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Il 58 da FRANZ. I primi ribelli
La mostra intende riproporre la prima esposizione del gruppo Studio ’58 organizzata presso l’ottico Franz in via XX settembre a Cagliari il 2 febbraio 1958 con circa 30 opere tra dipinti e sculture. Una ricca bibliografia permetterà al pubblico di approfondire la conoscenza del gruppo storico e, al contempo, favorire, con la partecipazione attiva, la creazione di uno luogo di studio e confronto simile a quello sviluppatosi in occasione degli incontri presso il circolo culturale Studio 58
Comunicato stampa
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La mostra intende riproporre la prima esposizione del gruppo Studio '58 organizzata presso l'ottico Franz in via XX settembre a Cagliari il 2 febbraio 1958 con circa 30 opere tra dipinti e sculture. Una ricca bibliografia permetterà al pubblico di approfondire la conoscenza del gruppo storico e, al contempo, favorire, con la partecipazione attiva, la creazione di uno luogo di studio e confronto simile a quello sviluppatosi in occasione degli incontri presso il circolo culturale Studio 58.
Attraverso parte delle opere presenti a questa prima collettiva, ed altre comunque appartenenti alla produzione coeva degli artisti del primo nucleo di Studio '58, intendiamo ricreare quel clima di ricerca, sperimentazione, ma soprattutto di libertà di linguaggio, che resero irripetibile un momento fondamentale della storia dell'arte contemporanea sarda. Nonostante gli orientamenti eterogenei e i dislivelli qualitativi, la rassegna " nasceva in nome di qualcosa contro qualcos'altro che non andava bene, per una vita artistica basata sull'autenticità delle proprie scelte, contro uno stato di fatto considerato opprimente e conformista" ( S. Naitza )
"Il '58 da Franz, i primi ribelli" nasce come atto dovuto ai nostri artisti storici la cui opera deve essere costantemente tutelata e valorizzata, ma anche come esempio per le giovani generazioni di artisti affinché trovino ancora la forza e l'entusiasmo per unirsi contro un sistema che può cambiare solo quando si persegue un sogno comune.
"Il '58 da Franz, i primi ribelli" è il primo di tre appuntamenti che presenteranno, si spera in maniera esaustiva, il percorso di Studio 58 la cui forza vitale si esaurirà nella memorabile mostra del Portico di Sant'Antonio, due anni dopo la prima avventura, con un progressivo consenso e conseguente partecipazione di artisti, critica e pubblico ( forse mai effettivamente pronto a certi risultati).
TESTO CRITICO
“Un uomo senza utopia sarebbe un animale di solo istinto e raziocinio, come un cinghiale laureato in matematica” (Fabrizio De André)
Il 58 da Franz
Un insolito caldo muove le tende dell’elegante salotto di casa Vespa, l’estate non vuole proprio lasciare la strada all’autunno in questa soleggiata città di Cagliari. Franz ci accoglie con i suoi 87 anni portati in splendida forma e subito ci mette a nostro agio scherzando con Thomas in lingua tedesca. Lo faceva anche con Gaetano Brundu, il quale non perdeva occasione di rinfrescare l’amato francese. Franz nacque a Zurigo il 22 gennaio 1928, da madre svizzera e padre italiano. Della sua giovinezza non diremo se non che fu avventurosa e densa di chiaroscuri come del resto quella di chi, come lui, visse la Seconda Guerra mondiale. Il suo primo mestiere fu quello di compositore tipografico per una piccola tipografia e poi per diversi giornali di Lucerna. Nel 1950 si trasferì a Biel per curare la redazione dei cataloghi della famosa fabbrica di orologi Omega. Dopo due anni il nostro si trasferì a Ginevra per lavorare nella redazione di un giornale di lingua tedesca. L’amore per la Sardegna sbocciato in un clima vacanziero, non tardò a fargli mettere radici. Le sue scarse conoscenze dell’italiano gli precludevano però la possibilità di proseguire il suo lavoro in una tipografia come correttore di bozze, così, vedendo che a Cagliari il mestiere di ottico era poco presente, decise di intraprendere questa nuova strada. La sua scelta cadde sulla Scuola di Ottica di Acetri a Firenze, la migliore d’Italia. La scuola gli avrebbe permesso anche di trattare la fotografia, sua più grande passione. Così nel 1956 partì per Firenze avendo chiaro quale sarebbe stato il suo futuro. Conclusi gli studi Franz tornò a Cagliari con la sua macchina carica di tutto il necessario per aprire l’attività. A Roma acquistò l’attrezzatura fotografica. Tutto era pronto per fondare la ditta i cui locali in via XX settembre vennero inaugurati nel 1957, a fianco al nuovo e più ampio negozio tuttora esistente. Suggellò questa lunga parabola l’amore per una bella ragazza sarda, il matrimonio, la famiglia. I mobili di Marino Cao profumavano ancora di nuovo nel negozio appena aperto di via XX settembre quando fece il suo ingresso Axel Shmidt Walguny professore, restauratore tedesco che come molti compatrioti, trovò in Franz un punto di riferimento in assenza di un consolato. Amico di Pantoli, il cui studio era un porto aperto per artisti, intellettuali, o semplice gente di passaggio, si trovava a costituire, insieme a un gruppo di giovani artisti, un circolo culturale che prese il nome di Studio 58 per divenire il primo importante cenacolo artistico del contemporaneo in Sardegna. La reazione diffidente e respingente della cittadina (gli spazi culturali erano pochi e gestiti con altri interessi) venne superata dalla generosità di Franz che offrì i locali del retrobottega del suo negozio sposando la causa del gruppo con lo stesso entusiasmo e curiosità per l’arte che aveva appreso fin da bambino quando i maestri di scuola conducevano la classe al museo per mostrare lo studio dei colori complementari nei dipinti impressionisti e la forza simbolica degli stessi nelle opere di corrente espressionista. Lui, un ottico, ci aveva visto bene! E poi, erano diventati amici. Un bello scorcio con gli alberi blu della Rossi, a lui dedicato, mantiene i colori vividi come i ricordi. Numerose furono le mostre negli spazi, forse un po’ stretti ma carichi di tanta energia positiva, del nuovo negozio alle quali si aggiunsero pranzi e cene nella casa sotto il faro di Calamosca. “Eravamo felici, pieni di un tracotante spirito di libertà” ricorda Franz mentre s’infiamma lo sguardo, “ma poi la politica intervenne a marcare la nostra visione e lo scioglimento fu inevitabile”. A riguardo chiosa Pantoli “ ci accorgemmo che non era possibile cambiare il linguaggio dell’arte senza cambiare le strutture sulle quali si reggeva la società”.
I primi ribelli
Il primo nucleo di Studio 58 era costituito da Italo Agus, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Biagio Civale, Mario Curreli, Giuliano Filomeni, Giovanni Fiori, Foiso Fois, Hoder Claro Grassi, Heros Kara, Marcello Lucarelli, Mirella Mibelli, Primo Pantoli, Luigi Pascalis, Rosanna Rossi, Anna Cabras Brundo, Axel Schmidt Walguny. Scorrendo i nomi possiamo notare un gruppo eterogeneo di artisti accomunato dal desiderio di perseguire la libertà di espressione attraverso lo scambio di idee, in costante atteggiamento critico verso il clima passatista in cui versava lo stato dell’arte in Sardegna. Queste idee non caddero certo dal cielo. Gli artisti operanti nell’isola, galleggiavano in un limbo atemporale fatto di stanche rivisitazioni di temi e stilemi ereditati dalle generazioni precedenti. La scuola biasesca, ma anche Filippo F**ari, Carmelo Floris, Mario Delitala, Antonio Ballero. La Regione Sardegna aveva assunto un atteggiamento distratto ma paternalistico nei confronti della cultura e in particolare dell’arte. Qualche mostra regionale curata da onestissimi intellettuali come Melis Marini e Ciusa Romagna, alcuni acquisti per le sedi di rappresentanza romane. Ma niente di più. “Senza pensare di scrivere un giudizio particolarmente azzardato e coraggioso si può correttamente affermare che la Sardegna presentava un quadro in linea di massima provinciale, periferico e al di sotto delle aspettative medie che una situazione culturale mutata esprimeva già chiaramente” (S. Naitza, 1977). Vanno comunque ricordate le forti personalità di artisti di valore come Felice Melis Marini, Stanis Dessy, Hoder Claro Grassi ma soprattutto Foiso Fois e Giovanni Ciusa Romagna, impegnati negli anni Cinquanta ad inserire il proprio lavoro nell’ampio movimento italiano dell' "impegno sociale", il quale prevedeva l'utilizzo, da parte degli artisti, di una tecnica pittorica rapida ed espressionista e la scelta di tematiche legate alla situazione socio-economica del dopoguerra. Illuminante appare, a riguardo, l’articolo di Mario Ciusa Romagna apparso sulla Nuova Sardegna in occasione della Mostra Regionale del 1953, dove l’intellettuale si lamenta per lo stato dell’arte contemporanea in Sardegna: “I nostri artisti, se vogliono veramente essere tali, devono farsi “popolo” per vivere con questo le ansie e le fatiche; devono contribuire non solo a migliorare il proprio mondo, ma quello degli altri. Il loro fine non è egoistico ma eminentemente “sociale”. Se tale non fosse l’arte non avrebbe neanche ragione di essere. Potremmo farne benissimo a meno. La teoria del bello come diletto è ormai troppo vecchia anch’essa. Tutt’al più potrà servire ancora a delle chiuse ed inutili conventicole. Noi vogliamo che l’arte divenga “storia” e non passatempo. Fatica e non riposo per l’evoluzione del nostro spirito. E proprio per questo possiamo darle, in senso lato, l’attributo di educativa”. Non va inoltre dimenticato che nel 1957, Mauro Manca, figura di spicco nel panorama culturale isolano, aveva vinto il Premio Sardegna con l’opera aniconica “L’ombra del Mare sulla collina” per le seguenti motivazioni: “opera felice per intensità emotiva di evocazione lirica di un paesaggio severo e affettuoso insieme, che la memoria ha conservato come una rimembranza di cari luoghi e di lontani giorni, e ora restituita da una meditata cultura figurativa moderna, intimamente legata per radici di sentimento a una realtà della vita e della natura.” (La giuria: Elena Baggio, Mario Delitala, Marco Valsecchi, Marco Caria). Ma torniamo agli artisti di Studio 58. La loro provenienza era varia come la loro ricerca ma erano accomunati dall’operare a Cagliari e dall’incontrarsi in uno studio (meglio diremmo garage) situato nel grande cortile di un vecchio edificio in viale Diaz. Pantoli proveniva da una robusta formazione toscana, Rossi e Mibeli erano appena rientrate da Roma dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte Zileri, Schmidt-Walguny si era formato a Wiesbaden alla Scuola di ceramica, Italo Agus arrivò in Sardegna nel 1954 dalle Marche per insegnare, professione che accomunava molti artisti del gruppo, Heros Kara lavorò per diversi anni a Roma dove realizzò manifesti per celebri film, Marcello Lucarelli era Pistoiese e si formò a Firenze. Gaetano Brundu rientrava in Sardegna folgorato dalla mostra romana della Collezione d’arte astratta Cavellini. A questi si aggiungano Anna Cabras Brundo scultrice talentuosa che studiò con Francesco Ciusa, Antonio Atza appena trasferitosi da Sassari, già riconosciuto ed apprezzato artista, che sposò la causa insieme ai ben più noti nomi di Hoder Claro Grassi e Foiso Fois, questi ultimi aderirono al gruppo nella fase iniziale, nonostante la fama già raggiunta, a testimonianza di uno spirito profondo e solidale verso le istanze giovanili. I loro incontri si caratterizzavano per le continue discussioni sull’arte e la politica: i membri del gruppo ritagliavano dai giornali articoli e fotografie dedicate alle correnti artistiche internazionali, le sottoponevano a giudizio e a continui confronti con la situazione artistica locale; questi ritagli venivano incollati in preziosi quaderni purtroppo smarriti. Restano comunque i preziosi inviti alle loro mostre con i testi introduttivi che riassumo efficacemente studi e dibattiti fecondi, sintetizzati dalla mano felice di Brundu, ai quali parteciparono musicisti e poeti e un pubblico che si fece sempre più numeroso. Non mancarono mostre organizzate per artisti invitati dalla Penisola come le pittrici Romane Carla Binato, Giovanna Cadolino e Giuliana Fanelli, compagne e amiche di Rosanna Rossi e Mirella Mibelli o la ceramista Emma Savanco, artista di fama internazionale che partecipò alla X Triennale di Milano. Il malessere degli artisti di Studio 58 si legava soprattutto alla gestione dell’arte che da “cosa pubblica” era in realtà divenuta passatempo elitario condotto da pochi. Per entrare nelle sale votate alle mostre bisognava fare carte false, compromettersi per allinearsi al gusto perbenista di circoli, associazioni, politici, giornalisti e critici benpensanti. Tutto ciò lo possiamo evincere dagli articoli pubblicati sulla quinta pagina de “Il Tempo”, dedicata alla provincia di Cagliari. In particolare ci riferiamo all’articolo del 19 febbraio 1958 a firma Kon (su probabile intervento di Brundu) intitolato “I ribelli” a cui è destinato lo spazio “Un giorno a Cagliari”. Mentre la stampa nazionale riconosceva di volta in volta le operazioni realizzate dal gruppo, la stampa locale, in un primo momento, non dette peso a questo Salon des Refusés riservandogli la peggiore delle reazioni: il silenzio. Il gruppo reagì con un interessante relazione sui rapporti tra intellettuali e artisti in Sardegna, che suona quasi come una dichiarazione di guerra,. realizzata in occasione della partecipazione al Primo Convegno regionale della cultura sarda tenutosi a Nuoro e pubblicata sulla rivista Ichnusa. La stessa è preceduta dal testo di Mario Ciusa Romagna recante lo stesso titolo! Le esposizioni del gruppo, dopo la prima mostra da FRANZ, proseguirono a San Gavino Monreale nei locali messi a disposizione dall’amministrazione comunale; in questa circostanza esposero per la prima volta Tonino Casula e Miriam Scasseddu La stampa non tardò a spezzare il silenzio e, in occasione di una nuova mostra dall’ottico Franz, Francesco Masala dedicò una lunga recensione sul quotidiano L’Unione Sarda. Da questo momento fu lui, in particolare (spesso con critiche eccessivamente dure), a seguire la vita del gruppo fino al suo naturale scioglimento a circa un anno di distanza dalla costituzione e dopo altre interessantissime esposizioni culminanti nella celebre mostra del Portico di Sant’Antonio del ‘60 dove comparirono figure di spicco quali Ugo Ugo e Ermanno Leinardi. Studio 58 aveva ormai fatto la sua storia ma gli esiti informali di Pantoli e Atza, presto abbandonati, e quelli spazialisti dei Sacchi di Brundu, per fare solo alcuni esempi, furono punte altissime difficilmente superate che dimostrarono quanto quel cenacolo di ribelli avesse fertilizzato e rapidamente evoluto poetiche e ricerca di ogni singolo artista.
EFISIO CARBONE
Attraverso parte delle opere presenti a questa prima collettiva, ed altre comunque appartenenti alla produzione coeva degli artisti del primo nucleo di Studio '58, intendiamo ricreare quel clima di ricerca, sperimentazione, ma soprattutto di libertà di linguaggio, che resero irripetibile un momento fondamentale della storia dell'arte contemporanea sarda. Nonostante gli orientamenti eterogenei e i dislivelli qualitativi, la rassegna " nasceva in nome di qualcosa contro qualcos'altro che non andava bene, per una vita artistica basata sull'autenticità delle proprie scelte, contro uno stato di fatto considerato opprimente e conformista" ( S. Naitza )
"Il '58 da Franz, i primi ribelli" nasce come atto dovuto ai nostri artisti storici la cui opera deve essere costantemente tutelata e valorizzata, ma anche come esempio per le giovani generazioni di artisti affinché trovino ancora la forza e l'entusiasmo per unirsi contro un sistema che può cambiare solo quando si persegue un sogno comune.
"Il '58 da Franz, i primi ribelli" è il primo di tre appuntamenti che presenteranno, si spera in maniera esaustiva, il percorso di Studio 58 la cui forza vitale si esaurirà nella memorabile mostra del Portico di Sant'Antonio, due anni dopo la prima avventura, con un progressivo consenso e conseguente partecipazione di artisti, critica e pubblico ( forse mai effettivamente pronto a certi risultati).
TESTO CRITICO
“Un uomo senza utopia sarebbe un animale di solo istinto e raziocinio, come un cinghiale laureato in matematica” (Fabrizio De André)
Il 58 da Franz
Un insolito caldo muove le tende dell’elegante salotto di casa Vespa, l’estate non vuole proprio lasciare la strada all’autunno in questa soleggiata città di Cagliari. Franz ci accoglie con i suoi 87 anni portati in splendida forma e subito ci mette a nostro agio scherzando con Thomas in lingua tedesca. Lo faceva anche con Gaetano Brundu, il quale non perdeva occasione di rinfrescare l’amato francese. Franz nacque a Zurigo il 22 gennaio 1928, da madre svizzera e padre italiano. Della sua giovinezza non diremo se non che fu avventurosa e densa di chiaroscuri come del resto quella di chi, come lui, visse la Seconda Guerra mondiale. Il suo primo mestiere fu quello di compositore tipografico per una piccola tipografia e poi per diversi giornali di Lucerna. Nel 1950 si trasferì a Biel per curare la redazione dei cataloghi della famosa fabbrica di orologi Omega. Dopo due anni il nostro si trasferì a Ginevra per lavorare nella redazione di un giornale di lingua tedesca. L’amore per la Sardegna sbocciato in un clima vacanziero, non tardò a fargli mettere radici. Le sue scarse conoscenze dell’italiano gli precludevano però la possibilità di proseguire il suo lavoro in una tipografia come correttore di bozze, così, vedendo che a Cagliari il mestiere di ottico era poco presente, decise di intraprendere questa nuova strada. La sua scelta cadde sulla Scuola di Ottica di Acetri a Firenze, la migliore d’Italia. La scuola gli avrebbe permesso anche di trattare la fotografia, sua più grande passione. Così nel 1956 partì per Firenze avendo chiaro quale sarebbe stato il suo futuro. Conclusi gli studi Franz tornò a Cagliari con la sua macchina carica di tutto il necessario per aprire l’attività. A Roma acquistò l’attrezzatura fotografica. Tutto era pronto per fondare la ditta i cui locali in via XX settembre vennero inaugurati nel 1957, a fianco al nuovo e più ampio negozio tuttora esistente. Suggellò questa lunga parabola l’amore per una bella ragazza sarda, il matrimonio, la famiglia. I mobili di Marino Cao profumavano ancora di nuovo nel negozio appena aperto di via XX settembre quando fece il suo ingresso Axel Shmidt Walguny professore, restauratore tedesco che come molti compatrioti, trovò in Franz un punto di riferimento in assenza di un consolato. Amico di Pantoli, il cui studio era un porto aperto per artisti, intellettuali, o semplice gente di passaggio, si trovava a costituire, insieme a un gruppo di giovani artisti, un circolo culturale che prese il nome di Studio 58 per divenire il primo importante cenacolo artistico del contemporaneo in Sardegna. La reazione diffidente e respingente della cittadina (gli spazi culturali erano pochi e gestiti con altri interessi) venne superata dalla generosità di Franz che offrì i locali del retrobottega del suo negozio sposando la causa del gruppo con lo stesso entusiasmo e curiosità per l’arte che aveva appreso fin da bambino quando i maestri di scuola conducevano la classe al museo per mostrare lo studio dei colori complementari nei dipinti impressionisti e la forza simbolica degli stessi nelle opere di corrente espressionista. Lui, un ottico, ci aveva visto bene! E poi, erano diventati amici. Un bello scorcio con gli alberi blu della Rossi, a lui dedicato, mantiene i colori vividi come i ricordi. Numerose furono le mostre negli spazi, forse un po’ stretti ma carichi di tanta energia positiva, del nuovo negozio alle quali si aggiunsero pranzi e cene nella casa sotto il faro di Calamosca. “Eravamo felici, pieni di un tracotante spirito di libertà” ricorda Franz mentre s’infiamma lo sguardo, “ma poi la politica intervenne a marcare la nostra visione e lo scioglimento fu inevitabile”. A riguardo chiosa Pantoli “ ci accorgemmo che non era possibile cambiare il linguaggio dell’arte senza cambiare le strutture sulle quali si reggeva la società”.
I primi ribelli
Il primo nucleo di Studio 58 era costituito da Italo Agus, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Biagio Civale, Mario Curreli, Giuliano Filomeni, Giovanni Fiori, Foiso Fois, Hoder Claro Grassi, Heros Kara, Marcello Lucarelli, Mirella Mibelli, Primo Pantoli, Luigi Pascalis, Rosanna Rossi, Anna Cabras Brundo, Axel Schmidt Walguny. Scorrendo i nomi possiamo notare un gruppo eterogeneo di artisti accomunato dal desiderio di perseguire la libertà di espressione attraverso lo scambio di idee, in costante atteggiamento critico verso il clima passatista in cui versava lo stato dell’arte in Sardegna. Queste idee non caddero certo dal cielo. Gli artisti operanti nell’isola, galleggiavano in un limbo atemporale fatto di stanche rivisitazioni di temi e stilemi ereditati dalle generazioni precedenti. La scuola biasesca, ma anche Filippo F**ari, Carmelo Floris, Mario Delitala, Antonio Ballero. La Regione Sardegna aveva assunto un atteggiamento distratto ma paternalistico nei confronti della cultura e in particolare dell’arte. Qualche mostra regionale curata da onestissimi intellettuali come Melis Marini e Ciusa Romagna, alcuni acquisti per le sedi di rappresentanza romane. Ma niente di più. “Senza pensare di scrivere un giudizio particolarmente azzardato e coraggioso si può correttamente affermare che la Sardegna presentava un quadro in linea di massima provinciale, periferico e al di sotto delle aspettative medie che una situazione culturale mutata esprimeva già chiaramente” (S. Naitza, 1977). Vanno comunque ricordate le forti personalità di artisti di valore come Felice Melis Marini, Stanis Dessy, Hoder Claro Grassi ma soprattutto Foiso Fois e Giovanni Ciusa Romagna, impegnati negli anni Cinquanta ad inserire il proprio lavoro nell’ampio movimento italiano dell' "impegno sociale", il quale prevedeva l'utilizzo, da parte degli artisti, di una tecnica pittorica rapida ed espressionista e la scelta di tematiche legate alla situazione socio-economica del dopoguerra. Illuminante appare, a riguardo, l’articolo di Mario Ciusa Romagna apparso sulla Nuova Sardegna in occasione della Mostra Regionale del 1953, dove l’intellettuale si lamenta per lo stato dell’arte contemporanea in Sardegna: “I nostri artisti, se vogliono veramente essere tali, devono farsi “popolo” per vivere con questo le ansie e le fatiche; devono contribuire non solo a migliorare il proprio mondo, ma quello degli altri. Il loro fine non è egoistico ma eminentemente “sociale”. Se tale non fosse l’arte non avrebbe neanche ragione di essere. Potremmo farne benissimo a meno. La teoria del bello come diletto è ormai troppo vecchia anch’essa. Tutt’al più potrà servire ancora a delle chiuse ed inutili conventicole. Noi vogliamo che l’arte divenga “storia” e non passatempo. Fatica e non riposo per l’evoluzione del nostro spirito. E proprio per questo possiamo darle, in senso lato, l’attributo di educativa”. Non va inoltre dimenticato che nel 1957, Mauro Manca, figura di spicco nel panorama culturale isolano, aveva vinto il Premio Sardegna con l’opera aniconica “L’ombra del Mare sulla collina” per le seguenti motivazioni: “opera felice per intensità emotiva di evocazione lirica di un paesaggio severo e affettuoso insieme, che la memoria ha conservato come una rimembranza di cari luoghi e di lontani giorni, e ora restituita da una meditata cultura figurativa moderna, intimamente legata per radici di sentimento a una realtà della vita e della natura.” (La giuria: Elena Baggio, Mario Delitala, Marco Valsecchi, Marco Caria). Ma torniamo agli artisti di Studio 58. La loro provenienza era varia come la loro ricerca ma erano accomunati dall’operare a Cagliari e dall’incontrarsi in uno studio (meglio diremmo garage) situato nel grande cortile di un vecchio edificio in viale Diaz. Pantoli proveniva da una robusta formazione toscana, Rossi e Mibeli erano appena rientrate da Roma dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte Zileri, Schmidt-Walguny si era formato a Wiesbaden alla Scuola di ceramica, Italo Agus arrivò in Sardegna nel 1954 dalle Marche per insegnare, professione che accomunava molti artisti del gruppo, Heros Kara lavorò per diversi anni a Roma dove realizzò manifesti per celebri film, Marcello Lucarelli era Pistoiese e si formò a Firenze. Gaetano Brundu rientrava in Sardegna folgorato dalla mostra romana della Collezione d’arte astratta Cavellini. A questi si aggiungano Anna Cabras Brundo scultrice talentuosa che studiò con Francesco Ciusa, Antonio Atza appena trasferitosi da Sassari, già riconosciuto ed apprezzato artista, che sposò la causa insieme ai ben più noti nomi di Hoder Claro Grassi e Foiso Fois, questi ultimi aderirono al gruppo nella fase iniziale, nonostante la fama già raggiunta, a testimonianza di uno spirito profondo e solidale verso le istanze giovanili. I loro incontri si caratterizzavano per le continue discussioni sull’arte e la politica: i membri del gruppo ritagliavano dai giornali articoli e fotografie dedicate alle correnti artistiche internazionali, le sottoponevano a giudizio e a continui confronti con la situazione artistica locale; questi ritagli venivano incollati in preziosi quaderni purtroppo smarriti. Restano comunque i preziosi inviti alle loro mostre con i testi introduttivi che riassumo efficacemente studi e dibattiti fecondi, sintetizzati dalla mano felice di Brundu, ai quali parteciparono musicisti e poeti e un pubblico che si fece sempre più numeroso. Non mancarono mostre organizzate per artisti invitati dalla Penisola come le pittrici Romane Carla Binato, Giovanna Cadolino e Giuliana Fanelli, compagne e amiche di Rosanna Rossi e Mirella Mibelli o la ceramista Emma Savanco, artista di fama internazionale che partecipò alla X Triennale di Milano. Il malessere degli artisti di Studio 58 si legava soprattutto alla gestione dell’arte che da “cosa pubblica” era in realtà divenuta passatempo elitario condotto da pochi. Per entrare nelle sale votate alle mostre bisognava fare carte false, compromettersi per allinearsi al gusto perbenista di circoli, associazioni, politici, giornalisti e critici benpensanti. Tutto ciò lo possiamo evincere dagli articoli pubblicati sulla quinta pagina de “Il Tempo”, dedicata alla provincia di Cagliari. In particolare ci riferiamo all’articolo del 19 febbraio 1958 a firma Kon (su probabile intervento di Brundu) intitolato “I ribelli” a cui è destinato lo spazio “Un giorno a Cagliari”. Mentre la stampa nazionale riconosceva di volta in volta le operazioni realizzate dal gruppo, la stampa locale, in un primo momento, non dette peso a questo Salon des Refusés riservandogli la peggiore delle reazioni: il silenzio. Il gruppo reagì con un interessante relazione sui rapporti tra intellettuali e artisti in Sardegna, che suona quasi come una dichiarazione di guerra,. realizzata in occasione della partecipazione al Primo Convegno regionale della cultura sarda tenutosi a Nuoro e pubblicata sulla rivista Ichnusa. La stessa è preceduta dal testo di Mario Ciusa Romagna recante lo stesso titolo! Le esposizioni del gruppo, dopo la prima mostra da FRANZ, proseguirono a San Gavino Monreale nei locali messi a disposizione dall’amministrazione comunale; in questa circostanza esposero per la prima volta Tonino Casula e Miriam Scasseddu La stampa non tardò a spezzare il silenzio e, in occasione di una nuova mostra dall’ottico Franz, Francesco Masala dedicò una lunga recensione sul quotidiano L’Unione Sarda. Da questo momento fu lui, in particolare (spesso con critiche eccessivamente dure), a seguire la vita del gruppo fino al suo naturale scioglimento a circa un anno di distanza dalla costituzione e dopo altre interessantissime esposizioni culminanti nella celebre mostra del Portico di Sant’Antonio del ‘60 dove comparirono figure di spicco quali Ugo Ugo e Ermanno Leinardi. Studio 58 aveva ormai fatto la sua storia ma gli esiti informali di Pantoli e Atza, presto abbandonati, e quelli spazialisti dei Sacchi di Brundu, per fare solo alcuni esempi, furono punte altissime difficilmente superate che dimostrarono quanto quel cenacolo di ribelli avesse fertilizzato e rapidamente evoluto poetiche e ricerca di ogni singolo artista.
EFISIO CARBONE
15
gennaio 2016
Il 58 da FRANZ. I primi ribelli
Dal 15 gennaio al 06 febbraio 2016
arte contemporanea
Location
(IN)VISIBILE
Cagliari, Via Barcellona, 75, (Cagliari)
Cagliari, Via Barcellona, 75, (Cagliari)
Orario di apertura
dal giovedì al sabato ore 19-21
Vernissage
15 Gennaio 2016, ore 19
Autore
Curatore