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Il fascino dell’immagine. Tradizione e modernità
Cinquantasei capolavori di tre grandi maestri del Novecento in dono alla città di Pescara. Continua a seminare bellezza, Alfredo Paglione, il mecenate e collezionista d’arte che per il capoluogo adriatico ha selezionato dipinti dei maestri Arturo Carmassi, Gastón Orellana e Claudio Bonichi, riunendoli nella mostra “Il fascino dell’immagine. Tradizione e modernità” in esposizione permanente al Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara
Comunicato stampa
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Cinquantasei capolavori di tre grandi maestri del Novecento in dono alla città di Pescara. Continua a seminare bellezza, Alfredo Paglione, il mecenate e collezionista d'arte che per il capoluogo adriatico ha selezionato dipinti dei maestri Arturo Carmassi, Gastón Orellana e Claudio Bonichi, riunendoli nella mostra "Il fascino dell'immagine. Tradizione e modernità" in esposizione permanente al Museo d'Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara da venerdì 23 maggio 2014, quando alle ore 11.00 è in programma il vernissage con la partecipazione di Alfredo Paglione e il critico d'arte Sandro Parmiggiani, curatori della mostra, Luigi Albore Mascia, Sindaco di Pescara, e Augusto Di Luzio, presidente della Commissione consiliare Cultura.
La mostra comprende per ciascun artista, gruppi di opere abbastanza omogenei, realizzati in tempi circoscritti: i quindici dipinti, ai quali s’aggiungono sette disegni, di Arturo Carmassi recano date comprese tra il 1968 e il 1972; i ventuno dipinti di Orellana sono datati tra il 1973 e il 1974; le tredici opere di Claudio Bonichi portano date tra il 1980 e il 1997, anche se la loro quasi totalità (dodici su tredici) è stata realizzata in un arco di tempo relativamente più breve, tra il 1988 e il 1997, e comunque l’ispirazione dell’artista è unitaria. Diversi i temi trattati - in Carmassi, le metamorfosi del Minotauro, i cavalieri e le fanciulle che celano le sembianze del proprio volto dietro turbanti e tessuti; in Orellana, gli allucinati, grotteschi personaggi che popolano il teatro ove vanno in scena le sue allucinate rappresentazioni; in Bonichi, i fiori e i frutti quasi sospesi nel vuoto del nulla, e le divine fanciulle che languidamente paiono perse nel loro mondo di sogni - ma che potrebbero essere ricondotti a unità se letti come una personale riflessione dei tre maestri sugli eterni temi del rito, della morte e dell’eros.
I capolavori costituiscono una nuova donazione di Alfredo Paglione alla terra d'Abruzzo dove, così, diventano dieci le sale d'arte allestite con opere provenienti dalla collezione Alfredo e Teresita Paglione, oltre al Colonna di Pescara: Vasto (Palazzo D'Avalos), Chieti (Museo Barbella, Palazzo De' Mayo, Università "d'Annunzio"), Tornareccio (sala d'arte Ottavio Paglione e numerosi mosaici nel “Museo en plein air”), Castelli (Museo delle Ceramiche), Atessa (Museo Sassu), cui si aggiungono gli otto mosaici dedicati a Giovanni Paolo II disseminati in vari centri della nostra regione, per un totale di circa 1500 opere.
Per l'occasione, è stato realizzato un catalogo con testi di Sandro Parmiggiani, Giovanni Gazzaneo e Alfredo Paglione edito da Ianieri Edizioni.
Sandro Parmiggiani
Critico d'arte
"Questa donazione di opere di Bonichi, Carmassi, Orellana al Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara (...) è l’ultimo fuoco acceso da Paglione, segretamente convinto che queste fiamme siano destinate ad ardere e a rafforzarsi, come se, nella notte, guardando dall’alto il suo Abruzzo, se ne potessero vedere i riverberi. Alfredo Paglione ha più volte voluto sottolineare la sua ininterrotta fedeltà all’“immagine”, non il puro soffermarsi sul buon tempo antico, ma l’esigenza di comprendere ciò che, al di là dei mezzi con cui si esprime, parla all’umano sentire, distinguendolo da ciò che, magari avvalendosi degli strumenti del marketing, non ha dentro la sua intima costituzione quell’aspirazione al perenne. Una dichiarazione d’intenti che Alfredo Paglione ha fatto propria con i “fuochi” accesi in Abruzzo, ai quali ora s’aggiunge questo di Pescara, non tanto per preservare la memoria di sé, ma piuttosto quella di artisti con i quali ha avuto, per un periodo più o meno lungo, un sodalizio umano vero. E soprattutto per arricchire la sua terra di opere d’arte, “bene comune” di chi in Abruzzo vive e di chi abbia il desiderio e l’opportunità di recarvisi".
Giovanni Gazzaneo
Presidente Fondazione Crocevia
"Paglione è consapevole che una società senza memoria produce bellezza effimera oppure la deride, l’abbandona, la violenta, e allora il brutto regna sovrano e riduce l’arte a merce di scambio, a questione di mercato che nulla ha a che fare con la cultura. E ha saputo testimoniare che una bellezza autentica invece è ancora possibile. Grande conoscitore d’arte e di uomini, Paglione ha il gusto di cominciare cose nuove. In un Paese come il nostro, sempre più incapace di innovazione perché non sa più progettare il proprio futuro, il mecenate abruzzese ha creato musei, centri culturali e manifestazioni, grazie alla sua generosità, ma soprattutto a questo suo sguardo che sa andare oltre e cogliere nel seme la pianta che verrà generata. Ama citare i versi di un poeta cinese, Kuan-tseu, vissuto nel VII secolo a.C.: “Se tu progetti per un anno, semina grano. Se per dieci anni, pianta un albero. Se per cento anni, diffondi bellezza. Seminando grano, raccoglierai una volta. Piantando un albero, raccoglierai dieci volte. Diffondendo bellezza, raccoglierai cento volte.” E lui ha raccolto tantissimo e altrettanto ha donato: quasi mille opere di grandi artisti italiani e stranieri, da de Chirico a Miró. Alfredo e arte hanno in comune l’iniziale di amore: il suo è stato un amore per l’arte, ma anche l’arte di amare. In tutto quello che ha fatto ha messo amore. Il suo operare nasce da un cuore innamorato. Ha saputo voler bene e farsi voler bene. Perché l’amore è l’unica cosa al mondo che più si divide più cresce, come l’amore di una madre e di un padre per i loro figli... Teresita è stato l’amore di una vita e con lei ha saputo voler bene ai suoi artisti, agli scrittori, ai poeti, a quei figli che non ha mai avuto e che ha trovato nei giovani della sua terra, la terra di Abruzzo".
Alfredo Paglione
"Attraverso le mie donazioni desidero che la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, che riempia i loro occhi e tocchi il loro cuore e faccia loro percepire la luce che c’è sempre oltre il buio. Questa raccolta, del Museo Vittoria Colonna di Pescara, è l’ultima tappa di un cammino iniziato con la creazione del Museo dello Splendore, il Mas, a Giulianova nel 1997 e continuata con l’apertura di tanti Musei o di sezioni d’arte contemporanea in Abruzzo. Un cammino che continua e che ha come filo conduttore il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti".
SCHEDE BIOGRAFICHE
Arturo Carmassi
Nasce a Lucca nel 1925. Da bambino con la famiglia si trasferisce a Torino, dove frequenta i corsi alla Scuola del Paesaggio "Fontanesi" e all’Accademia Albertina. Esordisce nel 1946 alla "Mostra Nazionale del Bianco e Nero" di Torino. Influenzato dal cubismo, visita alcune città d’Europa tra le quali Zurigo, Berna e Parigi, prima di trasferirsi a Milano nel 1952 e lavorare in Brera. È invitato nello stesso anno alla Biennale di Venezia (dove esporrà anche nel 1954 e nel 1962 con una sala personale). All’inizio del decennio risale l’incontro, trasformatosi in un saldo rapporto di lavoro e di amicizia, con Gino Ghiringhelli della Galleria Il Milione. Dal 1957 inizia un’assidua partecipazione a importanti rassegne italiane e straniere: vince il Premio Nazionale di Pittura Golfo della Spezia e tiene la sua prima personale al Milione, poi espone a Roma alla Galleria La Medusa, a Venezia e in Svizzera, Germania, San Paolo del Brasile, New York. Alla metà degli anni Cinquanta il suo interesse si rivolge anche alla scultura, soprattutto di grandi dimensioni, mentre all’inizio degli anni Sessanta in pittura recupera la figurazione. Alla fine di quel decennio si avvia verso una dimensione visionaria e fantastica connessa al Surrealismo. Dalla metà degli anni settanta Carmassi accentra sempre più il suo interesse sulla scultura. La sua attività espositiva in Italia e all’estero diventa via via più intensa. Nel 1987 l’Accademia di Francia a Roma realizza la grande esposizione "Museo immaginario di Arturo Carmassi". Negli anni Novanta Carmassi si avvia verso un linguaggio sempre più essenziale e scarnificato, e nel 1992 e 1994 espone a Firenze, alla Galleria Il Ponte. Nel 2002 è presente nella rassegna "Mediterrània" di Palazzo d’Avalos, Vasto (Ch), mentre nel 2004 è di nuovo in Abruzzo, al Museo d’Arte "Costantino Barbella" di Chieti, per la mostra collettiva "Arte per Immagini". Tra le antologiche più recenti si ricordano quelle di Strasburgo, Firenze, Venezia, Parigi, e le mostre alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio (2005), alla Galleria Morone di Milano (2006, 2007), alla Galleria Arte Studio di Genova (2008). Nel 2009 partecipa al 60o Premio Michetti al MuMi di Francavilla al Mare (Ch). Attualmente vive e lavora a Fucecchio (FI), dove dal 2000 è attiva la Fondazione Carmassi Druart.
Gastón Orellana
Nasce a Valparaiso del Cile nel 1933. Figlio di emigranti spagnoli, madre andalusa e padre dell’Estremadura. A diciotto anni prese la cittadinanza spagnola, dopo aver effettuato un viaggio di studi archeologici attraverso il Perù, la Bolivia e l’Argentina. Fin da giovanissimo stabilisce profonda amicizia con Pablo Neruda e nel 1957 a Buenos Aires conosce Rafael Alberti e Miguel Angel Asturias. Per due anni soggiorna a Maiorca e per dieci anni a Madrid. Dal 1964 al 1971 ha partecipato a numerose collettive che hanno fatto conoscere la pittura spagnola contemporanea in Europa, in Nord America e in Sud America. Le sue opere si trovano in musei importanti e in collezioni private quali: Metropolitan Museum of Art di New York, Usa, Museo di Arte Moderna di San Paolo del Brasile, Museo di Arte Contemporanea di Buenos Aires, Argentina, Isaac Delgado Museum di New Orleans, Usa, Grapich Museum at Public Library di New York, Usa, Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile, Museum of Fine Arts di Phoenix, Arizona, Usa, Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, Spagna; Museo Municipale di Belle Arti di Vina del Mar, Cile; Collezione Joseph H. Hirshhorn, Connecticut, Usa, Collezione Joseph Berstein, New Orleans Usa, H. Hart and Martha Jackson Gallery, New York, Usa, Collezione D. Fermin de la Sierra, Madrid, Spagna. Nel 2005 viene esposta per prima volta l’opera Crucifixion n1, proprietà dei Musei Vaticani nella Santa Casa di Loreto. Nello stesso anno, l’opera La cama escarlata (NY 1967) è inclusa nella grande mostra Il male alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di Torino, curata da Vittorio Sgarbi, che comprende opere dei più significativi maestri dal Quattrocento al Novecento.
Ha scritto di lui Pablo Neruda: “Ciò che esiste nella pittura di Gaston Orellana è vivo come la vita: così sicuro come un oggetto misterioso come una pietra. Forse la sua arte accanita è un’estensione dell’anima; ma così materiale, tattile e rugosa e fertile come l’involucro d’un frutto. Queste scorze del mistero o abiti del sogno si possono toccare con mano e cantano, si possono percorrere nell’ardente lavoro della sua gelosia personale”.
Claudio Bonichi
Nasce a Novi Ligure (Al) nel 1943, figlio di un ufficiale dell’aviazione. Il lavoro del padre comporta frequenti trasferimenti, tra cui a Roma, che diverrà la sua città d’adozione. Esordisce con una personale di dipinti e incisioni nel 1964 alla Galleria Sant’Andrea di Savona. Claudio Bonichi è considerato uno degli esponenti più interessanti della "Nuova Metafisica": oltre che in Italia, espone in importanti sedi pubbliche e private in Olanda, Danimarca, Germania, Giappone, Canada, Francia, Belgio, Spagna. Numerosissime le esposizioni in gallerie italiane e straniere, come la Galleria Forni di Bologna, la Davico di Torino, Il Gabbiano di Roma, la Madison Gallery di Toronto, la Galeria Rayuela di Madrid, la Galleria Levy di Amburgo, la Pelaires di Palma di Maiorca. Uno dei rapporti più stretti avviene con la Galleria Trentadue di Milano, con la quale risale al 1980 la prima personale, dove sarà in seguito frequentemente presente sia con personali (nel 1982, 1985 e 1987, e nella nuova sede di Via Appiani nel 1990, 1994 e 1999) sia in collettive (1985 e 1993).
Nel 1999 partecipa alla Quadriennale di Roma. Maurizio Fagiolo dell’Arco lo presenta alla Galleria Appiani Arte Trentadue nella mostra "2000. Elogio della bellezza. De Methaphisica" (1999). Nel 2000 è presente alla rassegna "L’immagine della Parola" al Palazzo Apostolico di Loreto e nel 2002 partecipa alla rassegna "Mediterrània", a Palazzo d’Avalos di Vasto, ed espone alla Galéria Juan Gris di Madrid. Nel 2003 e nel 2004 tiene personali in Olanda e in Brasile (San Paolo, Belo Horizonte, Santo Andrè e Fortaleza); ancora nel 2004 è presente alla mostra permanente "Arte per Immagini" del Museo d’Arte "Costantino Barbella" di Chieti; nel 2005 espone a Roma e a Brescia; nel 2006 espone a Barcellona, presentato da Elio Traina, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, e per il ministro degli Esteri italiano partecipa alla mostra "MITHOS", itinerante nei musei di Atene, Cipro, Tirana e Montecarlo. Tra le esposizioni più recenti vi sono quella al Museo Michetti di Francavilla al Mare (2007), al Maschio Angioino di Napoli (2008), al Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi di Matera (2008), al Complesso Monumentale Santa Maria del Rifugio, Cava de’ Tirreni (2010), alla Galleria Federico Rui di Milano (2011).
La mostra comprende per ciascun artista, gruppi di opere abbastanza omogenei, realizzati in tempi circoscritti: i quindici dipinti, ai quali s’aggiungono sette disegni, di Arturo Carmassi recano date comprese tra il 1968 e il 1972; i ventuno dipinti di Orellana sono datati tra il 1973 e il 1974; le tredici opere di Claudio Bonichi portano date tra il 1980 e il 1997, anche se la loro quasi totalità (dodici su tredici) è stata realizzata in un arco di tempo relativamente più breve, tra il 1988 e il 1997, e comunque l’ispirazione dell’artista è unitaria. Diversi i temi trattati - in Carmassi, le metamorfosi del Minotauro, i cavalieri e le fanciulle che celano le sembianze del proprio volto dietro turbanti e tessuti; in Orellana, gli allucinati, grotteschi personaggi che popolano il teatro ove vanno in scena le sue allucinate rappresentazioni; in Bonichi, i fiori e i frutti quasi sospesi nel vuoto del nulla, e le divine fanciulle che languidamente paiono perse nel loro mondo di sogni - ma che potrebbero essere ricondotti a unità se letti come una personale riflessione dei tre maestri sugli eterni temi del rito, della morte e dell’eros.
I capolavori costituiscono una nuova donazione di Alfredo Paglione alla terra d'Abruzzo dove, così, diventano dieci le sale d'arte allestite con opere provenienti dalla collezione Alfredo e Teresita Paglione, oltre al Colonna di Pescara: Vasto (Palazzo D'Avalos), Chieti (Museo Barbella, Palazzo De' Mayo, Università "d'Annunzio"), Tornareccio (sala d'arte Ottavio Paglione e numerosi mosaici nel “Museo en plein air”), Castelli (Museo delle Ceramiche), Atessa (Museo Sassu), cui si aggiungono gli otto mosaici dedicati a Giovanni Paolo II disseminati in vari centri della nostra regione, per un totale di circa 1500 opere.
Per l'occasione, è stato realizzato un catalogo con testi di Sandro Parmiggiani, Giovanni Gazzaneo e Alfredo Paglione edito da Ianieri Edizioni.
Sandro Parmiggiani
Critico d'arte
"Questa donazione di opere di Bonichi, Carmassi, Orellana al Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara (...) è l’ultimo fuoco acceso da Paglione, segretamente convinto che queste fiamme siano destinate ad ardere e a rafforzarsi, come se, nella notte, guardando dall’alto il suo Abruzzo, se ne potessero vedere i riverberi. Alfredo Paglione ha più volte voluto sottolineare la sua ininterrotta fedeltà all’“immagine”, non il puro soffermarsi sul buon tempo antico, ma l’esigenza di comprendere ciò che, al di là dei mezzi con cui si esprime, parla all’umano sentire, distinguendolo da ciò che, magari avvalendosi degli strumenti del marketing, non ha dentro la sua intima costituzione quell’aspirazione al perenne. Una dichiarazione d’intenti che Alfredo Paglione ha fatto propria con i “fuochi” accesi in Abruzzo, ai quali ora s’aggiunge questo di Pescara, non tanto per preservare la memoria di sé, ma piuttosto quella di artisti con i quali ha avuto, per un periodo più o meno lungo, un sodalizio umano vero. E soprattutto per arricchire la sua terra di opere d’arte, “bene comune” di chi in Abruzzo vive e di chi abbia il desiderio e l’opportunità di recarvisi".
Giovanni Gazzaneo
Presidente Fondazione Crocevia
"Paglione è consapevole che una società senza memoria produce bellezza effimera oppure la deride, l’abbandona, la violenta, e allora il brutto regna sovrano e riduce l’arte a merce di scambio, a questione di mercato che nulla ha a che fare con la cultura. E ha saputo testimoniare che una bellezza autentica invece è ancora possibile. Grande conoscitore d’arte e di uomini, Paglione ha il gusto di cominciare cose nuove. In un Paese come il nostro, sempre più incapace di innovazione perché non sa più progettare il proprio futuro, il mecenate abruzzese ha creato musei, centri culturali e manifestazioni, grazie alla sua generosità, ma soprattutto a questo suo sguardo che sa andare oltre e cogliere nel seme la pianta che verrà generata. Ama citare i versi di un poeta cinese, Kuan-tseu, vissuto nel VII secolo a.C.: “Se tu progetti per un anno, semina grano. Se per dieci anni, pianta un albero. Se per cento anni, diffondi bellezza. Seminando grano, raccoglierai una volta. Piantando un albero, raccoglierai dieci volte. Diffondendo bellezza, raccoglierai cento volte.” E lui ha raccolto tantissimo e altrettanto ha donato: quasi mille opere di grandi artisti italiani e stranieri, da de Chirico a Miró. Alfredo e arte hanno in comune l’iniziale di amore: il suo è stato un amore per l’arte, ma anche l’arte di amare. In tutto quello che ha fatto ha messo amore. Il suo operare nasce da un cuore innamorato. Ha saputo voler bene e farsi voler bene. Perché l’amore è l’unica cosa al mondo che più si divide più cresce, come l’amore di una madre e di un padre per i loro figli... Teresita è stato l’amore di una vita e con lei ha saputo voler bene ai suoi artisti, agli scrittori, ai poeti, a quei figli che non ha mai avuto e che ha trovato nei giovani della sua terra, la terra di Abruzzo".
Alfredo Paglione
"Attraverso le mie donazioni desidero che la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, che riempia i loro occhi e tocchi il loro cuore e faccia loro percepire la luce che c’è sempre oltre il buio. Questa raccolta, del Museo Vittoria Colonna di Pescara, è l’ultima tappa di un cammino iniziato con la creazione del Museo dello Splendore, il Mas, a Giulianova nel 1997 e continuata con l’apertura di tanti Musei o di sezioni d’arte contemporanea in Abruzzo. Un cammino che continua e che ha come filo conduttore il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti".
SCHEDE BIOGRAFICHE
Arturo Carmassi
Nasce a Lucca nel 1925. Da bambino con la famiglia si trasferisce a Torino, dove frequenta i corsi alla Scuola del Paesaggio "Fontanesi" e all’Accademia Albertina. Esordisce nel 1946 alla "Mostra Nazionale del Bianco e Nero" di Torino. Influenzato dal cubismo, visita alcune città d’Europa tra le quali Zurigo, Berna e Parigi, prima di trasferirsi a Milano nel 1952 e lavorare in Brera. È invitato nello stesso anno alla Biennale di Venezia (dove esporrà anche nel 1954 e nel 1962 con una sala personale). All’inizio del decennio risale l’incontro, trasformatosi in un saldo rapporto di lavoro e di amicizia, con Gino Ghiringhelli della Galleria Il Milione. Dal 1957 inizia un’assidua partecipazione a importanti rassegne italiane e straniere: vince il Premio Nazionale di Pittura Golfo della Spezia e tiene la sua prima personale al Milione, poi espone a Roma alla Galleria La Medusa, a Venezia e in Svizzera, Germania, San Paolo del Brasile, New York. Alla metà degli anni Cinquanta il suo interesse si rivolge anche alla scultura, soprattutto di grandi dimensioni, mentre all’inizio degli anni Sessanta in pittura recupera la figurazione. Alla fine di quel decennio si avvia verso una dimensione visionaria e fantastica connessa al Surrealismo. Dalla metà degli anni settanta Carmassi accentra sempre più il suo interesse sulla scultura. La sua attività espositiva in Italia e all’estero diventa via via più intensa. Nel 1987 l’Accademia di Francia a Roma realizza la grande esposizione "Museo immaginario di Arturo Carmassi". Negli anni Novanta Carmassi si avvia verso un linguaggio sempre più essenziale e scarnificato, e nel 1992 e 1994 espone a Firenze, alla Galleria Il Ponte. Nel 2002 è presente nella rassegna "Mediterrània" di Palazzo d’Avalos, Vasto (Ch), mentre nel 2004 è di nuovo in Abruzzo, al Museo d’Arte "Costantino Barbella" di Chieti, per la mostra collettiva "Arte per Immagini". Tra le antologiche più recenti si ricordano quelle di Strasburgo, Firenze, Venezia, Parigi, e le mostre alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio (2005), alla Galleria Morone di Milano (2006, 2007), alla Galleria Arte Studio di Genova (2008). Nel 2009 partecipa al 60o Premio Michetti al MuMi di Francavilla al Mare (Ch). Attualmente vive e lavora a Fucecchio (FI), dove dal 2000 è attiva la Fondazione Carmassi Druart.
Gastón Orellana
Nasce a Valparaiso del Cile nel 1933. Figlio di emigranti spagnoli, madre andalusa e padre dell’Estremadura. A diciotto anni prese la cittadinanza spagnola, dopo aver effettuato un viaggio di studi archeologici attraverso il Perù, la Bolivia e l’Argentina. Fin da giovanissimo stabilisce profonda amicizia con Pablo Neruda e nel 1957 a Buenos Aires conosce Rafael Alberti e Miguel Angel Asturias. Per due anni soggiorna a Maiorca e per dieci anni a Madrid. Dal 1964 al 1971 ha partecipato a numerose collettive che hanno fatto conoscere la pittura spagnola contemporanea in Europa, in Nord America e in Sud America. Le sue opere si trovano in musei importanti e in collezioni private quali: Metropolitan Museum of Art di New York, Usa, Museo di Arte Moderna di San Paolo del Brasile, Museo di Arte Contemporanea di Buenos Aires, Argentina, Isaac Delgado Museum di New Orleans, Usa, Grapich Museum at Public Library di New York, Usa, Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile, Museum of Fine Arts di Phoenix, Arizona, Usa, Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, Spagna; Museo Municipale di Belle Arti di Vina del Mar, Cile; Collezione Joseph H. Hirshhorn, Connecticut, Usa, Collezione Joseph Berstein, New Orleans Usa, H. Hart and Martha Jackson Gallery, New York, Usa, Collezione D. Fermin de la Sierra, Madrid, Spagna. Nel 2005 viene esposta per prima volta l’opera Crucifixion n1, proprietà dei Musei Vaticani nella Santa Casa di Loreto. Nello stesso anno, l’opera La cama escarlata (NY 1967) è inclusa nella grande mostra Il male alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di Torino, curata da Vittorio Sgarbi, che comprende opere dei più significativi maestri dal Quattrocento al Novecento.
Ha scritto di lui Pablo Neruda: “Ciò che esiste nella pittura di Gaston Orellana è vivo come la vita: così sicuro come un oggetto misterioso come una pietra. Forse la sua arte accanita è un’estensione dell’anima; ma così materiale, tattile e rugosa e fertile come l’involucro d’un frutto. Queste scorze del mistero o abiti del sogno si possono toccare con mano e cantano, si possono percorrere nell’ardente lavoro della sua gelosia personale”.
Claudio Bonichi
Nasce a Novi Ligure (Al) nel 1943, figlio di un ufficiale dell’aviazione. Il lavoro del padre comporta frequenti trasferimenti, tra cui a Roma, che diverrà la sua città d’adozione. Esordisce con una personale di dipinti e incisioni nel 1964 alla Galleria Sant’Andrea di Savona. Claudio Bonichi è considerato uno degli esponenti più interessanti della "Nuova Metafisica": oltre che in Italia, espone in importanti sedi pubbliche e private in Olanda, Danimarca, Germania, Giappone, Canada, Francia, Belgio, Spagna. Numerosissime le esposizioni in gallerie italiane e straniere, come la Galleria Forni di Bologna, la Davico di Torino, Il Gabbiano di Roma, la Madison Gallery di Toronto, la Galeria Rayuela di Madrid, la Galleria Levy di Amburgo, la Pelaires di Palma di Maiorca. Uno dei rapporti più stretti avviene con la Galleria Trentadue di Milano, con la quale risale al 1980 la prima personale, dove sarà in seguito frequentemente presente sia con personali (nel 1982, 1985 e 1987, e nella nuova sede di Via Appiani nel 1990, 1994 e 1999) sia in collettive (1985 e 1993).
Nel 1999 partecipa alla Quadriennale di Roma. Maurizio Fagiolo dell’Arco lo presenta alla Galleria Appiani Arte Trentadue nella mostra "2000. Elogio della bellezza. De Methaphisica" (1999). Nel 2000 è presente alla rassegna "L’immagine della Parola" al Palazzo Apostolico di Loreto e nel 2002 partecipa alla rassegna "Mediterrània", a Palazzo d’Avalos di Vasto, ed espone alla Galéria Juan Gris di Madrid. Nel 2003 e nel 2004 tiene personali in Olanda e in Brasile (San Paolo, Belo Horizonte, Santo Andrè e Fortaleza); ancora nel 2004 è presente alla mostra permanente "Arte per Immagini" del Museo d’Arte "Costantino Barbella" di Chieti; nel 2005 espone a Roma e a Brescia; nel 2006 espone a Barcellona, presentato da Elio Traina, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, e per il ministro degli Esteri italiano partecipa alla mostra "MITHOS", itinerante nei musei di Atene, Cipro, Tirana e Montecarlo. Tra le esposizioni più recenti vi sono quella al Museo Michetti di Francavilla al Mare (2007), al Maschio Angioino di Napoli (2008), al Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi di Matera (2008), al Complesso Monumentale Santa Maria del Rifugio, Cava de’ Tirreni (2010), alla Galleria Federico Rui di Milano (2011).
23
maggio 2014
Il fascino dell’immagine. Tradizione e modernità
23 maggio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE MODERNA VITTORIA COLONNA
Pescara, Piazza I Maggio, 10, (Pescara)
Pescara, Piazza I Maggio, 10, (Pescara)
Vernissage
23 Maggio 2014, h 11
Autore
Curatore