Identità restituite burocraticamente da un testo ed una immagine.




L’identità è da cercare negli interstizi dell’assemblaggio testuale. Nebulose di vissuto ed Universi infiniti raggrumati in storie essenziali. I loro tracciati sono localizzati nella geografia delle relazioni tra parole iconiche e vuoti in cui si dipanano percorsi multipli.




L’identità è un quesito incessante sulla capacità di aderenza a se stessi. Chiede all’immagine di restituire lo status del percorso di avvicinamento alla propria essenza. Lo storyboard della vicenda che ci porta un giorno dietro l’altro a guardare in faccia noi stessi. Ecco chi siamo. La nostra identità.




Identità che emergono dal denudare, dal togliere per consegnare l’immagine netta, pulita, che descrive senza raccontare, che racconta senza parlare, che parla senza aggiungere altro.




L’identità è descritta con l’alterità, con ciò che non si vede né mai si vedrà. La verità è denunciata col racconto iperbolico delle piccole manie, delle follie invisibili, dei sussulti segreti dell’anima, delle impercettibili battaglie epiche della mente contro il corpo. Ciò che è normale e non si vede ad occhio nudo diviene all’osservazione del microscopio dell’immagine fotografica l’ avvincente romanzo dei turbamenti dell’essere.




L’identità è la rappresentazione della creazione della realtà. L’enigma del sé che cerca di prendere forme oggettive. Il gioco della conoscenza della propria identità investigata attraverso il travestimento delle epifanie oniriche, l’essenziale testimoniato da immagini che lo veicolano nella sfera del mito.