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Identities
La galleria L’Appartamento presenta l’esposizione Identities, mostra collettiva di fotografia con gli artisti: Kincső Bede (Covasna, Romania,1995), Sofiya Chotyrbok (Zolochiv, Ucraina, 1991), Giulia Agostini (Padova,1983), Giuseppe Palmisano (Ceglie Messapica) e Yelena Yemchuk (Kiev, Ucraina, 1970).
Comunicato stampa
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Per la sua prima mostra inaugurale, la galleria L’Appartamento presenta, mercoledì 27 settembre 2023, l’esposizione dal titolo Identities, mostra collettiva di fotografia con gli artisti: Kincső Bede (Covasna, Romania,1995), Sofiya Chotyrbok (Zolochiv, Ucraina, 1991), Giulia Agostini (Padova, 1983), Giuseppe Palmisano (Ceglie Messapica, 1989) e Yelena Yemchuk (Kiev, Ucraina, 1970). Le fotografie e le opere video in mostra si concentrano sul tema dell’identità, un concetto estremamente mutevole nella nostra era contemporanea: tra globalizzazione, multiculturalità, conflitti, guerre e nuove comunità. Attraverso il medium fotografico, gli artisti tracciano le linee dinamiche e incerte di un pensiero identitario mobile, con l’obiettivo di rappresentare alcuni dei suoi ritratti possibili.
Giuseppe Palmisano nel progetto iosonopipo si serve dell’identità femminile, inserendola in un paesaggio metafisico, in cui i corpi appaiono neutri, simili a involucri celati, mimetizzandoli tra oggetti inanimati e pareti tenui. La sua ricerca indaga un’identità senza limiti, catalogazioni e sovrastrutture. Inclusi nella mostra anche dei ritratti inediti di comunità arbëreshë albanesi, residenti nel Sud Italia, fotografati come folle dalle forme armoniose in abiti tradizionali. La figura femminile viene indagata anche nella serie Self portrait with father’s shoes, manifesto del percorso artistico della giovane artista rumena Kincső Bede. Le fotografie stratificano molteplici identità e influenze generazionali legate al suo Paese, insieme a una riflessione sul retaggio del regime socialista e sulla società del controllo e la repressione.
Anche la pratica di Sofiya Chotyrbok indaga i posteri della società sovietica, come strumento di ricerca delle proprie origini ucraine, con un lavoro all’intersezione tra autoritratto, staged photography, collage e immagini d’archivio. La serie Home before dark è frutto della volontà dell’artista di ricostruire il suo personale chruščëvka, il tipico appartamento sovietico, e
reinterpretare gli oggetti, come tappeti, fotografie antiche e cimeli di famiglia, per dare forma alle proprie memorie frammentate.
La storia ucraina viene raccontata anche dall’artista Yelena Yemchuk, con un ritratto della città di Odessa, rimasta indipendente durante il regime sovietico, a cui l’artista si sente vicina per spirito libertario e per la propria emigrazione in America, dalla città di Kiev. Il suo lavoro si concentra soprattutto sui ritratti dei ragazzi dell’Accademia Militare, in preparazione per il fronte contro la Russia; insieme al tessuto urbano di dove risiedono, che diventa luogo magico dell’infanzia e di passaggio verso la cruda verità del futuro.
Infine, il percorso della mostra sposta lo sguardo sul territorio nazionale, con la serie di fotografie in analogica realizzate in Italia da Giulia Agostini, che affida al corpo femminile l’affermazione della propria identità in un grido di libertà che a volte assume tratti politici. Nei nudi si riflette un’ identità decisa e libera di esprimersi e di essere rappresentata al di là dei condizionamenti sociali. Tramite gli scatti, come in un atto catartico, Giulia da voce al suo intimo e a quello del soggetto fotografato, portando alla luce verità che entrambi i soggetti agenti difficilmente riuscirebbero ad esprimere a parole.
Identities indaga la definizione di identità attraverso diversi punti di vista: la reinterpretazione dell’universo femminile, la relazione tra individualità e appartenenza ad un ruolo sociale, la riflessione sui popoli, la loro storia e resistenza, in particolare quella sovietica, su cui la mostra si sofferma per urgenza attuale del nostro presente. Fino ad arrivare alla comune spinta libertaria che viaggia oltre, verso nuove forme di collettività, memorie, inclusione e comunità spontanee che coesistono con la nostra sfera più intima personale e rivoluzionano la nostra idea identitaria.
Giuseppe Palmisano nel progetto iosonopipo si serve dell’identità femminile, inserendola in un paesaggio metafisico, in cui i corpi appaiono neutri, simili a involucri celati, mimetizzandoli tra oggetti inanimati e pareti tenui. La sua ricerca indaga un’identità senza limiti, catalogazioni e sovrastrutture. Inclusi nella mostra anche dei ritratti inediti di comunità arbëreshë albanesi, residenti nel Sud Italia, fotografati come folle dalle forme armoniose in abiti tradizionali. La figura femminile viene indagata anche nella serie Self portrait with father’s shoes, manifesto del percorso artistico della giovane artista rumena Kincső Bede. Le fotografie stratificano molteplici identità e influenze generazionali legate al suo Paese, insieme a una riflessione sul retaggio del regime socialista e sulla società del controllo e la repressione.
Anche la pratica di Sofiya Chotyrbok indaga i posteri della società sovietica, come strumento di ricerca delle proprie origini ucraine, con un lavoro all’intersezione tra autoritratto, staged photography, collage e immagini d’archivio. La serie Home before dark è frutto della volontà dell’artista di ricostruire il suo personale chruščëvka, il tipico appartamento sovietico, e
reinterpretare gli oggetti, come tappeti, fotografie antiche e cimeli di famiglia, per dare forma alle proprie memorie frammentate.
La storia ucraina viene raccontata anche dall’artista Yelena Yemchuk, con un ritratto della città di Odessa, rimasta indipendente durante il regime sovietico, a cui l’artista si sente vicina per spirito libertario e per la propria emigrazione in America, dalla città di Kiev. Il suo lavoro si concentra soprattutto sui ritratti dei ragazzi dell’Accademia Militare, in preparazione per il fronte contro la Russia; insieme al tessuto urbano di dove risiedono, che diventa luogo magico dell’infanzia e di passaggio verso la cruda verità del futuro.
Infine, il percorso della mostra sposta lo sguardo sul territorio nazionale, con la serie di fotografie in analogica realizzate in Italia da Giulia Agostini, che affida al corpo femminile l’affermazione della propria identità in un grido di libertà che a volte assume tratti politici. Nei nudi si riflette un’ identità decisa e libera di esprimersi e di essere rappresentata al di là dei condizionamenti sociali. Tramite gli scatti, come in un atto catartico, Giulia da voce al suo intimo e a quello del soggetto fotografato, portando alla luce verità che entrambi i soggetti agenti difficilmente riuscirebbero ad esprimere a parole.
Identities indaga la definizione di identità attraverso diversi punti di vista: la reinterpretazione dell’universo femminile, la relazione tra individualità e appartenenza ad un ruolo sociale, la riflessione sui popoli, la loro storia e resistenza, in particolare quella sovietica, su cui la mostra si sofferma per urgenza attuale del nostro presente. Fino ad arrivare alla comune spinta libertaria che viaggia oltre, verso nuove forme di collettività, memorie, inclusione e comunità spontanee che coesistono con la nostra sfera più intima personale e rivoluzionano la nostra idea identitaria.
27
settembre 2023
Identities
Dal 27 settembre al 30 novembre 2023
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
GALLERIA DE MAGISTRIS
Milano, Via Sant'agnese, 16, (Milano)
Milano, Via Sant'agnese, 16, (Milano)
Orario di apertura
dalle ore 12 alle 19
Vernissage
27 Settembre 2023, dalle ore 18.30 alle 21.30 opening party
Sito web
Ufficio stampa
Francesca Marchesi
Autore
Curatore