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Il cielo è nel ghiaccio – Rione Placido: fluidità circolarità dinamicità di un Collettivo d’Arte
La Kou Gallery ospita i membri del collettivo artistico Rione Placido (Eleonora Bona, Alice Colacione, Tiziano Conte, Denise Montresor, Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale) per una mostra collettiva pensata e curata da Greta Alberta Tirloni.
Comunicato stampa
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Questo evento è una mostra nello spazio di Kou Gallery, promotrice di Rome Art Week: anche nelle latitudini di Roma si presentano le esperienze avanzate degli spazi collettivi e dei laboratori officine di arte contemporanea, factories di creatività “associata”, produzione ed esibizione, che interagiscono con il territorio di insediamento e mostrano l'evoluzione dell'era presente.
Le esperienze collettive, come Rione Placido, ben si collocano nella iniziativa importante e interattiva di Rome Art Week, che evidenzia la rete, la mappatura dell’arte contemporanea della città, con numero ed elevata qualità ed originalità di protagonisti ed eventi, tra i quali appunto importanti le officine factory, gli open studio, le residenze d’artista e soprattutto gli spazi collettivi.
Una esperienza innovativa di produzione di confronto e di relazioni. Dai Maestri, dalle scuole, dalle Accademie d’arte ai giovani: come già diceva Quintiliano, dal seme alle radici al tronco. Gli spazi collettivi d’arte si caratterizzano come una specie originale e d’avanguardia di “made in Italy” e “made in Rome”, che caratterizza la creatività del nostro Paese e della Capitale.
In senso stretto artistico, si presentano nuove identificazioni accanto a riproposizioni riletture ed interrogazioni, con rappresentazioni dal micro al macro, dall’astrattismo al figurativo, dalla natura alla scienza e tecnologia.
L’artista è ancor più stimolato a confrontarsi ed entrare nel merito, dal punto di vista della sensibilità artistica ed estetica, delle problematiche sociali, etiche, ecologiche, tecnologiche, con il divenire l’arte, pur nella sua autonomia, anche elemento rappresentativo ed interpretativo della realtà e del cambiamento sociale, soprattutto nell’attuale era geologica dell’Antropocene, nella quale l’uomo interagisce ed influenza - con il suo agire e la sua cultura - l’ambiente e la Terra tutta.
Rione Placido nel suo insieme di spazio collettivo si presenta come un Iceberg, in parte visibile e in parte invisibile: mostra una parte di se stesso, nascondendoci tutto il resto.
L’iceberg inverte nel tempo questo schema percettivo, quasi ruota su se stesso. Mostra una sua capacità di dissimularsi: anche se colossale, molto apparente, si sottrae alla vista e svanisce nella foschia, in silenzio. Riappare poi alla vista, quando non più atteso, con una presenza leggera in confronto a dimensioni rilevanti. Un oggetto nel paesaggio, un minerale silenzioso e misterioso, come minerale ed inerte e misteriosa è la maggioranza della materia nel cosmo. Le componenti sono diamanti trafitti dai raggi del sole, lucidi. Ma sono anche vanitas: quando di loro ricercano i naviganti, gli esploratori che vedono spesso anche naufragare le loro ambizioni e imbarcazioni. L’iceberg evoca la storia geologica tutta e l’architettura dell’universo.
In Rione Placido si rilevano impressioni acustiche, una apparenza solida ma in movimento, come l’iceberg e la neve. I fiocchi di neve si muovono e viaggiano grazie al vento, con una instabilità costitutiva: diventano poi cristalli di ghiaccio, nevaio, ghiacciaio, finché con il tempo e il caldo fondono e tornano acqua. Una zona pulsante e di scambio nella natura.
E queste nuove realtà collettive interagiscono anche con il territorio, il quartiere, il Rione di insediamento, con la crescita ed influenza culturale reciproca, come al Prenestino e al Pigneto. Quest’ultimo è il quartiere di insediamento di Rione Placido, in Via Placido Zurla, una strada del quartiere Pigneto, divenuto luogo creativo per giovani, area territoriale riqualificata che vede lo sviluppo di un rilevante e significativo indotto culturale ed economico.
Rione Placido è uno studio d'arte che nasce nell'autunno del 2022 - gennaio 2023 a Roma, ad iniziativa e dall'unione progettuale di menti e mani di Eleonora Bona, Alice Colacione, Tiziano Conte, Denise Montresor, Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale. Gli artisti condividono l’esigenza di avviare in comune un atelier non solo sede di produzione ma piattaforma di ricerca estetica contemporanea. Rione è nei locali di un ex laboratorio dolciario, che gli artisti decidono di rilevare e trasformare appunto in un “rione”, come il quartiere popolare in cui è situato, dinamico per l’arte e la cultura nella capitale. Una ristrutturazione - dalla precedente destinazione d’uso industriale - alla nuova destinazione culturale, un grande open space, senza muri divisori tra gli atelier dei singoli artisti che ospita: una assenza di muri divisori a testimonianza simbolica e di prassi di una direzione di ricerca e produzione artistica aperta, in mutamento, flessibile, libera. Con metodologie varie e sinergiche, anche con utilizzo di avanzate tecnologie, con un linguaggio proprio dell’arte contemporanea, muovendosi da astrazione a forma ed in relazione come detto con il territorio di insediamento ed in dialogo con le altre realtà artistiche e culturali, locali e anche della città tutta.
Rione Placido rappresenta una factory di produzione, di creatività, di presentazione di artisti emergenti, e anche di confronti con i Maestri storici, presenti e di Accademia, come Vincenzo Scolamiero, loro specifico Maestro.
Rione Placido è come detto un open space, con contaminazioni reciproche tra gli artisti componenti. È un'isola, un collettivo d’arte: dal figurativo all'astratto, dal micro al macro, dal materiale all'immateriale, dalla tradizione di mezzi e soggetti alle nuove tecnologie, dal fisico materiale al digitale, come insieme di un'isola felice, della cui creatività in primo luogo si vede solo parte, come un iceberg sommerso, dal visibile al velato, dal manifesto all'occulto: con un dialogo continuo tra tradizione e nuove espressioni artistiche.
Il collettivo esprime anche una dinamicità, un continuo equilibrio instabile, come tra il freddo e il caldo, tra il liquido e il solido, tra l’amorfo e le continue pulsazioni di un movimento vitale, tra la vita che si evolve e il minerale che sta.
Come ogni singolo artista, il collettivo è anche un pianeta a se, orbita nel cosmo, un'isola felice, in cui ricercare e in cui trovare risposta alle eterne domande dell'umanità: chi siamo da dove veniamo e dove andiamo. Gli artisti sono simili agli Atomi di Epicuro: infiniti ed autonomi, per comporre combinazioni di infiniti mondi, remoti e vicini. Unici come unico è l'insieme loro Collettivo!
E’ da sottolineare poi l’esperienza per il pubblico di andare, recarsi direttamente dagli artisti, soprattutto in spazi collettivi, nei luoghi di creatività ed ingegno, trovando accoglienza e relazione diretta e profonda, non superficiale con le opere e gli artisti stessi. Come già da parte di esperti ed operatori del sistema arte: prassi da sempre seguita da curatori critici studiosi mercanti, i cosiddetti addetti ai lavori. Ma una prassi che sempre più spesso, e con partecipazione crescente, avviene anche da parte del pubblico in generale, coinvolto ad esempio negli open studio degli artisti singoli e appunto nelle aperture e nelle mostre negli spazi collettivi. E lo spazio collettivo, come già gli open studio, diviene così anche una esperienza di spazio espositivo diverso, altro rispetto a musei e gallerie, uno spazio rappresentato proprio dal luogo di produzione dell’arte. Un luogo, un’isola familiare dove chi visita si sente in casa propria.
Il decorativo, la scultura, la pittura, il tessile, l’utilizzo delle avanzate tecnologie – dai video ai software e agli algoritmi - esperienze di pittura e creatività anche live painting, una lettura di colori altra si uniscono in una fusione di idee e realizzazioni, appunto con le citate contaminazioni reciproche.
Leit motiv tra le esperienze collettive e tra gli artisti, come in quella di Rione Placido, è costituito dalla evoluzione dell’arte contemporanea, dallo sviluppo dell’autonomia dell’arte e della astrazione, come in Gerhard Richter (che tutti dichiarano di apprezzare fortemente).
E gli studi, gli spazi stessi come Rione Placido, da semplici contenitori, divengono essi stessi opere d’arte.
L’evoluzione artistica, rappresentata dall’esperienza in esame, davvero contraddistingue le latitudini di Roma contemporanea: una città in cui si ampliano i significati dell’arte, dalla tradizione ed antichità alla modernità, dalla profondità alla luce. Quasi a confermare la sostenibilità e la prosecuzione della vita, dell’umanità, del sistema terra, anche nell’era citata dell’antropocene. Davvero queste esperienze come Rione Placido con i suoi artisti si propongono tra i protagonisti innovativi e d’avanguardia di questi tempi, in campo artistico, culturale e sociale.
Le esperienze collettive, come Rione Placido, ben si collocano nella iniziativa importante e interattiva di Rome Art Week, che evidenzia la rete, la mappatura dell’arte contemporanea della città, con numero ed elevata qualità ed originalità di protagonisti ed eventi, tra i quali appunto importanti le officine factory, gli open studio, le residenze d’artista e soprattutto gli spazi collettivi.
Una esperienza innovativa di produzione di confronto e di relazioni. Dai Maestri, dalle scuole, dalle Accademie d’arte ai giovani: come già diceva Quintiliano, dal seme alle radici al tronco. Gli spazi collettivi d’arte si caratterizzano come una specie originale e d’avanguardia di “made in Italy” e “made in Rome”, che caratterizza la creatività del nostro Paese e della Capitale.
In senso stretto artistico, si presentano nuove identificazioni accanto a riproposizioni riletture ed interrogazioni, con rappresentazioni dal micro al macro, dall’astrattismo al figurativo, dalla natura alla scienza e tecnologia.
L’artista è ancor più stimolato a confrontarsi ed entrare nel merito, dal punto di vista della sensibilità artistica ed estetica, delle problematiche sociali, etiche, ecologiche, tecnologiche, con il divenire l’arte, pur nella sua autonomia, anche elemento rappresentativo ed interpretativo della realtà e del cambiamento sociale, soprattutto nell’attuale era geologica dell’Antropocene, nella quale l’uomo interagisce ed influenza - con il suo agire e la sua cultura - l’ambiente e la Terra tutta.
Rione Placido nel suo insieme di spazio collettivo si presenta come un Iceberg, in parte visibile e in parte invisibile: mostra una parte di se stesso, nascondendoci tutto il resto.
L’iceberg inverte nel tempo questo schema percettivo, quasi ruota su se stesso. Mostra una sua capacità di dissimularsi: anche se colossale, molto apparente, si sottrae alla vista e svanisce nella foschia, in silenzio. Riappare poi alla vista, quando non più atteso, con una presenza leggera in confronto a dimensioni rilevanti. Un oggetto nel paesaggio, un minerale silenzioso e misterioso, come minerale ed inerte e misteriosa è la maggioranza della materia nel cosmo. Le componenti sono diamanti trafitti dai raggi del sole, lucidi. Ma sono anche vanitas: quando di loro ricercano i naviganti, gli esploratori che vedono spesso anche naufragare le loro ambizioni e imbarcazioni. L’iceberg evoca la storia geologica tutta e l’architettura dell’universo.
In Rione Placido si rilevano impressioni acustiche, una apparenza solida ma in movimento, come l’iceberg e la neve. I fiocchi di neve si muovono e viaggiano grazie al vento, con una instabilità costitutiva: diventano poi cristalli di ghiaccio, nevaio, ghiacciaio, finché con il tempo e il caldo fondono e tornano acqua. Una zona pulsante e di scambio nella natura.
E queste nuove realtà collettive interagiscono anche con il territorio, il quartiere, il Rione di insediamento, con la crescita ed influenza culturale reciproca, come al Prenestino e al Pigneto. Quest’ultimo è il quartiere di insediamento di Rione Placido, in Via Placido Zurla, una strada del quartiere Pigneto, divenuto luogo creativo per giovani, area territoriale riqualificata che vede lo sviluppo di un rilevante e significativo indotto culturale ed economico.
Rione Placido è uno studio d'arte che nasce nell'autunno del 2022 - gennaio 2023 a Roma, ad iniziativa e dall'unione progettuale di menti e mani di Eleonora Bona, Alice Colacione, Tiziano Conte, Denise Montresor, Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale. Gli artisti condividono l’esigenza di avviare in comune un atelier non solo sede di produzione ma piattaforma di ricerca estetica contemporanea. Rione è nei locali di un ex laboratorio dolciario, che gli artisti decidono di rilevare e trasformare appunto in un “rione”, come il quartiere popolare in cui è situato, dinamico per l’arte e la cultura nella capitale. Una ristrutturazione - dalla precedente destinazione d’uso industriale - alla nuova destinazione culturale, un grande open space, senza muri divisori tra gli atelier dei singoli artisti che ospita: una assenza di muri divisori a testimonianza simbolica e di prassi di una direzione di ricerca e produzione artistica aperta, in mutamento, flessibile, libera. Con metodologie varie e sinergiche, anche con utilizzo di avanzate tecnologie, con un linguaggio proprio dell’arte contemporanea, muovendosi da astrazione a forma ed in relazione come detto con il territorio di insediamento ed in dialogo con le altre realtà artistiche e culturali, locali e anche della città tutta.
Rione Placido rappresenta una factory di produzione, di creatività, di presentazione di artisti emergenti, e anche di confronti con i Maestri storici, presenti e di Accademia, come Vincenzo Scolamiero, loro specifico Maestro.
Rione Placido è come detto un open space, con contaminazioni reciproche tra gli artisti componenti. È un'isola, un collettivo d’arte: dal figurativo all'astratto, dal micro al macro, dal materiale all'immateriale, dalla tradizione di mezzi e soggetti alle nuove tecnologie, dal fisico materiale al digitale, come insieme di un'isola felice, della cui creatività in primo luogo si vede solo parte, come un iceberg sommerso, dal visibile al velato, dal manifesto all'occulto: con un dialogo continuo tra tradizione e nuove espressioni artistiche.
Il collettivo esprime anche una dinamicità, un continuo equilibrio instabile, come tra il freddo e il caldo, tra il liquido e il solido, tra l’amorfo e le continue pulsazioni di un movimento vitale, tra la vita che si evolve e il minerale che sta.
Come ogni singolo artista, il collettivo è anche un pianeta a se, orbita nel cosmo, un'isola felice, in cui ricercare e in cui trovare risposta alle eterne domande dell'umanità: chi siamo da dove veniamo e dove andiamo. Gli artisti sono simili agli Atomi di Epicuro: infiniti ed autonomi, per comporre combinazioni di infiniti mondi, remoti e vicini. Unici come unico è l'insieme loro Collettivo!
E’ da sottolineare poi l’esperienza per il pubblico di andare, recarsi direttamente dagli artisti, soprattutto in spazi collettivi, nei luoghi di creatività ed ingegno, trovando accoglienza e relazione diretta e profonda, non superficiale con le opere e gli artisti stessi. Come già da parte di esperti ed operatori del sistema arte: prassi da sempre seguita da curatori critici studiosi mercanti, i cosiddetti addetti ai lavori. Ma una prassi che sempre più spesso, e con partecipazione crescente, avviene anche da parte del pubblico in generale, coinvolto ad esempio negli open studio degli artisti singoli e appunto nelle aperture e nelle mostre negli spazi collettivi. E lo spazio collettivo, come già gli open studio, diviene così anche una esperienza di spazio espositivo diverso, altro rispetto a musei e gallerie, uno spazio rappresentato proprio dal luogo di produzione dell’arte. Un luogo, un’isola familiare dove chi visita si sente in casa propria.
Il decorativo, la scultura, la pittura, il tessile, l’utilizzo delle avanzate tecnologie – dai video ai software e agli algoritmi - esperienze di pittura e creatività anche live painting, una lettura di colori altra si uniscono in una fusione di idee e realizzazioni, appunto con le citate contaminazioni reciproche.
Leit motiv tra le esperienze collettive e tra gli artisti, come in quella di Rione Placido, è costituito dalla evoluzione dell’arte contemporanea, dallo sviluppo dell’autonomia dell’arte e della astrazione, come in Gerhard Richter (che tutti dichiarano di apprezzare fortemente).
E gli studi, gli spazi stessi come Rione Placido, da semplici contenitori, divengono essi stessi opere d’arte.
L’evoluzione artistica, rappresentata dall’esperienza in esame, davvero contraddistingue le latitudini di Roma contemporanea: una città in cui si ampliano i significati dell’arte, dalla tradizione ed antichità alla modernità, dalla profondità alla luce. Quasi a confermare la sostenibilità e la prosecuzione della vita, dell’umanità, del sistema terra, anche nell’era citata dell’antropocene. Davvero queste esperienze come Rione Placido con i suoi artisti si propongono tra i protagonisti innovativi e d’avanguardia di questi tempi, in campo artistico, culturale e sociale.
11
aprile 2024
Il cielo è nel ghiaccio – Rione Placido: fluidità circolarità dinamicità di un Collettivo d’Arte
Dall'undici aprile al 03 maggio 2024
arte contemporanea
Location
KOU GALLERY
Roma, Via della Barchetta, 13, (Roma)
Roma, Via della Barchetta, 13, (Roma)
Orario di apertura
Lun-ven: 10/19
Sab: 15/19
Vernissage
11 Aprile 2024, 18:00/21:00
Autore
Curatore