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II Paesaggio Italiano 1950 – 2000
II Paesaggio Italiano, 1950 – 2000 spazierà nell’arco della seconda metà del 900, evidenziando i diversi modi con i quali il paesaggio italiano stesso è stato approcciato sulla base delle diverse “scuole di pensiero” alle quali sono appartenuti gli autori
Comunicato stampa
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Nella storia dell’arte – da Aristotele in poi antropocentrica – il paesaggio apparve di conseguenza relativamente tardi.
Fu infatti nel Rinascimento che Leon Battista Alberti nel suo De Pictura descrisse scientificamente la prospettiva e di conseguenza si aprì al mondo la rappresentazione della città, delle sue forme e geometrie, mentre nel ‘600 il geniale Lorenese (Claude Lorrain) rappresentò il paesaggio ideale, tra classicismo e naturalismo nordico: l’epitaffio nella sua tomba a Trinità dei Monti a Roma, recita che “…rappresentò in modo meraviglioso i raggi del sole all'alba e al tramonto sulla campagna…".
La fotografia, scrittura della luce come la definì Fox Talbot, sin dalla sua origine assunse l’essere necessariamente prospettica, cosa che oggi potrebbe sembrare ovvia ed anche, allo stesso modo, la fotografia sin dalle sue origini introdusse con grande enfasi il paesaggio che a sua volta divenne l’aspetto di richiamo per l’ottocentesco Grand Tour come per avventure coloniali o più semplicemente rese possibile di far vedere luoghi sconosciuti ma la cui esistenza veniva verosimilmente testimoniata da una immagine.
Tra le molte serie di fotografie dedicate al paesaggio, naturale e urbano, il C.R.A.F. conserva anche le opere originali di grandi Maestri della fotografia italiana della seconda parte del ‘900 come nel colore Franco Fontana e poi le opere di Mario Giacomelli, considerato unanimemente il più importante fotografo italiano del 900.
Allo stesso modo, accanto ad Istituzioni come il Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo o Linea di Confine di Rubiera, anche il CRAF è stato protagonista di campagne fotografiche realizzate verso la metà degli anni ’90 coinvolgendo i più importanti fotografi italiani come per Tredici Fotografi in un Itinerario di Pasolini e Terre a Nordest, il Friuli Venezia Giulia a vent’anni dal terremoto.
II Paesaggio Italiano, 1950 – 2000 spazierà nell’arco della seconda metà del 900, evidenziando i diversi modi con i quali il paesaggio italiano stesso è stato approcciato sulla base delle diverse “scuole di pensiero” alle quali sono appartenuti gli autori: dai pittorialisti come Riccardo Peretti Griva, Silvio Maria Bujatti, Enrico Pavonello, lo Studio Giacomelli di Venezia, Riccardo Moncalvo, ai fotografi vicini all’estetica Crociana come Giuseppe Cavalli, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Piergiorgio Branzi, Giuseppe Moder, Raffaele Rotondo, Alessandro Novaro, Vincenzo Balocchi, o anche Bruno Stefani, il grande paesaggista del Toring Club Italiano; quelli de La Gondola come Gianni Berengo Gardin, Elio Ciol, Lucia Sisti, Gino Bolognini, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Giuseppe Bruno, Giorgio Giacobbi, Sergio Del Pero, Manfredo Manfroi…, i neorealisti come Gianni Borghesan, Luigi Crocenzi, Giuseppe Palazzi fino a Carlo Bevilacqua o Pietro Donzelli e altri autori attivi dagli anni ’60: Uliano Lucas, Carlo Cosulich, Carla Cerati, Ezio Quiresi, o anche Ugo Mulas che fotografò le Cinque Terre per conto di Luigi Crocenzi che da parte sua aveva “sceneggiato” la poesia di Eugenio Montale Meriggiar pallido e assorto.
Sulla base della critica alla “visione cartolinesca” venne avviato il nuovo viaggio in Italia di Luigi Ghirri che fece emergere di conseguenza anche i paesaggi marginali per come li hanno poi rappresentati Guido Guidi, Marina Ballo, Isabella Colonnello, Vincenzo Castella, Andrea Abati, Gianantonio Battistella o anche Vittoriano Rastelli con i suoi reportages sugli incendi dei boschi o Giorgio Lotti, formatosi come fotogiornalista anch’esso, poi il viaggio come scoperta di un territorio (che Paolo Monti negli anni ’60 aveva già mappato) di Mario Cresci e Francesco Radino, il paesaggio fantastico di Luca Maria Patella e di Mario Sillani Dierrajan o la città invasa dalla pubblicità (Roberto Salbitani), la bellezza del Mediterraneo e la sua ricchezza culturale (Mimmo Jodice, Giuseppe Leone, Ferdinando Scianna, Marcello Di Donato) fino alla dimensione urbana (Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Luca Campigotto, Marco Zanta e Cesare Colombo).
Una parte dei fotografi italiani ha proseguito invece nella ricerca più tradizionale di quelli che oramai sono probabilmente gli ultimi scorci della bellezza del paesaggio come Davide Camisasca, Alberto Tissoni e Luca Gilli, mentre Antonio Biasiucci ha rappresentato la forza della natura ed elementi di storia dell’arte e di memoria dei luoghi sono stati introdotti da Vasco Ascolini, Cesare Di Liborio, Valerio Rebecchi, Stefano Cianci, Paolo Simonazzi, Bruno Cattani.
L’ultima parte della mostra presenta la nuova visione del paesaggio oramai frammentato proposta da autori come Brigitte Niedermair, Massimo Vitali, Moreno Gentili, Anna Forcella, Rosa Foschi, Fulvio Ventura, Marco Signorini, Massimo Crivellari, Maurizio Bottini, Maurizio Montagna, Andrea Botto, Valerio Desideri, Marco Campanini e Maurizio Chelucci, e infine,Gianluigi Colin ci riporterà indietro nel tempo, all’epoca di Piero della Francesca..
Le 136 fotografie della mostra, oltre che dall’archivio del CRAF, provengono dal Touring Club Italiano, dalla Fototeca 3M Italia di Milano, dal Circolo La Gondola di Venezia, dal Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e da collezioni private e degli Autori.
La mostra è curata da Walter Liva e verrà accompagnata da un conseguente catalogo ed è anche stata richiesta dal prestigioso Russian Museum d’intesa con l’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo per la primavera 2011.
Fu infatti nel Rinascimento che Leon Battista Alberti nel suo De Pictura descrisse scientificamente la prospettiva e di conseguenza si aprì al mondo la rappresentazione della città, delle sue forme e geometrie, mentre nel ‘600 il geniale Lorenese (Claude Lorrain) rappresentò il paesaggio ideale, tra classicismo e naturalismo nordico: l’epitaffio nella sua tomba a Trinità dei Monti a Roma, recita che “…rappresentò in modo meraviglioso i raggi del sole all'alba e al tramonto sulla campagna…".
La fotografia, scrittura della luce come la definì Fox Talbot, sin dalla sua origine assunse l’essere necessariamente prospettica, cosa che oggi potrebbe sembrare ovvia ed anche, allo stesso modo, la fotografia sin dalle sue origini introdusse con grande enfasi il paesaggio che a sua volta divenne l’aspetto di richiamo per l’ottocentesco Grand Tour come per avventure coloniali o più semplicemente rese possibile di far vedere luoghi sconosciuti ma la cui esistenza veniva verosimilmente testimoniata da una immagine.
Tra le molte serie di fotografie dedicate al paesaggio, naturale e urbano, il C.R.A.F. conserva anche le opere originali di grandi Maestri della fotografia italiana della seconda parte del ‘900 come nel colore Franco Fontana e poi le opere di Mario Giacomelli, considerato unanimemente il più importante fotografo italiano del 900.
Allo stesso modo, accanto ad Istituzioni come il Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo o Linea di Confine di Rubiera, anche il CRAF è stato protagonista di campagne fotografiche realizzate verso la metà degli anni ’90 coinvolgendo i più importanti fotografi italiani come per Tredici Fotografi in un Itinerario di Pasolini e Terre a Nordest, il Friuli Venezia Giulia a vent’anni dal terremoto.
II Paesaggio Italiano, 1950 – 2000 spazierà nell’arco della seconda metà del 900, evidenziando i diversi modi con i quali il paesaggio italiano stesso è stato approcciato sulla base delle diverse “scuole di pensiero” alle quali sono appartenuti gli autori: dai pittorialisti come Riccardo Peretti Griva, Silvio Maria Bujatti, Enrico Pavonello, lo Studio Giacomelli di Venezia, Riccardo Moncalvo, ai fotografi vicini all’estetica Crociana come Giuseppe Cavalli, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Piergiorgio Branzi, Giuseppe Moder, Raffaele Rotondo, Alessandro Novaro, Vincenzo Balocchi, o anche Bruno Stefani, il grande paesaggista del Toring Club Italiano; quelli de La Gondola come Gianni Berengo Gardin, Elio Ciol, Lucia Sisti, Gino Bolognini, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Giuseppe Bruno, Giorgio Giacobbi, Sergio Del Pero, Manfredo Manfroi…, i neorealisti come Gianni Borghesan, Luigi Crocenzi, Giuseppe Palazzi fino a Carlo Bevilacqua o Pietro Donzelli e altri autori attivi dagli anni ’60: Uliano Lucas, Carlo Cosulich, Carla Cerati, Ezio Quiresi, o anche Ugo Mulas che fotografò le Cinque Terre per conto di Luigi Crocenzi che da parte sua aveva “sceneggiato” la poesia di Eugenio Montale Meriggiar pallido e assorto.
Sulla base della critica alla “visione cartolinesca” venne avviato il nuovo viaggio in Italia di Luigi Ghirri che fece emergere di conseguenza anche i paesaggi marginali per come li hanno poi rappresentati Guido Guidi, Marina Ballo, Isabella Colonnello, Vincenzo Castella, Andrea Abati, Gianantonio Battistella o anche Vittoriano Rastelli con i suoi reportages sugli incendi dei boschi o Giorgio Lotti, formatosi come fotogiornalista anch’esso, poi il viaggio come scoperta di un territorio (che Paolo Monti negli anni ’60 aveva già mappato) di Mario Cresci e Francesco Radino, il paesaggio fantastico di Luca Maria Patella e di Mario Sillani Dierrajan o la città invasa dalla pubblicità (Roberto Salbitani), la bellezza del Mediterraneo e la sua ricchezza culturale (Mimmo Jodice, Giuseppe Leone, Ferdinando Scianna, Marcello Di Donato) fino alla dimensione urbana (Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Luca Campigotto, Marco Zanta e Cesare Colombo).
Una parte dei fotografi italiani ha proseguito invece nella ricerca più tradizionale di quelli che oramai sono probabilmente gli ultimi scorci della bellezza del paesaggio come Davide Camisasca, Alberto Tissoni e Luca Gilli, mentre Antonio Biasiucci ha rappresentato la forza della natura ed elementi di storia dell’arte e di memoria dei luoghi sono stati introdotti da Vasco Ascolini, Cesare Di Liborio, Valerio Rebecchi, Stefano Cianci, Paolo Simonazzi, Bruno Cattani.
L’ultima parte della mostra presenta la nuova visione del paesaggio oramai frammentato proposta da autori come Brigitte Niedermair, Massimo Vitali, Moreno Gentili, Anna Forcella, Rosa Foschi, Fulvio Ventura, Marco Signorini, Massimo Crivellari, Maurizio Bottini, Maurizio Montagna, Andrea Botto, Valerio Desideri, Marco Campanini e Maurizio Chelucci, e infine,Gianluigi Colin ci riporterà indietro nel tempo, all’epoca di Piero della Francesca..
Le 136 fotografie della mostra, oltre che dall’archivio del CRAF, provengono dal Touring Club Italiano, dalla Fototeca 3M Italia di Milano, dal Circolo La Gondola di Venezia, dal Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e da collezioni private e degli Autori.
La mostra è curata da Walter Liva e verrà accompagnata da un conseguente catalogo ed è anche stata richiesta dal prestigioso Russian Museum d’intesa con l’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo per la primavera 2011.
07
settembre 2010
II Paesaggio Italiano 1950 – 2000
Dal 07 settembre al 31 ottobre 2010
fotografia
Location
SPAZI ESPOSITIVI DELLA PROVINCIA – PALAZZO DELLA PROVINCIA
Pordenone, Corso Giuseppe Garibaldi, 8, (Pordenone)
Pordenone, Corso Giuseppe Garibaldi, 8, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: 15:00-19:00
sabato e domenica: 10:00-19:00
8 settembre: 10:00-19:00
Vernissage
7 Settembre 2010, ore 18
Autore
Curatore