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Il giardino ritrovato
Sono esposti cinquantadue dipinti di altrettanti artisti italiani del novecento e contemporanei, tutti dedicati ai fiori nelle diverse modalità di rappresentazione
Comunicato stampa
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Scrive Stefano Crespi nella presentazione in catalogo:
(...) Il bellissimo titolo proustiano era già stato il tema di una mostra in questa Galleria, nel mese di maggio del 1995: mostra che era stata introdotta da Orlando Consonni, titolare della Galleria, di cui ricordiamo il tratto sensibile della figura umana e la cura raffinata delle sue edizioni.
Rispetto all’orizzonte vertiginoso dei linguaggi, il titolo è apparentemente eccentrico, in una sorta quasi di improbabilità: ma a maggior ragione nella nostra esperienza psichica, perfino nella nostra vita quotidiana, l’aspetto simbolico del tema finisce per intimamente corrispondere a quei misteri elegiaci del tempo, della durée, della memoria che vivono, sopravvivono nell’orizzonte dell’umano.
Nelle circostanze più varie (di mostre, di fatti letterari, o di semplice riflessione) viene sottolineato il cambiamento espressivo (epocale) che attraversa la contemporaneità e in cui siamo immersi: le parole sono state consumate, sono diventate «cose» e non «segni» (scriveva già Sartre). La pittura, nella sua lunga storia umanistica, sembra essere già stata dipinta tutta. C’è la percezione dello svanire della storia, della caduta dell’evento. Nella perdita dei nostri ricordi, dei nomi, dei volti, delle forme conosciute, tutto sembra accadere e consumarsi come su una superficie vuota, mediatica. Una contemporaneità creata artificialmente.
Ora a un confine estremo di commiato dai linguaggi, nulla forse come un fiore può dire la fugacità, la cadenza, la bellezza, il simbolo, l’ombra dell’esistere. Nel tremore, nel vento stesso della vita, il fiore è come una parola che nessuno ha mai detto. (...)
(...) Il bellissimo titolo proustiano era già stato il tema di una mostra in questa Galleria, nel mese di maggio del 1995: mostra che era stata introdotta da Orlando Consonni, titolare della Galleria, di cui ricordiamo il tratto sensibile della figura umana e la cura raffinata delle sue edizioni.
Rispetto all’orizzonte vertiginoso dei linguaggi, il titolo è apparentemente eccentrico, in una sorta quasi di improbabilità: ma a maggior ragione nella nostra esperienza psichica, perfino nella nostra vita quotidiana, l’aspetto simbolico del tema finisce per intimamente corrispondere a quei misteri elegiaci del tempo, della durée, della memoria che vivono, sopravvivono nell’orizzonte dell’umano.
Nelle circostanze più varie (di mostre, di fatti letterari, o di semplice riflessione) viene sottolineato il cambiamento espressivo (epocale) che attraversa la contemporaneità e in cui siamo immersi: le parole sono state consumate, sono diventate «cose» e non «segni» (scriveva già Sartre). La pittura, nella sua lunga storia umanistica, sembra essere già stata dipinta tutta. C’è la percezione dello svanire della storia, della caduta dell’evento. Nella perdita dei nostri ricordi, dei nomi, dei volti, delle forme conosciute, tutto sembra accadere e consumarsi come su una superficie vuota, mediatica. Una contemporaneità creata artificialmente.
Ora a un confine estremo di commiato dai linguaggi, nulla forse come un fiore può dire la fugacità, la cadenza, la bellezza, il simbolo, l’ombra dell’esistere. Nel tremore, nel vento stesso della vita, il fiore è come una parola che nessuno ha mai detto. (...)
10
maggio 2007
Il giardino ritrovato
Dal 10 maggio al 30 giugno 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA PONTE ROSSO
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19
Vernissage
10 Maggio 2007, ore 18
Autore