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II Ma
Quattro mostre per un solo tema, un concetto, un’idea: il MA. Diverse interpretazioni di ciò che per sua stessa natura non è definibile
a cui 24 artisti hanno dato forma
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quattro mostre per un solo tema, un concetto, un’idea: il MA
Diverse interpretazioni di ciò che per sua stessa natura non è definibile
a cui 24 artisti hanno dato forma
Inaugurazioni il 24 settembre, 1, 8 e 15 ottobre 2010, ore 18:00 con live performance di Ylbert Durishti dal titolo
"Live Inshadows 3.0"
A cura di: Alice Ginaldi, Siva Le Duc, Isabella Mara e Fiordalice Sette
Opere di: Francesca Adamini, Alfred De Locatelli, Tomaso De Luca, Diego Finassi, Francesca Martinelli, Vanja Mervic, Giulia
Serafini, Caterina Viganò, Lorenzo Zavatta, Enrica Berselli, Luca Bidoli, Fiorella Fontana, Alessio Iacovone, Riccardo
Pirovano, Barbara Deponti, Eleonora Fossati, Sanja Lasic, Sandro Del Pistoia, Vénera Kastrati, Francesco De Molfetta, Marta
Fumagalli, Omar Hassan, Dario Lazzaretto, Ylbert Durishti
Da un'idea di RICCARDO PIROVANO e MODOU GUEYE
tema tratto dalla tesi di laurea in Scultura dal titolo "-IN BETWEEN- La scultura ambientale"
di MARTA FUMAGALLI, Accademia di Belle Arti di Brera, 2010
Organizzazione a cura di ANNALISA BERGO
ufficio stampa website
GIOVANNI VELLUTO www.il-ma.blogspot.com
giovanni_velluto@gmail.com
+39 328 83 94 866
contatti coordinamento e organizzazione
MODOU GUEYE ANNALISA BERGO
+39 338 31 40 224 annalisabergo@rocketmail.com
www.mascherenere.it
www.sunugal.it
www.adottaunalberoadistanza.com
Il Progetto
Machere Nere, associazione teatrale con sede a Fabbrica del Vapore, con il patrocinio del
Comune di Milano, presenta la tappa milanese dellesposizione collettiva itinerante “il MA”.
Quattro mostre di arte contemporanea, dirette da altrettanti giovani curatori provenienti da
esperienze diverse, che prendono avvio da un tema generale ed unico: il concetto giapponese del
MA, ovvero la visione del vuoto come momento di congiunzione e contatto tra due stati. Il fulcro di
questo progetto itinerante è proprio lindeterminatezza alla base del pensiero giapponese, che
perciò rende il tema duttile e disponibile a diverse interpretazioni.
Ogni singola mostra esprime, dunque, la declinazione che ciascun curatore ha dato del tema,
frutto della personale sensibilità e del proprio bagaglio di esperienze, per arrivare così a generare
quattro mostre diverse, ma attraversate da un unico fil rouge. Ogni curatore ha scelto diversi artisti
e tipologie di lavori proposti (installazioni, video, fotografia, pittura, scultura, disegno e
performance) per rendere ancor meglio il concetto di pienezza del vuoto della filosofia giapponese.
Nellinsieme, la collettiva presenta le opere di oltre venti artisti italiani e stranieri, attivi all'interno
del panorama artistico nazionale, con lintento di accostare diversi gradi di esperienza facendo
interagire giovani e giovanissimi, artisti già allinterno del sistema dellarte ed altri che si stanno ora
affacciando.
Le opere esposte in occasione della mostra offrono allo spettatore una prospettiva variegata
dell'arte contemporanea, sia tramite i diversi linguaggi figurativi impiegati, sia attraverso le
esperienze precedenti dei singoli partecipanti. Uno dei principi fondatori del progetto, infatti, è
larricchimento attraverso il confronto: di tipo esperienziale e generazionale, quello che si viene a
creare tra artisti di diversa età e provenienza; tematico, costruito su molteplici mostre che
prendono avvio da un unico tema; geografico, trattandosi di un progetto itinerante che toccherà
diverse città italiane mutando di volta in volta, evolvendosi ed adattandosi alle circostanze.
Lidea generale è dellartista milanese Riccardo Pirovano, che riflette da tempo sullisolamento
degli artisti e dei curatori contemporanei, creando con questo progetto una concreta possibilità di
collaborazione e conoscenza da portare in diverse città dItalia, mentre il tema generale del MA è
tratto dagli studi di Marta Fumagalli, giovane artista di Milano, che ha approfondito il concetto già
sviluppato dallo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa, per elaborare la propria tesi di laurea in
Scultura, presso lAccademia di Belle Arti di Brera. (Marta Fumagalli, “In Between – La scultura
ambientale”, tesi di laurea in Scultura, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, 2010).
Il viaggio del MA è cominciato a Monfalcone, presso la KatyHouse Gallery dove si è tenuta una
mostra collettiva dal 26 giugno al 20 luglio, prolungata poi fino all1 settembre, per arrivare ora a
Milano con una serie di quattro esposizioni consecutive presso la Fabbrica del Vapore.
Inoltre gli artisti ed i curatori che partecipano alle mostre del Ma sostengono la campagna “Adotta
un albero a distanza”, promossa dallAssociazione Sunugal e supportata da Fondazione Cariplo,
con lo scopo di piantare almeno un milione di alberi da frutta in Senegal entro il 2015. Si tratta di
un progetto con un duplice fine: raccogliere fondi per piantare gli alberi in zone colpite dalla
desertificazione e sensibilizzare le comunità africana e italiana, divulgando la conoscenza
delliniziativa e del suo valore a livello mondiale. Durante ogni mostra verrà, quindi, riservato uno
spazio alla comunicazione della campagna, con materiale informativo cartaceo e video, la
possibilità di sostenere economicamente liniziativa e la presenza di alcuni giovani senegalesi che
parleranno direttamente del progetto durante ciascuna inaugurazione. Infine, alcuni degli artisti del
Ma collaboreranno alla realizzazione di un video che accompagnerà la divulgazione del materiale
informativo e che sarà successivamente devoluto allassociazione Sunugal.
Il Concetto
Intitolare un progetto espositivo MA significa essere alla ricerca del nocciolo dell'arte
contemporanea. Capirla profondamente significa spogliarsi con umiltà di tutte le conoscenze
pregresse. Vuol dire riacquisire l'innocenza percettiva attraverso occhi vergini e privi di pregiudizi.
Ed è guarda caso lo stesso atteggiamento che dovremmo avere per capire che cosa sia questo
ma.
Eraclito aveva individuato la quintessenza dell'essere nell'unità dei contrari e visse nella
convinzione che la realtà fosse in continuo divenire. Tutto scorre (panta réi). Nulla, dice similmente
il buddhismo zen, è fermo. La realtà sensibile e materiale non è che una distrazione da quella che
è l'essenza della vita, e questo ma rappresenta l'ago della bilancia, l'arida terra di nessuno in cui
gli equilibri raggiungono la perfezione. Il ma è un pensiero sfuggente a qualsivoglia definizione e
praticamente intraducibile dal giapponese. Esprime un concetto di spazio fisico/temporale, una
specie di quarta dimensione utile a descrivere un'intercapedine tra due entità. Simbolo di un vuoto
eloquente non contemplato dalla cultura occidentale, è in grado di incidere sulla percezione e sulla
realtà fenomenica. Usato in architettura, in musica, come anche nel linguaggio colloquiale, il ma è
un'idea refrattaria ad essere ingabbiata in precisi schemi metodologici. Aderisce al pensiero zen
per cui la conoscenza non è la via per raggiungere la consapevolezza, bensì solo un ostacolo al
conseguimento di essa. Il ma è banalmente il “tra”, un corridoio di congiunzione tra opposti che
sopravvivono l'uno grazie e malgrado l'altro. Come se il concetto di contrasto simultaneo dei colori
complementari potesse essere applicabile a tutti i contrari. La tangenza di due opposti/
complementari li esalta, li gratifica e ciascuno di essi, quando è solo, richiama l'altro per attitudine.
La zona di frontiera, il ma, è la cortina in cui le energie si catalizzano azzerandosi l'una nell'altra.
Pochi occidentali hanno intuito l'importanza del vuoto. Tra questi ci furono i grandi maestri di
dialettica, che ci hanno insegnato che sono i silenzi, molto più delle parole, a persuadere gli
oratori. E a pensarci bene anche la musica può definirsi tale solo grazie alle pause ben
orchestrate tra i suoni. Lo spazio vuoto è il respiro che ci permette di godere del pieno, altrimenti
soffocante e impermeabile. È condizione necessaria e sufficiente per far esistere il pieno. Allora
cosa aspettiamo a fare nostro questo ma applicandolo alla visione del mondo di ciascuno di noi,
alla nostra immanenza percettiva e soprattutto riscoprendolo nell'arte contemporanea. È proprio in
quella porta, spazio, pausa che troviamo il riposo mentale perché il messaggio dell'artista si
schiuda ai nostri occhi come una rivelazione. Sarà sufficiente avere la voglia di ascoltare e lasciare
che il ma diventi un filo di Arianna in grado di condurci all'essenza della comunicazione. Un filo
sottilissimo, invisibile ma fondamentale che ci farà avvicinare senza filtri a ciò che abbiamo attorno.
Alice Ginaldi
Le Interpretazioni
Vuoto a rendere
Poetica orchestrazione del vuoto nel pieno, il
ma ci rende consapevoli che è l'assenza
l'unica risposta possibile, l'unico medium che
ci permette di fruire della sostanza. Il ma è per
me un vuoto a rendere. Rappresenta la
celebrazione della mancanza, riciclaggio pulito
dell'inutile e dell'invisibile. Risorge dalle
proprie ceneri come una fenice, per spiccare il
volo e posarsi su un'altra pienezza invadendo
tutto l'universo percepibile e non. Per
riconoscerlo è necessaria una forte
concentrazione o forse un totale abbandono, è
il respiro dello yoga, veicolo tra il dentro e il
fuori del corpo umano, flusso autonomo che
penetra i nostri polmoni spingendosi nelle nostre arterie, nelle vene, nei capillari, ma rimanendo
invisibile. La sua leggerezza lo rende volubile e duttile, si insidia inosservato spostando
costantemente l'attenzione sul pieno più vicino a sé, per scrollarsi di dosso gli occhi dei più. Il ma
si propone con umiltà e modestia a chi è in grado di sentirlo, pur essendo portatore di una forza
sottilissima e inesorabile capace di sovvertire l'ordine conoscitivo della realtà.
Alice Ginaldi
Cronache dellAkasha
Il concetto filosofico Giapponese del Ma, di spazio vuoto in
cui tutte le possibilità spazio-temporali sono presenti in
potenza, nellambito della teosofia classica trova una
corrispondenza diretta con il termine sanscrito “Akasha”. In
particolare il testo “Cronaca dellAkasha” di Rudolf Steiner,
figura centrale nellambito della teosofia e poi antroposofia
tra il 1800 e 1900, delinea la possibilità che ha luomo di
ampliare i propri poteri latenti mettendosi in contatto con
questa essenza eterica dello spazio-tempo dove tutti gli
avvenimenti passati e futuri sono impressi indelebilmente.
Nel testo Steineriano scorrono millenni di storia
sconosciuta, rivelata dalla chiaroveggenza. Rivivono gli
abitanti della sommersa Atlantide, popoli capaci di una
tecnologia totalmente diversa dalla nostra che riusciva a
muovere piccoli aerei utilizzando come carburante materiali
biologici totalmente non inquinanti. Gli artisti che ho
selezionato rappresentano una parte di una nuova tendenza dellarte contemporanea che pur
partendo da unimpostazione concettuale, ne rifiuta le degenerazioni superficiali e ironiche degli
ultimi decenni, per attingere invece a piene mani dal quel gran serbatoio dimmagini archetipiche
condiviso da tutti che è il subconscio, riportando larte a un valore e a una profondità reale, dopo le
speculazioni che hanno portato larte a un livello assimilabile a qualunque bene di consumo di
lusso.
Siva Le Duc
Déjà Vu
"Gli artisti operano su quel sottilissimo confine, che
separa il VISIBILE dallINVISIBILE".
Il déjà vu è un fenomeno che si colloca in uno spazio
intermedio in cui realtà e sogno si fondono, è una
dimensione altra. Il tempo e lo spazio diventano relativi, vi
è una sensazione di familiarità falsa che si estende a tutti
gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente
percepibile, si alterano così le funzioni cognitive di
riconoscimento (attenzione) e recupero (memoria). Il déjà
vu non è solamente legato alla vista, ma anche alle
percezioni tattili o sonore, sottili alterazioni celebrali ci
muovono verso un "conosciuto inedito in un presente
perpetuo". Il déjà vu ritorna nel concetto di MA come
luogo di transito, un ponte, uno spazio, una frazione da
attraversare. Il déjà vu è una momentanea espressione di
un mancato adattamento alla realtà (continua) sociale. È la
più lieve e genuina forma di disadattamento, di disattenzione, una specie di "inciampo"
apparentemente banale ma assai conturbante, ha dato per lungo tempo adito all'idea che dietro di
esso potessero celarsi la trasmigrazione delle anime, l'eterno ritorno dell'identico etc. Il fenomeno
del déjà vu si propone questa volta come "varco sensoriale", una sorta di porta aperta sulla
dimensione del non-tempo.
Isabella Mara
(M)ambiguity
<> è un momento
interno alla conversazione tra
due o più persone. Partendo
dal presupposto che i l
patrimonio linguistico di
ciascun individuo sia unico e
diverso da quello di qualsiasi
a l t r o uomo, s i g i u n g e
facilmente alla conclusione
che, a priori, ogni testo o
discorso sia potenzialmente
polisemico. Ciò implica che il
s e n s o d e l m e s s a g g i o
comunicato dal mittente
potrebbe essere frainteso dal destinatario dello stesso. Nella cultura giapponese, <> è una
dimensione, uno spazio-tempo astratto nel quale si depositano i messaggi del mittente, parole che
possono celare allusioni più sottili, che hanno bisogno di un lasso di tempo, più o meno breve, per
essere recepite, forse comprese e replicate. <> è dunque, nella sfera della comunicazione,
una dimensione eterea, di armonico silenzio, di possibilità, di attesa di confronti e riscontri. È un
velo effimero e ineffabile tra due dialoganti nel quale si condensano aspettative e sensazioni di
entrambi, oltre alle stesse possibilità di comprensione o incomprensione del messaggio.
Fiordalice Sette
Gli Artisti
Vuoto a rendere
A cura di Alice Ginaldi
24/30 settembre 2010
FRANCESCA ADAMINI - Borgomanero, 1979
Insegnante e artista, vive e lavora a Milano. Diplomata allAccademia di Belle Arti, attualmente è
iscritta al corso magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche. Dal 2010, per un rinato
amore per il teatro, sta frequentando il corso teatrale di Marisa Miritello presso il Teatro Libero di
Milano.
ALFRED DE LOCATELLI - Postojna 1960
I diversi bacini culturali da cui proviene la storia di questo artista fanno sì che i suoi lavori emanino
un effetto dissonante. L'ultima produzione in particolare, piccola parte di un ampio ventaglio di
ricerca sviluppato, è l'esibizione dell'Io più esteriore dell'artista, il sintomo di un forte desiderio di
comunicazione. Sono opere di superficie, dove l'intimità è bandita in un limbo visibile/invisibile di
segni. Ma l'apparenza è spesso più eloquente della sostanza, convertendo le aspirazioni intime in
manifestazioni fisiche più potabili e comprensibili. Di fronte a queste opere ci troviamo in presenza
di una sfida, un abile gioco d'equilibrio tra tre piatti di una bilancia: pattern decorativo, traccia
libidica e linguaggio pubblicitario. Attualmente de Locatelli è docente di “Modellistica” e “Arti
applicate e tipologia dei materiali” allAccademia di Belle Arti di Brera.
TOMASO DE LUCA - Verona, 1988
La sua ricerca è una sorta di ri-analisi della “grammatica” culturale che ci contraddistingue, che
include lutilizzo del corpo, della storia, del paesaggio e dello spazio. Per fare questo
invadeimmagini precostituite lasciando una traccia di sé, si inserisce nei linguaggi per sovrapporvi
lesperienza alla cultura. Ha partecipato a diverse mostre a Milano (“Anni 0”, “Time Machine”) e
presso la Galleria Comunale di Monfalcone. Vincitore dell'edizione 2009/2010 del premio
“6ARTISTA”, attualmente si trova in residenza presso il Pastificio Cerere di Roma.
DIEGO FINASSI - Brescia, 1983
Multidisciplinare ed eclettico, si approccia al mondo dellarte attraverso diversi canali espressivi,
come strascichi di vita vissuta. Linteresse principale verso una nuova composizione nasce dalla
curiosità di sperimentare la commistione tra tecniche diverse, rielaborando immagini inedite da
tagli fotografici. Nelle ultime opere, attraverso un percorso sconnesso, le creazioni nascono
filtrando un tecnica borderline tra smalti e oli. Mediante la fusione di un metodo classico e uno
attuale si va a ricreare uno spray-writing a volte inedito. Parallelamente ai progetti pittorici, sta
approfondendo l'uso della fotografia analogico-digitale, sperimentando/ricercando nuove forme del
“disegnare con la luce”, argomento della sua tesi di laurea.
FRANCESCA MARTINELLI - Udine, 1978
Stravagante, bizzarro, ridondante, eccessivo e sovversivo dell'ordine precostituito. Baroque and
Rock cerca la disarmonia; è uno spazio sospeso in assenza di tempo, che sostiene il principio
della mescolanza, non tramite l'ibridazione, ma tramite il contrasto, il paradosso e l'amplificazione.
Celebra l'irruenza della stonatura, del "fuori posto", l'amore per l'intersezione e la compresenza di
passato e presente, di due linguaggi/stili/filosofie apparentemente distanti e inconciliabili. I
personaggi sono immacolati tra un Barocco ovattato e un posticcio e sudato Rock&Roll, dove il
dandy si scontra teatralmente con un Petrolini un po' hippie, il tutto pensando a Lindsay Kemp.
VANJA MERVIC - Capodistria, 1973
L'inter-spazio o l'inter-tempo porta lo spettatore in una realtà dove la distanza non è più distanza, e
la prossimità non è più prossimità. Spazio-tempo nel quale può accadere tutto o niente. Lattimo
tra linspirare e lespirare. Meditazione dellarte e meditazione sullarte. Il problema della
visualizzazione dellinter-spazio e dellinter-tempo è in sé la definizione dellarte, che si può al
meglio manifestare così. Creare una sensazione che prima si sente e solo dopo si capisce. MA è
tutto ciò, e allo stesso tempo è anche la contraddizione. Lo spazio e il tempo dove si nasconde il
nulla, la pienezza, la speranza, loblio, il passato e il presente. Il vuoto, che vuoto non è.
GIULIA SERAFINI - Milano, 1990
La sua ricerca tenta di mettere in discussione sia il presupposto che la presenza, l'esserci a
determinare l'accadimento delle cose. E lo fa per tentativi, operando una sottrazione che può
riguardare il contenente o il contenuto. Questo tipo di procedura le permette di studiare i
mutamenti che subisce un evento a seconda del tipo di privazione che subisce. Può essere che
sia la artista stessa a essere privata del senso della vista mentre plasma delle sculture, oppure
può essere che l'amputazione riguardi il soggetto che diviene una presenza fantasmatica, oppure
che l'assenza prenda il posto del ricordo. La percezione diventa l'unica àncora di salvezza che ci
rimane. Attualmente sta frequentando la NABA a Milano; ha partecipato al progetto “Godart 2010”
con il collettivo artistico F84 di cui fa parte.
CATERINA VIGANO - Milano, 1988
Credenze popolari, miti tribali, teorie evoluzionistiche, pregiudizi misogini sono il pane quotidiano di
questa artista. Attraverso un lavoro di ricerca certosina, cerca di far affiorare le perversioni odierne
proponendoci le depravazioni del passato. Viene spontaneo domandarsi se i passi da gigante che
apparentemente ha fatto la nostra società nell'ultimo secolo, non siano stati fatti attorno a sé
stessi, per riscoprirci oggi nuovamente punto e a capo. Forse grazie alle pillole “controevoluzionistiche”
della Viganò saremo in grado di rimettere tutto in discussione e risvegliare la
coscienza collettiva.
LORENZO ZAVATTA - Forlì, 1976
Il trapassato futuro (a tempore). Vorrebbe rappresentare una dimensione temporale senza però
doverla collocare nel passato, presente o futuro, ed ecco che si è configurata un'idea: avendo una
grande passione per le foto di un tempo pensa di raccogliere volti giovani a rappresentare il
concetto di speranza, aspettativa, un desiderio che si prolunga nel futuro. La realtà dei simulacra.
Immagini come sottilissime membrane, che si distaccano a grandissima velocità dalla superficie di
ogni corpo, conservandone la forma. L'acqua che si comporta da specchio sulla superficie al suo
interno può idealmente catturare queste membrane. Ecco lartificio: intrappolare in un liquido
ideale i simulacra e fornire un timido frammento di realtà in un momento, così sospeso.
Déjà Vu
A cura di Isabella Mara
1/7 ottobre 2010
BARBARA DEPONTI- Magenta 1975
Nel suo lavoro i materiali vengono piegati, assemblati e composti in maniera leggera e intuitiva. Il
risultato è una articolata scelta espressiva, qualunque sia il mezzo con cui lartista ha scelto di
confrontarsi, dal disegno al progetto site-specific. I lavori si muovono dalla realtà urbana che
Barbara raccoglie; ritroviamo larchitettura, i luoghi, le persone e le loro storie, tutte legate in un
unico segno tracciato dallartista.
ELEONORA FOSSATI- Milano, 1987
Attualmente frequenta il terzo anno della cattedra di pittura all'Accademia di Brera. Nei suoi lavori
è interessata alla trasformazione del sottile confine tra una realtà ancora riconoscibile e la sua
astrazione, partendo da “immagini del mondo comuni” e rielaborandole scegliendo il taglio
migliore, curandone le sfumature di colori e gli effetti gloss dipingendo ad olio.
SANJA LASIC - Sarajevo, Bosnia y Herzegovina, 1987
Giovane artista slovena ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Lisbona e si è laureata nel 2009
alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove attualmente frequenta il Biennio
Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali. La sua ricerca artistica parte dalla tematica della
corporeità, l'utilizzo inusuale del suo corpo, in modo da allontanarsi da processi che privilegiano il
territorio identitario, è centro materiale della sua opera, è il mezzo attraverso cui esprime lo studio
del tempo e dello spazio che la circonda.
SANDRO DEL PISTOIA - 1975
Scultore, fotografo, performer, lavora attraverso i luoghi dell'arte, e del design senza inchinarsi
davanti alla sua gerarchica disciplina. La sua produzione si iscrive in una cornice aperta, ludica e
divertente le cui ramificazioni si fanno sentire. Lavora principalmente in contesti creati dalla sua
curiosità, o generati dalla sua socievolezza estrema.
VÉNERA KASTRATI - Tirana, Albania 1975
Prima di laurearsi nel 2004 all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano si laurea presso
l'Accademia Nazionale di Belle Arti di Tirana. È un artista multimediale. Il suo lavoro è focalizzato
sullo studio della condizione umana nel suo stato di estrema emergenza. Uno degli argomenti
recenti nel suo lavoro è il recupero della memoria collettiva e la reazione emozionale umana di
fronte alla stessa distanza della memoria. La sua recente ricerca artistica ha forti associazioni con
l'antica arte del teatro di figura d'ombre, ma anche di riferimenti alle radici della fotografia e del
cinema.
Cronache dellAkasha
A cura di Siva Le Duc
8/14 ottobre 2010
ENRICA BERSELLI - Modena, 1984
Il vuoto nei disegni di Enrica Berselli è lo spazio mentale che offre infinite possibilità di collisione
fra elementi organici e visionari. Ciò che ha sede all'interno dell'ente si rivela all'esterno
contaminando la struttura nella sua regolarità e deviando il corso della creazione istituisce
concatenazioni inedite, erotiche, inquiete. Ha esposto recentemente alla mostra collettiva “Il Mito
del Vero” al Palazzo Durini a Milano.
LUCA BIDOLI - Gorizia, 1967
Con un linguaggio pittorico conciso, metto in relazione elementi differenti, come in questa ultima
serie dove compare il corpo di un uomo e la testa di un animale da preda, e direi che oltre al titolo
“Everyone will be eaten” non ci sia bisogno di molto altro. Cerco di ottenere sempre una
leggerezza formale perché mi interessa creare un contrasto (che è alla base di tutto il mio lavoro)
tra forma e sostanza, e anche perché il mio non è un lavoro di denuncia o di critica, ma
semplicemente di analisi di due elementi oggettivi: il nostro antropocentrismo e il fatto che ogni
cosa e ognuno alla fine sarà mangiato.Tra le sue principali esposizioni nel 2010: “Suspence”,
collettiva a cura di Carolina Lio, alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e la personale
“Everyone Will Be Eaten” a cura di Carolina Lio, al Castello di Rivara centro darte contemporanea.
FIORELLA FONTANA - Caravaggio, 1984
Luso della tecnica scarna ed essenziale della grafite sulla nuda tela bianca ben si presta ai
racconti senza tempo che compaiono su queste opere, dal sapore neo-greco o pagano, dove dei
Pan, divinità dallaspetto metà animale e metà umano, sono rappresentati nel momento in cui la
loro metamorfosi assume la perfezione dellequilibrio perfetto tra natura divina e natura terrena. In
questattimo di perfezione ideale, i personaggi disegnati dallartista attuano una fusione con la
natura, e quindi con lambiente circostante. Tra le principali esposizioni la recente mostra
personale: “Pagan Poetry”, a cura di Siva, alla Galleria de Faveri a Feltre (BL).
ALESSIO IACOVONE - Sulmona, 1988
Alessio Iacovone rappresenta un sistema simbolico tradizionale dove gli aspetti istintivi e naturali
vengono incanalati in una costruzione razionale di armonizzazione e accettazione. Gli opposti
vengono conciliati ed equilibrati con un processo alchemico di trasmutazione della materia viva
che è la coscienza umana, della quale viene indagata lessenza divina.
RICCARDO PIROVANO - Milano, 1977
Riccardo Pirovano ha sviluppato una poetica incentrata sulla persistenza dei ricordi, dalla forte
carica emotiva. Ha esposto soprattutto opere ambientali di grandi dimensioni ma anche
installazioni più piccole. Tra le principali esposizioni: nel 2003 “Gemine Muse” a Cremona e nel
2008 la personale “Ombre” allArena Civica di Milano.
(M)ambiguity
A cura di Fiordalice Sette
15/21 ottobre 2010
FRANCESCO DE MOLFETTA - Milano, 1979
Nato nel 1979, vive e lavora a Milano. Ha partecipato a numerosissime esposizioni personali e
collettive in Italia e allestero. Ha collaborato con Artedamangiare-mangiarearte realizzando
uninstallazione per il Macef nel 2000. Ha vinto il concorso della città di Biella partecipando ad una
mostra indetta dalla Fondazione Pistoletto per lArte. Per il cinema ha realizzato 4 cortometraggi in
pellicola, vincendo lAmbrogino doro ed una menzione dalla critica per lopera “The River-run”. In
teatro ha diretto 5 spettacoli teatrali.
MARTA FUMAGALLI - Milano, 1985
Nata a Milano nel 1985, approda allAccademia di Belle Arti di Brera dove frequenta il corso di
Scultura diplomandosi con il massimo dei voti. Durante gli anni dellAccademia si specializza in
diversi ambiti lavorativi quali decorazione, pittura, disegno, trucco teatrale ed effetti speciali. Si
occupa inoltre di scenografie, progettando e realizzando come assistente scenografa diversi spot
pubblicitari e cortometraggi. Realizza prevalentemente installazioni, strumento che riesce a
manifestare pienamente la sua poetica.
OMAR HASSAN - Milano, 1987
Nato a Milano nel 1987, attualmente è iscritto allultimo anno dellAccademia di Belle Arti di Brera
con indirizzo Pittura. Tra le sue principali esposizioni si evidenzia la partecipazione allasta “Una
mano per lAIL” (Milano, 2009), alla Collettiva “Street Art Without a Wall” (a cura di Chiara Canali,
Firenze, 2009) e alla bi personale “Gaijin” presso la Musashi Gallery (Tokyo, 2009). Il suo
linguaggio figurativo si fonda sullo studio e sulla rappresentazione dei calligrammi, interpretati
come anello di congiunzione tra scrittura e immagine.
DARIO LAZZARETTO - Padova, 1975
Nato a Padova nel 1975, è un artista che ricorre allaudio per analizzare le trasformazioni culturali,
politiche e sociali dei nostri tempi, partendo dallosservazione delle dinamiche del vivere
contemporaneo. Le sue opere sono state esposte in occasione di numerose mostre personali e
collettive, in Italia e allestero.
Performances inaugurali “Live Inshadows 3.0”
YLBERT DURISHTI - Tirana, Albania, 1980
Artista albanese, ma che si sente cittadino del mondo e ovviamente anche un po italiano. Ha
studiato alla University of Leeds e si è laureato in scenografia all'Accademia di Brera. Ha
partecipato a vari eventi d'arte, dalla Galleria Nazionale di Tirana al Museo della Permenente, dal
Museo Perez di Cordoba a Palazzo Reale a Milano. I suoi ultimi lavori sono di carattere
performativo, digitale e interattivo via rete. L'artista definisce la sua opera "un'interfaccia
dell'assemblaggio di connessione”, paragonata all'esempio concreto della mutazione del world
wide web, visto da un altro punto di vista.
Diverse interpretazioni di ciò che per sua stessa natura non è definibile
a cui 24 artisti hanno dato forma
Inaugurazioni il 24 settembre, 1, 8 e 15 ottobre 2010, ore 18:00 con live performance di Ylbert Durishti dal titolo
"Live Inshadows 3.0"
A cura di: Alice Ginaldi, Siva Le Duc, Isabella Mara e Fiordalice Sette
Opere di: Francesca Adamini, Alfred De Locatelli, Tomaso De Luca, Diego Finassi, Francesca Martinelli, Vanja Mervic, Giulia
Serafini, Caterina Viganò, Lorenzo Zavatta, Enrica Berselli, Luca Bidoli, Fiorella Fontana, Alessio Iacovone, Riccardo
Pirovano, Barbara Deponti, Eleonora Fossati, Sanja Lasic, Sandro Del Pistoia, Vénera Kastrati, Francesco De Molfetta, Marta
Fumagalli, Omar Hassan, Dario Lazzaretto, Ylbert Durishti
Da un'idea di RICCARDO PIROVANO e MODOU GUEYE
tema tratto dalla tesi di laurea in Scultura dal titolo "-IN BETWEEN- La scultura ambientale"
di MARTA FUMAGALLI, Accademia di Belle Arti di Brera, 2010
Organizzazione a cura di ANNALISA BERGO
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GIOVANNI VELLUTO www.il-ma.blogspot.com
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Il Progetto
Machere Nere, associazione teatrale con sede a Fabbrica del Vapore, con il patrocinio del
Comune di Milano, presenta la tappa milanese dellesposizione collettiva itinerante “il MA”.
Quattro mostre di arte contemporanea, dirette da altrettanti giovani curatori provenienti da
esperienze diverse, che prendono avvio da un tema generale ed unico: il concetto giapponese del
MA, ovvero la visione del vuoto come momento di congiunzione e contatto tra due stati. Il fulcro di
questo progetto itinerante è proprio lindeterminatezza alla base del pensiero giapponese, che
perciò rende il tema duttile e disponibile a diverse interpretazioni.
Ogni singola mostra esprime, dunque, la declinazione che ciascun curatore ha dato del tema,
frutto della personale sensibilità e del proprio bagaglio di esperienze, per arrivare così a generare
quattro mostre diverse, ma attraversate da un unico fil rouge. Ogni curatore ha scelto diversi artisti
e tipologie di lavori proposti (installazioni, video, fotografia, pittura, scultura, disegno e
performance) per rendere ancor meglio il concetto di pienezza del vuoto della filosofia giapponese.
Nellinsieme, la collettiva presenta le opere di oltre venti artisti italiani e stranieri, attivi all'interno
del panorama artistico nazionale, con lintento di accostare diversi gradi di esperienza facendo
interagire giovani e giovanissimi, artisti già allinterno del sistema dellarte ed altri che si stanno ora
affacciando.
Le opere esposte in occasione della mostra offrono allo spettatore una prospettiva variegata
dell'arte contemporanea, sia tramite i diversi linguaggi figurativi impiegati, sia attraverso le
esperienze precedenti dei singoli partecipanti. Uno dei principi fondatori del progetto, infatti, è
larricchimento attraverso il confronto: di tipo esperienziale e generazionale, quello che si viene a
creare tra artisti di diversa età e provenienza; tematico, costruito su molteplici mostre che
prendono avvio da un unico tema; geografico, trattandosi di un progetto itinerante che toccherà
diverse città italiane mutando di volta in volta, evolvendosi ed adattandosi alle circostanze.
Lidea generale è dellartista milanese Riccardo Pirovano, che riflette da tempo sullisolamento
degli artisti e dei curatori contemporanei, creando con questo progetto una concreta possibilità di
collaborazione e conoscenza da portare in diverse città dItalia, mentre il tema generale del MA è
tratto dagli studi di Marta Fumagalli, giovane artista di Milano, che ha approfondito il concetto già
sviluppato dallo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa, per elaborare la propria tesi di laurea in
Scultura, presso lAccademia di Belle Arti di Brera. (Marta Fumagalli, “In Between – La scultura
ambientale”, tesi di laurea in Scultura, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, 2010).
Il viaggio del MA è cominciato a Monfalcone, presso la KatyHouse Gallery dove si è tenuta una
mostra collettiva dal 26 giugno al 20 luglio, prolungata poi fino all1 settembre, per arrivare ora a
Milano con una serie di quattro esposizioni consecutive presso la Fabbrica del Vapore.
Inoltre gli artisti ed i curatori che partecipano alle mostre del Ma sostengono la campagna “Adotta
un albero a distanza”, promossa dallAssociazione Sunugal e supportata da Fondazione Cariplo,
con lo scopo di piantare almeno un milione di alberi da frutta in Senegal entro il 2015. Si tratta di
un progetto con un duplice fine: raccogliere fondi per piantare gli alberi in zone colpite dalla
desertificazione e sensibilizzare le comunità africana e italiana, divulgando la conoscenza
delliniziativa e del suo valore a livello mondiale. Durante ogni mostra verrà, quindi, riservato uno
spazio alla comunicazione della campagna, con materiale informativo cartaceo e video, la
possibilità di sostenere economicamente liniziativa e la presenza di alcuni giovani senegalesi che
parleranno direttamente del progetto durante ciascuna inaugurazione. Infine, alcuni degli artisti del
Ma collaboreranno alla realizzazione di un video che accompagnerà la divulgazione del materiale
informativo e che sarà successivamente devoluto allassociazione Sunugal.
Il Concetto
Intitolare un progetto espositivo MA significa essere alla ricerca del nocciolo dell'arte
contemporanea. Capirla profondamente significa spogliarsi con umiltà di tutte le conoscenze
pregresse. Vuol dire riacquisire l'innocenza percettiva attraverso occhi vergini e privi di pregiudizi.
Ed è guarda caso lo stesso atteggiamento che dovremmo avere per capire che cosa sia questo
ma.
Eraclito aveva individuato la quintessenza dell'essere nell'unità dei contrari e visse nella
convinzione che la realtà fosse in continuo divenire. Tutto scorre (panta réi). Nulla, dice similmente
il buddhismo zen, è fermo. La realtà sensibile e materiale non è che una distrazione da quella che
è l'essenza della vita, e questo ma rappresenta l'ago della bilancia, l'arida terra di nessuno in cui
gli equilibri raggiungono la perfezione. Il ma è un pensiero sfuggente a qualsivoglia definizione e
praticamente intraducibile dal giapponese. Esprime un concetto di spazio fisico/temporale, una
specie di quarta dimensione utile a descrivere un'intercapedine tra due entità. Simbolo di un vuoto
eloquente non contemplato dalla cultura occidentale, è in grado di incidere sulla percezione e sulla
realtà fenomenica. Usato in architettura, in musica, come anche nel linguaggio colloquiale, il ma è
un'idea refrattaria ad essere ingabbiata in precisi schemi metodologici. Aderisce al pensiero zen
per cui la conoscenza non è la via per raggiungere la consapevolezza, bensì solo un ostacolo al
conseguimento di essa. Il ma è banalmente il “tra”, un corridoio di congiunzione tra opposti che
sopravvivono l'uno grazie e malgrado l'altro. Come se il concetto di contrasto simultaneo dei colori
complementari potesse essere applicabile a tutti i contrari. La tangenza di due opposti/
complementari li esalta, li gratifica e ciascuno di essi, quando è solo, richiama l'altro per attitudine.
La zona di frontiera, il ma, è la cortina in cui le energie si catalizzano azzerandosi l'una nell'altra.
Pochi occidentali hanno intuito l'importanza del vuoto. Tra questi ci furono i grandi maestri di
dialettica, che ci hanno insegnato che sono i silenzi, molto più delle parole, a persuadere gli
oratori. E a pensarci bene anche la musica può definirsi tale solo grazie alle pause ben
orchestrate tra i suoni. Lo spazio vuoto è il respiro che ci permette di godere del pieno, altrimenti
soffocante e impermeabile. È condizione necessaria e sufficiente per far esistere il pieno. Allora
cosa aspettiamo a fare nostro questo ma applicandolo alla visione del mondo di ciascuno di noi,
alla nostra immanenza percettiva e soprattutto riscoprendolo nell'arte contemporanea. È proprio in
quella porta, spazio, pausa che troviamo il riposo mentale perché il messaggio dell'artista si
schiuda ai nostri occhi come una rivelazione. Sarà sufficiente avere la voglia di ascoltare e lasciare
che il ma diventi un filo di Arianna in grado di condurci all'essenza della comunicazione. Un filo
sottilissimo, invisibile ma fondamentale che ci farà avvicinare senza filtri a ciò che abbiamo attorno.
Alice Ginaldi
Le Interpretazioni
Vuoto a rendere
Poetica orchestrazione del vuoto nel pieno, il
ma ci rende consapevoli che è l'assenza
l'unica risposta possibile, l'unico medium che
ci permette di fruire della sostanza. Il ma è per
me un vuoto a rendere. Rappresenta la
celebrazione della mancanza, riciclaggio pulito
dell'inutile e dell'invisibile. Risorge dalle
proprie ceneri come una fenice, per spiccare il
volo e posarsi su un'altra pienezza invadendo
tutto l'universo percepibile e non. Per
riconoscerlo è necessaria una forte
concentrazione o forse un totale abbandono, è
il respiro dello yoga, veicolo tra il dentro e il
fuori del corpo umano, flusso autonomo che
penetra i nostri polmoni spingendosi nelle nostre arterie, nelle vene, nei capillari, ma rimanendo
invisibile. La sua leggerezza lo rende volubile e duttile, si insidia inosservato spostando
costantemente l'attenzione sul pieno più vicino a sé, per scrollarsi di dosso gli occhi dei più. Il ma
si propone con umiltà e modestia a chi è in grado di sentirlo, pur essendo portatore di una forza
sottilissima e inesorabile capace di sovvertire l'ordine conoscitivo della realtà.
Alice Ginaldi
Cronache dellAkasha
Il concetto filosofico Giapponese del Ma, di spazio vuoto in
cui tutte le possibilità spazio-temporali sono presenti in
potenza, nellambito della teosofia classica trova una
corrispondenza diretta con il termine sanscrito “Akasha”. In
particolare il testo “Cronaca dellAkasha” di Rudolf Steiner,
figura centrale nellambito della teosofia e poi antroposofia
tra il 1800 e 1900, delinea la possibilità che ha luomo di
ampliare i propri poteri latenti mettendosi in contatto con
questa essenza eterica dello spazio-tempo dove tutti gli
avvenimenti passati e futuri sono impressi indelebilmente.
Nel testo Steineriano scorrono millenni di storia
sconosciuta, rivelata dalla chiaroveggenza. Rivivono gli
abitanti della sommersa Atlantide, popoli capaci di una
tecnologia totalmente diversa dalla nostra che riusciva a
muovere piccoli aerei utilizzando come carburante materiali
biologici totalmente non inquinanti. Gli artisti che ho
selezionato rappresentano una parte di una nuova tendenza dellarte contemporanea che pur
partendo da unimpostazione concettuale, ne rifiuta le degenerazioni superficiali e ironiche degli
ultimi decenni, per attingere invece a piene mani dal quel gran serbatoio dimmagini archetipiche
condiviso da tutti che è il subconscio, riportando larte a un valore e a una profondità reale, dopo le
speculazioni che hanno portato larte a un livello assimilabile a qualunque bene di consumo di
lusso.
Siva Le Duc
Déjà Vu
"Gli artisti operano su quel sottilissimo confine, che
separa il VISIBILE dallINVISIBILE".
Il déjà vu è un fenomeno che si colloca in uno spazio
intermedio in cui realtà e sogno si fondono, è una
dimensione altra. Il tempo e lo spazio diventano relativi, vi
è una sensazione di familiarità falsa che si estende a tutti
gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente
percepibile, si alterano così le funzioni cognitive di
riconoscimento (attenzione) e recupero (memoria). Il déjà
vu non è solamente legato alla vista, ma anche alle
percezioni tattili o sonore, sottili alterazioni celebrali ci
muovono verso un "conosciuto inedito in un presente
perpetuo". Il déjà vu ritorna nel concetto di MA come
luogo di transito, un ponte, uno spazio, una frazione da
attraversare. Il déjà vu è una momentanea espressione di
un mancato adattamento alla realtà (continua) sociale. È la
più lieve e genuina forma di disadattamento, di disattenzione, una specie di "inciampo"
apparentemente banale ma assai conturbante, ha dato per lungo tempo adito all'idea che dietro di
esso potessero celarsi la trasmigrazione delle anime, l'eterno ritorno dell'identico etc. Il fenomeno
del déjà vu si propone questa volta come "varco sensoriale", una sorta di porta aperta sulla
dimensione del non-tempo.
Isabella Mara
(M)ambiguity
<
interno alla conversazione tra
due o più persone. Partendo
dal presupposto che i l
patrimonio linguistico di
ciascun individuo sia unico e
diverso da quello di qualsiasi
a l t r o uomo, s i g i u n g e
facilmente alla conclusione
che, a priori, ogni testo o
discorso sia potenzialmente
polisemico. Ciò implica che il
s e n s o d e l m e s s a g g i o
comunicato dal mittente
potrebbe essere frainteso dal destinatario dello stesso. Nella cultura giapponese, <
dimensione, uno spazio-tempo astratto nel quale si depositano i messaggi del mittente, parole che
possono celare allusioni più sottili, che hanno bisogno di un lasso di tempo, più o meno breve, per
essere recepite, forse comprese e replicate. <
una dimensione eterea, di armonico silenzio, di possibilità, di attesa di confronti e riscontri. È un
velo effimero e ineffabile tra due dialoganti nel quale si condensano aspettative e sensazioni di
entrambi, oltre alle stesse possibilità di comprensione o incomprensione del messaggio.
Fiordalice Sette
Gli Artisti
Vuoto a rendere
A cura di Alice Ginaldi
24/30 settembre 2010
FRANCESCA ADAMINI - Borgomanero, 1979
Insegnante e artista, vive e lavora a Milano. Diplomata allAccademia di Belle Arti, attualmente è
iscritta al corso magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche. Dal 2010, per un rinato
amore per il teatro, sta frequentando il corso teatrale di Marisa Miritello presso il Teatro Libero di
Milano.
ALFRED DE LOCATELLI - Postojna 1960
I diversi bacini culturali da cui proviene la storia di questo artista fanno sì che i suoi lavori emanino
un effetto dissonante. L'ultima produzione in particolare, piccola parte di un ampio ventaglio di
ricerca sviluppato, è l'esibizione dell'Io più esteriore dell'artista, il sintomo di un forte desiderio di
comunicazione. Sono opere di superficie, dove l'intimità è bandita in un limbo visibile/invisibile di
segni. Ma l'apparenza è spesso più eloquente della sostanza, convertendo le aspirazioni intime in
manifestazioni fisiche più potabili e comprensibili. Di fronte a queste opere ci troviamo in presenza
di una sfida, un abile gioco d'equilibrio tra tre piatti di una bilancia: pattern decorativo, traccia
libidica e linguaggio pubblicitario. Attualmente de Locatelli è docente di “Modellistica” e “Arti
applicate e tipologia dei materiali” allAccademia di Belle Arti di Brera.
TOMASO DE LUCA - Verona, 1988
La sua ricerca è una sorta di ri-analisi della “grammatica” culturale che ci contraddistingue, che
include lutilizzo del corpo, della storia, del paesaggio e dello spazio. Per fare questo
invadeimmagini precostituite lasciando una traccia di sé, si inserisce nei linguaggi per sovrapporvi
lesperienza alla cultura. Ha partecipato a diverse mostre a Milano (“Anni 0”, “Time Machine”) e
presso la Galleria Comunale di Monfalcone. Vincitore dell'edizione 2009/2010 del premio
“6ARTISTA”, attualmente si trova in residenza presso il Pastificio Cerere di Roma.
DIEGO FINASSI - Brescia, 1983
Multidisciplinare ed eclettico, si approccia al mondo dellarte attraverso diversi canali espressivi,
come strascichi di vita vissuta. Linteresse principale verso una nuova composizione nasce dalla
curiosità di sperimentare la commistione tra tecniche diverse, rielaborando immagini inedite da
tagli fotografici. Nelle ultime opere, attraverso un percorso sconnesso, le creazioni nascono
filtrando un tecnica borderline tra smalti e oli. Mediante la fusione di un metodo classico e uno
attuale si va a ricreare uno spray-writing a volte inedito. Parallelamente ai progetti pittorici, sta
approfondendo l'uso della fotografia analogico-digitale, sperimentando/ricercando nuove forme del
“disegnare con la luce”, argomento della sua tesi di laurea.
FRANCESCA MARTINELLI - Udine, 1978
Stravagante, bizzarro, ridondante, eccessivo e sovversivo dell'ordine precostituito. Baroque and
Rock cerca la disarmonia; è uno spazio sospeso in assenza di tempo, che sostiene il principio
della mescolanza, non tramite l'ibridazione, ma tramite il contrasto, il paradosso e l'amplificazione.
Celebra l'irruenza della stonatura, del "fuori posto", l'amore per l'intersezione e la compresenza di
passato e presente, di due linguaggi/stili/filosofie apparentemente distanti e inconciliabili. I
personaggi sono immacolati tra un Barocco ovattato e un posticcio e sudato Rock&Roll, dove il
dandy si scontra teatralmente con un Petrolini un po' hippie, il tutto pensando a Lindsay Kemp.
VANJA MERVIC - Capodistria, 1973
L'inter-spazio o l'inter-tempo porta lo spettatore in una realtà dove la distanza non è più distanza, e
la prossimità non è più prossimità. Spazio-tempo nel quale può accadere tutto o niente. Lattimo
tra linspirare e lespirare. Meditazione dellarte e meditazione sullarte. Il problema della
visualizzazione dellinter-spazio e dellinter-tempo è in sé la definizione dellarte, che si può al
meglio manifestare così. Creare una sensazione che prima si sente e solo dopo si capisce. MA è
tutto ciò, e allo stesso tempo è anche la contraddizione. Lo spazio e il tempo dove si nasconde il
nulla, la pienezza, la speranza, loblio, il passato e il presente. Il vuoto, che vuoto non è.
GIULIA SERAFINI - Milano, 1990
La sua ricerca tenta di mettere in discussione sia il presupposto che la presenza, l'esserci a
determinare l'accadimento delle cose. E lo fa per tentativi, operando una sottrazione che può
riguardare il contenente o il contenuto. Questo tipo di procedura le permette di studiare i
mutamenti che subisce un evento a seconda del tipo di privazione che subisce. Può essere che
sia la artista stessa a essere privata del senso della vista mentre plasma delle sculture, oppure
può essere che l'amputazione riguardi il soggetto che diviene una presenza fantasmatica, oppure
che l'assenza prenda il posto del ricordo. La percezione diventa l'unica àncora di salvezza che ci
rimane. Attualmente sta frequentando la NABA a Milano; ha partecipato al progetto “Godart 2010”
con il collettivo artistico F84 di cui fa parte.
CATERINA VIGANO - Milano, 1988
Credenze popolari, miti tribali, teorie evoluzionistiche, pregiudizi misogini sono il pane quotidiano di
questa artista. Attraverso un lavoro di ricerca certosina, cerca di far affiorare le perversioni odierne
proponendoci le depravazioni del passato. Viene spontaneo domandarsi se i passi da gigante che
apparentemente ha fatto la nostra società nell'ultimo secolo, non siano stati fatti attorno a sé
stessi, per riscoprirci oggi nuovamente punto e a capo. Forse grazie alle pillole “controevoluzionistiche”
della Viganò saremo in grado di rimettere tutto in discussione e risvegliare la
coscienza collettiva.
LORENZO ZAVATTA - Forlì, 1976
Il trapassato futuro (a tempore). Vorrebbe rappresentare una dimensione temporale senza però
doverla collocare nel passato, presente o futuro, ed ecco che si è configurata un'idea: avendo una
grande passione per le foto di un tempo pensa di raccogliere volti giovani a rappresentare il
concetto di speranza, aspettativa, un desiderio che si prolunga nel futuro. La realtà dei simulacra.
Immagini come sottilissime membrane, che si distaccano a grandissima velocità dalla superficie di
ogni corpo, conservandone la forma. L'acqua che si comporta da specchio sulla superficie al suo
interno può idealmente catturare queste membrane. Ecco lartificio: intrappolare in un liquido
ideale i simulacra e fornire un timido frammento di realtà in un momento, così sospeso.
Déjà Vu
A cura di Isabella Mara
1/7 ottobre 2010
BARBARA DEPONTI- Magenta 1975
Nel suo lavoro i materiali vengono piegati, assemblati e composti in maniera leggera e intuitiva. Il
risultato è una articolata scelta espressiva, qualunque sia il mezzo con cui lartista ha scelto di
confrontarsi, dal disegno al progetto site-specific. I lavori si muovono dalla realtà urbana che
Barbara raccoglie; ritroviamo larchitettura, i luoghi, le persone e le loro storie, tutte legate in un
unico segno tracciato dallartista.
ELEONORA FOSSATI- Milano, 1987
Attualmente frequenta il terzo anno della cattedra di pittura all'Accademia di Brera. Nei suoi lavori
è interessata alla trasformazione del sottile confine tra una realtà ancora riconoscibile e la sua
astrazione, partendo da “immagini del mondo comuni” e rielaborandole scegliendo il taglio
migliore, curandone le sfumature di colori e gli effetti gloss dipingendo ad olio.
SANJA LASIC - Sarajevo, Bosnia y Herzegovina, 1987
Giovane artista slovena ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Lisbona e si è laureata nel 2009
alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove attualmente frequenta il Biennio
Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali. La sua ricerca artistica parte dalla tematica della
corporeità, l'utilizzo inusuale del suo corpo, in modo da allontanarsi da processi che privilegiano il
territorio identitario, è centro materiale della sua opera, è il mezzo attraverso cui esprime lo studio
del tempo e dello spazio che la circonda.
SANDRO DEL PISTOIA - 1975
Scultore, fotografo, performer, lavora attraverso i luoghi dell'arte, e del design senza inchinarsi
davanti alla sua gerarchica disciplina. La sua produzione si iscrive in una cornice aperta, ludica e
divertente le cui ramificazioni si fanno sentire. Lavora principalmente in contesti creati dalla sua
curiosità, o generati dalla sua socievolezza estrema.
VÉNERA KASTRATI - Tirana, Albania 1975
Prima di laurearsi nel 2004 all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano si laurea presso
l'Accademia Nazionale di Belle Arti di Tirana. È un artista multimediale. Il suo lavoro è focalizzato
sullo studio della condizione umana nel suo stato di estrema emergenza. Uno degli argomenti
recenti nel suo lavoro è il recupero della memoria collettiva e la reazione emozionale umana di
fronte alla stessa distanza della memoria. La sua recente ricerca artistica ha forti associazioni con
l'antica arte del teatro di figura d'ombre, ma anche di riferimenti alle radici della fotografia e del
cinema.
Cronache dellAkasha
A cura di Siva Le Duc
8/14 ottobre 2010
ENRICA BERSELLI - Modena, 1984
Il vuoto nei disegni di Enrica Berselli è lo spazio mentale che offre infinite possibilità di collisione
fra elementi organici e visionari. Ciò che ha sede all'interno dell'ente si rivela all'esterno
contaminando la struttura nella sua regolarità e deviando il corso della creazione istituisce
concatenazioni inedite, erotiche, inquiete. Ha esposto recentemente alla mostra collettiva “Il Mito
del Vero” al Palazzo Durini a Milano.
LUCA BIDOLI - Gorizia, 1967
Con un linguaggio pittorico conciso, metto in relazione elementi differenti, come in questa ultima
serie dove compare il corpo di un uomo e la testa di un animale da preda, e direi che oltre al titolo
“Everyone will be eaten” non ci sia bisogno di molto altro. Cerco di ottenere sempre una
leggerezza formale perché mi interessa creare un contrasto (che è alla base di tutto il mio lavoro)
tra forma e sostanza, e anche perché il mio non è un lavoro di denuncia o di critica, ma
semplicemente di analisi di due elementi oggettivi: il nostro antropocentrismo e il fatto che ogni
cosa e ognuno alla fine sarà mangiato.Tra le sue principali esposizioni nel 2010: “Suspence”,
collettiva a cura di Carolina Lio, alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e la personale
“Everyone Will Be Eaten” a cura di Carolina Lio, al Castello di Rivara centro darte contemporanea.
FIORELLA FONTANA - Caravaggio, 1984
Luso della tecnica scarna ed essenziale della grafite sulla nuda tela bianca ben si presta ai
racconti senza tempo che compaiono su queste opere, dal sapore neo-greco o pagano, dove dei
Pan, divinità dallaspetto metà animale e metà umano, sono rappresentati nel momento in cui la
loro metamorfosi assume la perfezione dellequilibrio perfetto tra natura divina e natura terrena. In
questattimo di perfezione ideale, i personaggi disegnati dallartista attuano una fusione con la
natura, e quindi con lambiente circostante. Tra le principali esposizioni la recente mostra
personale: “Pagan Poetry”, a cura di Siva, alla Galleria de Faveri a Feltre (BL).
ALESSIO IACOVONE - Sulmona, 1988
Alessio Iacovone rappresenta un sistema simbolico tradizionale dove gli aspetti istintivi e naturali
vengono incanalati in una costruzione razionale di armonizzazione e accettazione. Gli opposti
vengono conciliati ed equilibrati con un processo alchemico di trasmutazione della materia viva
che è la coscienza umana, della quale viene indagata lessenza divina.
RICCARDO PIROVANO - Milano, 1977
Riccardo Pirovano ha sviluppato una poetica incentrata sulla persistenza dei ricordi, dalla forte
carica emotiva. Ha esposto soprattutto opere ambientali di grandi dimensioni ma anche
installazioni più piccole. Tra le principali esposizioni: nel 2003 “Gemine Muse” a Cremona e nel
2008 la personale “Ombre” allArena Civica di Milano.
(M)ambiguity
A cura di Fiordalice Sette
15/21 ottobre 2010
FRANCESCO DE MOLFETTA - Milano, 1979
Nato nel 1979, vive e lavora a Milano. Ha partecipato a numerosissime esposizioni personali e
collettive in Italia e allestero. Ha collaborato con Artedamangiare-mangiarearte realizzando
uninstallazione per il Macef nel 2000. Ha vinto il concorso della città di Biella partecipando ad una
mostra indetta dalla Fondazione Pistoletto per lArte. Per il cinema ha realizzato 4 cortometraggi in
pellicola, vincendo lAmbrogino doro ed una menzione dalla critica per lopera “The River-run”. In
teatro ha diretto 5 spettacoli teatrali.
MARTA FUMAGALLI - Milano, 1985
Nata a Milano nel 1985, approda allAccademia di Belle Arti di Brera dove frequenta il corso di
Scultura diplomandosi con il massimo dei voti. Durante gli anni dellAccademia si specializza in
diversi ambiti lavorativi quali decorazione, pittura, disegno, trucco teatrale ed effetti speciali. Si
occupa inoltre di scenografie, progettando e realizzando come assistente scenografa diversi spot
pubblicitari e cortometraggi. Realizza prevalentemente installazioni, strumento che riesce a
manifestare pienamente la sua poetica.
OMAR HASSAN - Milano, 1987
Nato a Milano nel 1987, attualmente è iscritto allultimo anno dellAccademia di Belle Arti di Brera
con indirizzo Pittura. Tra le sue principali esposizioni si evidenzia la partecipazione allasta “Una
mano per lAIL” (Milano, 2009), alla Collettiva “Street Art Without a Wall” (a cura di Chiara Canali,
Firenze, 2009) e alla bi personale “Gaijin” presso la Musashi Gallery (Tokyo, 2009). Il suo
linguaggio figurativo si fonda sullo studio e sulla rappresentazione dei calligrammi, interpretati
come anello di congiunzione tra scrittura e immagine.
DARIO LAZZARETTO - Padova, 1975
Nato a Padova nel 1975, è un artista che ricorre allaudio per analizzare le trasformazioni culturali,
politiche e sociali dei nostri tempi, partendo dallosservazione delle dinamiche del vivere
contemporaneo. Le sue opere sono state esposte in occasione di numerose mostre personali e
collettive, in Italia e allestero.
Performances inaugurali “Live Inshadows 3.0”
YLBERT DURISHTI - Tirana, Albania, 1980
Artista albanese, ma che si sente cittadino del mondo e ovviamente anche un po italiano. Ha
studiato alla University of Leeds e si è laureato in scenografia all'Accademia di Brera. Ha
partecipato a vari eventi d'arte, dalla Galleria Nazionale di Tirana al Museo della Permenente, dal
Museo Perez di Cordoba a Palazzo Reale a Milano. I suoi ultimi lavori sono di carattere
performativo, digitale e interattivo via rete. L'artista definisce la sua opera "un'interfaccia
dell'assemblaggio di connessione”, paragonata all'esempio concreto della mutazione del world
wide web, visto da un altro punto di vista.
24
settembre 2010
II Ma
Dal 24 settembre al 21 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
martedì/mercoledì/venerdì/sabato dalle ore 11.00 alle ore 19.30
giovedì dalle ore 11.00 alle ore 22.00
domenica dalle ore 14.00 alle ore 19.30
Vernissage
24 Settembre 2010, anche l'1, l'8 e il 15 ottobre 2010, ore 18:00 con live performance di Ylbert Durishti dal titolo
"Live Inshadows 3.0"
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