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I Teatri della Memoria
È un intenso viaggio attraverso il novecento pittorico italiano la mostra allestita a Corato, con dodici straordinari dipinti firmati: de Chirico,
Savinio, Guidi, De Pisis, Guttuso, Rossi, Paresce, Gribaudo, Pirro e Ceroli. Tema dominante la memoria, quel dialogo ininterrotto tra ciò che siamo stati e quello che oggi siamo diventati
Comunicato stampa
Segnala l'evento
È un intenso viaggio attraverso il novecento
pittorico italiano la mostra allestita a Corato, con
dodici straordinari dipinti firmati: de Chirico,
Savinio, Guidi, De Pisis, Guttuso, Rossi, Paresce,
Gribaudo, Pirro e Ceroli. Tema dominante la
memoria, quel dialogo ininterrotto tra ciò che siamo
stati e quello che oggi siamo diventati.
ll nostro quotidiano che si stempera nel passato è il
paesaggio più frequentato dalla memoria; il ricordo dei
luoghi, delle cose, delle persone, come li abbiamo visti
e come continuiamo a ri-vederli in un continuo déjà vu,
restano il processo di identificazione più diretto che la
nostra mente percorre ogni giorno.
Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Virgilio Guidi,
Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Gino Rossi, René
Paresce, Ezio Gribaudo, Marcello Pirro e Mario Ceroli
sono gli artisti scelti dal curatore Stefano Cecchetto per la
mostra “I Teatri della Memoria. Un percorso archeologico
nella pittura del Novecento”, ospitata dal 22 aprile al 24
giugno 2012 presso il Museo della Città e del Territorio di
Corato (BA). La mostra, ad ingresso libero, è promossa dal
Comune di Corato e prodotta dalla società Sistema Museo.
La mostra intende diventare un intenso viaggio che
attraversa uno scorcio del novecento pittorico italiano, con
dodici opere distribuite in una sorta di ‘conversazione’
tra il percorso della memoria e il trascorso del Novecento.
Questo dialogo prende forma nel Museo della Città e del
Territorio che custodisce le testimonianze di una civiltà
ancora viva, che tutela la sua storia e insieme si apre alla
contaminazione, allo sviluppo e al futuro. Ne nasce un
percorso carico di fascino, metafora dell’inconscio, che
conduce a ritrovare il tempo di un passato che arriva fino
all’origine dell’uomo.
Il passato che affiora dai reperti archeologici del museo
ritrova la sua identità contemporanea nell’immagine
neometafisica degli Archeologi di Giorgio de Chirico, un
dipinto che proviene dalla prestigiosa collezione Giuseppe
Merlini, un dipinto che proviene dalla prestigiosa collezione
Giuseppe Merlini, dove le figure senza volto sono le
presenze inquietanti e malinconiche che contengono
al loro interno architetture e rovine provenienti da quel
passato remoto che racconta la storia del nostro esordio
umano e culturale.
Anche il fratello di de Chirico, Alberto Savinio evoca con la
sua opera L’Isola approdata del 1950, le reminiscenze di un
mondo ancestrale che rimanda alle isole, e quindi ai
luoghi e agli oggetti dell’infanzia e della giovinezza dell’artista.
Ma i teatri del nostro trascorso possono subire metamorfosi
inconsuete: il ricordo della figura materna: La Madre,
quale simbolo dell’origine, qui mirabilmente dipinta da
Gino Rossi nella serena luminosità di un emblematico
crepuscolo: quello dell’età che avanza e quello del
giorno che ci sta lasciando. Nei teatri veri e propri, intesi
come ambientazione del ricordo e come scenario della
rappresentazione, non possono certamente mancare i
luoghi: le Venezie di Filippo De Pisis e Virgilio Guidi:
due artisti che con due opere significative: rispettivamente,
Venezia e Punta della Dogana, dipingono la città-teatro per
eccellenza come luogo della frequentazione quotidiana,
soggetto e habitat di un’appartenenza.
Più legato al ricordo metafisico appare invece il quadro
di René Paresce: Natura morta, che ci riporta al tema
delle partenze e delle lontananze. Il viaggio quindi, come
apertura e scoperta di nuovi orizzonti, ma anche come
nostalgia del distacco.
In questo nostro percorso non poteva però mancare la
figura di un artista significativo quale è stato per l’Italia
Renato Guttuso e proprio nell’anno in cui si celebra
il centenario della nascita. Cesto con pannocchie, del
1984, è un dipinto che rimanda ai ricordi d’infanzia e ai
cromatismi della sua Sicilia. Il quadro è l’immagine arcaica
di una memoria contadina che si ripropone nel realismo
pittorico di Guttuso e resta un omaggio sincero dell’artista
alla sua terra d’origine.
Più personale e onirico il racconto dei Teatri della
Memoria, le opere concepite da Ezio Gribaudo: artista,
editore, e uomo di cultura. Nei suoi dipinti, il tempo
non è solo il trascorso del quotidiano, ma resta la cifra
indelebile di un ricordo dei luoghi e delle cose. I Teatri
della Memoria documentano il resoconto iconografico della
vita dell’artista, pieni di rimandi autobiografici, ma anche
testimonianza consapevole della propria epoca.
I guerrieri che attraversano il tempo realizzati da
Mario Ceroli nel suo dipinto Oziare del 1993, sono
la testimonianza di un presenza arcaica, l’uomo è
alla continua ricerca di se stesso e le figure di Ceroli
camminano – fuori e dentro l’esistenza – come in un
labirinto della storia, ma i contorni delle sue sagome
trascendono il mito e si spostano nei territori leggendari di
un classicismo atavico.
Chiude la mostra un omaggio all’artista e poeta pugliese
Marcello Pirro (Apricena, 1940 – Ravenna, 2008)
protagonista di un lungo itinerario personale ricco di
incontri e frequentazioni con i protagonisti dell’arte del
Novecento. Il dipinto di Pirro Senza titolo, del 1972,
contiene le tracce del lungo poema visivo che lo ha
accompagnato durante tutta la sua esistenza: il consolidato
amore per la sua terra d’origine, che l’artista racconta
attraverso i segni arcaici, le ferite e le lacerazioni della
vita, rivela i geroglifici di una scrittura della fantasia e le
rimembranze di un paesaggio della memoria, incantato e
incantevole, dove l’uomo è ancora in grado di ritrovare se
stesso.
pittorico italiano la mostra allestita a Corato, con
dodici straordinari dipinti firmati: de Chirico,
Savinio, Guidi, De Pisis, Guttuso, Rossi, Paresce,
Gribaudo, Pirro e Ceroli. Tema dominante la
memoria, quel dialogo ininterrotto tra ciò che siamo
stati e quello che oggi siamo diventati.
ll nostro quotidiano che si stempera nel passato è il
paesaggio più frequentato dalla memoria; il ricordo dei
luoghi, delle cose, delle persone, come li abbiamo visti
e come continuiamo a ri-vederli in un continuo déjà vu,
restano il processo di identificazione più diretto che la
nostra mente percorre ogni giorno.
Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Virgilio Guidi,
Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Gino Rossi, René
Paresce, Ezio Gribaudo, Marcello Pirro e Mario Ceroli
sono gli artisti scelti dal curatore Stefano Cecchetto per la
mostra “I Teatri della Memoria. Un percorso archeologico
nella pittura del Novecento”, ospitata dal 22 aprile al 24
giugno 2012 presso il Museo della Città e del Territorio di
Corato (BA). La mostra, ad ingresso libero, è promossa dal
Comune di Corato e prodotta dalla società Sistema Museo.
La mostra intende diventare un intenso viaggio che
attraversa uno scorcio del novecento pittorico italiano, con
dodici opere distribuite in una sorta di ‘conversazione’
tra il percorso della memoria e il trascorso del Novecento.
Questo dialogo prende forma nel Museo della Città e del
Territorio che custodisce le testimonianze di una civiltà
ancora viva, che tutela la sua storia e insieme si apre alla
contaminazione, allo sviluppo e al futuro. Ne nasce un
percorso carico di fascino, metafora dell’inconscio, che
conduce a ritrovare il tempo di un passato che arriva fino
all’origine dell’uomo.
Il passato che affiora dai reperti archeologici del museo
ritrova la sua identità contemporanea nell’immagine
neometafisica degli Archeologi di Giorgio de Chirico, un
dipinto che proviene dalla prestigiosa collezione Giuseppe
Merlini, un dipinto che proviene dalla prestigiosa collezione
Giuseppe Merlini, dove le figure senza volto sono le
presenze inquietanti e malinconiche che contengono
al loro interno architetture e rovine provenienti da quel
passato remoto che racconta la storia del nostro esordio
umano e culturale.
Anche il fratello di de Chirico, Alberto Savinio evoca con la
sua opera L’Isola approdata del 1950, le reminiscenze di un
mondo ancestrale che rimanda alle isole, e quindi ai
luoghi e agli oggetti dell’infanzia e della giovinezza dell’artista.
Ma i teatri del nostro trascorso possono subire metamorfosi
inconsuete: il ricordo della figura materna: La Madre,
quale simbolo dell’origine, qui mirabilmente dipinta da
Gino Rossi nella serena luminosità di un emblematico
crepuscolo: quello dell’età che avanza e quello del
giorno che ci sta lasciando. Nei teatri veri e propri, intesi
come ambientazione del ricordo e come scenario della
rappresentazione, non possono certamente mancare i
luoghi: le Venezie di Filippo De Pisis e Virgilio Guidi:
due artisti che con due opere significative: rispettivamente,
Venezia e Punta della Dogana, dipingono la città-teatro per
eccellenza come luogo della frequentazione quotidiana,
soggetto e habitat di un’appartenenza.
Più legato al ricordo metafisico appare invece il quadro
di René Paresce: Natura morta, che ci riporta al tema
delle partenze e delle lontananze. Il viaggio quindi, come
apertura e scoperta di nuovi orizzonti, ma anche come
nostalgia del distacco.
In questo nostro percorso non poteva però mancare la
figura di un artista significativo quale è stato per l’Italia
Renato Guttuso e proprio nell’anno in cui si celebra
il centenario della nascita. Cesto con pannocchie, del
1984, è un dipinto che rimanda ai ricordi d’infanzia e ai
cromatismi della sua Sicilia. Il quadro è l’immagine arcaica
di una memoria contadina che si ripropone nel realismo
pittorico di Guttuso e resta un omaggio sincero dell’artista
alla sua terra d’origine.
Più personale e onirico il racconto dei Teatri della
Memoria, le opere concepite da Ezio Gribaudo: artista,
editore, e uomo di cultura. Nei suoi dipinti, il tempo
non è solo il trascorso del quotidiano, ma resta la cifra
indelebile di un ricordo dei luoghi e delle cose. I Teatri
della Memoria documentano il resoconto iconografico della
vita dell’artista, pieni di rimandi autobiografici, ma anche
testimonianza consapevole della propria epoca.
I guerrieri che attraversano il tempo realizzati da
Mario Ceroli nel suo dipinto Oziare del 1993, sono
la testimonianza di un presenza arcaica, l’uomo è
alla continua ricerca di se stesso e le figure di Ceroli
camminano – fuori e dentro l’esistenza – come in un
labirinto della storia, ma i contorni delle sue sagome
trascendono il mito e si spostano nei territori leggendari di
un classicismo atavico.
Chiude la mostra un omaggio all’artista e poeta pugliese
Marcello Pirro (Apricena, 1940 – Ravenna, 2008)
protagonista di un lungo itinerario personale ricco di
incontri e frequentazioni con i protagonisti dell’arte del
Novecento. Il dipinto di Pirro Senza titolo, del 1972,
contiene le tracce del lungo poema visivo che lo ha
accompagnato durante tutta la sua esistenza: il consolidato
amore per la sua terra d’origine, che l’artista racconta
attraverso i segni arcaici, le ferite e le lacerazioni della
vita, rivela i geroglifici di una scrittura della fantasia e le
rimembranze di un paesaggio della memoria, incantato e
incantevole, dove l’uomo è ancora in grado di ritrovare se
stesso.
21
aprile 2012
I Teatri della Memoria
Dal 21 aprile al 24 giugno 2012
arte contemporanea
Location
EX CARCERE – MUSEO DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO
Corato, Via Trilussa, 4, (Bari)
Corato, Via Trilussa, 4, (Bari)
Orario di apertura
10.00 - 12.00 / 18.00 -21.00, chiuso il
lunedì
Vernissage
21 Aprile 2012, ore 19 su invito
Autore
Curatore