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Iconografia russa dal 1700 all’inizio dell’era bolscevica
Da giovedì 12 ottobre gli spazi della Paola Meliga Gallery di Torino accoglieranno un’importante mostra sul tema “Iconografia russa dal 1700 all’inizio dell’era bolscevica” con una trentina di icone russe realizzate nel periodo compreso tra il XVII e il XIX secolo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Un'importante collezione privata torinese in esposizione presso la Paola Meliga Gallery a Torino.
Una trentina di icone russe del periodo 1600/1900 attraversano i secoli fino al periodo bolscevico quando tutto fu messo a tacere; per raccontarci cosa è un'icona, per raccontarci la sua venerazione nella terra russa.
Il fatto che quest'anno 2017 ricorra il centenario della “Rivoluzione d'Ottobre” è puramente un caso... era il periodo in cui l'Ortodossia entrava ufficialmente nelle catacombe...
Facciamo un salto all'indietro nel periodo d'oro dell'iconografia russa, innanzitutto spiegando il concetto di icona.
L'icona è una raffigurazione sacra prodotta nell'ambito della cultura bizantina e slava. Il termine deriva dal russo "икона", a sua volta derivante dal greco bizantino eikóna, e può essere tradotto con “immagine".
Secondo la tradizione San Luca sarebbe stato il primo ritrattista ufficiale della Vergine, di certo incontrata dopo la morte di Gesù, quando lei era in età avanzata: alla Madonna, quando era ancora viva, San Luca consacrò un’icona che determinò, poi, il modello iconografico.
L'icona diventa molto importante in Russia, indispensabile alla preghiera dei fedeli.
Inoltre, l'icona è opera di un iconografo che è insieme artista e teologo. Non si può dipingere l’icona senza una profonda esperienza della vita della Chiesa e in particolare delle funzioni liturgiche ortodosse nelle quali l’icona stessa prende vita, forza espressiva.
Nella lunga genesi dell'iconografia cristiana, l'icona assume la propria fisionomia intorno al V secolo con la presenza nella tradizione cristiana dei ritratti di Gesù e Maria, la quale viene raffigurata in due importanti modalità: senza Bambino come Madre di Dio Orante e assieme a Gesù Bambino, le cosiddette Icone dell'Incarnazione, in cui la Vergine è rappresentata in veste di Madre di Dio Hodighitria ("colei che indica la retta via") e Madre di Dio Eleusa ("immagine della tenerezza").
In esposizione si potranno ammirare alcune tra le più particolari e importanti:
- “La Madonna della Deesis”: essa era composta da tre icone che componevano l'iconostasi, formata dalla Madonna, dal Cristo Pantrocratore e da San Giovanni - periodo XVI secolo. Deesis ossia Preghiera: questa Triade è una creazione propriamente bizantina del VII secolo. La Deesis è il centro ideale dell'iconostasi, perchè rende evidente il legame fra Cristo presente nell'Eucarestia e l'umanità.
- “Sant'Aronne” - Icona su tavola raffigurante il fratello maggiore di Mosè - periodo XVI secolo.
- “Madonna dalle tre mani”(Tricherusa) : periodo fine XVIII secolo - icona su tavola legata al miracolo di San Giovanni Damasceno. La sacra immagine che riconduce alla “ricreazione” miracolosa della mano di San Giovanni Damasceno amputata nel 7° secolo dai seguaci iconoclasti. Il siriano Giovanni Damasceno era un arabo cristiano, considerato il maggior teologo del tempo, ardente difensore del culto delle immagini, che, nel cuore della Siria, sotto il regno della dinastia degli Omayyadi, si oppose fermamente al furore iconoclasta che scuoteva il mondo bizantino. L'immagine sacra presenta un’interpretazione allegorica: è la mano soccorritrice della Madre di Dio, che sempre aiuta il fedele, così come miracolosamente aiutò il suppliziato.
- “La Madonna del roveto ardente”: icona importante e simbologica. L'immagine si ispira e riprende il racconto dell'apparizione di Dio a Mosè nel roveto ardente.
- “la Madonna della tenerezza” periodo XIX secolo – E' l'immagine mariana per eccellenza con il viso dolente; la sua particolarità risiede nelle gambe del Bambino Gesù, che sono “pendenti”.
Le icone erano – generalmente - dipinte su tavole di legno, generalmente di tiglio, larice ed abete. Sul lato interno della tavoletta in genere era effettuato uno scavo che veniva chiamato “scrigno” o "arca", in modo da lasciare una cornice in rilievo sui bordi. La cornice, oltre a proteggere la pittura, rappresenta lo stacco tra il piano terreno e quello divino in cui viene posta la raffigurazione (non tutte le icone sono ormai provviste della cornice). Sulla superficie veniva incollata una tela con colla di coniglio, che serviva ad ammortizzare i movimenti del legno rispetto agli strati superiori. A questo punto si iniziava a tratteggiare il disegno con la pittura detta Levkas.
Oltre alle “Icone classiche”, la mostra vede la presentazione di una serie di piccole Icone da viaggio ed Icone in bronzo (che venivano già nei secoli scorsi riprodotte in serie e il loro uso era anche quello da viaggio).
In accompagnamento all'esposizione vi saranno libri, cataloghi e schede descrittive delle Icone.
Una trentina di icone russe del periodo 1600/1900 attraversano i secoli fino al periodo bolscevico quando tutto fu messo a tacere; per raccontarci cosa è un'icona, per raccontarci la sua venerazione nella terra russa.
Il fatto che quest'anno 2017 ricorra il centenario della “Rivoluzione d'Ottobre” è puramente un caso... era il periodo in cui l'Ortodossia entrava ufficialmente nelle catacombe...
Facciamo un salto all'indietro nel periodo d'oro dell'iconografia russa, innanzitutto spiegando il concetto di icona.
L'icona è una raffigurazione sacra prodotta nell'ambito della cultura bizantina e slava. Il termine deriva dal russo "икона", a sua volta derivante dal greco bizantino eikóna, e può essere tradotto con “immagine".
Secondo la tradizione San Luca sarebbe stato il primo ritrattista ufficiale della Vergine, di certo incontrata dopo la morte di Gesù, quando lei era in età avanzata: alla Madonna, quando era ancora viva, San Luca consacrò un’icona che determinò, poi, il modello iconografico.
L'icona diventa molto importante in Russia, indispensabile alla preghiera dei fedeli.
Inoltre, l'icona è opera di un iconografo che è insieme artista e teologo. Non si può dipingere l’icona senza una profonda esperienza della vita della Chiesa e in particolare delle funzioni liturgiche ortodosse nelle quali l’icona stessa prende vita, forza espressiva.
Nella lunga genesi dell'iconografia cristiana, l'icona assume la propria fisionomia intorno al V secolo con la presenza nella tradizione cristiana dei ritratti di Gesù e Maria, la quale viene raffigurata in due importanti modalità: senza Bambino come Madre di Dio Orante e assieme a Gesù Bambino, le cosiddette Icone dell'Incarnazione, in cui la Vergine è rappresentata in veste di Madre di Dio Hodighitria ("colei che indica la retta via") e Madre di Dio Eleusa ("immagine della tenerezza").
In esposizione si potranno ammirare alcune tra le più particolari e importanti:
- “La Madonna della Deesis”: essa era composta da tre icone che componevano l'iconostasi, formata dalla Madonna, dal Cristo Pantrocratore e da San Giovanni - periodo XVI secolo. Deesis ossia Preghiera: questa Triade è una creazione propriamente bizantina del VII secolo. La Deesis è il centro ideale dell'iconostasi, perchè rende evidente il legame fra Cristo presente nell'Eucarestia e l'umanità.
- “Sant'Aronne” - Icona su tavola raffigurante il fratello maggiore di Mosè - periodo XVI secolo.
- “Madonna dalle tre mani”(Tricherusa) : periodo fine XVIII secolo - icona su tavola legata al miracolo di San Giovanni Damasceno. La sacra immagine che riconduce alla “ricreazione” miracolosa della mano di San Giovanni Damasceno amputata nel 7° secolo dai seguaci iconoclasti. Il siriano Giovanni Damasceno era un arabo cristiano, considerato il maggior teologo del tempo, ardente difensore del culto delle immagini, che, nel cuore della Siria, sotto il regno della dinastia degli Omayyadi, si oppose fermamente al furore iconoclasta che scuoteva il mondo bizantino. L'immagine sacra presenta un’interpretazione allegorica: è la mano soccorritrice della Madre di Dio, che sempre aiuta il fedele, così come miracolosamente aiutò il suppliziato.
- “La Madonna del roveto ardente”: icona importante e simbologica. L'immagine si ispira e riprende il racconto dell'apparizione di Dio a Mosè nel roveto ardente.
- “la Madonna della tenerezza” periodo XIX secolo – E' l'immagine mariana per eccellenza con il viso dolente; la sua particolarità risiede nelle gambe del Bambino Gesù, che sono “pendenti”.
Le icone erano – generalmente - dipinte su tavole di legno, generalmente di tiglio, larice ed abete. Sul lato interno della tavoletta in genere era effettuato uno scavo che veniva chiamato “scrigno” o "arca", in modo da lasciare una cornice in rilievo sui bordi. La cornice, oltre a proteggere la pittura, rappresenta lo stacco tra il piano terreno e quello divino in cui viene posta la raffigurazione (non tutte le icone sono ormai provviste della cornice). Sulla superficie veniva incollata una tela con colla di coniglio, che serviva ad ammortizzare i movimenti del legno rispetto agli strati superiori. A questo punto si iniziava a tratteggiare il disegno con la pittura detta Levkas.
Oltre alle “Icone classiche”, la mostra vede la presentazione di una serie di piccole Icone da viaggio ed Icone in bronzo (che venivano già nei secoli scorsi riprodotte in serie e il loro uso era anche quello da viaggio).
In accompagnamento all'esposizione vi saranno libri, cataloghi e schede descrittive delle Icone.
12
ottobre 2017
Iconografia russa dal 1700 all’inizio dell’era bolscevica
Dal 12 ottobre al 05 novembre 2017
arte antica
Location
MELIGA ART GALLERY
Torino, Via Maria Vittoria, 46, (Torino)
Torino, Via Maria Vittoria, 46, (Torino)
Orario di apertura
Dal martedì al venerdi ore 15.30-19.30
Il sabato ore 10.00-12,30 e 15.30-19.00
Domenica e festivi – lunedì chiuso
Apertura privata su appuntamento
Vernissage
12 Ottobre 2017, ore 18.30