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Identità celate
In una società dai continui mutamenti, accelerata dal ritmo frenetico del divenire, la nostra esistenza si eclissa, lasciando che il turbinio inesorabile dello scorrere del tempo annulli ogni personale velleità o aspirazione. Da qui, il consolidare “l’esigenza” di appropriazione di nuove identità.
Comunicato stampa
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Atelier777 Contemporary Art è lieta di presentare, presso i propri spazi espositivi di Via Edmondo De Amicis n. 35 a Pescara, “Identità celate”, la mostra collettiva dei fotografi Andrea Buccella (Pescara), Anna Sonia Del Ciotto (Chieti), Simona Muzzeddu (Milano) e Roger Nicotera (Roma).
“Identità celate”, che sarà visitabile dal 21 marzo all’11 aprile p.v., vedrà, nella serata d’inaugurazione, la presenza degli artisti in mostra.
Chi di noi non è mai stato tentato, almeno una volta nella vita, dal desiderio di vestire panni diversi dai propri? Pensando (o sperando) di riuscire a dissimulare il proprio Io?
In una società dai continui mutamenti, accelerata dal ritmo frenetico del divenire, la nostra esistenza si eclissa, lasciando che il turbinio inesorabile dello scorrere del tempo annulli ogni personale velleità o aspirazione.
In binari che spesso non siamo noi a decidere, muoviamo i nostri passi e tessiamo le nostre tele. Da qui, il consolidare “l’esigenza” di appropriazione di nuove identità, anche di pura fantasia, per vivere sui fili di una vita parallela e uscire dalle banalità (o angosce) del quotidiano, di “comode corazze” capaci a difendere quotidianamente le nostre fragilità.
A volte un gioco semplice e divertito, trasgressivo, di liberazione, a volte un mezzo “necessario” per assolvere a un determinato ruolo sociale, ad una collocazione più consona nel “mondo della grande illusione”.
E un po’ come se vivessimo nella società del “Carnevale infinito”, reale o virtuale, dove gli stessi personaggi della commedia assurgono a veri e propri stereotipi da incarnare.
Ecco allora che a turno, essere perfettamente idonei e ritagliati per impersonare i moderni “Pantalone”, ricchi, indaffarati e vincenti; i “Brighella”, servi furbi e audaci, gli “Arlecchino”, spesso sciocchi e maldestri, fin’anche ai “Pulcinella”, con il loro tipico modo di aggirare sempre l’ostacolo, ozianti e scansafatiche.
Le ricerche affrontate negli scatti di Andrea Buccella, Anna Sonia Del Ciotto, Simona Muzzeddu e Roger Nicotera, affermano l’esistenza di “identità multiple”, di “Identità celate”, di nuove articolazioni dell’Io, attingendo dal profondo delle emozioni più diverse: enfasi, gioia, paura, emarginazione, sentimento, passione.
Immagini silenziose, ma al tempo stesso urlanti, per la forza e l’energia che emanano e per la capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico a più livelli sensoriali.
Messaggi diretti ed immediati, tali da disegnare spazi nuovi di libertà, sovrapponibili ai reali brani della vita vissuta, come in un labirinto di specchi, che amplifica, modifica e rifrange la stessa immagine, sempre la stessa, che si carica di sembianze inaspettate.
Andrea Buccella prende spunto dalle movenze sinuose e immaginifiche della danza, dalla ricchezza delle sue coreografie (e nello specifico, da coreografie del Gruppo Alhena – Lab Danza), per catalizzare l’attenzione dello spettatore sulla fissità di visi forti ed espressivi, solcati dagl’inevitabili segni del tempo. Maschere greche, che, come nella foto che ritrae l’artista Anouscka Brodacz, precludono ogni interpretazione personale. Un processo di “negazione”, nel quale lo spettatore lascia che sia il soggetto ritratto a dettare la lettura di quell’unico stato d’animo possibile. Al tempo stesso, il processo di “negazione” viene proposto nei “non visi” dal chiaro ricordo magrittiano (“Gli amanti”), nascosti da morbidi e colorati foulard, che inibiscono ogni specificità dell’Io, uniformandone ed omologandone tratti e peculiarità.
Anna Sonia Del Ciotto propone soggetti dai visi metamorfici, riallacciandosi a una iconografia di tardo cinquecento, in particolare all’Arcimboldo, e travalicando la dicotomia di uomo/natura. Non è chiaro chi possa prevalere sull’altro, ma con ogni certezza, si propone un nuovo (o diverso) modello di “entità”. I visi, sempre frontali e avulsi da implicazioni esterne, ambientazioni e scenari della quotidianità, diventano Soggetti-Oggetti senza tempo. Essi catalizzano in maniera univoca l’attenzione sullo sguardo, sui dettagli, sul colore, sui riflessi. Cosa vorranno mai raccontarci queste figure? Non è dato sapersi, forse nulla. Maschere che imbrigliano ogni emozione ed esperienza, in una inquietante solitudine, che tanto riflette la società contemporanea.
Simona Muzzeddu è quella che, più di altri, lega la lettura dell’Io alla rappresentazione di una società, la nostra, attraverso un percorso che penetri la quotidianità del “luogo urbano”. Una lettura onirica di una società frenetica e in continua mutazione, che con URBAN (il titolo di questa serie di scatti fotografici) testimonia la follia umana, l’eccesso e la trasgressione. E’ la potenza della trasparenza e del gioco di riflessi di un sottile vetro, a spostare la lettura delle cose: ed ecco che da “oggetto visto”, il manichino si tramuta in “soggetto vedente”. Un soggetto ricco di una propria esperienza vissuta, con passioni ed atteggiamenti, che tanto l’avvicinano all’uomo, circondato da frammenti del suo quotidiano. A volte, parrebbe accostarsi alla fissità ed imperturbabilità degli scenari metafisici di De Chirico, per via della similitudine del soggetto-interprete e di alcune ambientazioni, ma il distacco è rapido, lasciando che un turbinio repentino di passioni si mescoli e si accavalli a scenari colorati, vividi, effimeri.
Roger Nicoter, infine, dissolve la lettura del soggetto “fisico” e invita lo spettatore ad entrare in un nuovo mondo, nel mondo della psiche. Lo scenario nebbioso e inquietante del liquido amniotico che avvolge le figure, proteggendole e isolandole dalle sollecitazioni esterne, affoga ogni tipo di sentimento. In MILK+ (il titolo della serie di scatti prende spunto dal celebre film “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrik, con Alex ei suoi drughi seduti al Korova MilkBar a bere Latte+) siamo soli, noi e la rappresentazione del nostro Io a confrontarci: la tensione e la turgidezza dei fasci nervosi, gli occhi che aprono autostrade, i capelli che trasudano sofferenza, nelle ciocche raggrumate, il bisogno di immersione, il contorno stesso (e in questo caso il liquido biancastro) a prevaricare i nostri reali sentimenti, fino ad annegarci.
Angelo Raffaele Villani
“Identità celate”, che sarà visitabile dal 21 marzo all’11 aprile p.v., vedrà, nella serata d’inaugurazione, la presenza degli artisti in mostra.
Chi di noi non è mai stato tentato, almeno una volta nella vita, dal desiderio di vestire panni diversi dai propri? Pensando (o sperando) di riuscire a dissimulare il proprio Io?
In una società dai continui mutamenti, accelerata dal ritmo frenetico del divenire, la nostra esistenza si eclissa, lasciando che il turbinio inesorabile dello scorrere del tempo annulli ogni personale velleità o aspirazione.
In binari che spesso non siamo noi a decidere, muoviamo i nostri passi e tessiamo le nostre tele. Da qui, il consolidare “l’esigenza” di appropriazione di nuove identità, anche di pura fantasia, per vivere sui fili di una vita parallela e uscire dalle banalità (o angosce) del quotidiano, di “comode corazze” capaci a difendere quotidianamente le nostre fragilità.
A volte un gioco semplice e divertito, trasgressivo, di liberazione, a volte un mezzo “necessario” per assolvere a un determinato ruolo sociale, ad una collocazione più consona nel “mondo della grande illusione”.
E un po’ come se vivessimo nella società del “Carnevale infinito”, reale o virtuale, dove gli stessi personaggi della commedia assurgono a veri e propri stereotipi da incarnare.
Ecco allora che a turno, essere perfettamente idonei e ritagliati per impersonare i moderni “Pantalone”, ricchi, indaffarati e vincenti; i “Brighella”, servi furbi e audaci, gli “Arlecchino”, spesso sciocchi e maldestri, fin’anche ai “Pulcinella”, con il loro tipico modo di aggirare sempre l’ostacolo, ozianti e scansafatiche.
Le ricerche affrontate negli scatti di Andrea Buccella, Anna Sonia Del Ciotto, Simona Muzzeddu e Roger Nicotera, affermano l’esistenza di “identità multiple”, di “Identità celate”, di nuove articolazioni dell’Io, attingendo dal profondo delle emozioni più diverse: enfasi, gioia, paura, emarginazione, sentimento, passione.
Immagini silenziose, ma al tempo stesso urlanti, per la forza e l’energia che emanano e per la capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico a più livelli sensoriali.
Messaggi diretti ed immediati, tali da disegnare spazi nuovi di libertà, sovrapponibili ai reali brani della vita vissuta, come in un labirinto di specchi, che amplifica, modifica e rifrange la stessa immagine, sempre la stessa, che si carica di sembianze inaspettate.
Andrea Buccella prende spunto dalle movenze sinuose e immaginifiche della danza, dalla ricchezza delle sue coreografie (e nello specifico, da coreografie del Gruppo Alhena – Lab Danza), per catalizzare l’attenzione dello spettatore sulla fissità di visi forti ed espressivi, solcati dagl’inevitabili segni del tempo. Maschere greche, che, come nella foto che ritrae l’artista Anouscka Brodacz, precludono ogni interpretazione personale. Un processo di “negazione”, nel quale lo spettatore lascia che sia il soggetto ritratto a dettare la lettura di quell’unico stato d’animo possibile. Al tempo stesso, il processo di “negazione” viene proposto nei “non visi” dal chiaro ricordo magrittiano (“Gli amanti”), nascosti da morbidi e colorati foulard, che inibiscono ogni specificità dell’Io, uniformandone ed omologandone tratti e peculiarità.
Anna Sonia Del Ciotto propone soggetti dai visi metamorfici, riallacciandosi a una iconografia di tardo cinquecento, in particolare all’Arcimboldo, e travalicando la dicotomia di uomo/natura. Non è chiaro chi possa prevalere sull’altro, ma con ogni certezza, si propone un nuovo (o diverso) modello di “entità”. I visi, sempre frontali e avulsi da implicazioni esterne, ambientazioni e scenari della quotidianità, diventano Soggetti-Oggetti senza tempo. Essi catalizzano in maniera univoca l’attenzione sullo sguardo, sui dettagli, sul colore, sui riflessi. Cosa vorranno mai raccontarci queste figure? Non è dato sapersi, forse nulla. Maschere che imbrigliano ogni emozione ed esperienza, in una inquietante solitudine, che tanto riflette la società contemporanea.
Simona Muzzeddu è quella che, più di altri, lega la lettura dell’Io alla rappresentazione di una società, la nostra, attraverso un percorso che penetri la quotidianità del “luogo urbano”. Una lettura onirica di una società frenetica e in continua mutazione, che con URBAN (il titolo di questa serie di scatti fotografici) testimonia la follia umana, l’eccesso e la trasgressione. E’ la potenza della trasparenza e del gioco di riflessi di un sottile vetro, a spostare la lettura delle cose: ed ecco che da “oggetto visto”, il manichino si tramuta in “soggetto vedente”. Un soggetto ricco di una propria esperienza vissuta, con passioni ed atteggiamenti, che tanto l’avvicinano all’uomo, circondato da frammenti del suo quotidiano. A volte, parrebbe accostarsi alla fissità ed imperturbabilità degli scenari metafisici di De Chirico, per via della similitudine del soggetto-interprete e di alcune ambientazioni, ma il distacco è rapido, lasciando che un turbinio repentino di passioni si mescoli e si accavalli a scenari colorati, vividi, effimeri.
Roger Nicoter, infine, dissolve la lettura del soggetto “fisico” e invita lo spettatore ad entrare in un nuovo mondo, nel mondo della psiche. Lo scenario nebbioso e inquietante del liquido amniotico che avvolge le figure, proteggendole e isolandole dalle sollecitazioni esterne, affoga ogni tipo di sentimento. In MILK+ (il titolo della serie di scatti prende spunto dal celebre film “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrik, con Alex ei suoi drughi seduti al Korova MilkBar a bere Latte+) siamo soli, noi e la rappresentazione del nostro Io a confrontarci: la tensione e la turgidezza dei fasci nervosi, gli occhi che aprono autostrade, i capelli che trasudano sofferenza, nelle ciocche raggrumate, il bisogno di immersione, il contorno stesso (e in questo caso il liquido biancastro) a prevaricare i nostri reali sentimenti, fino ad annegarci.
Angelo Raffaele Villani
21
marzo 2009
Identità celate
Dal 21 marzo all'undici aprile 2009
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ATELIER777
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Pescara, Viale Edmondo De Amicis, 35, (Pescara)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-13 e 18-20
Vernissage
21 Marzo 2009, ore 18,30
Autore
Curatore