto, molte delle principali vette ricoperte di roccia e ghiacci.
Per ricordare l’avvenimento, focalizzando l’attenzione ai popoli che vivono ai piedi della “grande montagna”, è nato il progetto di lavoro I POPOLI DELLA LUNA che ha visto a fianco il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI-Torino e la Regione Piemonte, con la Fondazione Sella e con la collaborazione di Città di Torino, CAI, Università di Torino, Ambasciata d’Italia a Kampala, Uganda Museum di Kampala e Ethiopian Airlines.
Un po’ di storia. A metà Ottocento l’area centrale del continente africano è per il mondo europeo in gran parte uno spazio vuoto sulle carte geografiche e l’origine del Nilo rappresenta ancora uno dei grandi enigmi geografici insoluti.
Nel II secolo d.c. il geografo Claudio Tolomeo - rifacendosi ad una tradizione più antica - nella sua Geografia colloca nell’Africa equatoriale “… le Montagne della Luna, le cui nevi alimentano i laghi sorgentiferi del Nilo”. Alla latitudine indicata da Tolomeo però di fatto non si trova nessun rilievo ricoperto da nevi perenni, il mistero che tormenta il mondo mediterraneo - per quante siano le congetture di geografi ed eruditi - rimane senza risposta per circa diciassette secoli.
Nel 1857 la Royal Geographical Society incarica John Speke e Richard Burton di intraprendere una spedizione alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Partiti da Bagamoyo - di fronte a Zanzibar - dopo otto mesi di cammino, il 13 febbraio 1858 i due Inglesi intravedono un’enorme distesa d’acqua: il lago Tanganica. Speke, da solo, riesce a spingersi ancora a Nord e il 3 agosto 1858 scopre un vero mare interno, è il lago Nyanza, ribattezzato Vittoria in onore della regina. Al ritorno dichiara di aver trovato le sorgenti del Nilo, l’intuizione si rivelerà giusta.
Nel corso del viaggio Burton e Speke sentono parlare con insistenza, dagli arabi e dagli abitanti della costa orientale, di monti nevosi alle sorgenti del Nilo, senza però riuscire mai a vederli.
Il 24 maggio del 1888 il giornalista-esploratore inglese Henry Stanley, percorrendo la pianura costiera sud occidentale del Lago Alberto, intravede “... una nube di forma particolare, di un magnifico colore argento, che assumeva le proporzioni e l’apparenza di una grande montagna ricoperta di neve”, e intuisce di trovarsi di fronte ai leggendari Lunae Montes di Tolomeo. L’anno successivo torna nei pressi del gruppo montuoso e incarica il suo luogotenente W. G. Stairs di una puntata esplorativa nel cuore del rilievo, che sarà breve a causa del clima avverso e della inadeguata attrezzatura.
Negli anni successivi si registrano numerosi tentativi di esplorazione, tutti limitati dalle difficoltà climatiche e ambientali. Nei primi anni del nuovo secolo la presenza degli esploratori in zona aumenta senza che emerga un’idea precisa sulla configurazione della catena. Sarà infine Luigi Amedeo di Savoia, nel 1906, il primo a compiere con successo una ricognizione completa dell’intero sistema montuoso e a redigerne una cartografia dettagliata.
Il Ruwenzori, esplorato per la prima volta dalla spedizione del Duca degli Abruzzi, si presenta come una delle regioni montane più interessanti dell’Africa sotto il profilo paesaggistico, botanico e antropologico. Posta ai confini tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda, quest’area è abitata da diversi gruppi etnici di lingua bantu, tra cui i Bakonzo, i Banande del Congo, i Batoro, i Bamba, i pigmei Bambuti. I diversi gruppi mostrano una grande varietà di forme di adattamento all’ambiente di montagna: i Bakonzo e i Banande hanno sviluppato un’agricoltura d’alta quota, i pigmei Bambuti restano legati a un’economia di caccia e raccolta, i Batoro hanno dato vita a un regno centralizzato e stratificato fondato sull’allevamento del bestiame. Ma nonostante queste diversità, alcuni tratti comuni legano le diverse culture che circondano il Ruwenzori: il medesimo complesso magico-religioso fondato sulla possessione spiritica viene infatti praticato in tutta l’area. Nelle zone più impervie, alcuni medium vengono posseduti dallo spirito stesso della montagna, Kitasamba, che parla attraverso di loro conferendogli un potere divinatorio e taumaturgico.
L’esposizione, del Museomontagna e della Regione Piemonte, curata da Cecilia Pennacini, con il coordinamento di Cristina Natta-Soleri, è di taglio antropologico e si articolerà in due sezioni: una storica e una contemporanea.
Partendo dal secolare problema geografico della ricerca delle sorgenti del Nilo e dei Lunae Montes di Tolomeo, attraverso le principali tappe esplorative dell’area, si arriverà alla spedizione del Duca degli Abruzzi del 1906 illustrata dalle fotografie di Vittorio Sella.
In questa sezione sarà dedicato uno spazio alla storia dei regni precoloniali e alla particolare situazione politico-sociale dell’area di confine tra Ruanda, Uganda e stato indipendente del Congo all’inizio del ‘900. In questo contesto un contributo sarà dato dalle fotografie dell’antropologo polacco Jan Czekanowski che partecipa nel 1907 alla prima vera spedizione scientifica nell’Africa equatoriale .
La sezione contemporanea, sarà illustrata principalmente dalle fotografie (in gran parte ritratti in b/n) realizzate dal fotografo canadese Craig Richards nell’estate del 2005, nel corso di una Missione di ricerca in Uganda del Museo Nazionale della Montagna.
Una parte più propriamente scientifica, illustra, con immagini fotografiche, video e alcuni oggetti etnografici significativi le diverse culture del Ruwenzori e il loro rapporto con la montagna. Verranno comparativamente affrontati i seguenti temi antropologici: la storia dei principali gruppi dell’area e i processi di mutamento e costruzione identitaria che li hanno coinvolti in epoca coloniale e post-coloniale; i diversi sistemi economico-ecologici che sono stati sviluppati a differenti altitudini; le principali organizzazioni politiche e sociali; i modelli di insediamento e di abitazione; le tecnologie artigianali; la vita rituale e religiosa; la dimensione estetica e in particolare la musica e la danza.
La mostra, come d’abitudine, è accompagnata da un ricco catalogo edito dal Museomontagna nella prestigiosa collana “Cahier”. I testi, dei maggiori studiosi del settore, sono accompagnati da un ricco corredo iconografico. Il volume, in ragione dell’esposizione a Kampala, viene pubblicato in versione bilingue italiano e inglese. L’opera, costituita da 258 pagine, con illustrazioni a colori e a doppio tono, viene venduto a Euro 25,00.
I POPOLI DELLA LUNA, resterà visitabile fino al 17 settembre, offrendo al pubblico torinese e agli appassionati d’Africa, un’occasione unica di avvicinarsi al Monte del Cappuccini e al rinnovato Museo Nazionale della Montagna.
Per ricordare l’avvenimento, focalizzando l’attenzione ai popoli che vivono ai piedi della “grande montagna”, è nato il progetto di lavoro I POPOLI DELLA LUNA che ha visto a fianco il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI-Torino e la Regione Piemonte, con la Fondazione Sella e con la collaborazione di Città di Torino, CAI, Università di Torino, Ambasciata d’Italia a Kampala, Uganda Museum di Kampala e Ethiopian Airlines.
Un po’ di storia. A metà Ottocento l’area centrale del continente africano è per il mondo europeo in gran parte uno spazio vuoto sulle carte geografiche e l’origine del Nilo rappresenta ancora uno dei grandi enigmi geografici insoluti.
Nel II secolo d.c. il geografo Claudio Tolomeo - rifacendosi ad una tradizione più antica - nella sua Geografia colloca nell’Africa equatoriale “… le Montagne della Luna, le cui nevi alimentano i laghi sorgentiferi del Nilo”. Alla latitudine indicata da Tolomeo però di fatto non si trova nessun rilievo ricoperto da nevi perenni, il mistero che tormenta il mondo mediterraneo - per quante siano le congetture di geografi ed eruditi - rimane senza risposta per circa diciassette secoli.
Nel 1857 la Royal Geographical Society incarica John Speke e Richard Burton di intraprendere una spedizione alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Partiti da Bagamoyo - di fronte a Zanzibar - dopo otto mesi di cammino, il 13 febbraio 1858 i due Inglesi intravedono un’enorme distesa d’acqua: il lago Tanganica. Speke, da solo, riesce a spingersi ancora a Nord e il 3 agosto 1858 scopre un vero mare interno, è il lago Nyanza, ribattezzato Vittoria in onore della regina. Al ritorno dichiara di aver trovato le sorgenti del Nilo, l’intuizione si rivelerà giusta.
Nel corso del viaggio Burton e Speke sentono parlare con insistenza, dagli arabi e dagli abitanti della costa orientale, di monti nevosi alle sorgenti del Nilo, senza però riuscire mai a vederli.
Il 24 maggio del 1888 il giornalista-esploratore inglese Henry Stanley, percorrendo la pianura costiera sud occidentale del Lago Alberto, intravede “... una nube di forma particolare, di un magnifico colore argento, che assumeva le proporzioni e l’apparenza di una grande montagna ricoperta di neve”, e intuisce di trovarsi di fronte ai leggendari Lunae Montes di Tolomeo. L’anno successivo torna nei pressi del gruppo montuoso e incarica il suo luogotenente W. G. Stairs di una puntata esplorativa nel cuore del rilievo, che sarà breve a causa del clima avverso e della inadeguata attrezzatura.
Negli anni successivi si registrano numerosi tentativi di esplorazione, tutti limitati dalle difficoltà climatiche e ambientali. Nei primi anni del nuovo secolo la presenza degli esploratori in zona aumenta senza che emerga un’idea precisa sulla configurazione della catena. Sarà infine Luigi Amedeo di Savoia, nel 1906, il primo a compiere con successo una ricognizione completa dell’intero sistema montuoso e a redigerne una cartografia dettagliata.
Il Ruwenzori, esplorato per la prima volta dalla spedizione del Duca degli Abruzzi, si presenta come una delle regioni montane più interessanti dell’Africa sotto il profilo paesaggistico, botanico e antropologico. Posta ai confini tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda, quest’area è abitata da diversi gruppi etnici di lingua bantu, tra cui i Bakonzo, i Banande del Congo, i Batoro, i Bamba, i pigmei Bambuti. I diversi gruppi mostrano una grande varietà di forme di adattamento all’ambiente di montagna: i Bakonzo e i Banande hanno sviluppato un’agricoltura d’alta quota, i pigmei Bambuti restano legati a un’economia di caccia e raccolta, i Batoro hanno dato vita a un regno centralizzato e stratificato fondato sull’allevamento del bestiame. Ma nonostante queste diversità, alcuni tratti comuni legano le diverse culture che circondano il Ruwenzori: il medesimo complesso magico-religioso fondato sulla possessione spiritica viene infatti praticato in tutta l’area. Nelle zone più impervie, alcuni medium vengono posseduti dallo spirito stesso della montagna, Kitasamba, che parla attraverso di loro conferendogli un potere divinatorio e taumaturgico.
L’esposizione, del Museomontagna e della Regione Piemonte, curata da Cecilia Pennacini, con il coordinamento di Cristina Natta-Soleri, è di taglio antropologico e si articolerà in due sezioni: una storica e una contemporanea.
Partendo dal secolare problema geografico della ricerca delle sorgenti del Nilo e dei Lunae Montes di Tolomeo, attraverso le principali tappe esplorative dell’area, si arriverà alla spedizione del Duca degli Abruzzi del 1906 illustrata dalle fotografie di Vittorio Sella.
In questa sezione sarà dedicato uno spazio alla storia dei regni precoloniali e alla particolare situazione politico-sociale dell’area di confine tra Ruanda, Uganda e stato indipendente del Congo all’inizio del ‘900. In questo contesto un contributo sarà dato dalle fotografie dell’antropologo polacco Jan Czekanowski che partecipa nel 1907 alla prima vera spedizione scientifica nell’Africa equatoriale .
La sezione contemporanea, sarà illustrata principalmente dalle fotografie (in gran parte ritratti in b/n) realizzate dal fotografo canadese Craig Richards nell’estate del 2005, nel corso di una Missione di ricerca in Uganda del Museo Nazionale della Montagna.
Una parte più propriamente scientifica, illustra, con immagini fotografiche, video e alcuni oggetti etnografici significativi le diverse culture del Ruwenzori e il loro rapporto con la montagna. Verranno comparativamente affrontati i seguenti temi antropologici: la storia dei principali gruppi dell’area e i processi di mutamento e costruzione identitaria che li hanno coinvolti in epoca coloniale e post-coloniale; i diversi sistemi economico-ecologici che sono stati sviluppati a differenti altitudini; le principali organizzazioni politiche e sociali; i modelli di insediamento e di abitazione; le tecnologie artigianali; la vita rituale e religiosa; la dimensione estetica e in particolare la musica e la danza.
La mostra, come d’abitudine, è accompagnata da un ricco catalogo edito dal Museomontagna nella prestigiosa collana “Cahier”. I testi, dei maggiori studiosi del settore, sono accompagnati da un ricco corredo iconografico. Il volume, in ragione dell’esposizione a Kampala, viene pubblicato in versione bilingue italiano e inglese. L’opera, costituita da 258 pagine, con illustrazioni a colori e a doppio tono, viene venduto a Euro 25,00.
I POPOLI DELLA LUNA, resterà visitabile fino al 17 settembre, offrendo al pubblico torinese e agli appassionati d’Africa, un’occasione unica di avvicinarsi al Monte del Cappuccini e al rinnovato Museo Nazionale della Montagna.
11
maggio 2006
I popoli della Luna
Dall'undici maggio al 17 settembre 2006
fotografia
Location
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DUCA DEGLI ABRUZZI
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Orario di apertura
9-19, lunedì chiuso
Autore
Curatore