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Il Culto del Bello. Antonio Canova, Giovanni degli Alessandri e l’Accademia di Belle Arti di Firenze
In occasione del bicentenario canoviano, l’Accademia di Belle Arti di Firenze presenta “Il Culto del Bello”, una mostra che in cento opere (sculture, bassorilievi, stampe e documenti d’archivio) ripercorre i primi 45 anni dell’Accademia (1784 – 1828) e il suo rapporto speciale con Antonio Canova.
Comunicato stampa
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In occasione dei duecento anni dalla morte di Antonio Canova, l’Accademia di Belle Arti di Firenze presenta la mostra Il Culto del Bello. Antonio Canova, Giovanni degli Alessandri e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, curata da Sandro Bellesi, con il contributo di Fondazione CR Firenze e con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Toscana, del Comune di Firenze e del Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova.
Per tre mesi (fino all’8 ottobre 2022) sarà possibile ammirare cento opere tra cui sculture, bassorilievi, stampe e documenti d’archivio provenienti, fra gli altri, da importanti musei pubblici – tra cui il Museo del Bargello, il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, il Museo di Casa Martelli, il Museo civico di Pistoia, il Museo di Palazzo Pretorio di Prato – e da collezioni private. L’iniziativa, che nel titolo richiama quella ricerca del “bello ideale” propria dell’arte neoclassica, è stata anche l’occasione per valorizzare il patrimonio storico-artistico dell’Accademia, in parte sottoposto a una campagna di restauro straordinaria, che ha riguardato, ad esempio, la statua del Perseo trionfante restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure.
Allestita negli spazi monumentali della Sale Ghiberti e della Sala Minerva, nel Corridoio dei Bassorilievi e nella Biblioteca ottocentesca – che per l’occasione espone una preziosa selezione di edizioni antiche dedicate all’opera di Antonio Canova –, “Il Culto del Bello” trasforma per la prima volta l’Accademia di Belle Arti in un vero e proprio spazio espositivo che ne ripercorre i primi 45 anni di vita: dal 1784 – anno di fondazione da parte del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo – al 1828, ultimo anno di presidenza del nobile fiorentino Giovanni degli Alessandri - che era anche Direttore degli Uffizi - figura chiave per comprendere anche il legame che l’Accademia seppe costruire e mantenere a lungo con Antonio Canova. Anni che si intrecciano inevitabilmente con i maggiori avvenimenti storico-artistici del tempo tra cui la dominazione napoleonica e l’ascesa di Antonio Canova che in quegli anni non era soltanto un artista richiestissimo, ma anche Ispettore generale delle Belle Arti per lo Stato pontificio e sovrintendente del patrimonio artistico, fino a ottenere – grazie anche all’impegno profuso nel recupero dei beni artistici trafugati dai francesi – un vitalizio che destinò al sostegno delle Accademie. Fu in questo periodo che, grazie all’amicizia con Degli Alessandri, Canova fece da tramite, ad esempio, per far arrivare da Londra alcuni dei primi calchi dei fregi e delle statue del Partenone.
La mostra sarà visitabile con ingresso gratuito fino all’8 ottobre dal martedì al venerdì, dalle ore 10 alle 18, e il sabato dalle ore 10 alle 13. Nel mese di agosto, invece, la mostra resterà aperta dal martedì al venerdì, dalle ore 10 alle 14, e chiusa nella settimana di ferragosto.
Statue, calchi e bassorilievi in gesso
Protagoniste della mostra sono le statue in gesso, calchi a grandezza naturale di originali in marmo che tra settecento e ottocento le Accademie d’arte utilizzavano per fini didattici. Un patrimonio che – ricorda Steffi Roettgen in uno dei saggi che compongono il catalogo della mostra – nel XX secolo cadde progressivamente in disgrazia, arrivando a subire persino atti di vandalismo da parte di studenti che in questo modo intendevano rompere con i metodi educativi del passato. Solo recentemente i gessi sono stati rivalutati e hanno ritrovato una loro dignità artistica, insieme ai maestri formatori. “Trarre il calco da un’opera antica – si legge nello stesso saggio – era un’operazione delicata che richiedeva precise capacità, tanto che il permesso veniva concesso con parsimonia”. Tra i formatori spicca nella mostra il nome di Gaetano Ciampi, autore dei calchi dell’allora richiestissimo Gruppo della Niobe – oggi ospitato in una sala dedicata alle Gallerie degli Uffizi – che con le sue 14 statue era ritenuto una delle serie di statue antiche più complete. Fu proprio grazie all’invio di questi calchi al British Museum di Londra – operazione caldeggiata da Antonio Canova – che l’Accademia di Belle Arti poté ottenere in cambio i calchi dei fregi e delle statue del Partenone che tuttora adornano la Sala Minerva.
Fra le opere in gesso merita un’attenzione particolare la statua del Perseo trionfante, calco dell’originale in marmo, donato all’Accademia dallo stesso Canova e proveniente direttamente dal suo atelier romano, come testimoniano alcuni particolari rilevati dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure durante l’ultimo restauro (materiali, tecniche d’esecuzione, patinatura esterna). Il gesso del Perseo entrò a far parte delle collezioni dell’Accademia nel 1803.
Tra le opere in gesso anche numerosi bassorilievi, testimoni dei concorsi e del cosiddetto pensionato artistico a Roma, una sorta di borsa di studio quadriennale, grazie alla quale gli studenti dell’Accademia di Firenze potevano frequentare le botteghe degli artisti più importanti, tra i quali Antonio Canova, ed essere seguiti da questi.
Dipinti e fonti archivistiche
Fra i dipinti in mostra è particolarmente significativa una tela di Gaspero Martellini che raffigura Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e granduchessa di Toscana, mentre distribuisce i premi durante uno dei concorsi indetti annualmente dall’Accademia di Firenze (qui siamo nel 1809). Con lei anche Antonio Canova. Nonostante fosse stata nominata granduchessa di Toscana soltanto pochi mesi prima, Elisa Baciocchi, che era anche una grande estimatrice delle arti, volle presenziare alla cerimonia insieme alla famiglia, sottolineando così il suo ruolo di mecenate e l’importanza che riconosceva alla formazione artistica.
Fra i documenti d’archivio, invece, sono di particolare rilievo le tavole di un progetto quasi dimenticato: la costruzione di un tempietto per ospitare il gruppo della Niobe al giardino di Boboli. Prima di trovare collocazione in una sala dedicata agli Uffizi, gli addetti ai lavori discussero molto sull’opportunità di collocare il gruppo scultoreo all’aperto. Il documento, custodito nell’archivio storico dell’Accademia, aggiunge un tassello di conoscenza in più alla vicenda di uno dei gruppi scultorei più celebrati dal gusto neoclassico.
Dati tecnici della mostra:
Titolo: Il Culto del Bello. Antonio Canova, Giovanni degli Alessandri e l’Accademia di Belle Arti di Firenze
Curatela: Sandro Bellesi
Comitato Scientifico: Cristina Acidini, Sandro Bellesi, Silvestra Bietoletti, Jennifer Celani, Andrea Pessina, Francesca Petrucci, Roberta Roani, Steffi Roettgen, Claudio Rocca, Enrico Sartoni, Carlo Sisi, Laura Speranza
Inaugurazione: giovedì 30 giugno, ore 18
Durata dell’esposizione: 1 luglio – 8 ottobre 2022, ingresso libero e gratuito
Orari di visita: dal martedì al venerdì ore 10-18, il sabato ore 10-13. Solo nel mese di agosto: dal martedì al venerdì, ore 10-14 con chiusura nella settimana di ferragosto.
Finanziamenti esterni: Fondazione CR Firenze
Patrocini: Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova
Prestatori: Accademia Petrarca (Arezzo), Fraternita dei Laici (Arezzo), Accademia delle Arti del Disegno (Firenze), Galleria Marletta (Firenze), Museo di Casa Martelli (Firenze), Museo dell'Opificio delle Pietre Dure (Firenze), Museo Nazionale del Bargello (Firenze), Certosa del Galluzzo (Firenze), Museo di Palazzo Pretorio (Prato), Museo Civico di Pistoia, Palazzo della Provincia di Siena, Collezioni private.
Progettazione dell'allestimento e direzione lavori: Claudio Rocca
Registrar: Clarenza Catullo
Tecnico della conservazione: Muriel Vervat
Progettazione grafica: Ufficio Grafico dell’Accademia di Belle Arti (Antonio Turrisi per la comunicazione visiva, Maurizio Di Lella per il catalogo)
Per tre mesi (fino all’8 ottobre 2022) sarà possibile ammirare cento opere tra cui sculture, bassorilievi, stampe e documenti d’archivio provenienti, fra gli altri, da importanti musei pubblici – tra cui il Museo del Bargello, il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, il Museo di Casa Martelli, il Museo civico di Pistoia, il Museo di Palazzo Pretorio di Prato – e da collezioni private. L’iniziativa, che nel titolo richiama quella ricerca del “bello ideale” propria dell’arte neoclassica, è stata anche l’occasione per valorizzare il patrimonio storico-artistico dell’Accademia, in parte sottoposto a una campagna di restauro straordinaria, che ha riguardato, ad esempio, la statua del Perseo trionfante restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure.
Allestita negli spazi monumentali della Sale Ghiberti e della Sala Minerva, nel Corridoio dei Bassorilievi e nella Biblioteca ottocentesca – che per l’occasione espone una preziosa selezione di edizioni antiche dedicate all’opera di Antonio Canova –, “Il Culto del Bello” trasforma per la prima volta l’Accademia di Belle Arti in un vero e proprio spazio espositivo che ne ripercorre i primi 45 anni di vita: dal 1784 – anno di fondazione da parte del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo – al 1828, ultimo anno di presidenza del nobile fiorentino Giovanni degli Alessandri - che era anche Direttore degli Uffizi - figura chiave per comprendere anche il legame che l’Accademia seppe costruire e mantenere a lungo con Antonio Canova. Anni che si intrecciano inevitabilmente con i maggiori avvenimenti storico-artistici del tempo tra cui la dominazione napoleonica e l’ascesa di Antonio Canova che in quegli anni non era soltanto un artista richiestissimo, ma anche Ispettore generale delle Belle Arti per lo Stato pontificio e sovrintendente del patrimonio artistico, fino a ottenere – grazie anche all’impegno profuso nel recupero dei beni artistici trafugati dai francesi – un vitalizio che destinò al sostegno delle Accademie. Fu in questo periodo che, grazie all’amicizia con Degli Alessandri, Canova fece da tramite, ad esempio, per far arrivare da Londra alcuni dei primi calchi dei fregi e delle statue del Partenone.
La mostra sarà visitabile con ingresso gratuito fino all’8 ottobre dal martedì al venerdì, dalle ore 10 alle 18, e il sabato dalle ore 10 alle 13. Nel mese di agosto, invece, la mostra resterà aperta dal martedì al venerdì, dalle ore 10 alle 14, e chiusa nella settimana di ferragosto.
Statue, calchi e bassorilievi in gesso
Protagoniste della mostra sono le statue in gesso, calchi a grandezza naturale di originali in marmo che tra settecento e ottocento le Accademie d’arte utilizzavano per fini didattici. Un patrimonio che – ricorda Steffi Roettgen in uno dei saggi che compongono il catalogo della mostra – nel XX secolo cadde progressivamente in disgrazia, arrivando a subire persino atti di vandalismo da parte di studenti che in questo modo intendevano rompere con i metodi educativi del passato. Solo recentemente i gessi sono stati rivalutati e hanno ritrovato una loro dignità artistica, insieme ai maestri formatori. “Trarre il calco da un’opera antica – si legge nello stesso saggio – era un’operazione delicata che richiedeva precise capacità, tanto che il permesso veniva concesso con parsimonia”. Tra i formatori spicca nella mostra il nome di Gaetano Ciampi, autore dei calchi dell’allora richiestissimo Gruppo della Niobe – oggi ospitato in una sala dedicata alle Gallerie degli Uffizi – che con le sue 14 statue era ritenuto una delle serie di statue antiche più complete. Fu proprio grazie all’invio di questi calchi al British Museum di Londra – operazione caldeggiata da Antonio Canova – che l’Accademia di Belle Arti poté ottenere in cambio i calchi dei fregi e delle statue del Partenone che tuttora adornano la Sala Minerva.
Fra le opere in gesso merita un’attenzione particolare la statua del Perseo trionfante, calco dell’originale in marmo, donato all’Accademia dallo stesso Canova e proveniente direttamente dal suo atelier romano, come testimoniano alcuni particolari rilevati dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure durante l’ultimo restauro (materiali, tecniche d’esecuzione, patinatura esterna). Il gesso del Perseo entrò a far parte delle collezioni dell’Accademia nel 1803.
Tra le opere in gesso anche numerosi bassorilievi, testimoni dei concorsi e del cosiddetto pensionato artistico a Roma, una sorta di borsa di studio quadriennale, grazie alla quale gli studenti dell’Accademia di Firenze potevano frequentare le botteghe degli artisti più importanti, tra i quali Antonio Canova, ed essere seguiti da questi.
Dipinti e fonti archivistiche
Fra i dipinti in mostra è particolarmente significativa una tela di Gaspero Martellini che raffigura Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e granduchessa di Toscana, mentre distribuisce i premi durante uno dei concorsi indetti annualmente dall’Accademia di Firenze (qui siamo nel 1809). Con lei anche Antonio Canova. Nonostante fosse stata nominata granduchessa di Toscana soltanto pochi mesi prima, Elisa Baciocchi, che era anche una grande estimatrice delle arti, volle presenziare alla cerimonia insieme alla famiglia, sottolineando così il suo ruolo di mecenate e l’importanza che riconosceva alla formazione artistica.
Fra i documenti d’archivio, invece, sono di particolare rilievo le tavole di un progetto quasi dimenticato: la costruzione di un tempietto per ospitare il gruppo della Niobe al giardino di Boboli. Prima di trovare collocazione in una sala dedicata agli Uffizi, gli addetti ai lavori discussero molto sull’opportunità di collocare il gruppo scultoreo all’aperto. Il documento, custodito nell’archivio storico dell’Accademia, aggiunge un tassello di conoscenza in più alla vicenda di uno dei gruppi scultorei più celebrati dal gusto neoclassico.
Dati tecnici della mostra:
Titolo: Il Culto del Bello. Antonio Canova, Giovanni degli Alessandri e l’Accademia di Belle Arti di Firenze
Curatela: Sandro Bellesi
Comitato Scientifico: Cristina Acidini, Sandro Bellesi, Silvestra Bietoletti, Jennifer Celani, Andrea Pessina, Francesca Petrucci, Roberta Roani, Steffi Roettgen, Claudio Rocca, Enrico Sartoni, Carlo Sisi, Laura Speranza
Inaugurazione: giovedì 30 giugno, ore 18
Durata dell’esposizione: 1 luglio – 8 ottobre 2022, ingresso libero e gratuito
Orari di visita: dal martedì al venerdì ore 10-18, il sabato ore 10-13. Solo nel mese di agosto: dal martedì al venerdì, ore 10-14 con chiusura nella settimana di ferragosto.
Finanziamenti esterni: Fondazione CR Firenze
Patrocini: Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova
Prestatori: Accademia Petrarca (Arezzo), Fraternita dei Laici (Arezzo), Accademia delle Arti del Disegno (Firenze), Galleria Marletta (Firenze), Museo di Casa Martelli (Firenze), Museo dell'Opificio delle Pietre Dure (Firenze), Museo Nazionale del Bargello (Firenze), Certosa del Galluzzo (Firenze), Museo di Palazzo Pretorio (Prato), Museo Civico di Pistoia, Palazzo della Provincia di Siena, Collezioni private.
Progettazione dell'allestimento e direzione lavori: Claudio Rocca
Registrar: Clarenza Catullo
Tecnico della conservazione: Muriel Vervat
Progettazione grafica: Ufficio Grafico dell’Accademia di Belle Arti (Antonio Turrisi per la comunicazione visiva, Maurizio Di Lella per il catalogo)
30
giugno 2022
Il Culto del Bello. Antonio Canova, Giovanni degli Alessandri e l’Accademia di Belle Arti di Firenze
Dal 30 giugno all'otto ottobre 2022
arte moderna
Location
Accademia di Belle Arti di Firenze
Firenze, Via Ricasoli, 66, (FI)
Firenze, Via Ricasoli, 66, (FI)
Orario di apertura
Dal 1 luglio, da martedì al venerdì ore 10-18, il sabato ore 10-13.
Solo nel mese di agosto: dal martedì al venerdì, ore 10-14 con chiusura nella settimana di ferragosto.
Sito web
Ufficio stampa
Accademia di Belle Arti di Firenze
Autore
Curatore
Progetto grafico
Patrocini