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Il Bianco e il Nero. Impressioni acromatiche nell’arte moderna 1950-2000
La mostra consente di accostarsi alla sensibilità di alcuni artisti che attraverso l’acromatismo presentano la propria concezione della realtà, trasformando l’originaria potenza simbolica del bianco e del nero in potenza espressiva.
Comunicato stampa
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La mostra che la Galleria Michelangelo propone per il mese di maggio consente di accostarsi al pensiero e alla sensibilità di alcuni artisti che attraverso l’espressività pura dell’acromatismo e con diversi linguaggi stilistici presentano la propria concezione della realtà.
La decisione di svincolarsi dall’uso dei colori in favore del bianco e del nero è una scelta non semplice e radicale, finalizzata a far emergere il senso profondo della realtà piuttosto che la sua apparenza. L’acromatismo è ascrivibile alla dimensione del sacro e del mistero: il nero è legato alla tenebra, al caos primordiale che domina prima dell’avvento della luce; il bianco è legato alla luce stessa, che dona ordine razionale e rende possibile la conoscenza del mondo.
L’assenza di colore può esprimere il desiderio di un “nuovo inizio” o di un ritorno alla semplificazione razionale e al puro concetto ma può anche rappresentare un atto di ribellione nei confronti della sovrabbondanza cromatica della contemporaneità.
Nelle opere esposte in mostra l’utilizzo del non-colore traduce la potenza simbolica originaria del bianco e del nero in potenza espressiva, come nel caso del grattage degli anni ‘50 di Mario Deluigi (1901-1978), dove i segni hanno la funzione di liberare la luce, che è concepita come un valore strutturale e interno al dipinto; Getulio Alviani (1939) rinnega il pigmento per riportare alla luce il supporto dell’opera, lavorato con tecniche industriali; Jiri Hilmar (1937) pone nelle sue opere elementi di carta bianca in perfetta successione, dove lo spettatore viene attirato dall’ondeggiare e dal respirare dall’insieme; Turi Simeti (1929) sceglie l’acromatico e la tecnica del rilievo come unica forma compositiva.
La decisione di svincolarsi dall’uso dei colori in favore del bianco e del nero è una scelta non semplice e radicale, finalizzata a far emergere il senso profondo della realtà piuttosto che la sua apparenza. L’acromatismo è ascrivibile alla dimensione del sacro e del mistero: il nero è legato alla tenebra, al caos primordiale che domina prima dell’avvento della luce; il bianco è legato alla luce stessa, che dona ordine razionale e rende possibile la conoscenza del mondo.
L’assenza di colore può esprimere il desiderio di un “nuovo inizio” o di un ritorno alla semplificazione razionale e al puro concetto ma può anche rappresentare un atto di ribellione nei confronti della sovrabbondanza cromatica della contemporaneità.
Nelle opere esposte in mostra l’utilizzo del non-colore traduce la potenza simbolica originaria del bianco e del nero in potenza espressiva, come nel caso del grattage degli anni ‘50 di Mario Deluigi (1901-1978), dove i segni hanno la funzione di liberare la luce, che è concepita come un valore strutturale e interno al dipinto; Getulio Alviani (1939) rinnega il pigmento per riportare alla luce il supporto dell’opera, lavorato con tecniche industriali; Jiri Hilmar (1937) pone nelle sue opere elementi di carta bianca in perfetta successione, dove lo spettatore viene attirato dall’ondeggiare e dal respirare dall’insieme; Turi Simeti (1929) sceglie l’acromatico e la tecnica del rilievo come unica forma compositiva.
14
maggio 2011
Il Bianco e il Nero. Impressioni acromatiche nell’arte moderna 1950-2000
Dal 14 maggio al 17 giugno 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA MICHELANGELO
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 9.30-12.30 e 16.00-19.30
Vernissage
14 Maggio 2011, ore 18.30
Autore