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IDEM Studio – Mescolare bene
Venerdì 15 dicembre presso Spazio E_Emme in via Mameli 187 a Cagliari, inaugurerà la mostra di IDEM Studio “Mescolare bene” a cura di Davide Gambaretto e Anna Oggiano.
Sarà presentata al pubblico l’attuale ricerca del gruppo torinese, 14 opere composte da tarsìe pittoriche di varie dimensioni.
Comunicato stampa
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Venerdì 15 dicembre alle ore 18.00 presso Spazio E_Emme in via Mameli 187 a Cagliari, inaugurerà la mostra di IDEM Studio “Mescolare bene” a cura di Davide Gambaretto e Anna Oggiano.
Sarà presentata al pubblico l’attuale ricerca del gruppo torinese, 14 opere composte da tarsìe pittoriche di varie dimensioni, create a sei mani dai 3 artisti del gruppo: Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi e Angelo Spatola.
La mostra durerà fino al 1 febbraio 2024.
“Mescolare bene - compendio per metamorfosi profane, capitolo 2”
di Davide Gambaretto
Mescolare bene è un atto necessario, insito nella stessa natura umana; senza questo gesto propedeutico –che concretizziamo soprattutto nei momenti di preparazione– un farmaco potrebbe risultare inefficace, una ricetta poco gustosa, una miscela di colore troppo difficile da utilizzare.
Nell’esposizione che svela i nuovi lavori, IDEM Studio porta questo concetto a un livello sciamanico, dove la genesi delle opere in mostra ha attraversato momenti ciclici di creazione-distruzione-ricomposizione. Un’azione catartica, poiché dalle macerie di ciò che c’era prima si è ricercata la linfa artistica per passare al livello successivo del percorso creativo. È un processo a cui il trio ci ha già abituato –l’idea che conosciamo bene dell’annullarsi, del supportarsi, del lavorare contemporaneamente in accordo e in disaccordo per permettere al quarto artista, IDEM, appunto, di prendere il comando– ma che qui trova la sua massima espressione in una gestazione composita di idee, stili e, soprattutto, tecniche che può portare alla memoria tanti riferimenti diversi di cui rielaborazione, gioco raffinato, trasformazione, scomposizione e mescolamento sono i tratti salienti: i Cadavre Exquis, il collage, il trompe-l'œil.
Il punto focale di questo percorso è il desiderio bramoso di IDEM di tornare a una pittura diretta e tersa. Il meccanismo scelto è stratificato, dal percorso lungo e periglioso, ma l’obiettivo è ben preciso e il timone dritto: una rielaborazione della natura morta di cui studiare, scovare e poi elevare i meccanismi paradigmatici.
Parlando di questo genere, già Plinio ne evidenziava alcuni caratteri salienti, tra cui, quelli ritenuti più rappresentativi ed essenziali sono la presentazione illusionistica e il carattere meta-pittorico della rappresentazione. Le ritroviamo entrambi nei lavori di IDEM, ma la loro analisi va a toccare e scomporre anche la griglia strutturale del genere. Come nella miglior tradizione degli still life, infatti, la spazialità viene negata (nei suoi rapporti più matematici) ma, allo stesso tempo, risulta aumentata grazie ad artifici compositivi, dove campiture di colore giustapposte –e mai come in questo caso si tratta di azione fisica e non semplicemente artistica– generano quinte che sembrano sfondare lo spazio con un senso di profondità perturbante.
Per lo stesso meccanismo, anche la presentazione illusoria ne risulta amplificata. Senza soluzione di continuità e contemplando un gioco di rime sia plastiche, sia cromatiche, gli spazi si trasformano, prendono corpo e forma in un’apparenza generatrice di stupore, come attraversassero un processo di metamorfosi profana forzata.
La natura meta-pittorica, invece, si esalta e trascende i legami: nell’approcciarsi al genere, la meta-pittura diviene qualcosa che supera la semplice ipersimulazione di oggetti presi dal reale. L’occhio di IDEM si sposta, invece, su un concetto di meta-pittura che è artisticamente autoreferenziale; sia esso un riferimento (più sottile) alla loro produzione precedente, sia esso un rimando (ben evidente) alle opere sacrificali che sono state “distrutte” e ricombinate demiurgicamente durante il processo produttivo.
Jurij Michajlovič Lotman scriveva che il genere natura morta “è crittografia per iniziati espressa in una lingua convenzionale esoterica”. Una specie di opera da leggere più che da vedere, insomma. Conoscendo il percorso che ha portato a questi nuovi lavori, nulla può essere più vero. Siamo di fronte a una serie di opere testuali che raccontano una storia e, anche in questo caso, il legame con un genere pittorico (la natura morta) che attribuisce il massimo valore alla componente enunciativa, nell’appropriazione attuata da IDEM, resta fortissimo e perfino esaltato. Questa idea sfocia anche nella resa allestitiva, dove una sapiente operazione di recupero di cornici pseudo-antiche rafforza, semanticamente, il gioco filologico messo in piedi dal trio.
Ecco, allora, che quel mescolare bene del titolo risulta un monito ben congegnato. Ci svela, fin dalle prime battute, la maieutica insita nel percorso vivificatore che ha portato alle opere e ci consiglia l’approccio con cui avvicinarsi a questo microcosmo presente, più misurato e riflessivo, dei nuovi lavori di IDEM.
Sarà presentata al pubblico l’attuale ricerca del gruppo torinese, 14 opere composte da tarsìe pittoriche di varie dimensioni, create a sei mani dai 3 artisti del gruppo: Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi e Angelo Spatola.
La mostra durerà fino al 1 febbraio 2024.
“Mescolare bene - compendio per metamorfosi profane, capitolo 2”
di Davide Gambaretto
Mescolare bene è un atto necessario, insito nella stessa natura umana; senza questo gesto propedeutico –che concretizziamo soprattutto nei momenti di preparazione– un farmaco potrebbe risultare inefficace, una ricetta poco gustosa, una miscela di colore troppo difficile da utilizzare.
Nell’esposizione che svela i nuovi lavori, IDEM Studio porta questo concetto a un livello sciamanico, dove la genesi delle opere in mostra ha attraversato momenti ciclici di creazione-distruzione-ricomposizione. Un’azione catartica, poiché dalle macerie di ciò che c’era prima si è ricercata la linfa artistica per passare al livello successivo del percorso creativo. È un processo a cui il trio ci ha già abituato –l’idea che conosciamo bene dell’annullarsi, del supportarsi, del lavorare contemporaneamente in accordo e in disaccordo per permettere al quarto artista, IDEM, appunto, di prendere il comando– ma che qui trova la sua massima espressione in una gestazione composita di idee, stili e, soprattutto, tecniche che può portare alla memoria tanti riferimenti diversi di cui rielaborazione, gioco raffinato, trasformazione, scomposizione e mescolamento sono i tratti salienti: i Cadavre Exquis, il collage, il trompe-l'œil.
Il punto focale di questo percorso è il desiderio bramoso di IDEM di tornare a una pittura diretta e tersa. Il meccanismo scelto è stratificato, dal percorso lungo e periglioso, ma l’obiettivo è ben preciso e il timone dritto: una rielaborazione della natura morta di cui studiare, scovare e poi elevare i meccanismi paradigmatici.
Parlando di questo genere, già Plinio ne evidenziava alcuni caratteri salienti, tra cui, quelli ritenuti più rappresentativi ed essenziali sono la presentazione illusionistica e il carattere meta-pittorico della rappresentazione. Le ritroviamo entrambi nei lavori di IDEM, ma la loro analisi va a toccare e scomporre anche la griglia strutturale del genere. Come nella miglior tradizione degli still life, infatti, la spazialità viene negata (nei suoi rapporti più matematici) ma, allo stesso tempo, risulta aumentata grazie ad artifici compositivi, dove campiture di colore giustapposte –e mai come in questo caso si tratta di azione fisica e non semplicemente artistica– generano quinte che sembrano sfondare lo spazio con un senso di profondità perturbante.
Per lo stesso meccanismo, anche la presentazione illusoria ne risulta amplificata. Senza soluzione di continuità e contemplando un gioco di rime sia plastiche, sia cromatiche, gli spazi si trasformano, prendono corpo e forma in un’apparenza generatrice di stupore, come attraversassero un processo di metamorfosi profana forzata.
La natura meta-pittorica, invece, si esalta e trascende i legami: nell’approcciarsi al genere, la meta-pittura diviene qualcosa che supera la semplice ipersimulazione di oggetti presi dal reale. L’occhio di IDEM si sposta, invece, su un concetto di meta-pittura che è artisticamente autoreferenziale; sia esso un riferimento (più sottile) alla loro produzione precedente, sia esso un rimando (ben evidente) alle opere sacrificali che sono state “distrutte” e ricombinate demiurgicamente durante il processo produttivo.
Jurij Michajlovič Lotman scriveva che il genere natura morta “è crittografia per iniziati espressa in una lingua convenzionale esoterica”. Una specie di opera da leggere più che da vedere, insomma. Conoscendo il percorso che ha portato a questi nuovi lavori, nulla può essere più vero. Siamo di fronte a una serie di opere testuali che raccontano una storia e, anche in questo caso, il legame con un genere pittorico (la natura morta) che attribuisce il massimo valore alla componente enunciativa, nell’appropriazione attuata da IDEM, resta fortissimo e perfino esaltato. Questa idea sfocia anche nella resa allestitiva, dove una sapiente operazione di recupero di cornici pseudo-antiche rafforza, semanticamente, il gioco filologico messo in piedi dal trio.
Ecco, allora, che quel mescolare bene del titolo risulta un monito ben congegnato. Ci svela, fin dalle prime battute, la maieutica insita nel percorso vivificatore che ha portato alle opere e ci consiglia l’approccio con cui avvicinarsi a questo microcosmo presente, più misurato e riflessivo, dei nuovi lavori di IDEM.
15
dicembre 2023
IDEM Studio – Mescolare bene
Dal 15 dicembre 2023 al primo febbraio 2024
arte contemporanea
Location
SPAZIO E_EMME
Cagliari, Via Goffredo Mameli, 187, (Cagliari)
Cagliari, Via Goffredo Mameli, 187, (Cagliari)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì ore 18.00-20.00
Vernissage
15 Dicembre 2023, 18.00
Autore
Curatore