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Il Corpo Solitario. Self portrait. Photography & Video
Giorgio Bonomi ha scritto recentemente un ampio volume dedicato all’autoscatto fotografico, Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Editore Rubbettino, nel quale vengono esaminati circa settecento artisti, di tutto il mondo e dagli anni Settanta ad oggi.
Comunicato stampa
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Da Costantini, nella mostra. Il corpo solitario. Self-portrait / photography and video,
sono presenti otto artisti, di differenti età e percorso, ognuno con una o più opere: Monica Biancardi, Isobel Blank, Tea Giobbio, Julia Krahn, Occhiomagico, Antje Rieck, Eleonora Roaro, Edoardo Romagnoli.
Monica Biancardi con Habitus “racconta” la sua storia attraverso i suoi vestiti. Questi, nel video, sono contemporaneamente indossati e tolti dal corpo dell’artista che si “sdoppia” per l’occasione. Poi abbiamo alcuni abiti di “memoria”, cioè appartenuti in vari periodi all’artista, esposti proprio a testimoniare i suoi desideri, i suoi problemi, le sue età, insomma il suo vissuto.
Isobel Blank da anni, oltre al video e alla performance, ama riprendersi con l’autoscatto. Da qualche tempo sta sperimentando un modo assai originale e interessante per realizzare le sue fotografie, infatti sovrappone varie superfici fotografiche che presentano, in una porzione della superficie, delle “mancanze” di immagine, cioè viene ritagliato un pezzo della prima fotografia che ritroviamo sulla successiva, e così di seguito. Ci pare che Blank in maniera non imitativa colga il profondo della lezione di Fontana che ricercava al di là della superficie, il cui limite bidimensionale da sempre gli artisti hanno cercato di superare, prima con l’illusoria prospettiva, poi con la matericità. Ora, nella fotografia, l’artista ci dà una nuova possibilità di quel superamento.
Tea Giobbio lavora da anni su se stessa, con un affascinante bianco e nero ma anche con il colore. Dal suo corpo “messo a nudo” al “corpo assente” (per esempio vestiti senza il corpo ma solo con i piedi visibili), alle futuristiche composizioni, l’artista, cui certo non difetta il tocco dell’ironia, usa sì le nuove tecnologie ma con risultati tali, come in tanti lavori in bianco e nero, che non fanno vedere l’elaborazione digitale dell’immagine, anzi appaiono come quelle analogiche degli anni passati.
Julia Krahn è una delle “scoperte” più significative degli ultimi anni. L’artista, tedesca ma residente a Milano, avvolge in un’atmosfera di sacralità e di purezza i suoi personaggi, che possono essere “la madre”, un angelo” o altro ancora. Questi, grazie ad un uso sapiente delle luci, appaiono avvolti in un candore paradisiaco, e costituiscono una sorta di dolcissime liriche, alle quali ben si adatta il famoso detto oraziano: “ut pictura poesis” (naturalmente sostituiamo “pictura” con “fotografia”, che comunque qui è molto “pittorica”, quasi “rinascimentale”).
Occhiomagico (denominazione assunta, nel 1971, da Giancarlo Maiocchi) è un grande sperimentatore, già negli anni in cui la tecnologia non aiutava molto gli artisti, cioè alla fine degli anni Settanta. Occhiomagico realizza fotografie concettuali – intese come “progetto”, non come “oggetto” – con sovrapposizioni, interventi materici sulla superficie, ottenendo così la tridimensionalità. I suoi autoritratti seguono queste modalità e, accanto ad un’evidente ironia, non riesce a nascondere un velo di nostalgia e di memoria, come sempre avviene nelle poesie più sensibili.
Tedesca è anche Antje Rieck ma vive fra Torino e Berlino. Pratica varie tecniche dell’arte, dalla fotografia al video, dalla performance all’installazione, sempre finalizzate ad opere in cui sono evidenziati spazi immaginari, realtà che, pur partendo dal reale, poi creano “campi di sperimentazione” (playing fields) come li definisce l’artista stessa. Cocoon, il lavoro in mostra, descrive l’emblematica perdita della pelle dell’uomo nella sua metamorfosi. Anche qui troviamo un uso intelligente delle possibilità tecnologiche che, invece, troppo spesso in altri artisti sono fini a se stesse.
La giovanissima Eleonora Roaro già dimostra una notevole personalità, tecnica e poetica. Riscopre vecchi strumenti per vedere le immagini in movimento, in uso prima dell’invenzione della tecnica cinematografica, così da superare la staticità della visione come accade con la lanterna magica: Roaro costruisce lo “zootropio”, poi il suo sviluppo il “prassinoscopio”. Una serie di figure, spesso lei stessa in immagine, costituisce un “loop” (anello, giro) che nel dispositivo meccanico appaiono in movimento. E che non si tratti di un gioco è evidente fin da certi titoli, che rivanno ai primordi della filosofia greca, come Achille amava la Signora Tartaruga, infinitamente.
Ironico spesso è anche Edoardo Romagnoli, fotografo e artista di grande esperienza. Nei suoi lavori troviamo, molte volte, la denuncia di situazioni di disagio, di aspetti di vita vissuta, risolte – almeno a livello estetico me concettuale – senza grida né atteggiamenti patetici. Al contrario dimostra una virile accettazione di quello che la vita, nel bene e nel male, offre. Naturalmente tutto con uno sapiente tecnica narrativa che rende la soggettività dell’artista stimolante per tutti gli osservatori o, almeno, per chi è dotato di sensibilità.
sono presenti otto artisti, di differenti età e percorso, ognuno con una o più opere: Monica Biancardi, Isobel Blank, Tea Giobbio, Julia Krahn, Occhiomagico, Antje Rieck, Eleonora Roaro, Edoardo Romagnoli.
Monica Biancardi con Habitus “racconta” la sua storia attraverso i suoi vestiti. Questi, nel video, sono contemporaneamente indossati e tolti dal corpo dell’artista che si “sdoppia” per l’occasione. Poi abbiamo alcuni abiti di “memoria”, cioè appartenuti in vari periodi all’artista, esposti proprio a testimoniare i suoi desideri, i suoi problemi, le sue età, insomma il suo vissuto.
Isobel Blank da anni, oltre al video e alla performance, ama riprendersi con l’autoscatto. Da qualche tempo sta sperimentando un modo assai originale e interessante per realizzare le sue fotografie, infatti sovrappone varie superfici fotografiche che presentano, in una porzione della superficie, delle “mancanze” di immagine, cioè viene ritagliato un pezzo della prima fotografia che ritroviamo sulla successiva, e così di seguito. Ci pare che Blank in maniera non imitativa colga il profondo della lezione di Fontana che ricercava al di là della superficie, il cui limite bidimensionale da sempre gli artisti hanno cercato di superare, prima con l’illusoria prospettiva, poi con la matericità. Ora, nella fotografia, l’artista ci dà una nuova possibilità di quel superamento.
Tea Giobbio lavora da anni su se stessa, con un affascinante bianco e nero ma anche con il colore. Dal suo corpo “messo a nudo” al “corpo assente” (per esempio vestiti senza il corpo ma solo con i piedi visibili), alle futuristiche composizioni, l’artista, cui certo non difetta il tocco dell’ironia, usa sì le nuove tecnologie ma con risultati tali, come in tanti lavori in bianco e nero, che non fanno vedere l’elaborazione digitale dell’immagine, anzi appaiono come quelle analogiche degli anni passati.
Julia Krahn è una delle “scoperte” più significative degli ultimi anni. L’artista, tedesca ma residente a Milano, avvolge in un’atmosfera di sacralità e di purezza i suoi personaggi, che possono essere “la madre”, un angelo” o altro ancora. Questi, grazie ad un uso sapiente delle luci, appaiono avvolti in un candore paradisiaco, e costituiscono una sorta di dolcissime liriche, alle quali ben si adatta il famoso detto oraziano: “ut pictura poesis” (naturalmente sostituiamo “pictura” con “fotografia”, che comunque qui è molto “pittorica”, quasi “rinascimentale”).
Occhiomagico (denominazione assunta, nel 1971, da Giancarlo Maiocchi) è un grande sperimentatore, già negli anni in cui la tecnologia non aiutava molto gli artisti, cioè alla fine degli anni Settanta. Occhiomagico realizza fotografie concettuali – intese come “progetto”, non come “oggetto” – con sovrapposizioni, interventi materici sulla superficie, ottenendo così la tridimensionalità. I suoi autoritratti seguono queste modalità e, accanto ad un’evidente ironia, non riesce a nascondere un velo di nostalgia e di memoria, come sempre avviene nelle poesie più sensibili.
Tedesca è anche Antje Rieck ma vive fra Torino e Berlino. Pratica varie tecniche dell’arte, dalla fotografia al video, dalla performance all’installazione, sempre finalizzate ad opere in cui sono evidenziati spazi immaginari, realtà che, pur partendo dal reale, poi creano “campi di sperimentazione” (playing fields) come li definisce l’artista stessa. Cocoon, il lavoro in mostra, descrive l’emblematica perdita della pelle dell’uomo nella sua metamorfosi. Anche qui troviamo un uso intelligente delle possibilità tecnologiche che, invece, troppo spesso in altri artisti sono fini a se stesse.
La giovanissima Eleonora Roaro già dimostra una notevole personalità, tecnica e poetica. Riscopre vecchi strumenti per vedere le immagini in movimento, in uso prima dell’invenzione della tecnica cinematografica, così da superare la staticità della visione come accade con la lanterna magica: Roaro costruisce lo “zootropio”, poi il suo sviluppo il “prassinoscopio”. Una serie di figure, spesso lei stessa in immagine, costituisce un “loop” (anello, giro) che nel dispositivo meccanico appaiono in movimento. E che non si tratti di un gioco è evidente fin da certi titoli, che rivanno ai primordi della filosofia greca, come Achille amava la Signora Tartaruga, infinitamente.
Ironico spesso è anche Edoardo Romagnoli, fotografo e artista di grande esperienza. Nei suoi lavori troviamo, molte volte, la denuncia di situazioni di disagio, di aspetti di vita vissuta, risolte – almeno a livello estetico me concettuale – senza grida né atteggiamenti patetici. Al contrario dimostra una virile accettazione di quello che la vita, nel bene e nel male, offre. Naturalmente tutto con uno sapiente tecnica narrativa che rende la soggettività dell’artista stimolante per tutti gli osservatori o, almeno, per chi è dotato di sensibilità.
09
novembre 2013
Il Corpo Solitario. Self portrait. Photography & Video
Dal 09 novembre 2013 al 15 gennaio 2014
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
RICCARDO COSTANTINI CONTEMPORARY
Torino, Via Della Rocca, 6b, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 6b, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11.00 - 19.00
Vernissage
9 Novembre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore