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Il luogo della rappresentazione. Architettura 31
Mostra di architettura
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugurazione e inaugurazione anno accademico 2008-2009
per la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
giovedì, 19 febbraio 2009 – ore 18.00
Interverranno:
Gino Malacarne
Preside della Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
Guido Gambetta
Pro-Rettore incaricato per le Sedi Decentrate
Lezione inaugurale:
Giorgio Pressburger
“Il gran teatro del mondo”
Alma Mater Studiorum
Università di Bologna
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
Sede di Cesena
Via Cavalcavia, 55 - 47023 Cesena (FC)
Tel.: +39 0547 338311 Fax: +39 0547 338307
www.arch.unibo.it
e-mail: facarc.mostre@unibo.it
Enti promotori:
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, Sede di Cesena
Comune di Cesena
Mostra e volume ideati e prodotti dalla
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi“
Curatori del volume e della mostra
Gianni Braghieri con Giovanni Poletti
Allestimento:
Gianni Braghieri
con Giovanni Poletti
Christian Casadei
Martina D’Alessandro
Alessandro Pretolani
Redazione volume:
Christian Casadei
Martina D’Alessandro
Alessandro Pretolani
Ufficio mostre
Gianni Braghieri (responsabile scientifico)
Giovanni Poletti (responsabile)
Elena Casadei
Agnese Fantini
Marco Magnani
Valentina Montalti
Volume
IL LUOGO DELLA RAPPRESENTAZIONE
ARCHITETTURA 32.
pubblicato per i tipi della CLUEB
Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna © 2009
con il contributo di
Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena
Ser.In.Ar.
È significativo che dopo l’istituzione presso la Facoltà di architettura “Aldo Rossi” del Laboratorio di Sintesi finale «Il Teatro» lo stesso – nel corso dell’anno accademico immediatamente successivo – cambiasse nome assumendo la titolazione de’ «Il Luogo della Rappresentazione» per mantenerla inalterata a tutt’oggi. L’originaria titolazione – già al termine del primo anno - parve immediatamente restrittiva ed eccessivamente circoscritta per comprendere un campo disciplinare così vasto e poliedrico quale quello afferente al tema della rappresentazione teatrale o, in senso ancor più generico, al tema dello spettacolo.
L’architettura in sé, secondo la raccomandazione vitruviana, si compone si una poliedricità di saperi afferenti la cui conoscenza è imprescindibile: «A determinare la professionalità dell’architetto contribuiscono numerose discipline e svariate cognizioni perché è lui a dover vagliare e approvare quanto viene prodotto dalle altre arti. Questa scienza è frutto di esperienza pratica e di fondamenti teorici. [...] Di conseguenza egli – l’architetto – deve essere versato nelle lettere, abile disegnatore, esperto di geometria, conoscitore di molti fatti storici; nondimeno abbia anche cognizioni in campo filosofico e musicale, non sia ignaro di medicina, conosca la giurisprudenza e le leggi astronomiche».
Una tale raccomandazione, che Vitruvio pone significativamente all’inizio del primo dei suoi dieci libri, rispecchia – per molti aspetti – la consapevolezza che ci colse nell’avvertire tutta l’inadeguatezza della primitiva titolazione del Laboratorio: l’architettura, disciplina per sua natura complessa ed articolata, quando applicata alla progettazione dello spazio teatrale per lo spettacolo, si amplia esponenzialmente espandendo la propria portata disciplinare fino agli estremi confini del proprio ambito peculiare.
In questi giorni, elaborando il menabò di questa pubblicazione, ci rendiamo conto che quella scelta fu giusta.
Programmaticamente il significato assegnato al concetto di “luogo” – nell’accezione propria del Laboratorio – non assume, oggi come allora, solamente la dimensione del “contesto” fisico ed urbano, quanto quella metafisica e metaforica del “luogo” speculativo, ovvero quella dimensione disciplinare ed insieme culturale in cui si manifestano tutte le riflessioni attorno al tema proprio dell’architettura della rappresentazione. Il teatro e con esso l’architettura dello spazio teatrale – nell’accezione più vasta del termine – determina un caso di assoluta singolarità nella storia della disciplina, presentando ambivalenze, ambiguità, singolarità, contaminazioni, afferenze comuni ad altri ambiti della disciplina stessa, ma anche profonde ed imprescindibili “interferenze” con i mondi della musica, della letteratura, della coreutica, delle arti figurative in senso assolutamente lato.
La mostra e la pubblicazione che presentiamo testimoniano esattamente questa prospettiva disciplinare e questo contesto culturale. I materiali e gli interventi che le compongono rispecchiano l’adesione a questa modalità aperta, divergente eppure coerente e contingente, ad un tempo. La diversità dei registri degli interventi testimonia la molteplicità degli ambiti indagati e la complessità dei rimandi disciplinari.
La struttura stessa del laboratorio prevede un primo approccio conoscitivo al tema del luogo della rappresentazione mediato attraverso lo studio, la conoscenza ed il ridisegno di alcuni complessi, tra le tante “macchine teatrali” presenti sul territorio della regione Emilia Romagna e delle regioni confinanti; il ridisegno assolve, in progress, allo scopo di costituire ed arricchire un archivio, un vero e proprio atlante, relativo alla documentazione storica oltre che grafica del ricchissimo patrimonio di teatri storici all’italiana del territorio.
L’atto stesso del disegnare o ri-disegnare determina metodologicamente la possibilità, ed insieme, l’opportunità di riconsiderare l’oggetto d’indagine grafica secondo le trame disciplinari che hanno condotto alla sua definizione e configurazione “conclusiva”. Il disegno è quindi, al tempo stesso, scrittura, ri-scrittura e strumento critico di comprensione nell’ambito disciplinare dell’architettura, attraverso il quale la struttura, la sintassi e la morfologia del “parlato” – l’architettura tout court – vengono scomposte per poi essere ricomposte comprendendo dimensioni, nessi strutturali, formali e decorativi, relazioni, connessioni e di dis-connessioni, in una parola la complessità del dato architettonico.
Nell’ambito della struttura didattico-disciplinare del Laboratorio l’acquisizione di tali conoscenze concorre poi alla maturazione e alla completa elaborazione di un progetto nello specifico campo di applicazione tipologica del luogo della rappresentazione attraverso l’apporto, la connessione e l’interazione degli specifici settori scientifico-didattici afferenti anche ai moduli che in questi anni hanno arricchito dei loro specifici contributi il laboratorio stesso.
Il progetto assume le dimensioni di un vero e proprio progetto di architettura alla scala urbana ed assolve allo scopo di determinare possibili scenari architettonico-urbani sviluppando la composizione e la progettazione di una ipotetica “città dello spettacolo” in senso assolutamente lato tentando di dare risposte contingenti ad una funzione la cui articolazione disciplinare e tecnica appare oggi più che mai polisemica e complessa, ricca di implicazioni disciplinari e di assoluta, contingente attualità.
L’inaugurazione della mostra coincide – come ormai di tradizione – con la cerimonia inaugurale dell’Anno Accademico 2008-2009 per la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Sede di Cesena.
Per l’occasione alla presenza delle autorità, del Preside, prof. Gino Malacarne, del Pro-Rettore incaricato per le Sedi Decentrale, prof. Guido Gambetta, il regista Giorgio Pressburger terrà la lezione inaugurale dal titolo “Il gran teatro del mondo”.
Giorgio Pressburger
Nato a Budapest nel 1937, vive in Italia dal 1956. Si è diplomato in regia all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma, dove ha poi insegnato. Ha tenuto corsi di teatro alle Università di Lecce e di Roma e all'Istituto Nazionale del Dramma Antico. Ha lavorato alla RAI e dal 1998 è Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Budapest.
Ha elaborato o scritto testi per lavori radiofonici e televisivi e firmato la regia di molte opere trasmesse sia dalla radio che dalla televisione, vincendo numerosi premi. Per il teatro ha scritto alcuni testi (Esecuzione, La Parabola, La Partita, Eroe di scena, Fantasma d'amore), ha curato diverse traduzioni e regie di opere di numerosi autori.
E' molto attivo anche nella regia di opere liriche e di operette, realizzate per importanti Teatri italiani e stranieri; nel cinema, ha diretto fra l'altro Calderon di Pasolini vincendo il Premio della critica Internazionale al Festival di San Sebastian.
Molto intensa è la sua attività di scrittore, tra gli altri ricordiamo: Storie dell'Ottavo Distretto, La Legge degli Spazi Bianchi, L'Elefante Verde, Il sussurro della grande voce, La coscienza sensibile, Denti e spie, I due gemelli, La neve e la colpa, col quale ha vinto il Premio Viareggio nel 1998.
per la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
giovedì, 19 febbraio 2009 – ore 18.00
Interverranno:
Gino Malacarne
Preside della Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
Guido Gambetta
Pro-Rettore incaricato per le Sedi Decentrate
Lezione inaugurale:
Giorgio Pressburger
“Il gran teatro del mondo”
Alma Mater Studiorum
Università di Bologna
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”
Sede di Cesena
Via Cavalcavia, 55 - 47023 Cesena (FC)
Tel.: +39 0547 338311 Fax: +39 0547 338307
www.arch.unibo.it
e-mail: facarc.mostre@unibo.it
Enti promotori:
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, Sede di Cesena
Comune di Cesena
Mostra e volume ideati e prodotti dalla
Facoltà di Architettura “Aldo Rossi“
Curatori del volume e della mostra
Gianni Braghieri con Giovanni Poletti
Allestimento:
Gianni Braghieri
con Giovanni Poletti
Christian Casadei
Martina D’Alessandro
Alessandro Pretolani
Redazione volume:
Christian Casadei
Martina D’Alessandro
Alessandro Pretolani
Ufficio mostre
Gianni Braghieri (responsabile scientifico)
Giovanni Poletti (responsabile)
Elena Casadei
Agnese Fantini
Marco Magnani
Valentina Montalti
Volume
IL LUOGO DELLA RAPPRESENTAZIONE
ARCHITETTURA 32.
pubblicato per i tipi della CLUEB
Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna © 2009
con il contributo di
Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena
Ser.In.Ar.
È significativo che dopo l’istituzione presso la Facoltà di architettura “Aldo Rossi” del Laboratorio di Sintesi finale «Il Teatro» lo stesso – nel corso dell’anno accademico immediatamente successivo – cambiasse nome assumendo la titolazione de’ «Il Luogo della Rappresentazione» per mantenerla inalterata a tutt’oggi. L’originaria titolazione – già al termine del primo anno - parve immediatamente restrittiva ed eccessivamente circoscritta per comprendere un campo disciplinare così vasto e poliedrico quale quello afferente al tema della rappresentazione teatrale o, in senso ancor più generico, al tema dello spettacolo.
L’architettura in sé, secondo la raccomandazione vitruviana, si compone si una poliedricità di saperi afferenti la cui conoscenza è imprescindibile: «A determinare la professionalità dell’architetto contribuiscono numerose discipline e svariate cognizioni perché è lui a dover vagliare e approvare quanto viene prodotto dalle altre arti. Questa scienza è frutto di esperienza pratica e di fondamenti teorici. [...] Di conseguenza egli – l’architetto – deve essere versato nelle lettere, abile disegnatore, esperto di geometria, conoscitore di molti fatti storici; nondimeno abbia anche cognizioni in campo filosofico e musicale, non sia ignaro di medicina, conosca la giurisprudenza e le leggi astronomiche».
Una tale raccomandazione, che Vitruvio pone significativamente all’inizio del primo dei suoi dieci libri, rispecchia – per molti aspetti – la consapevolezza che ci colse nell’avvertire tutta l’inadeguatezza della primitiva titolazione del Laboratorio: l’architettura, disciplina per sua natura complessa ed articolata, quando applicata alla progettazione dello spazio teatrale per lo spettacolo, si amplia esponenzialmente espandendo la propria portata disciplinare fino agli estremi confini del proprio ambito peculiare.
In questi giorni, elaborando il menabò di questa pubblicazione, ci rendiamo conto che quella scelta fu giusta.
Programmaticamente il significato assegnato al concetto di “luogo” – nell’accezione propria del Laboratorio – non assume, oggi come allora, solamente la dimensione del “contesto” fisico ed urbano, quanto quella metafisica e metaforica del “luogo” speculativo, ovvero quella dimensione disciplinare ed insieme culturale in cui si manifestano tutte le riflessioni attorno al tema proprio dell’architettura della rappresentazione. Il teatro e con esso l’architettura dello spazio teatrale – nell’accezione più vasta del termine – determina un caso di assoluta singolarità nella storia della disciplina, presentando ambivalenze, ambiguità, singolarità, contaminazioni, afferenze comuni ad altri ambiti della disciplina stessa, ma anche profonde ed imprescindibili “interferenze” con i mondi della musica, della letteratura, della coreutica, delle arti figurative in senso assolutamente lato.
La mostra e la pubblicazione che presentiamo testimoniano esattamente questa prospettiva disciplinare e questo contesto culturale. I materiali e gli interventi che le compongono rispecchiano l’adesione a questa modalità aperta, divergente eppure coerente e contingente, ad un tempo. La diversità dei registri degli interventi testimonia la molteplicità degli ambiti indagati e la complessità dei rimandi disciplinari.
La struttura stessa del laboratorio prevede un primo approccio conoscitivo al tema del luogo della rappresentazione mediato attraverso lo studio, la conoscenza ed il ridisegno di alcuni complessi, tra le tante “macchine teatrali” presenti sul territorio della regione Emilia Romagna e delle regioni confinanti; il ridisegno assolve, in progress, allo scopo di costituire ed arricchire un archivio, un vero e proprio atlante, relativo alla documentazione storica oltre che grafica del ricchissimo patrimonio di teatri storici all’italiana del territorio.
L’atto stesso del disegnare o ri-disegnare determina metodologicamente la possibilità, ed insieme, l’opportunità di riconsiderare l’oggetto d’indagine grafica secondo le trame disciplinari che hanno condotto alla sua definizione e configurazione “conclusiva”. Il disegno è quindi, al tempo stesso, scrittura, ri-scrittura e strumento critico di comprensione nell’ambito disciplinare dell’architettura, attraverso il quale la struttura, la sintassi e la morfologia del “parlato” – l’architettura tout court – vengono scomposte per poi essere ricomposte comprendendo dimensioni, nessi strutturali, formali e decorativi, relazioni, connessioni e di dis-connessioni, in una parola la complessità del dato architettonico.
Nell’ambito della struttura didattico-disciplinare del Laboratorio l’acquisizione di tali conoscenze concorre poi alla maturazione e alla completa elaborazione di un progetto nello specifico campo di applicazione tipologica del luogo della rappresentazione attraverso l’apporto, la connessione e l’interazione degli specifici settori scientifico-didattici afferenti anche ai moduli che in questi anni hanno arricchito dei loro specifici contributi il laboratorio stesso.
Il progetto assume le dimensioni di un vero e proprio progetto di architettura alla scala urbana ed assolve allo scopo di determinare possibili scenari architettonico-urbani sviluppando la composizione e la progettazione di una ipotetica “città dello spettacolo” in senso assolutamente lato tentando di dare risposte contingenti ad una funzione la cui articolazione disciplinare e tecnica appare oggi più che mai polisemica e complessa, ricca di implicazioni disciplinari e di assoluta, contingente attualità.
L’inaugurazione della mostra coincide – come ormai di tradizione – con la cerimonia inaugurale dell’Anno Accademico 2008-2009 per la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Sede di Cesena.
Per l’occasione alla presenza delle autorità, del Preside, prof. Gino Malacarne, del Pro-Rettore incaricato per le Sedi Decentrale, prof. Guido Gambetta, il regista Giorgio Pressburger terrà la lezione inaugurale dal titolo “Il gran teatro del mondo”.
Giorgio Pressburger
Nato a Budapest nel 1937, vive in Italia dal 1956. Si è diplomato in regia all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma, dove ha poi insegnato. Ha tenuto corsi di teatro alle Università di Lecce e di Roma e all'Istituto Nazionale del Dramma Antico. Ha lavorato alla RAI e dal 1998 è Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Budapest.
Ha elaborato o scritto testi per lavori radiofonici e televisivi e firmato la regia di molte opere trasmesse sia dalla radio che dalla televisione, vincendo numerosi premi. Per il teatro ha scritto alcuni testi (Esecuzione, La Parabola, La Partita, Eroe di scena, Fantasma d'amore), ha curato diverse traduzioni e regie di opere di numerosi autori.
E' molto attivo anche nella regia di opere liriche e di operette, realizzate per importanti Teatri italiani e stranieri; nel cinema, ha diretto fra l'altro Calderon di Pasolini vincendo il Premio della critica Internazionale al Festival di San Sebastian.
Molto intensa è la sua attività di scrittore, tra gli altri ricordiamo: Storie dell'Ottavo Distretto, La Legge degli Spazi Bianchi, L'Elefante Verde, Il sussurro della grande voce, La coscienza sensibile, Denti e spie, I due gemelli, La neve e la colpa, col quale ha vinto il Premio Viareggio nel 1998.
19
febbraio 2009
Il luogo della rappresentazione. Architettura 31
Dal 19 febbraio al 22 marzo 2009
architettura
Location
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO
Cesena, Via Milani, 15, (Forlì-cesena)
Cesena, Via Milani, 15, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
Lunedì – Venerdì 16.30 – 19.30. Sabato e Domenica – 10.00 – 13.00/16.30 – 19.30
Vernissage
19 Febbraio 2009, ore 18
Sito web
www.arch.unibo.it
Editore
CLUEB