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Iconografia interiore
Solo show dell’artista brasiliano Jadielson dos Santos Lima in arte Branco.
L’artista, autodidatta, si connota per una cifra stilistica dalla forza espressiva semplice ma immediata e immaginifica: immagini archetipiche alternate a forme astratte, grafismi, figure inventate connotano le sue tele.
Comunicato stampa
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Da sempre siamo abituati alla religione narrata attraverso il ricorso ad immagini dipinte o scolpite, tanto che l’assenza del tipo di iconografia usuale sembra essere indizio di laicità.
Tuttavia esistono delle iconografie apparentemente laiche per i soggetti rappresentati ma ad alto contenuto di spiritualità per i messaggi a cui rimandano e massimamente efficaci per la semplicità espressiva, garanzia di una trasversalità diffusiva.
Commuove la spontaneità e l’autenticità con cui Jadielson dos Santos Lima, in arte Branco, senza alcuna scolarizzazione o formazione accademica, ricrea nelle sue tele un mondo innocente, primordiale, armonico, un mondo che pur nelle sue asperità (l’artista è originario della regione desertica di Sertão nel Nord Est del Brasile) sembra governato da leggi basate su una sorta di equilibrio cosmico ancestrale dove ognuno ne è parte fondante.
Lo spettatore è così avviluppato dalle spire della ‘saudade’: guardando per la prima volta le opere di Branco si è presi da quella malinconia nostalgica per qualcosa che sembra essersi irrimediabilmente perduto ma è vivo nel ricordo molto più di sbiadite realtà.
Il processo di creazione dell’artista sembra quasi un atto ‘involontario’, l’artista prende tela e pennelli e pian piano ‘si creano’ dei disegni come se si autogenerassero, intervistandolo sembra di sentire le parole di Picasso: ‘La pittura è più forte di me, mi costringe a dipingere come vuole lei’ ed è allora la pittura ad affermarsi e a svelare mondi paralleli che ancora potrebbero esistere: ‘Caminho da paz’, ‘A inocência’, ‘Mundo cor de rosa’, ‘Caminho da infância’ solo alcuni dei titoli delle opere esposte in mostra che suonano come degli statement in un mondo dove tutto sembra non essere più possibile.
La spontaneità guida anche l’approccio al colore e l’utilizzo dello stesso: partendo da colori primari l’artista ‘crea’ i suoi colori, si potrebbe dire che ogni ricordo ha il suo colore la cui levità o pastosità riportano a stati d’animo e a sensazioni del passato.
Stupisce come la coralità e la profondità dei messaggi proposti possa promanare da un processo autodidattico totalmente avulso da qualsiasi contesto, come l’eleganza e l’armonia delle tele siano frutto di qualcosa di intimamente personale e non un tributo a delle circostanze. Branco dimostra e insegna che il bello è in ognuno di noi e che forse, alla fine, salverà veramente il mondo.
Biografia Branco
Jadielson dos Santos Lima, in arte Branco, nasce nel 1987 nella città di Penedo (Brasile).
Autodidatta, il suo avvicinarsi al mondo della pittura è del tutto casuale; a 15 anni, raggiunge San Paolo in cerca della madre che si era trasferita per lavoro quando lui era ancora molto piccolo e lavorando come parcheggiatore si imbatte nell’artista Tonico Mendonça che lo inizia alla pittura.
La cifra stilistica di Branco, frutto di un sentire estremamente personale che trova espressione appunto nella pittura, porta l’artista a dar vita ad una sorta di diario interiore, senza alcuno sguardo a quello che accade nel mondo dell’arte: immagini archetipiche alternate a forme astratte, grafismi, figure inventate connotano le tele con la loro forza espressiva semplice ma immediata e immaginifica.
Alcune tele di Branco sono state selezionate per il padiglione nazionale del Cameroon in occasione della 60 esima Esposizione Internazionale d’Arte 2024 – la Biennale di Venezia.
Branco è presente in importanti collezioni private in Italia e all’estero.
Testo critico a cura di Beatrice Conte: Poetica del segno e dialettica del colore
Mi immergo nello scenario autentico di un artista e pittore, interprete estemporaneo, che è nel contemporaneo un accadimento artistico unico nel suo genere.
La sua storia, inizia molto prima della sua opera. La sua storia, inizia dove la polvere della terra ammansita sotto il lastricato delle case sembra l’unica cosa che muti. Quello del nord-est brasiliano - il Sertão, o grande deserto - è un territorio rurale che vive dello stretto contatto con terra e animali. Un ragazzo che cresca lì si potrebbe pensare privo di quegli stimoli necessari a guardare al di là della regolatezza cui è avvezzo. Eppure può accadere che un ragazzo abbia una tale e cortese sensibilità perché il mondo lo attraversi e gli resti dentro senza che se ne accorga, finché non si presenta l’occasione per lui di scoprire cosa custodisce.
Branco è un uomo semplice, che si è lasciato accadere la più straordinaria delle avventure. Ed era solo un ragazzo quando la pittura è entrata nella sua vita. Si è trovato per caso nelle attenzioni di un rispettato artista - Tonico Mendonça - che dalla sua bottega lo notò come si nota una punta di colore intenso in un cielo opaco. Branco allora lavorava nel parcheggio di un lussuoso quartiere di San Paolo, ma sembrava messo lì per caso, come non appartenesse a quella vita, come non appartenesse a quel momento. Nella bottega di Mendonça quel ragazzo troverà un posto che non solo firmerà come suo, ma che ne istituirà un universo iconografico terso e puro, complesso eppure semplice, morbido, e gentile. Gentile nel colore, gentile nella forma, epuro di influenze eppur limpidamente riconoscibile, si veste inconsapevole di tante correnti provenienti dal secolo precedente e non ne conosce nessuna. Le sue opere, dal carattere descrittivo e sincero, evincono il legame tra l’artista e la sua terra. Composizioni squisite di segni elementari in perfetto equilibrio formale, ove il segno pronuncia il ritmo dello spazio, del tempo e della misura della tela. Il tratto è libero e incalzato dagli stimoli emozionali dell’artista, che del colore fa un uso breve e deciso nelle forme, compatto e terrigeno nel fondale. I toni caldi si combinano a un immaginario chimerico bruno e carminico, ove il cielo si scompone e le figure - quasi sempre animali - restano sospese come polvere. E mentre i paesaggi del Sertão scandiscono la narrazione, la dimensione popolare diviene poetica del gesto.
L’artista crea un mosaico composito e favolistico impreziosito di linguaggi, talvolta tanto vicini a una rappresentazione rupestre con fondo simile alla nuda pietra, talaltre tanto onirici da aderire a un immaginario post-avanguardista che compete alle dinamiche surrealiste del primo Novecento. Quando l’Arte era asservita al sentimento storico-politico, e raccontava un mondo interiore scompigliato, aspro, metafisico e morbosamente geometrico. Non dissimile da quella figurazione, la tela di Branco racconta di un territorio difficile attraverso il suo panorama interiore, eppure non ne trasmette i tormenti. Quando dipinge torna a casa. E quando dipinge gli animali celebra il suo mondo, sente Dio, prova un senso di pace.
Nell’ambiente in cui Branco nasce, l’atelier di Mendonça, erano molti i galleristi che frequentavano e sommavano il loro spazio con quello dell’artista. Questo avrebbe potuto influenzare la sua visione del mondo, ma non lo fece, perché la sua fu un’urgenza espressiva che sollecita e senza indugio emerse dal più profondo strato della sua pittura e mai si fermò. Privo di complesse strutture od un'educazione al linguaggio scritto, Branco si serve delle immagini per muoversi nel mondo, comprenderlo e riprodurlo nella misura in cui può sentirlo, guardarlo, e interiorizzarlo.
Vive l’Arte come modello interiore, e la resa pittorica è straordinaria.
Tuttavia esistono delle iconografie apparentemente laiche per i soggetti rappresentati ma ad alto contenuto di spiritualità per i messaggi a cui rimandano e massimamente efficaci per la semplicità espressiva, garanzia di una trasversalità diffusiva.
Commuove la spontaneità e l’autenticità con cui Jadielson dos Santos Lima, in arte Branco, senza alcuna scolarizzazione o formazione accademica, ricrea nelle sue tele un mondo innocente, primordiale, armonico, un mondo che pur nelle sue asperità (l’artista è originario della regione desertica di Sertão nel Nord Est del Brasile) sembra governato da leggi basate su una sorta di equilibrio cosmico ancestrale dove ognuno ne è parte fondante.
Lo spettatore è così avviluppato dalle spire della ‘saudade’: guardando per la prima volta le opere di Branco si è presi da quella malinconia nostalgica per qualcosa che sembra essersi irrimediabilmente perduto ma è vivo nel ricordo molto più di sbiadite realtà.
Il processo di creazione dell’artista sembra quasi un atto ‘involontario’, l’artista prende tela e pennelli e pian piano ‘si creano’ dei disegni come se si autogenerassero, intervistandolo sembra di sentire le parole di Picasso: ‘La pittura è più forte di me, mi costringe a dipingere come vuole lei’ ed è allora la pittura ad affermarsi e a svelare mondi paralleli che ancora potrebbero esistere: ‘Caminho da paz’, ‘A inocência’, ‘Mundo cor de rosa’, ‘Caminho da infância’ solo alcuni dei titoli delle opere esposte in mostra che suonano come degli statement in un mondo dove tutto sembra non essere più possibile.
La spontaneità guida anche l’approccio al colore e l’utilizzo dello stesso: partendo da colori primari l’artista ‘crea’ i suoi colori, si potrebbe dire che ogni ricordo ha il suo colore la cui levità o pastosità riportano a stati d’animo e a sensazioni del passato.
Stupisce come la coralità e la profondità dei messaggi proposti possa promanare da un processo autodidattico totalmente avulso da qualsiasi contesto, come l’eleganza e l’armonia delle tele siano frutto di qualcosa di intimamente personale e non un tributo a delle circostanze. Branco dimostra e insegna che il bello è in ognuno di noi e che forse, alla fine, salverà veramente il mondo.
Biografia Branco
Jadielson dos Santos Lima, in arte Branco, nasce nel 1987 nella città di Penedo (Brasile).
Autodidatta, il suo avvicinarsi al mondo della pittura è del tutto casuale; a 15 anni, raggiunge San Paolo in cerca della madre che si era trasferita per lavoro quando lui era ancora molto piccolo e lavorando come parcheggiatore si imbatte nell’artista Tonico Mendonça che lo inizia alla pittura.
La cifra stilistica di Branco, frutto di un sentire estremamente personale che trova espressione appunto nella pittura, porta l’artista a dar vita ad una sorta di diario interiore, senza alcuno sguardo a quello che accade nel mondo dell’arte: immagini archetipiche alternate a forme astratte, grafismi, figure inventate connotano le tele con la loro forza espressiva semplice ma immediata e immaginifica.
Alcune tele di Branco sono state selezionate per il padiglione nazionale del Cameroon in occasione della 60 esima Esposizione Internazionale d’Arte 2024 – la Biennale di Venezia.
Branco è presente in importanti collezioni private in Italia e all’estero.
Testo critico a cura di Beatrice Conte: Poetica del segno e dialettica del colore
Mi immergo nello scenario autentico di un artista e pittore, interprete estemporaneo, che è nel contemporaneo un accadimento artistico unico nel suo genere.
La sua storia, inizia molto prima della sua opera. La sua storia, inizia dove la polvere della terra ammansita sotto il lastricato delle case sembra l’unica cosa che muti. Quello del nord-est brasiliano - il Sertão, o grande deserto - è un territorio rurale che vive dello stretto contatto con terra e animali. Un ragazzo che cresca lì si potrebbe pensare privo di quegli stimoli necessari a guardare al di là della regolatezza cui è avvezzo. Eppure può accadere che un ragazzo abbia una tale e cortese sensibilità perché il mondo lo attraversi e gli resti dentro senza che se ne accorga, finché non si presenta l’occasione per lui di scoprire cosa custodisce.
Branco è un uomo semplice, che si è lasciato accadere la più straordinaria delle avventure. Ed era solo un ragazzo quando la pittura è entrata nella sua vita. Si è trovato per caso nelle attenzioni di un rispettato artista - Tonico Mendonça - che dalla sua bottega lo notò come si nota una punta di colore intenso in un cielo opaco. Branco allora lavorava nel parcheggio di un lussuoso quartiere di San Paolo, ma sembrava messo lì per caso, come non appartenesse a quella vita, come non appartenesse a quel momento. Nella bottega di Mendonça quel ragazzo troverà un posto che non solo firmerà come suo, ma che ne istituirà un universo iconografico terso e puro, complesso eppure semplice, morbido, e gentile. Gentile nel colore, gentile nella forma, epuro di influenze eppur limpidamente riconoscibile, si veste inconsapevole di tante correnti provenienti dal secolo precedente e non ne conosce nessuna. Le sue opere, dal carattere descrittivo e sincero, evincono il legame tra l’artista e la sua terra. Composizioni squisite di segni elementari in perfetto equilibrio formale, ove il segno pronuncia il ritmo dello spazio, del tempo e della misura della tela. Il tratto è libero e incalzato dagli stimoli emozionali dell’artista, che del colore fa un uso breve e deciso nelle forme, compatto e terrigeno nel fondale. I toni caldi si combinano a un immaginario chimerico bruno e carminico, ove il cielo si scompone e le figure - quasi sempre animali - restano sospese come polvere. E mentre i paesaggi del Sertão scandiscono la narrazione, la dimensione popolare diviene poetica del gesto.
L’artista crea un mosaico composito e favolistico impreziosito di linguaggi, talvolta tanto vicini a una rappresentazione rupestre con fondo simile alla nuda pietra, talaltre tanto onirici da aderire a un immaginario post-avanguardista che compete alle dinamiche surrealiste del primo Novecento. Quando l’Arte era asservita al sentimento storico-politico, e raccontava un mondo interiore scompigliato, aspro, metafisico e morbosamente geometrico. Non dissimile da quella figurazione, la tela di Branco racconta di un territorio difficile attraverso il suo panorama interiore, eppure non ne trasmette i tormenti. Quando dipinge torna a casa. E quando dipinge gli animali celebra il suo mondo, sente Dio, prova un senso di pace.
Nell’ambiente in cui Branco nasce, l’atelier di Mendonça, erano molti i galleristi che frequentavano e sommavano il loro spazio con quello dell’artista. Questo avrebbe potuto influenzare la sua visione del mondo, ma non lo fece, perché la sua fu un’urgenza espressiva che sollecita e senza indugio emerse dal più profondo strato della sua pittura e mai si fermò. Privo di complesse strutture od un'educazione al linguaggio scritto, Branco si serve delle immagini per muoversi nel mondo, comprenderlo e riprodurlo nella misura in cui può sentirlo, guardarlo, e interiorizzarlo.
Vive l’Arte come modello interiore, e la resa pittorica è straordinaria.
08
maggio 2025
Iconografia interiore
Dall'otto maggio al 07 giugno 2025
arte contemporanea
Location
saracenoArtgallery
Roma, Via di Monserrato, 40, (RM)
Roma, Via di Monserrato, 40, (RM)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15.30-19.30
sabato 11.00-13.00 | 15.00-19.00
Vernissage
8 Maggio 2025, 18.00-21.00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico