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Il frutto maturo e la terra indifferente
la mostra riunisce sette artisti internazionali come tributo a quegli artisti che con le loro opere resistono alle nostre percezioni e assunti più ovvi. Ispirata a una poesia di Nivola, il progetto espositivo celebra l’incertezza e il gioco in contrapposizione al facile appagamento.
Comunicato stampa
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Il frutto maturo e la terra indifferente è la prima di una serie di mostre inaugurata dal Museo Nivola di Orani. Aperto nel 1995, il museo è dedicato all’arte di Costantino Nivola (Orani 1911- East Hampton 1988), una figura di spicco nel dialogo internazionale tra scultura e architettura a partire dai primi anni Cinquanta. Il nuovo programma espositivo, lanciato da Giuliana Altea e Antonella Camarda, intende esplorare da una prospettiva contemporanea i temi centrali dell’opera di Nivola: Il rapporto della scultura con la dimensione pubblica, la partecipazione, l’idea utopica di comunità, il ruolo attivo dell’artista nella società. La mostra Il frutto maturo e la terra indifferente riunisce sette artisti internazionali come tributo a quegli artisti che attraverso le loro opere e il loro linguaggio resistono alle nostre percezioni e assunti più ovvi. Ispirata a una poesia di Costantino Nivola, la mostra celebra l’incertezza e il gioco in contrapposizione al facile appagamento.
“Essere toccati significa imparare ad ascoltare, accogliere le cose e trasformarsi,
rompere qualcosa di se e ricomporsi con nuove alleanze.”
– Marina Garces, “Honesty with the Real”
Nel gennaio 1988, alcuni mesi prima di morire, Costantino Nivola scrisse una poesia che evoca il libro dell’Ecclesiaste e la sua ben nota descrizione del ciclo della vita umana. Il libro finisce, come prevedibile, con la fine della vita, o, nelle parole di Nivola, con “Il tempo di lasciar cadere il proprio bagaglio di esperienza/Come il frutto maturo che dall’albero/Cade sulla terra indifferente.”
La metafora scelta da Nivola per la maturazione della vita allude a una storia che l’artista era solito raccontare, quella di un ragazzo povero che stava fuori dall’orto di un uomo ricco, aspettando che pochi frutti cadessero fuori dal giardino, dal suo lato del muro. Nivola, naturalmente, stava raccontando la sua storia: quella del figlio di un muratore nella Sardegna contadina che si sforzava, se non di raggiungere l’orto del modernismo, di raccoglierne un piccolo frutto.
C’è comunque un altro modo di interpretare l’ultimo verso di Nivola, e questo implica ritornare al significato dato da Martin Heidegger al mondo e alla terra nel suo saggio “L’origine dell’opera d’arte”. Per il filosofo tedesco, il mondo non dovrebbe essere ridotto a una semplice totalità oggettiva o a un contesto empirico. Il mondo, afferma, è il venire insieme di elementi che offrono significato, e perciò si riferisce a un insieme di relazioni che noi creiamo, abitiamo e condividiamo. Per esempio, è solo quando vengono insieme in una certa disposizione che le pietre cominciano a essere percepite come muro. Tuttavia, perché possa stare in piedi, il muro – come parte di un mondo o come mondo in sé – si fonda sulla terra. La terra è quindi al tempo stesso ciò che rende possibile e sostiene il mondo e il suo significato. Ma la terra, come spiega Heidegger, resiste anche al mondo che per altri versi rende possibile: essa in effetti consente una ricchezza di significato che non si esaurisce mai. La terra non solo sostiene, ma anche perfora il mondo che rende possibile, così come l’albero spunta fuori dall’apertura che Costantino Nivola tagliò nel muro indipendente da lui costruito nel giardino della sua casa di Long Island. Perciò, come conclude Heidegger, tra il mondo – che si sforza di racchiudere significato – e la terra – che instancabilmente resiste ad esso – c’è una lotta: una lotta che non deve essere risolta, a rischio di esaurire sia il mondo sia la terra. Questa è insieme l’origine e il compito dell’arte: nel riconoscere la lotta, l’arte offre la possibilità di attingere creativamente a una dimensione di alterità che non può essere pienamente fatta propria, padroneggiata o manipolata.
Nel giardino della sua casa di Long Island, Costantino Nivola installò nel 1950 un muro indipendente con un’apertura che premetteva a un albero di crescere al suo interno. Il muro, che non si limita semplicemente a chiudere o circoscrivere ma serve come apertura, offre un esempio evidente della visione heideggeriana dell’arte, una visione che riconosce liberamente la lotta tra il mondo e la terra. Nel giardino di Nivola, il frutto maturo non è più, com’era per l’artista nella sua infanzia, un mero oggetto del desiderio, da consumare o, per citare Heidegger, da “esaurire”. Piuttosto, il frutto ritorna alla terra e arricchisce il suolo su cui altre opere e mondi potranno da quel momento sorgere. Qui il frutto serve come metafora della maturità di un mondo in cui si svolge la lotta della creazione.
Traendo ispirazione da una poesia di Costantino Nivola, la mostra Il frutto maturo e la terra indifferente celebra l’incertezza e il gioco in contrapposizione all’accontentarsi, dalla parola latina contentum, contenuto – letteralmente una cosa contenuta. Prima mostra di un programma avviato quest’anno dal Museo Nivola, Il frutto maturo e la terra indifferente rende omaggio a sei artisti internazionali che attraverso il loro lavoro mettono in discussione il nostro modo di costruire il significato e di percepire il mondo. Tramite operazioni come il tagliare, perforare, sovrapporre, graffiare, Ivan Argote, Jordi Colomer, Loreto Martinez Troncoso, Jean-Luc Moulene, Xavier Querel, Bojan Šarčević e Éric Stephany ci ricordano solo questo: che non possiamo mai accontentarci del significato, perché esso deve essere costantemente condiviso e rielaborato, sotto forma di una pluralita di mondi che rispettano l’indifferenza della terra.
Lore Gablier and Dean Inkster
“Essere toccati significa imparare ad ascoltare, accogliere le cose e trasformarsi,
rompere qualcosa di se e ricomporsi con nuove alleanze.”
– Marina Garces, “Honesty with the Real”
Nel gennaio 1988, alcuni mesi prima di morire, Costantino Nivola scrisse una poesia che evoca il libro dell’Ecclesiaste e la sua ben nota descrizione del ciclo della vita umana. Il libro finisce, come prevedibile, con la fine della vita, o, nelle parole di Nivola, con “Il tempo di lasciar cadere il proprio bagaglio di esperienza/Come il frutto maturo che dall’albero/Cade sulla terra indifferente.”
La metafora scelta da Nivola per la maturazione della vita allude a una storia che l’artista era solito raccontare, quella di un ragazzo povero che stava fuori dall’orto di un uomo ricco, aspettando che pochi frutti cadessero fuori dal giardino, dal suo lato del muro. Nivola, naturalmente, stava raccontando la sua storia: quella del figlio di un muratore nella Sardegna contadina che si sforzava, se non di raggiungere l’orto del modernismo, di raccoglierne un piccolo frutto.
C’è comunque un altro modo di interpretare l’ultimo verso di Nivola, e questo implica ritornare al significato dato da Martin Heidegger al mondo e alla terra nel suo saggio “L’origine dell’opera d’arte”. Per il filosofo tedesco, il mondo non dovrebbe essere ridotto a una semplice totalità oggettiva o a un contesto empirico. Il mondo, afferma, è il venire insieme di elementi che offrono significato, e perciò si riferisce a un insieme di relazioni che noi creiamo, abitiamo e condividiamo. Per esempio, è solo quando vengono insieme in una certa disposizione che le pietre cominciano a essere percepite come muro. Tuttavia, perché possa stare in piedi, il muro – come parte di un mondo o come mondo in sé – si fonda sulla terra. La terra è quindi al tempo stesso ciò che rende possibile e sostiene il mondo e il suo significato. Ma la terra, come spiega Heidegger, resiste anche al mondo che per altri versi rende possibile: essa in effetti consente una ricchezza di significato che non si esaurisce mai. La terra non solo sostiene, ma anche perfora il mondo che rende possibile, così come l’albero spunta fuori dall’apertura che Costantino Nivola tagliò nel muro indipendente da lui costruito nel giardino della sua casa di Long Island. Perciò, come conclude Heidegger, tra il mondo – che si sforza di racchiudere significato – e la terra – che instancabilmente resiste ad esso – c’è una lotta: una lotta che non deve essere risolta, a rischio di esaurire sia il mondo sia la terra. Questa è insieme l’origine e il compito dell’arte: nel riconoscere la lotta, l’arte offre la possibilità di attingere creativamente a una dimensione di alterità che non può essere pienamente fatta propria, padroneggiata o manipolata.
Nel giardino della sua casa di Long Island, Costantino Nivola installò nel 1950 un muro indipendente con un’apertura che premetteva a un albero di crescere al suo interno. Il muro, che non si limita semplicemente a chiudere o circoscrivere ma serve come apertura, offre un esempio evidente della visione heideggeriana dell’arte, una visione che riconosce liberamente la lotta tra il mondo e la terra. Nel giardino di Nivola, il frutto maturo non è più, com’era per l’artista nella sua infanzia, un mero oggetto del desiderio, da consumare o, per citare Heidegger, da “esaurire”. Piuttosto, il frutto ritorna alla terra e arricchisce il suolo su cui altre opere e mondi potranno da quel momento sorgere. Qui il frutto serve come metafora della maturità di un mondo in cui si svolge la lotta della creazione.
Traendo ispirazione da una poesia di Costantino Nivola, la mostra Il frutto maturo e la terra indifferente celebra l’incertezza e il gioco in contrapposizione all’accontentarsi, dalla parola latina contentum, contenuto – letteralmente una cosa contenuta. Prima mostra di un programma avviato quest’anno dal Museo Nivola, Il frutto maturo e la terra indifferente rende omaggio a sei artisti internazionali che attraverso il loro lavoro mettono in discussione il nostro modo di costruire il significato e di percepire il mondo. Tramite operazioni come il tagliare, perforare, sovrapporre, graffiare, Ivan Argote, Jordi Colomer, Loreto Martinez Troncoso, Jean-Luc Moulene, Xavier Querel, Bojan Šarčević e Éric Stephany ci ricordano solo questo: che non possiamo mai accontentarci del significato, perché esso deve essere costantemente condiviso e rielaborato, sotto forma di una pluralita di mondi che rispettano l’indifferenza della terra.
Lore Gablier and Dean Inkster
29
maggio 2015
Il frutto maturo e la terra indifferente
Dal 29 maggio al 31 agosto 2015
arte contemporanea
Location
MUSEO NIVOLA
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Biglietti
€ 5,00 tariffa intera
€ 3,00 tariffa ridotta per residenti
gratis fino ai 18 anni, over 65, disabili, accompagnatori; possessori della tessera amici, sostenitori e benefattori del museo.
Orario di apertura
da martedì alla domenica ore 10:00-13:00 e 16:30 -20:00
Vernissage
29 Maggio 2015, ore 18:00
Autore
Curatore