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Il dono del gelso
gli artisti e la carta giapponese
Comunicato stampa
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Variazioni sul tema della carta giapponese, in particolare quella realizzata dalla lavorazione della fibra del gelso kozo: dalle celeberrime lampade AKARI di Isamu Noguchi, ai suggestivi volti emergenti di Nobushige Akiyama, scultore in Roma, alle creature d’indaco marino di Anna Onesti, alle rarefazioni pittoriche di materia e colore di Shuhei Matsuyama, attivo a Milano.
Il gelso giapponese (kozo) è una pianta della famiglia delle moracee che, da sempre, viene utilizzata in Giappone per realizzare la carta. Sia a livello industriale che artigianale, il prodotto possiede tale forza espressiva da entrare, a tutti gli effetti, nella dialettica della creazione artistica. La mostra, mentre presenta opere realizzate con carta kozo, ne evidenzia l’applicazione nell’arredo, nella creazione plastico-materica o in funzione della genesi creativa. Gli artisti sono i giapponesi Isamu Noguchi (1904-1988), Nobushige Akiyama, Shuhei Matsuyama e l’italiana Anna Onesti. L’esposizione, che sarà poi ospitata presso il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano (dal 23 giugno al 10 settembre), è a cura di Stefania Severi.
L’esposizione si inaugura con un artists’ talk, durante il quale artisti e curatrice risponderanno alle domande del pubblico e illustreranno le opere esposte.
Il tema della mostra sarà approfondito nel corso della conferenza La carta washi, arte e conservazione, in programma giovedì 1 giugno alle ore 18.30, a cura delle restauratrici conservatrici di opere d’arte su carta Maria Vera Quattrini (Istituto Centrale per il Restauro) e Karmen Corak Rinesi (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, MAXXI).
Il dono del gelso: gli artisti e la carta giapponese
Oggi sembra impossibile pensare un mondo senza carta, nonostante l’affermarsi di mezzi telematici e di materiali alternativi. La carta è un elemento necessario al nostro quotidiano, così imprescindibile da risultare scontato. Ed è proprio qui l’errore, perché la carta è un bene preziosissimo e vivo che va rispettato – e quindi rigorosamente riciclato – ed apprezzato. Ma ce ne accorgiamo rare volte, solo quando la nostra attenzione viene attirata da qualcosa di “speciale”, come alcune carte quasi trasparenti o altre fortemente materiche o altre ancora particolarissime. E’ certo che entrare nel mondo della carta, scoprire i materiali di cui è costituita e gli antichi gesti sottesi alla sua preparazione a mano, vuol dire entrare in un mondo di grande e raffinata cultura. Ho iniziato a scoprire questo mondo a Fabriano, con la guida di amici artisti, e la curiosità è andata oltre i confini nazionali per trovare il meraviglioso mondo della carta giapponese fatta a mano, washi, e le sue peculiarità. Ho scoperto così il “gelso della carta”, il kozo, e la carta che se ne ricava, robusta e “neutra”, ottenuta con l’uso esclusivo di sostanze vegetali. Ho rimarcato come questa carta fosse estremamente resistente, tanto da poter essere usata come paralume o come superficie per i paraventi. Ho visto come può essere utilizzata in modo così materico da diventare scultura. Ed ancora ho osservato come reagisce alla coloritura e quindi come può diventare eccellente supporto per la pittura, non restando mai neutra ma interagendo sempre con il colore in modo da incidere sull’effetto finale. Lo spirito di questa mostra è quello di invitare il pubblico più vasto a scoprire le incredibili potenzialità della carta di kozo e la scelta degli artisti, sia pure in numero limitato, è operata in tale ottica. Isamu Noguchi è un grande scultore e designer giapponese, vissuto negli USA (1904-1988), che ha disegnato eleganti lampade in carta di kozo. Nobushige Akiyama fabbrica da solo la carta di kozo e ne fa la materia prima per le sue sculture. Shuhei Matsuyama per i suoi “Shin–on”, “I Suoni”, usa carta di kozo unitamente ad altri materiali per coniugare il mondo visivo con il mondo sonoro. Anna Onesti, infine, una italiana tra i giapponesi, è andata nel paese del Sol Levante a scoprire questa carta che, nella sua attività di restauratrice, aveva già imparato ad usare; la vena creatrice già viva in lei l’ha portata ad usarla per i suoi dipinti. Ciò che accomuna queste opere, oltre al materiale, è anche un uso molto rarefatto del colore. Infatti si va dal bianco-avorio, colore del kozo naturale, all’indaco (indigo), estratto dalla indigofera tinctoria dalle cui foglie si ricava l’azzurro-violetto, dalle colorazioni lievissime con petali di fiori ai pacati toni di terra. La linea estetica sottesa, non soggetta ad etichettatura, è quella del recupero di valori quali l’uso rispettoso della natura e dell’inserimento armonico dell’opera d’arte in un vissuto lontano dagli schiamazzi, dalle provocazioni e dal trash, che invita alla meditazione ed alla ricerca del suono interiore. (Stefania Severi)
Nobushige Akiyama è nato a Yokohama nel 1961. Vive e lavora a Roma. Laureatosi all'Università d'Arte e Design di Tokyo, corso di scultura, nel 1985, si iscrive poi al corso di scultura all'Accademia di Belle Arti di Roma. Collabora con l'Istituto Giapponese di Cultura di Roma. Nel 2000 tiene come docente un Seminario nel corso di scultura all'Università Regionale "AICHI", a Nagoya (Giappone) e nel 2003 insegna al corso di restauro della carta presso l’Istituto Centrale di Restauro a Roma. La sua scultura, oltre ad essere in marmo e in bronzo è anche in carta, in particolare in carta kozo. Ha iniziato nel 1997 ad esporre in Italia, Giappone e India in varie collettive. Nel 2000 in Giappone partecipa al Tokoname Simposio e a Bologna alla mostra “Carta e Arte Contemporanea – Energia delle carte” all’Accademia di Belle Arti. A Roma espone nella Chiesa degli Artisti “Disegnare il Vangelo nel Terzo Millennio” (2000) e Venite Adoremus (2004) e nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari “Il pianeta carta nel terzo Millennio” (2001). Nel 2002 partecipa al Simposio di scultura Japan Indo Art Symposium a Nuova Delhi (India). Ha allestito personali a Carrara presso lo Show Room di In-Argo (2001), alla Gallery Space Kobo & Tomo di Tokyo e presso il Consolato del Giappone a Milano (2002). Ha realizzato il Monumento Commemorativo ad Arnaldo Bottoni (1997).
Shuhei Matsuyama, nato a Tokyo nel 1955, studia all’Accademia di Belle Arti della sua città dove si diploma nel 1976. Trasferitosi in Italia, studia all’Accademia di Belle Arti di Perugia. Nel 1978 partecipa alla sua prima collettiva a Corciano (PG) e, l’anno successivo, allestisce una personale al Palazzo dei Priori di Perugia. Inizia così una intensa attività espositiva che lo porta a presentare i suoi lavori in Europa, Giappone e Stati Uniti, in numerosissime collettive ed in circa 90 personali. Nella sua arte ha sempre coniugato gli stimoli che ha trovato in Occidente con la sua formazione orientale. L’artista da anni è intento a perfezionare una serie di opere dal titolo “Shin-on” “I Suoni”. Utilizza vari materiali ivi compresa la carta, tanto da essere inserito nelle collettive: “L’arte e la carta” Milano (1990), “Incanta-Incarta-mento” Milano-Siracusa (1993/94), “Bellezze di Carta” Firenze-Bergamo (1998), “Energia della Carta” Bologna (2000), “Carta Canta” Cagliari (2001/02). E’ presente in vari spazi espositivi a Venezia, in coincidenza con le Biennali negli anni 1993, 1995, 1997, 1999 e, nel 2001, è invitato nello Spazio Arsenale. Nel 2003 è invitato al prestigioso Premio Michetti a Francavilla a Mare (Ch). Nel 2005 realizza un monumento-fontana per Rieti. L’archivio dell’artista è curato dalla Star Arte Gallery con sedi a Sesto Fiorentino (FI) e New York.
Isamu Noguchi, nato a Los Angeles (USA) nel 1904 da madre americana e padre giapponese, il poeta Yone Noguchi, trascorre l’infanzia in Giappone per ritornare definitivamente negli USA nel 1917. Avviato agli studi medici diviene assistente del Direttore della Scuola Leonardo da Vinci di New York, incarico che fa volgere i suoi interessi verso la scultura. Nel 1927 vince una borsa di studio della Guggenheim Foundation e studia per due anni a Parigi presso Constantin Brancusi. La prima grande commissione è la “Storia del Messico”, una parete in cemento colorato a Città del Messico (1938). Prende ad utilizzare numerosi materiali: ferro, bronzo, marmo, cemento, alluminio. Carta e ceramica. Lavora come scenografo per varie compagnie tra le quali quella di Martha Graham. Si occupa di design del mobile e dei complementi d’arredo e, soprattutto, del design dei giardini (il “Giardino giapponese” per l’UNESCO a Parigi, alcuni giardini per la città di New York, per l’università di Keio in Giappone…). Disegna piazze e sculture per l’arredo urbano (Parco della pace ad Hiroshima, Museo Nazionale di Gerusalemme…). La prima personale, nel 1942, è al Museum of Art di San Francisco e la prima grande antologica, nel 1968, è al Whitney Museum of American Art di New York. Alla Biennale di Venezia del 1986 ha una sala nel padiglione USA. Muore nel 1988 a New York dove è attiva The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum.
Anna Onesti è nata a Rocca di Papa, Roma, nel 1956, ha studiato presso le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia con Toti Scialoja ed in Decorazione con Francesco Casorati. Nel corso della sua attività ha collaborato con importanti Istituzioni Internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale. Nel 1994 intraprende il primo viaggio in Giappone, approfondendo la conoscenza sia delle tecniche di fabbricazione della carta artigianale sia delle antiche pratiche decorative legate alla tintura dei tessuti. Queste tecniche tintorie, applicate alle carte orientali, documentate nel volume Nuvole di Carta, costituiscono i procedimenti privilegiati nell’esecuzione delle sue opere. Principali mostre personali: “Arti Visive Proposte”, Unione Culturale F. Antonicelli, Torino (1984), “Abiti naturali”, Galleria Studio Legale, Caserta (1992), “Doppio Verso”, Scuderie Aldobrandini, Frascati (2001), “Esche” Lift Gallery, Roma (2002), “Nuvole di Carta-immagini del cielo”, Museo Geofisico, Rocca di Papa (2005). Recenti collettive: “Accordi di Luce: Oriente d’Occidente”, Museo Nazionale d’Arte Orientale, Roma (2001), “Thai Italian Art Space”, National Gallery, Bangkok (2002), “Le mani vogliono vedere…”, Antica Tipografia Abbazia di San Nilo, Grottaferrata (2003), “Carte7”, Fondazione Niavaran, Teheran (2004).
Il gelso giapponese (kozo) è una pianta della famiglia delle moracee che, da sempre, viene utilizzata in Giappone per realizzare la carta. Sia a livello industriale che artigianale, il prodotto possiede tale forza espressiva da entrare, a tutti gli effetti, nella dialettica della creazione artistica. La mostra, mentre presenta opere realizzate con carta kozo, ne evidenzia l’applicazione nell’arredo, nella creazione plastico-materica o in funzione della genesi creativa. Gli artisti sono i giapponesi Isamu Noguchi (1904-1988), Nobushige Akiyama, Shuhei Matsuyama e l’italiana Anna Onesti. L’esposizione, che sarà poi ospitata presso il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano (dal 23 giugno al 10 settembre), è a cura di Stefania Severi.
L’esposizione si inaugura con un artists’ talk, durante il quale artisti e curatrice risponderanno alle domande del pubblico e illustreranno le opere esposte.
Il tema della mostra sarà approfondito nel corso della conferenza La carta washi, arte e conservazione, in programma giovedì 1 giugno alle ore 18.30, a cura delle restauratrici conservatrici di opere d’arte su carta Maria Vera Quattrini (Istituto Centrale per il Restauro) e Karmen Corak Rinesi (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, MAXXI).
Il dono del gelso: gli artisti e la carta giapponese
Oggi sembra impossibile pensare un mondo senza carta, nonostante l’affermarsi di mezzi telematici e di materiali alternativi. La carta è un elemento necessario al nostro quotidiano, così imprescindibile da risultare scontato. Ed è proprio qui l’errore, perché la carta è un bene preziosissimo e vivo che va rispettato – e quindi rigorosamente riciclato – ed apprezzato. Ma ce ne accorgiamo rare volte, solo quando la nostra attenzione viene attirata da qualcosa di “speciale”, come alcune carte quasi trasparenti o altre fortemente materiche o altre ancora particolarissime. E’ certo che entrare nel mondo della carta, scoprire i materiali di cui è costituita e gli antichi gesti sottesi alla sua preparazione a mano, vuol dire entrare in un mondo di grande e raffinata cultura. Ho iniziato a scoprire questo mondo a Fabriano, con la guida di amici artisti, e la curiosità è andata oltre i confini nazionali per trovare il meraviglioso mondo della carta giapponese fatta a mano, washi, e le sue peculiarità. Ho scoperto così il “gelso della carta”, il kozo, e la carta che se ne ricava, robusta e “neutra”, ottenuta con l’uso esclusivo di sostanze vegetali. Ho rimarcato come questa carta fosse estremamente resistente, tanto da poter essere usata come paralume o come superficie per i paraventi. Ho visto come può essere utilizzata in modo così materico da diventare scultura. Ed ancora ho osservato come reagisce alla coloritura e quindi come può diventare eccellente supporto per la pittura, non restando mai neutra ma interagendo sempre con il colore in modo da incidere sull’effetto finale. Lo spirito di questa mostra è quello di invitare il pubblico più vasto a scoprire le incredibili potenzialità della carta di kozo e la scelta degli artisti, sia pure in numero limitato, è operata in tale ottica. Isamu Noguchi è un grande scultore e designer giapponese, vissuto negli USA (1904-1988), che ha disegnato eleganti lampade in carta di kozo. Nobushige Akiyama fabbrica da solo la carta di kozo e ne fa la materia prima per le sue sculture. Shuhei Matsuyama per i suoi “Shin–on”, “I Suoni”, usa carta di kozo unitamente ad altri materiali per coniugare il mondo visivo con il mondo sonoro. Anna Onesti, infine, una italiana tra i giapponesi, è andata nel paese del Sol Levante a scoprire questa carta che, nella sua attività di restauratrice, aveva già imparato ad usare; la vena creatrice già viva in lei l’ha portata ad usarla per i suoi dipinti. Ciò che accomuna queste opere, oltre al materiale, è anche un uso molto rarefatto del colore. Infatti si va dal bianco-avorio, colore del kozo naturale, all’indaco (indigo), estratto dalla indigofera tinctoria dalle cui foglie si ricava l’azzurro-violetto, dalle colorazioni lievissime con petali di fiori ai pacati toni di terra. La linea estetica sottesa, non soggetta ad etichettatura, è quella del recupero di valori quali l’uso rispettoso della natura e dell’inserimento armonico dell’opera d’arte in un vissuto lontano dagli schiamazzi, dalle provocazioni e dal trash, che invita alla meditazione ed alla ricerca del suono interiore. (Stefania Severi)
Nobushige Akiyama è nato a Yokohama nel 1961. Vive e lavora a Roma. Laureatosi all'Università d'Arte e Design di Tokyo, corso di scultura, nel 1985, si iscrive poi al corso di scultura all'Accademia di Belle Arti di Roma. Collabora con l'Istituto Giapponese di Cultura di Roma. Nel 2000 tiene come docente un Seminario nel corso di scultura all'Università Regionale "AICHI", a Nagoya (Giappone) e nel 2003 insegna al corso di restauro della carta presso l’Istituto Centrale di Restauro a Roma. La sua scultura, oltre ad essere in marmo e in bronzo è anche in carta, in particolare in carta kozo. Ha iniziato nel 1997 ad esporre in Italia, Giappone e India in varie collettive. Nel 2000 in Giappone partecipa al Tokoname Simposio e a Bologna alla mostra “Carta e Arte Contemporanea – Energia delle carte” all’Accademia di Belle Arti. A Roma espone nella Chiesa degli Artisti “Disegnare il Vangelo nel Terzo Millennio” (2000) e Venite Adoremus (2004) e nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari “Il pianeta carta nel terzo Millennio” (2001). Nel 2002 partecipa al Simposio di scultura Japan Indo Art Symposium a Nuova Delhi (India). Ha allestito personali a Carrara presso lo Show Room di In-Argo (2001), alla Gallery Space Kobo & Tomo di Tokyo e presso il Consolato del Giappone a Milano (2002). Ha realizzato il Monumento Commemorativo ad Arnaldo Bottoni (1997).
Shuhei Matsuyama, nato a Tokyo nel 1955, studia all’Accademia di Belle Arti della sua città dove si diploma nel 1976. Trasferitosi in Italia, studia all’Accademia di Belle Arti di Perugia. Nel 1978 partecipa alla sua prima collettiva a Corciano (PG) e, l’anno successivo, allestisce una personale al Palazzo dei Priori di Perugia. Inizia così una intensa attività espositiva che lo porta a presentare i suoi lavori in Europa, Giappone e Stati Uniti, in numerosissime collettive ed in circa 90 personali. Nella sua arte ha sempre coniugato gli stimoli che ha trovato in Occidente con la sua formazione orientale. L’artista da anni è intento a perfezionare una serie di opere dal titolo “Shin-on” “I Suoni”. Utilizza vari materiali ivi compresa la carta, tanto da essere inserito nelle collettive: “L’arte e la carta” Milano (1990), “Incanta-Incarta-mento” Milano-Siracusa (1993/94), “Bellezze di Carta” Firenze-Bergamo (1998), “Energia della Carta” Bologna (2000), “Carta Canta” Cagliari (2001/02). E’ presente in vari spazi espositivi a Venezia, in coincidenza con le Biennali negli anni 1993, 1995, 1997, 1999 e, nel 2001, è invitato nello Spazio Arsenale. Nel 2003 è invitato al prestigioso Premio Michetti a Francavilla a Mare (Ch). Nel 2005 realizza un monumento-fontana per Rieti. L’archivio dell’artista è curato dalla Star Arte Gallery con sedi a Sesto Fiorentino (FI) e New York.
Isamu Noguchi, nato a Los Angeles (USA) nel 1904 da madre americana e padre giapponese, il poeta Yone Noguchi, trascorre l’infanzia in Giappone per ritornare definitivamente negli USA nel 1917. Avviato agli studi medici diviene assistente del Direttore della Scuola Leonardo da Vinci di New York, incarico che fa volgere i suoi interessi verso la scultura. Nel 1927 vince una borsa di studio della Guggenheim Foundation e studia per due anni a Parigi presso Constantin Brancusi. La prima grande commissione è la “Storia del Messico”, una parete in cemento colorato a Città del Messico (1938). Prende ad utilizzare numerosi materiali: ferro, bronzo, marmo, cemento, alluminio. Carta e ceramica. Lavora come scenografo per varie compagnie tra le quali quella di Martha Graham. Si occupa di design del mobile e dei complementi d’arredo e, soprattutto, del design dei giardini (il “Giardino giapponese” per l’UNESCO a Parigi, alcuni giardini per la città di New York, per l’università di Keio in Giappone…). Disegna piazze e sculture per l’arredo urbano (Parco della pace ad Hiroshima, Museo Nazionale di Gerusalemme…). La prima personale, nel 1942, è al Museum of Art di San Francisco e la prima grande antologica, nel 1968, è al Whitney Museum of American Art di New York. Alla Biennale di Venezia del 1986 ha una sala nel padiglione USA. Muore nel 1988 a New York dove è attiva The Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum.
Anna Onesti è nata a Rocca di Papa, Roma, nel 1956, ha studiato presso le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia con Toti Scialoja ed in Decorazione con Francesco Casorati. Nel corso della sua attività ha collaborato con importanti Istituzioni Internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale. Nel 1994 intraprende il primo viaggio in Giappone, approfondendo la conoscenza sia delle tecniche di fabbricazione della carta artigianale sia delle antiche pratiche decorative legate alla tintura dei tessuti. Queste tecniche tintorie, applicate alle carte orientali, documentate nel volume Nuvole di Carta, costituiscono i procedimenti privilegiati nell’esecuzione delle sue opere. Principali mostre personali: “Arti Visive Proposte”, Unione Culturale F. Antonicelli, Torino (1984), “Abiti naturali”, Galleria Studio Legale, Caserta (1992), “Doppio Verso”, Scuderie Aldobrandini, Frascati (2001), “Esche” Lift Gallery, Roma (2002), “Nuvole di Carta-immagini del cielo”, Museo Geofisico, Rocca di Papa (2005). Recenti collettive: “Accordi di Luce: Oriente d’Occidente”, Museo Nazionale d’Arte Orientale, Roma (2001), “Thai Italian Art Space”, National Gallery, Bangkok (2002), “Le mani vogliono vedere…”, Antica Tipografia Abbazia di San Nilo, Grottaferrata (2003), “Carte7”, Fondazione Niavaran, Teheran (2004).
20
aprile 2006
Il dono del gelso
Dal 20 aprile al 17 giugno 2006
arte contemporanea
Location
ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Orario di apertura
lun-ven 9.00-12.30 e 13.30-18.30; merc fino alle 17.30; sab 9.30-13.00
Vernissage
20 Aprile 2006, ore 18.30
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