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Il Corpo Solitario. Autoscatti nella fotografia contemporanea.
La mostra e’ una selezione delle opere presenti nel libro dedicato all’autoscatto fotografico che Giorgio Bonomi ha scritto recentemente e nel quale vengono esaminati circa settecento artisti ,dagli anni Settanta ad oggi, i quali hanno fatto della tecnica dell’autoscatto una propria poetica
Comunicato stampa
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“Il corpo solitario. Autoscatti nella fotografia contemporanea”
Sezione I Il corpo come identità
L’autorappresentazione e la ricerca della propria identità sottendono dei problemi ai quali la filosofia, fin dalle origini, ha cercato di dare risposta. Schematizzando, possiamo ridurre i problemi a tre: che cosa è il corpo, che cosa è l’identità, che cosa è l’io. Gli artisti qui presenti cercano di “fissare” il proprio corpo e il proprio io, per conoscere se stessi, anche per un solo attimo, limitando l’estrema trasformazione che la vita opera sull’uomo e sulle cose, oppure evidenziandone l’ineluttabilità. Artisti: Natascia Becchetti - Chen Li - Maria Mulas - Silvia Reichenbach
Sezione II Il travestimento del corpo
Con il travestimento gli artisti sembrano quasi fuggire dalla propria identità e dal proprio corpo reale, per identificarsi in altro da sé; il che, se vogliamo, è però un altro modo per ritrovare se stessi, non certo nell’unità bensì proprio nella diversità. Abbiamo così un sottile gioco tra verità e finzione ove ogni certezza definita e definitoria scompare: la “messa in scena”, il “set”, il “travestimento” permettono la trasformazione del sé in una serie infinita di altri da sé, proprio per ricercare un’identità altra, vuoi per trovare il vero se stesso, vuoi per un gioco di ironia o di narrazione.
Artisti: Cristian Ciamporcero - Marco Circhirillo - Virginia Panichi - Giorgia Rizzo - Marco Saroldi
Sezione III Le narrazioni del corpo
Può apparire tautologico parlare di “narrazione” a proposito di arte, infatti ogni opera d’arte contiene un discorso, un racconto, e questo avviene ancora più marcatamente quando il soggetto/oggetto dell’opera è il corpo, il proprio corpo. Tuttavia qui presentiamo artisti che, con l’autorappresentazione ed il travestimento per la ricerca della propria identità, segnano una volontà narrativa più esplicita, componendo un racconto, una storia, sia con immagini singole che con una serie più o meno numerosa delle stesse. Ottengono così una serie infinita di “sé” e di “altri da sé”, spesso identificati con stereotipi e come tali derisi e criticati o assunti come momento necessario delle proprie pulsioni per godersele o liberarsene.
Artisti: Stefania Beretta
Sezione IV Il corpo messo a nudo, anche
Certamente il nudo non è una novità per l’arte, anzi esso è uno dei suoi luoghi privilegiati, fin dall’antichità. Più recentemente, dopo la body art, che proponeva positivamente ed in modo eticamente fondata la tematica del corpo, e le performance “scandalose” e tecnologiche che hanno proposto alterazioni, trasformazioni, mutazioni, ibridazioni del corpo dell’artista, annullando ogni qualsivoglia possibilità poetica ed estetica, alcuni artisti, soprattutto giovani, privi delle urgenze della body art e non eccitati dagli effetti delle tecnologie, sono ripartiti dal loro corpo e da questo “messo a nudo”, anche. Questi artisti dimostrano la volontà del “superamento” del limite – inteso non in senso scandalistico ma in quello hegeliano di “togliere e conservare” – dato dall’oggettualità dei prodotti artistici, per un verso, e da tutto ciò che può impedire, da un altro, l’estrema e definitiva messa in scena di sé che non può avvenire che con l’offrirsi nella propria nudità, al di qua della quale non si può andare. E in questa posizione estrema è compresa anche la volontà della massima autoresponsabilità, perché si evitano possibili alibi forniti dall’alterità e dalle cose del mondo: quindi si tratta di una posizione di assoluta verità e libertà, di inveramento di quella tensione che ha coinvolto molti artisti nella ricerca della equivalenza tra arte e vita.
Quell’“anche”, nel titolo della Sezione, oltre ad un dovuto omaggio a Duchamp – antesignano nel mostrare il proprio corpo nudo – sta a significare tutte le possibilità che il corpo nudo può offrire, al di là della pura e semplice nudità.
Artisti: Miriam Colognesi - Franco Fontana - Andreina Polo - Giada Rochira -Mona Lisa Tina
Sezione V Il corpo assente
Alcuni artisti, pur lavorando con e su il loro corpo, in qualche modo lo celano – o completamente, presentando “indizi” di sé, o parzialmente, riprendendosi solo in alcune parti del corpo –, sia per ragioni intrinseche alle loro poetiche sia per opporsi all’uso eccessivo che del nudo fa la società contemporanea. Lavorano, quindi, sulla frantumazione, sulla precarietà del corpo come unità definita, ed anche sulla sua assenza/presenza per affermare l’impossibilità del corpo come totalità o per ritrovarsi nella propria ombra o in parti anche minime del proprio corpo, o addirittura nella semplice immagine di sé, offrendo così una tautologica “immagine di un’immagine”.
Artisti: Maria Bruni - Marina Buratti - Francesca Della Toffola - Cristina Gugnali - Eleonora Manca - Elisa Pavan
Sezione VI Il corpo come denuncia e come scandalo
Il corpo è un soggetto dell’arte e questa, tra i suoi molteplici contenuti, ha contemplato, almeno dal realismo ottocentesco, la “denuncia”. La denuncia può essere politica, sociale, esistenziale e spesso è proprio attraverso lo “scandalo”che questa avviene.
L’etimologia della parola “scandalo” ci porta al concetto di “mettere in movimento”, infatti l’immagine scandalosa mette in movimento le coscienze, le certezze, i principi ritenuti immutabili ed è, quindi, produttrice di riflessione, di mutamento, di trasformazione, di sé e degli altri.
Certamente non è facile con l’autorappresentazione esprimere contenuti di denuncia sociale o politica, questi si ottengono più facilmente con il “travestimento” o con la “narrazione”; tuttavia, l’artista che vuole esprimere una denuncia di tipo esistenziale spesso, attraverso mediazioni, raggiunge il sociale e il politico, inverando un vecchio slogan “il personale è politico”. Così con il proprio corpo questi artisti “denunciano e/o scandalizzano”, certo in maniera soggettiva ma non, se così si può dire, “soggettivistica”, poiché offrono il loro discorso a soggettività più ampie, convinti della possibile universalizzazione del loro messaggio, che del resto è una delle finalità dell’arte.
Artisti: Isabella Bona - Libera Mazzoleni - Irene Pittatore
Sezione VII Il corpo come sperimentazione
Qui sono presenti artisti che, nel riprendere se stessi, ottengono un prodotto estetico che definiamo di “sperimentazione”, non solo e non tanto per le tecnologie usate quanto per l’immagine finale che risulta insolita, nuova, appunto “sperimentale”. Per questo, pur se tutti propongono una tematica rapportabile a quelle delle altre sezioni, abbiamo trovato di maggior interesse sottolineare proprio la loro capacità innovativa formale al di là dei contenuti.
Artisti: Fulvio Bisca - Glenda Boriani - Silvia Celeste Calcagno - Luigi Erba- Alessio Larocchi - Alessandra Tescione
Sezione I Il corpo come identità
L’autorappresentazione e la ricerca della propria identità sottendono dei problemi ai quali la filosofia, fin dalle origini, ha cercato di dare risposta. Schematizzando, possiamo ridurre i problemi a tre: che cosa è il corpo, che cosa è l’identità, che cosa è l’io. Gli artisti qui presenti cercano di “fissare” il proprio corpo e il proprio io, per conoscere se stessi, anche per un solo attimo, limitando l’estrema trasformazione che la vita opera sull’uomo e sulle cose, oppure evidenziandone l’ineluttabilità. Artisti: Natascia Becchetti - Chen Li - Maria Mulas - Silvia Reichenbach
Sezione II Il travestimento del corpo
Con il travestimento gli artisti sembrano quasi fuggire dalla propria identità e dal proprio corpo reale, per identificarsi in altro da sé; il che, se vogliamo, è però un altro modo per ritrovare se stessi, non certo nell’unità bensì proprio nella diversità. Abbiamo così un sottile gioco tra verità e finzione ove ogni certezza definita e definitoria scompare: la “messa in scena”, il “set”, il “travestimento” permettono la trasformazione del sé in una serie infinita di altri da sé, proprio per ricercare un’identità altra, vuoi per trovare il vero se stesso, vuoi per un gioco di ironia o di narrazione.
Artisti: Cristian Ciamporcero - Marco Circhirillo - Virginia Panichi - Giorgia Rizzo - Marco Saroldi
Sezione III Le narrazioni del corpo
Può apparire tautologico parlare di “narrazione” a proposito di arte, infatti ogni opera d’arte contiene un discorso, un racconto, e questo avviene ancora più marcatamente quando il soggetto/oggetto dell’opera è il corpo, il proprio corpo. Tuttavia qui presentiamo artisti che, con l’autorappresentazione ed il travestimento per la ricerca della propria identità, segnano una volontà narrativa più esplicita, componendo un racconto, una storia, sia con immagini singole che con una serie più o meno numerosa delle stesse. Ottengono così una serie infinita di “sé” e di “altri da sé”, spesso identificati con stereotipi e come tali derisi e criticati o assunti come momento necessario delle proprie pulsioni per godersele o liberarsene.
Artisti: Stefania Beretta
Sezione IV Il corpo messo a nudo, anche
Certamente il nudo non è una novità per l’arte, anzi esso è uno dei suoi luoghi privilegiati, fin dall’antichità. Più recentemente, dopo la body art, che proponeva positivamente ed in modo eticamente fondata la tematica del corpo, e le performance “scandalose” e tecnologiche che hanno proposto alterazioni, trasformazioni, mutazioni, ibridazioni del corpo dell’artista, annullando ogni qualsivoglia possibilità poetica ed estetica, alcuni artisti, soprattutto giovani, privi delle urgenze della body art e non eccitati dagli effetti delle tecnologie, sono ripartiti dal loro corpo e da questo “messo a nudo”, anche. Questi artisti dimostrano la volontà del “superamento” del limite – inteso non in senso scandalistico ma in quello hegeliano di “togliere e conservare” – dato dall’oggettualità dei prodotti artistici, per un verso, e da tutto ciò che può impedire, da un altro, l’estrema e definitiva messa in scena di sé che non può avvenire che con l’offrirsi nella propria nudità, al di qua della quale non si può andare. E in questa posizione estrema è compresa anche la volontà della massima autoresponsabilità, perché si evitano possibili alibi forniti dall’alterità e dalle cose del mondo: quindi si tratta di una posizione di assoluta verità e libertà, di inveramento di quella tensione che ha coinvolto molti artisti nella ricerca della equivalenza tra arte e vita.
Quell’“anche”, nel titolo della Sezione, oltre ad un dovuto omaggio a Duchamp – antesignano nel mostrare il proprio corpo nudo – sta a significare tutte le possibilità che il corpo nudo può offrire, al di là della pura e semplice nudità.
Artisti: Miriam Colognesi - Franco Fontana - Andreina Polo - Giada Rochira -Mona Lisa Tina
Sezione V Il corpo assente
Alcuni artisti, pur lavorando con e su il loro corpo, in qualche modo lo celano – o completamente, presentando “indizi” di sé, o parzialmente, riprendendosi solo in alcune parti del corpo –, sia per ragioni intrinseche alle loro poetiche sia per opporsi all’uso eccessivo che del nudo fa la società contemporanea. Lavorano, quindi, sulla frantumazione, sulla precarietà del corpo come unità definita, ed anche sulla sua assenza/presenza per affermare l’impossibilità del corpo come totalità o per ritrovarsi nella propria ombra o in parti anche minime del proprio corpo, o addirittura nella semplice immagine di sé, offrendo così una tautologica “immagine di un’immagine”.
Artisti: Maria Bruni - Marina Buratti - Francesca Della Toffola - Cristina Gugnali - Eleonora Manca - Elisa Pavan
Sezione VI Il corpo come denuncia e come scandalo
Il corpo è un soggetto dell’arte e questa, tra i suoi molteplici contenuti, ha contemplato, almeno dal realismo ottocentesco, la “denuncia”. La denuncia può essere politica, sociale, esistenziale e spesso è proprio attraverso lo “scandalo”che questa avviene.
L’etimologia della parola “scandalo” ci porta al concetto di “mettere in movimento”, infatti l’immagine scandalosa mette in movimento le coscienze, le certezze, i principi ritenuti immutabili ed è, quindi, produttrice di riflessione, di mutamento, di trasformazione, di sé e degli altri.
Certamente non è facile con l’autorappresentazione esprimere contenuti di denuncia sociale o politica, questi si ottengono più facilmente con il “travestimento” o con la “narrazione”; tuttavia, l’artista che vuole esprimere una denuncia di tipo esistenziale spesso, attraverso mediazioni, raggiunge il sociale e il politico, inverando un vecchio slogan “il personale è politico”. Così con il proprio corpo questi artisti “denunciano e/o scandalizzano”, certo in maniera soggettiva ma non, se così si può dire, “soggettivistica”, poiché offrono il loro discorso a soggettività più ampie, convinti della possibile universalizzazione del loro messaggio, che del resto è una delle finalità dell’arte.
Artisti: Isabella Bona - Libera Mazzoleni - Irene Pittatore
Sezione VII Il corpo come sperimentazione
Qui sono presenti artisti che, nel riprendere se stessi, ottengono un prodotto estetico che definiamo di “sperimentazione”, non solo e non tanto per le tecnologie usate quanto per l’immagine finale che risulta insolita, nuova, appunto “sperimentale”. Per questo, pur se tutti propongono una tematica rapportabile a quelle delle altre sezioni, abbiamo trovato di maggior interesse sottolineare proprio la loro capacità innovativa formale al di là dei contenuti.
Artisti: Fulvio Bisca - Glenda Boriani - Silvia Celeste Calcagno - Luigi Erba- Alessio Larocchi - Alessandra Tescione
08
novembre 2013
Il Corpo Solitario. Autoscatti nella fotografia contemporanea.
Dall'otto novembre al 13 dicembre 2013
fotografia
Location
FUSION ART GALLERY
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Orario di apertura
da mercoledi a venerdi ore 16-19
Vernissage
8 Novembre 2013, ore 19.00
Autore