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Il cibo in posa. Dipinti in Emilia tra ‘600 e ‘700
Mostra di 19 preziosi dipinti eseguiti in Emilia tra Seicento e Settecento che offrono una profonda riflessione sul cibo e la sua rappresentazione.
Comunicato stampa
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L’Accademia di Belle Arti di Bologna dopo avere ospitato nella restaurata Aula Magna (ex chiesa della Casa di S.Ignazio in via Belle Arti) alcuni quadri giovanili di Giovan Francesco Barbieri detto “il Guercino” dedica al cibo e alla sua rappresentazione una contenuta, preziosa mostra di 19 dipinti, eseguiti in Emilia tra Seicento e Settecento. Si tratta di rappresentazioni in cui il cibo viene dipinto con pastosa esuberanza, viene esibito, ostentato, squadernato, e assume vigore grazie ad un immaginario che si esprime all’interno di quel genere pittorico che viene chiamato “natura morta”, un genere pittorico denominato così nel Settecento con intento denigratorio, ma che, a dire il vero, spesso ci offre piuttosto una natura “viva”, tanto è dirompente e turgida e piena di linfa vitale la pittura che la crea e le conferisce forma.
Vitali, e rutilanti di pani e frutta, di salumi e selvaggina, di pesci e vasellami, sono i quadri esposti in questa rassegna: nature morte, dunque, ma vivissime, anche perché sono documenti importanti della cultura materiale, della vita domestica e della storia economica di epoche e luoghi. E infatti, in questi dipinti ecco apparire il pane ferrarese così com’era in pieno Settecento, la saporita “coppa d’estate”, la fresca anguria aperta a strappo, e varissimi tipi di frutta (uve, mele, pesche, fichi…) oggi purtroppo in parte scomparsa, o ormai rarissima, di quella per intenderci che alcuni vivai benemeriti cercano con fatica di preservare dall’estinzione e dalla dimenticanza di un mercato massificatore ed insipido.
Spesso sulla scia di Annibale Carracci, che in gioventù dipinse con naturalezza una macelleria e tra gli altri un indimenticabile figuro che si avventa su un piatto di fagioli (forse era affamato, tuttavia quei fagioli dovevano essere davvero saporiti), gli artisti di questa mostra eseguirono opere in cui la voluttà della pittura sposa le asperità delle croste dei taralli e dei pani, le coste callose delle foglie di verza, le superfici scivolose dei crostacei e dei pesci, lo spiumio arioso e morbido della selvaggina ancora tiepida di vita... Con scenari raffinatissimi, o con mense di modesta levatura, il linguaggio della “natura morta” racconta i cibi della terra e del mare, spesso con sfondi di struggenti paesaggi.
Così, ecco un raro dipinto di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino (Ritiro di San Pellegrino, Bologna), ecco due capolavori di Cristoforo Munari (Galleria Fondantico di Tiziana Sassoli, Bologna; collezione Molinari Pradelli, Marano di Castenaso), ecco due raffinatissimi quadri del bolognese Candido Vitali e due rutilanti dipinti di Pier Francesco Cittadini (Pinacoteca Civica di Cento), e poi le rappresentazioni delle opulente dispense di Felice Boselli (Fondazione della Cassa di Risparmio di Parma e collezione Molinari Pradelli), e i due preziosi encausti di Giuseppe Artioli (Fondazione Cassa di Risparmio di Cento), e gli scenari con uve di Carlo Antonio Crespi (Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna) e di Francesco Malagoli (Collezioni Comunali d’Arte), e la feriale e affettuosa cesta di pomi del misterioso “pittore di Rodolfo Lodi” (Pinacoteca di Bologna).
Vitali, e rutilanti di pani e frutta, di salumi e selvaggina, di pesci e vasellami, sono i quadri esposti in questa rassegna: nature morte, dunque, ma vivissime, anche perché sono documenti importanti della cultura materiale, della vita domestica e della storia economica di epoche e luoghi. E infatti, in questi dipinti ecco apparire il pane ferrarese così com’era in pieno Settecento, la saporita “coppa d’estate”, la fresca anguria aperta a strappo, e varissimi tipi di frutta (uve, mele, pesche, fichi…) oggi purtroppo in parte scomparsa, o ormai rarissima, di quella per intenderci che alcuni vivai benemeriti cercano con fatica di preservare dall’estinzione e dalla dimenticanza di un mercato massificatore ed insipido.
Spesso sulla scia di Annibale Carracci, che in gioventù dipinse con naturalezza una macelleria e tra gli altri un indimenticabile figuro che si avventa su un piatto di fagioli (forse era affamato, tuttavia quei fagioli dovevano essere davvero saporiti), gli artisti di questa mostra eseguirono opere in cui la voluttà della pittura sposa le asperità delle croste dei taralli e dei pani, le coste callose delle foglie di verza, le superfici scivolose dei crostacei e dei pesci, lo spiumio arioso e morbido della selvaggina ancora tiepida di vita... Con scenari raffinatissimi, o con mense di modesta levatura, il linguaggio della “natura morta” racconta i cibi della terra e del mare, spesso con sfondi di struggenti paesaggi.
Così, ecco un raro dipinto di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino (Ritiro di San Pellegrino, Bologna), ecco due capolavori di Cristoforo Munari (Galleria Fondantico di Tiziana Sassoli, Bologna; collezione Molinari Pradelli, Marano di Castenaso), ecco due raffinatissimi quadri del bolognese Candido Vitali e due rutilanti dipinti di Pier Francesco Cittadini (Pinacoteca Civica di Cento), e poi le rappresentazioni delle opulente dispense di Felice Boselli (Fondazione della Cassa di Risparmio di Parma e collezione Molinari Pradelli), e i due preziosi encausti di Giuseppe Artioli (Fondazione Cassa di Risparmio di Cento), e gli scenari con uve di Carlo Antonio Crespi (Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna) e di Francesco Malagoli (Collezioni Comunali d’Arte), e la feriale e affettuosa cesta di pomi del misterioso “pittore di Rodolfo Lodi” (Pinacoteca di Bologna).
23
luglio 2009
Il cibo in posa. Dipinti in Emilia tra ‘600 e ‘700
Dal 23 luglio al primo novembre 2009
arte antica
Location
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Bologna, Via Delle Belle Arti, 54, (Bologna)
Bologna, Via Delle Belle Arti, 54, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 10 alle 18. Chiuso domenica, lunedì e il 15 di Agosto
Vernissage
23 Luglio 2009, ore 18.30
Autore