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I Sabini popolo d’Italia. Dalla storia al mito
Una grande mostra di carattere storico, artistico e archeologico che vuole raccontare le vicende dell’antico popolo dei Sabini e la fortuna del loro mito attraverso i secoli
Comunicato stampa
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“I Sabini popolo d’Italia. Dalla storia al mito”: dal 20 marzo al 26 aprile 2009 il Complesso del Vittoriano ospita una grande mostra di carattere storico, artistico e archeologico che vuole raccontare le vicende dell’antico popolo dei Sabini e la fortuna del loro mito attraverso i secoli. Promossa dalla Provincia di Rieti con il sostegno della Regione Lazio e della Provincia di Roma, l’esposizione, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comune di Rieti, sarà inaugurata giovedì 19 marzo alle 18.30 presso il Complesso del Vittoriano.
La mostra presenta per la prima volta insieme, l’antico popolo e il suo mito, le tracce della sua esistenza e quelle lasciate nell’immaginario collettivo a comporre un quadro suggestivo che attraversa millenni di storia e di arte. Oltre 120 le opere esposte tra reperti archeologici, antiche carte geografiche, codici, manoscritti, miniature disegni, olii su tela e sculture che indagano per la prima volta la fortuna del celeberrimo episodio del Ratto delle Sabine nell’arte dall’epoca dei Romani, attraverso il Medioevo, il Rinascimento, il Barocco, il Neoclassicismo fino alle testimonianze dell’arte contemporanea.
L’esposizione si avvale della cura scientifica di Maria Carla Spadoni per la sezione storica, di Giovanna Alvino per la sezione archeologica, di Maria Grazia Bernardini per la sezione dedicata al mito dei Sabini nell’arte, di Alessandro Cosma e Roberta Cerone per la sezione sui Sabini tra letteratura, musica e cinema.
La direzione e il coordinamento generale della mostra sono di Alessandro Nicosia.
La mostra
I Sabini sono un’antica popolazione italica insediatasi, a partire dal X-IX secolo a. C., dapprima nella conca reatina e poi in un territorio assai esteso tra Umbria e Lazio, delimitato a nord dal fiume Nera e a sud dal corso dell’Aniene. La loro importanza storica, di cui oggi forniscono un’idea gli eccezionali manufatti riportati alla luce dalle campagne archeologiche, è sottolineata dalle fonti latine - Varrone e Tito Livio tra tutti – che ne descrivono l’incontro con i Romani e il ruolo nella fondazione della città di Roma. Saranno proprio le vicende legate a quest’ultimo episodio, che sconfinano e si confondono nella leggenda, ad alimentare il mito dei Sabini e a consegnarlo alla storia e, soprattutto, all’arte che ne ha tratto infinita ispirazione dall’antichità ad oggi.
La mostra è divisa in quattro sezioni.
- I Sabini popolo d’Italia
La prima sezione, curata da Maria Carla Spadoni, docente di Epigrafia Latina presso l’Università di Perugia, presenta un inquadramento storico che chiarisce le origini e le vicende del popolo dei Sabini anche attraverso una serie di antiche carte della sabina storica ed un contributo video che darà all’inizio del percorso la linea guida dell’intero itinerario.
- I Sabini nell’antichità
La seconda sezione, a cura di Giovanna Alvino, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, introduce alla civiltà dei Sabini attraverso alcuni manufatti rinvenuti nei principali siti archeologici della provincia di Rieti: l’abitato di Cures, le necropoli del Giglio (Magliano Sabina), di Colle del Forno (Montelibretti), di Poggio Sommavilla e di Saletta Amatrice. Saranno esposti oggetti di raffinata fattura, destinati all’ornamento personale o all’ostentazione del potere religioso e politico. Accanto ad un rarissimo lituo, strumento utilizzato dai re-sacerdoti sabini per fare le previsioni basandosi sul volo degli uccelli, si potranno ammirare i corredi funerari di personaggi di alto lignaggio, come il corredo del principe della necropoli di Colle dal Forno, o il trono del cosiddetto re di Eretum.
- Il Mito nell’Arte
La terza sezione della mostra, curata da Maria Grazia Bernardini, funzionario della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, analizza invece la straordinaria fortuna del mito dei Sabini e, in particolare, del celebre episodio del Ratto. L’arte di tutti i tempi, infatti, ha scelto di rappresentare questo episodio modificandone di volta in volta le valenze per adattarle ai diversi contesti storici e culturali. Nel corso della mostra si ripercorre quindi la genesi del tema nell’arte classica, la sua continuità in epoca medievale e la sua fortuna in epoca rinascimentale e nel corso del XVII e del XVIII secolo. Tra la selezione di opere d’arte presenti, scelte nelle differenti epoche in modo da testimoniare la continuità del mito nella storia ma anche i suoi differenti utilizzi, si annoverano preziose miniature medievali e opere celeberrime di Sodoma, Giambologna, Poussin, Luca Giordano, Tiepolo fino alle più recenti riflessioni di grandi artisti del Novecento come Arturo Martini, Primo Conti e Franco Gentilini.
- Il Ratto delle Sabine dalla letteratura al cinema
La quarta e ultima sezione espositiva, curata da Alessandro Cosma e Roberta Cerone, storici dell’arte, è dedicata alla ripresa del mito del Ratto delle Sabine nel teatro, nella letteratura e nel cinema. Il leggendario episodio è stato infatti fonte di ispirazione per numerosi drammi musicali rappresentati nel corso del XVII e XVIII secolo, dall’adattamento di Giacomo Francesco Bussani al celebre Romolo ed Ersilia di Metastasio. Ma il Ratto delle Sabine si è prestato anche ad innumerevoli riletture poetiche in dialetto romanesco che, tra Ottocento e Novecento, da Trilussa a Mario dell’Arco, ne offrono una versione ironica ed attualizzata. Allo stesso tempo, nella seconda metà del XX secolo, anche il cinema non ha mancato di trarre ispirazione dal celebre episodio. Riprese esplicite, come nel caso di Mario Bonnard, con protagonista Totò (1945), e di Richard Pottier (1961), si alternano così alle suggestioni del racconto mitologico in Sette spose per sette fratelli di Stanley Donen (1954) e in Sotto il segno dello scorpione dei fratelli Taviani (1969).
In mostra, Michele Placido in un filmato introduttivo racconterà il mito dei Sabini attraverso curiosità, aneddoti, racconti.
A Rieti, nella Loggia della Curia Vescovile dal 25 marzo all’11 aprile, un’installazione filmica racconterà la mostra (tutti i giorni 9.00 – 21.00). Sarà possibile in questa sede prenotarsi per venire a vedere la mostra a Roma tramite navetta.
Il catalogo, a cura di Alessandro Nicosia e Maria Cristina Bettini, edito da Gangemi Editore, si pregia dei saggi di Maria Carla Spadoni, Giovanna Alvino, Maria Grazia Bernardini, Alessandro Cosma e Roberta Cerone.
La mostra presenta per la prima volta insieme, l’antico popolo e il suo mito, le tracce della sua esistenza e quelle lasciate nell’immaginario collettivo a comporre un quadro suggestivo che attraversa millenni di storia e di arte. Oltre 120 le opere esposte tra reperti archeologici, antiche carte geografiche, codici, manoscritti, miniature disegni, olii su tela e sculture che indagano per la prima volta la fortuna del celeberrimo episodio del Ratto delle Sabine nell’arte dall’epoca dei Romani, attraverso il Medioevo, il Rinascimento, il Barocco, il Neoclassicismo fino alle testimonianze dell’arte contemporanea.
L’esposizione si avvale della cura scientifica di Maria Carla Spadoni per la sezione storica, di Giovanna Alvino per la sezione archeologica, di Maria Grazia Bernardini per la sezione dedicata al mito dei Sabini nell’arte, di Alessandro Cosma e Roberta Cerone per la sezione sui Sabini tra letteratura, musica e cinema.
La direzione e il coordinamento generale della mostra sono di Alessandro Nicosia.
La mostra
I Sabini sono un’antica popolazione italica insediatasi, a partire dal X-IX secolo a. C., dapprima nella conca reatina e poi in un territorio assai esteso tra Umbria e Lazio, delimitato a nord dal fiume Nera e a sud dal corso dell’Aniene. La loro importanza storica, di cui oggi forniscono un’idea gli eccezionali manufatti riportati alla luce dalle campagne archeologiche, è sottolineata dalle fonti latine - Varrone e Tito Livio tra tutti – che ne descrivono l’incontro con i Romani e il ruolo nella fondazione della città di Roma. Saranno proprio le vicende legate a quest’ultimo episodio, che sconfinano e si confondono nella leggenda, ad alimentare il mito dei Sabini e a consegnarlo alla storia e, soprattutto, all’arte che ne ha tratto infinita ispirazione dall’antichità ad oggi.
La mostra è divisa in quattro sezioni.
- I Sabini popolo d’Italia
La prima sezione, curata da Maria Carla Spadoni, docente di Epigrafia Latina presso l’Università di Perugia, presenta un inquadramento storico che chiarisce le origini e le vicende del popolo dei Sabini anche attraverso una serie di antiche carte della sabina storica ed un contributo video che darà all’inizio del percorso la linea guida dell’intero itinerario.
- I Sabini nell’antichità
La seconda sezione, a cura di Giovanna Alvino, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, introduce alla civiltà dei Sabini attraverso alcuni manufatti rinvenuti nei principali siti archeologici della provincia di Rieti: l’abitato di Cures, le necropoli del Giglio (Magliano Sabina), di Colle del Forno (Montelibretti), di Poggio Sommavilla e di Saletta Amatrice. Saranno esposti oggetti di raffinata fattura, destinati all’ornamento personale o all’ostentazione del potere religioso e politico. Accanto ad un rarissimo lituo, strumento utilizzato dai re-sacerdoti sabini per fare le previsioni basandosi sul volo degli uccelli, si potranno ammirare i corredi funerari di personaggi di alto lignaggio, come il corredo del principe della necropoli di Colle dal Forno, o il trono del cosiddetto re di Eretum.
- Il Mito nell’Arte
La terza sezione della mostra, curata da Maria Grazia Bernardini, funzionario della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, analizza invece la straordinaria fortuna del mito dei Sabini e, in particolare, del celebre episodio del Ratto. L’arte di tutti i tempi, infatti, ha scelto di rappresentare questo episodio modificandone di volta in volta le valenze per adattarle ai diversi contesti storici e culturali. Nel corso della mostra si ripercorre quindi la genesi del tema nell’arte classica, la sua continuità in epoca medievale e la sua fortuna in epoca rinascimentale e nel corso del XVII e del XVIII secolo. Tra la selezione di opere d’arte presenti, scelte nelle differenti epoche in modo da testimoniare la continuità del mito nella storia ma anche i suoi differenti utilizzi, si annoverano preziose miniature medievali e opere celeberrime di Sodoma, Giambologna, Poussin, Luca Giordano, Tiepolo fino alle più recenti riflessioni di grandi artisti del Novecento come Arturo Martini, Primo Conti e Franco Gentilini.
- Il Ratto delle Sabine dalla letteratura al cinema
La quarta e ultima sezione espositiva, curata da Alessandro Cosma e Roberta Cerone, storici dell’arte, è dedicata alla ripresa del mito del Ratto delle Sabine nel teatro, nella letteratura e nel cinema. Il leggendario episodio è stato infatti fonte di ispirazione per numerosi drammi musicali rappresentati nel corso del XVII e XVIII secolo, dall’adattamento di Giacomo Francesco Bussani al celebre Romolo ed Ersilia di Metastasio. Ma il Ratto delle Sabine si è prestato anche ad innumerevoli riletture poetiche in dialetto romanesco che, tra Ottocento e Novecento, da Trilussa a Mario dell’Arco, ne offrono una versione ironica ed attualizzata. Allo stesso tempo, nella seconda metà del XX secolo, anche il cinema non ha mancato di trarre ispirazione dal celebre episodio. Riprese esplicite, come nel caso di Mario Bonnard, con protagonista Totò (1945), e di Richard Pottier (1961), si alternano così alle suggestioni del racconto mitologico in Sette spose per sette fratelli di Stanley Donen (1954) e in Sotto il segno dello scorpione dei fratelli Taviani (1969).
In mostra, Michele Placido in un filmato introduttivo racconterà il mito dei Sabini attraverso curiosità, aneddoti, racconti.
A Rieti, nella Loggia della Curia Vescovile dal 25 marzo all’11 aprile, un’installazione filmica racconterà la mostra (tutti i giorni 9.00 – 21.00). Sarà possibile in questa sede prenotarsi per venire a vedere la mostra a Roma tramite navetta.
Il catalogo, a cura di Alessandro Nicosia e Maria Cristina Bettini, edito da Gangemi Editore, si pregia dei saggi di Maria Carla Spadoni, Giovanna Alvino, Maria Grazia Bernardini, Alessandro Cosma e Roberta Cerone.
20
marzo 2009
I Sabini popolo d’Italia. Dalla storia al mito
Dal 20 marzo al 26 aprile 2009
archeologia
Location
COMPLESSO DEL VITTORIANO
Roma, Via Di San Pietro In Carcere, (Roma)
Roma, Via Di San Pietro In Carcere, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30
Editore
GANGEMI
Ufficio stampa
COMUNICAREORGANIZZANDO
Curatore